Geisha: il tirocinio
All’inizio sarà una Shikomi, un’apprendista Maiko, e per un periodo di circa un anno il suo lavoro somiglierà a quello di una domestica. Dovrà, oltre a frequentare i corsi di musica, danza, canto e fare pratica di cerimonia del tè, attendere il rientro delle Maiko e Geisha dai loro impegni serali, di solito a notte inoltrata, e svegliarsi prima di loro per preparare il necessario per la loro nuova giornata di lavoro e poi recarsi ai corsi, che si tengono al Nyokouba, la scuola dove si apprendono queste antiche arti dalle Iemoto, le Gran Meastre.Leggere di più
La gerarchia giapponese e "Gran Povero"
Ho cercato molte volte di spiegare agli italiani che in Giappone esistono codici complicati e la formalità della gerarchia, ma molti di loro non vogliono credere che la gente in Giappone sia così diversa da quella italiana anche dopo che il Paese è stato occidentalizzato. Dopo averlo capito, allora, cominciano a immaginare che i giapponesi mantengano rigidamente le regole della gerarchia per forza. A me dispiace che non capiscano la nostra mentalità, perciò vorrei spiegarla dando l’esempio del gioco di carte, preferito dalla nostra generazione, che si chiama “gran povero”. Leggere di più
Geisha: lo Zashiki
Liza Dalby nel suo libro “La mia vita da Geisha” definisce lo Zashiki un salotto. È una cena, un banchetto dove a mangiare però sono solo gli ospiti. Le Maiko e le Geisha servono il sake, tengono compagnia e, se richiesto, possono intrattenere gli ospiti ballando, esibendosi nelle Kouta (canzoni brevi), Nagauta (canzoni lunghe) o suonando uno strumento musicale.
C’è un altro aspetto che Liza Dalby spiega molto bene nel suo libro, ed è il lato goliardico di queste cene. Quando mi sono avvicinata per la prima volta a questa realtà, immaginavo che i banchetti in questi antichi ristoranti fossero molto austeri, con uomini seriosi che parlano tra di loro mentre giovani donne suonano tristi canzoni del passato. Invece non capita di rado che ci siano giochi infantili come “carta-forbice-sasso”!
Le Geisha devono saper assecondare gli ospiti, senza ovviamente lasciare che la loro voglia di divertirsi degeneri in volgarità. Leggere di più
Il Kô nella vita quotidiana
Fin dai tempi antichi si dice che l’incenso abbia la capacità di calmare la mente e oggi è stato scientificamente dimostrato. Anche se questo potere è stato esplorato e sviluppato approfonditamente attraverso la disciplina spirituale del Kô, l’incenso è stato largamente impiegato, senza particolari intenzioni, in moltissimi usi della vita quotidiana. Cosicché, mentre all’inizio l’arte dell’incenso era semplicemente un passatempo con cui si misuravano solo gli specialisti, in seguito divenne alla portata di tutti.
A partire dal XIII secolo i gusti cambiarono e ai profumi elaborati si preferì l’aroma puro di Kôbôku (albero profumato). Allo stesso tempo ci si orientò verso una nuova arte dell’incenso, detta Kumiko, che consisteva nell’evocare un tema poetico (Waka) o letterario bruciando diverse varietà di legno profumato secondo un rituale codificato.Leggere di più
Kōdō: la Via dell’Incenso
I giapponesi sono da sempre molto sensibili agli odori. I profumi arrivarono dall’India sia in Oriente che in Occidente, ma il loro utilizzo si è sviluppato qui sottoforma di essenze e là sottoforma di incensi. In Giappone l’incenso è diventato un’arte, una via (il Kodo, la via dell’incenso), elemento integrante della cultura.
L’incenso ha fatto la sua apparizione nell’arcipelago verso la metà del VI secolo, nello stesso momento in cui anche il Buddhismo veniva introdotto dalla Cina. Qualche anno più tardi alcuni documenti parlano di un legno odoroso. In quell’epoca l’incenso era utilizzato per le cerimonie religiose e, in particolare, veniva bruciato davanti alle immagini buddhiste. Nell’VIII secolo il monaco cinese Ganjin portò in Giappone numerosi testi sacri, insieme a ricette di profumi e medicamenti, ed è così che i giapponesi vennero iniziati ai segreti della combinazione degli ingredienti, nell’arte della fabbricazione degli incensi, detti Takimono.Leggere di più
Geisha: i quartieri di piacere
Lo Shogun Ieyasu Tokugawa, nel 1600, adottò come religione di Stato il Neoconfucianesimo e questa filosofia religiosa influenzò moltissimo la vita delle persone durante tutti i 250 anni di questo periodo storico.
Il Neoconfucianesimo imponeva obbedienza assoluta all’Imperatore e, in famiglia, al padre. La donna doveva obbedire al padre, poi al marito e infine al figlio, in caso di morte del marito.
I matrimoni erano combinati, i giovani sposi molto spesso si incontravano solo nel giorno del loro matrimonio e la moglie veniva adottata dalla famiglia dello sposo, andando a vivere insieme a lui e ai suoceri. Il suo scopo era quello di concepire un figlio.
Un altro aspetto importante dell’influenza che il Neoconfucianesimo ha avuto sulla società Tokugawa è la divisione in classi. Daimyo, Samurai, Contadini, Artigiani e infine Mercanti. Ogni classe sociale era regolata da un suo preciso sistema di norme. Leggere di più
La vestizione del kimono: tradizione e bellezza
Giovedì 14 gennaio 2010 ore 18.30
La Vestizione del Kimono: tradizione e bellezza
A cura della sig.ra Tomoko Mizu con il commento della dott.ssa Rossella Marangoni
In collaborazione con Associazione Giappone in Italia
Sponsor: Moro Real Estate e RasenBudo Zen
Palazzo Reale, Sala delle Otto Colonne (accesso dalla mostra)
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
I posti verranno assegnati in biglietteria a partire dalle ore 18.
Obon
"Mokuren, uno degli allievi sovrani di Shaka (Godama Siddarta) vide la madre defunta che soffriva nell'Inferno della Fame. Mokuren chiese un aiuto a Shaka e questi gli consigliò di offrire cibo e bevande ai monaci il 15 luglio di ogni anno. Mokuren fece come gli fu detto e la madre salì in cielo grazie al gesto generoso del figlio."
Questa leggenda è considerate l’origine dell’Obon.
L'Obon è una festività buddhista durante la quale le anime dei morti fanno ritorno alle loro case per riunirsi alla famiglia.
Per l'occasione molti giapponesi trasferitisi nelle metropoli tornano al loro paese natale. Leggere di più
La cerimonia dell'incenso
Profumi elusivi, la via di Koh
Ho avuto l’opportunità all’inizio di questa settimana di partecipare a una conferenza e a una dimostrazione sul kodo, la via dell’incenso. Il kodo è un’arte tradizionale giapponese, un rituale che è meditativo come natura ma, a differenza del chado, è anche giocoso. Il kodo ha profonde radici nella cultura giapponese e risale al periodo Heian (794-1192). È citato ne "La storia di Genji" ed evoca immagini di bellezza e meraviglia del Giappone antico.
Kihachiro Nishura di Tokyo è un maestro di kodo e ha preparato per 60 persone una versione breve del genjiko, una cerimonia dell’incenso in cui agli ospiti sono dati tre diversi profumi ed essi devono distinguere se sono gli stessi o sono diversi.Leggere di più
Shichi go san
Il 15 novembre in Giappone si celebra il Shichi go san, una ricorrenza nella quale si prega per la crescita in buona salute dei bambini.
Shichi go san, letteralmente significa sette, cinque e tre. Queste età sono considerate un traguardo importante nella vita dei bambini: all'età di sette anni le bambine indossano per la prima vota l'obi, la cintura a fascia che chiude il kimono; mentre a cinque anni i bambini indossano per la prima volta i pantaloni hakama in pubblico. I tre anni simboleggiano l'età in cui ai bambini e alle bambine viene dato il permesso di fare crescere i propri capelli.
La data del 15 novembre fu scelta per questa celebrazione in quanto considerata una delle più fortunate secondo il calendario tradizionale giapponese.Leggere di più