Giappone Underground. Il cinema sperimentale degli anni ’60 e ‘70

Pag. 140 – € 12,00

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Sebbene in Giappone la nascita del cinema sperimentale sia alquanto remota, solamente con i primi anni sessanta si svolgono gli esordi di una tendenza all’underground in qualche modo essenziale (quantomeno in ragione del suo più intimo travaglio teorico) e soprattutto consapevole del senso dei propri mezzi formali e del significato delle sue ipotesi ideologiche. Accanto agli autori legati alle grandi case di produzione come la Shochiku (Oshima, Yoshida, Shinoda) e la Nikkatsu (Imamura, Suzuki), ancora accanto agli indipendenti come Hani o Teshigahara che operano al di fuori del sistema degli studi, alcuni altri autori seguono la via solitaria della sperimentazione e della ricerca formale antinarrativa riflettendo così il tentativo di una radicale riorganizzazione delle funzioni del mezzo cinematografico per ambire ad una formalizzazione dell’espressione e alla risoluzione dell’orizzonte soggettivo pure se all’interno del conflitto irredimibile fra creazione ed atto. I cineasti dell’avanguardia oltrepassano la logica diegetica per giungere ad una concezione dell’opera come struttura e sistema di relazione tra dispositivi complessi e sostanzialmente oppositivi. Il loro cinema è un raffinato esperimento di astrazione dei materiali in favore della rarefazione della forma (sublimata, certamente, e compiuta nelle sue espressioni di valore pure nella sorte di conchiudersi al decadentismo dell’autoespressione e al compiacimento narcisistico di un soggettivismo estremo) e di un’articolazione strutturale concepite come condizioni di estremo rigore per la depurazione stilistica e la ieraticità espressiva, ancora assumendo l’alea introtelica della monumentalizzazione formalistica e in termini di contenuto sociale negato e in termini di disposizione puramente iconica del materiale espressivo. Dai primi maestri come Takahiko Iimura e Nobuhiko Obayashi si giunge ai sodali di Koji Wakamatsu, primo fra tutti Masao Adachi, passando per l’esperienza isolata dello scrittore Yukio Mishima, fino ai nomi di riferimento di Toshio Matsumoto e Shūji Terayama.

 

Beniamino Biondi è nato nel 1977 ad Agrigento. Ha compiuto studi classici e giuridici. Poeta e saggista, si occupa di teatro e cinema. Collabora con riviste di letteratura e critica cinematografica, cura rassegne di cinema d’autore e svolge attività di drammaturgo e regista teatrale. Come relatore partecipa a numerosi convegni e giornate di studio. Ha curato l’edizione delle poesie complete del filosofo Aldo Braibanti ed ha pubblicato numerosi volumi di scrittura creativa e critica. Svolge opera di consulenza per Enti, Associazioni e Facoltà Universitarie. Collabora per il Cinema e il Teatro Sperimentale con il Teatro della Posta Vecchia di Agrigento. Di prossima uscita un volume sul cinema greco degli anni ’60 e un testo drammatico per il teatro.

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I samurai al cinema

“Il futuro appartiene a noi”, con queste parole pronunciate dal giovane guerriero Taira no Kiyomori, interpretato dal popolare attore Ichikawa Raizo, si conclude la penultima opera del grande regista Mizoguchi Kenji, Nuova storia del clan Taira - Shin heike monogatari (1955). Si tratta di uno sfarzoso kolossal in stile hollywoodiano, che racconta un evento cruciale della storia del Giappone, la fine dell’epoca Heian, nel tardo XII secolo, e l’avvento al potere dello shōgun e della classe dei samurai, fino ad allora relegati al ruolo di semplici cani da guardia. Le parole di Kiyomori erano profetiche perché questo assetto del Giappone durò fino alla Restaurazione Meiji, iniziata nel 1868. Anche nel cinema i samurai hanno spadroneggiato a lungo e lo stesso attore Ichikawa Raizo avrebbe poi interpretato una miriadedi ruoli di samurai, nei film diretti dal regista di genere Misumi Kenji.

Fin dai suoi albori, il cinema giapponese aveva puntato sul jidaigeki, genere storico di derivazione teatrale, e in particolare sui chambara, i film d’azione con spadaccini, termine onomatopeico che indica il clangore dei duelli con la spada. Il più antico lungometraggio giapponese conservato fino ai nostri giorni, è Iquarantasette rōnin di Matsunosuke - Matsunosuke no Chūshingura (1911), il primo degli innumerevoli adattamenti del celebre dramma, che racconta della vendetta di quarantasette samurai contro il responsabile della morte del loro padrone. La più importante di queste versioni cinematografiche è quella di Mizoguchi, Storia dei fedeli seguaci dell’epoca Genroku / La vendetta dei quarantasette rōnin - Genroku Chūshingura (1941-42).Questa opera è quella che meglio rappresenta i principi del bushidō, la via del samurai, dignità, compostezza, fermezza anche nelle avverse fortune.Oltre alla serena accettazione del seppuku, il suicidio rituale, fondamentale in quest’ottica è il conflitto, tipico della drammaturgia giapponese, che si crea tra i principi di giri (dovere) e ninjō (sentimento). I rōnin sono combattuti tra il giri verso le leggi e l’Imperatore e la lealtà verso il proprio padrone defunto, che rappresenta il ninjō. La decisione cadrà inevitabilmente sul secondo. Tutto ciò senza mostrare scene di combattimento, una scelta molto diversa da quella del celeberrimo I sette samurai - Shichinin no samurai (1954), che non lesina in scene spettacolari, ma per Kurosawa è più importante la sua concezione umanista che si palesa nel finale, quando il capo dei samurai riconosce che i veri vincitori sono i contadini. Una visione invece antieroica, e picaresca, della figura del samurai, è data dal maestro Kurosawa nel dittico costituito dai chambara La sfida del samurai - Yojimbo (1961) e Tsubaki Sanjuro - Sanjuro (1962), dove protagonisti sono rōnin mercenari, non a caso ambientati nel tardo periodo Edo, epoca di pace e di declino della classe samuraica. I guerrieri diventavano burocrati dello shōgun, quando andava bene, ma molti di questi rimanevano senza impiego, come raccontato nel bellissimo Sentimenti umani e palloncini di carta – Ninjō kamifusen (1937).In questo film si narra di un rōnin, alla disperata ricerca di lavoro, dopo il suicidio del padre, commesso mediante impiccagione, grave disonore per un samurai, avendo dovuto vendere le sue spade per necessità.

Il genere jidaigeki tramontò verso la fine degli anni ’60, venendo ripreso solo di recente.Gli ultimi film di samurai prodotti sono accomunati dal fatto di raccontare la fase precedente la fine dell’epopea dei guerrieri, avvenuta dopo il periodo Edo, quando con la Restaurazione Meiji, la classe dei samurai fu sciolta. A dare inizio a questo recente filone del jidaigeki crepuscolare, è stato un grande autore come Ōshima Nagisa con il film TabùGohatto (1999). Dissacrante, come tutta la sua cinematografia, Ōshima si focalizza su elementi scomodi, qualil’omosessualità, e chiude il film con il personaggio interpretato da Kitano Takeshi, che recide un albero di ciliegio in fiore, il principale simbolo del Giappone. Un altro grande vecchio del cinema nipponico, Yamada Yōji, realizza la trilogia del samurai del tramonto, composta da Il samurai del tramonto - Tasogare seibi (2002), La spada nascosta - Kakushi ken oni no tsume (2004) e Amore e onore - Bushi no ichibun (2006). I protagonisti di questi film, anch’essi ambientati alla fine dell’era Edo, sono samurai nei quali è del tutto assente il senso di giri verso il proprio padrone, possono, anche qui, vendere la propria spada e usarne una di bambù, o essere intenti ad imparare il funzionamento dei cannoni che segnano un nuovo modo di fare la guerra. L’epopea è ormai giunta al suo termine.

Giampiero Raganelli

Tratto dal N. 81 di Pagine Zen


Non solo Kurosawa: il cinema nella tradizione del Sol Levante

La cinematografia giapponese è stata l’unica al mondo che si è distinta da quella occidentale.

Un incontro che analizzerà l'originalità del cinema del Sol Levante.

giovedì 31 marzo ore 18.30

"Frammenti di Giappone al Museo d’Arte e Scienza" nasce dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Giappone in Italia e l’Associazione Amici del Museo d’Arte e Scienza di Milano.

Il progetto si articola in otto serate che hanno lo scopo di presentare alcuni aspetti propri della cultura classica giapponese proponendo degli incontri che siano lontani da una facile banalizzazione e che esaltino la ricchezza del patrimonio culturale nipponico.

Per il programma completo dell'iniziativa clicca qui.

Si consiglia la prenotazione.

Museo d'Arte e Scienza di Milano

via Quintino Sella 4, 20121 Milano

(angolo Piazza Castello - M1 Cairoli, M2 Lanza)

Per informazioni:

Telefono: +39 02 72 022 488

E-mail: info@museoartescienza.com

Sito: www.giapponeinitalia.org


Tendenze del cinema giovane nipponico

A giudicare dal barometro dei festival internazionali, sembra che stia venendo alla luce una nuova leva del cinema giapponese, giovani filmaker di belle speranze, con risultati incoraggianti. Segno di un rinnovamento di quella che è una delle più antiche e importanti cinematografie mondiali? Il regista ventitreenne Hirohara Satoru ha vinto il ‘Dragons & Tigers Award for Young Cinema’ all’ultimo Festival di Vancouver, con la sua opera d’esordio Sekai Good Morning!! - Good Morning to the World!!. Si tratta del romanzo di formazione di un adolescente introverso, la cui vita cambia a seguito del suicidio di un compagno e della morte di un homeless che incontrava nel tragitto per la scuola. Questi eventi traumatici lo portano a intraprendere un lungo viaggio nel mondo circostante, con ogni mezzo possibile. Il film aveva già vinto un premio speciale della giuria al Pia Film Festival di Tokyo e ora viene presentato anche alla Berlinale.Leggere di più


Cinema giapponese

tony_takitani1Tony Takitani

Tony Takitani ha avuto un’infanzia solitaria per via del suo nome atipico, scelto dal padre jazzista, affascinato dagli Stati Uniti. Persa prematuramente la madre, si iscrive all’accademia di belle arti e trova la sua vocazione nel disegno tecnico. Si sposa con Eiko, una sua cliente affascinata dalla moda, e la sua vita cambia: impara a riconoscere la solitudine e a temerla. L’ossessione compulsiva della moglie per gli abiti firmati crea attriti nella coppia. Le conseguenze saranno tragiche.

Il film sarà proiettato venerdì 9 aprile alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.Leggere di più


Cinema giapponese

ososhiki1Il funerale / Osōshiki

Muore un anziano signore. La figlia e il marito devono organizzare il funerale.

Il film sarà proiettato venerdì 5 marzo alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.

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Cinema giapponese

narayama_bushikoLa ballata di Narayama / Narayama bushiko

In un remoto villaggio di montagna vige l’arcaica regola, dettata dalla miseria e dalla penuria di cibo, di abbandonare sulla montagna di Nara tutti i vegliardi che hanno raggiunto i settant’anni. Orin, una vecchia donna, avvicinandosi all’età fatidica, si prepara al “pellegrinaggio” finale.

Il film sarà proiettato venerdì 19 febbraio alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.

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Cinema giapponese

my_neighbors_the_yamadas2I miei vicini Yamada / Hōhokekyo tonari no Yamada-kun

Ritratto della vita quotidiana di una ordinaria famiglia: dalla bambina dimenticata per sbaglio al supermercato, alla lotta per il controllo del canale Tv, alla nonna che manda in fumo la cena. Ma la fantasia può prendere il sopravvento e il padre diventa un supereroe.

Il film sarà proiettato venerdì 5 febbraio alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.

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Cinema giapponese

681157scattered_clouds_012Nubi sparpagliate / Midaregumo

Yumiko, una giovane donna, ha appena scoperto di essere incinta del suo primo figlio. Hiroshi, suo marito, impiegato nel Ministero del Commercio e dell’Industria, sarà trasferito all’ambasciata di Washington. Ma Hiroshi perde improvvisamente la vita per un incidente automobilistico. Mishima, coinvolto in quel disastro, pur riconosciuto innocente, si sente responsabile nei confronti di Yumiko e cerca di aiutarla. Tra lui e la vedova le cose cominceranno a complicarsi…

Il film sarà proiettato venerdì 22 gennaio alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.

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Cinema giapponese

aruitemo1Camminando ancora / Aruitemo aruitemo

Un giorno d’estate, un cielo azzurro. Una riunione famigliare. Nella casa dove hanno sempre vissuto, gli anziani genitori ospitano il figlio e la figlia, entrambi sulla quarantina, con le rispettive famiglie a seguito. L’occasione è la commemorazione della tragica morte del primogenito, annegato in mare quindici anni prima. La casa è sempre quella, spaziosa e confortevole, e tutto sembra essere rimasto come una volta, a partire dal banchetto preparato dalla madre. In realtà tutti sono cambiati e, dietro i legami affettivi, covano risentimenti mai sopiti.

Il film sarà proiettato venerdì 15 gennaio alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.

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