Dì solo "hai"
Quando sono andata in Giappone, mi sono trovata piuttosto in difficoltà ad adeguarmi alla cultura giapponese. Dico alle persone che non ho vissuto in Giappone solo un anno, ho vissuto nel Giappone del XVIII secolo. Dovevo indossare il kimono ogni giorno e la stanza in cui vivevo era di quattro tatami e mezzo – circa 3 metri quadrati. Non capivo molto la lingua giapponese così le persone mi urlavano tutto il tempo perché pensavano che non le stessi ascoltando.
Alla fine, il mio sempai (studente senior) mi prese da parte e mi disse che era meglio che smettessi quello che stavo facendo e dicessi solo “hai” (che significa sì, anche se a volte è tradotto come no e talvolta solo come un riconoscimento). Molte volte cercavo di spiegarmi o di offrire una scusa quando mi dicevano che stavo facendo qualcosa di sbagliato, ma uno sguardo del mio sempai e io risposi solo “hai”. Pensai spesso che questa sottomissione nel concordare con la persona che mi stava riprendendo senza offrire qualcosa a mia difesa fosse avvilente e ingiusta.Leggere di più
Le sette erbe d'autunno
I fiori che sbocciano nei campi d’autunno
quando li conto sulle dita
fanno sette.
I fiori di lespedeza,
l’erba della pampa e l’arrowroot,
il garofano, la patrina
anche il fiore della nebbia e la morning glory.
Venti regole per un training lungo una vita
Il training per il Chado è molto simile all’allenamento delle arti marziali. Anche se non è un’attività fisica, il Chado allena il corpo e rafforza il carattere esattamente come le arti marziali. È uno sforzo che dura una vita e, se non ci si allena costantemente, si retrocede inesorabilmente.
All’inizio della loro educazione formale, i giovani samurai erano istruiti a scrivere con il pennello una copia delle regole seguenti e quindi a firmare e datare il documento come un impegno per tutta la vita. Penso che si applichi anche all’addestramento per il tè.
- Non mentire mai.
- Non dimenticare mai di essere grati verso il proprio signore.
- Non dimenticare mai di essere grati verso i propri parenti.
- Non dimenticare mai di essere grati verso i propri insegnanti.
- Non dimenticare mai di essere grati verso i propri simili.
- Non fare nulla per offendere gli dei, i Buddha e i propri antenati.
- Non invidiare i bambini piccoli.
- Non caricare gli altri con i propri problemi.
- Non c’è posto per la rabbia o l’ira nella Via.
- Non gioire delle sfortune degli altri.
- Fai del tuo meglio per fare del tuo meglio.
- Non girare le spalle agli altri e non pensare soltanto a te stesso.
- Quando mangi, pensa al duro lavoro dei contadini che hanno coltivato il cibo. Non sprecare mai le piante, gli alberi, la terra o le pietre.
- Non vestire in abiti eleganti né perdere tempo con l’apparenza superficiale.
- Comportati sempre bene con buone maniere.
- Tratta sempre tutti come ospiti d’onore.
- Per superare l’ignoranza, impara da quante più persone è possibile.
- Non studiare né praticare le arti solo per farti un nome.
- Gli esseri umani hanno aspetti positivi e negativi. Non sottovalutare né deridere nessuno.
- Sforzati di comportarti bene ma tieni nascoste le buone azioni e non cercare le lodi altrui.
Da I segreti del Budo, gli insegnamenti dei maestri delle arti marziali di John Stevens
Tratto e tradotto dal Blog di Sweet Persimmon da Mariella Minna
Intervista ad Alberto Moro
Sedere e ascoltare il vento tra i pini
La maggioranza delle classi di tè Issoan sono di sera e gli studenti vengono spesso direttamente dopo il lavoro o dall’ora di punta del traffico per raggiungere la scuola. Di solito iniziamo la lezione con 10-15 minuti di zazen. Già sedere in silenzio e respirare profondamente aiuta a metterci alle spalle parte della polvere del mondo, a concentrarci e a essere pronti per lo studio.
I miei studenti mi chiedono spesso qual è il modo corretto di meditare. Non so molto sulla meditazione Zen ma per far iniziare i miei studenti, li faccio sedere in seiza (se in kimono) o a mezzo loto (grazie, Jordan) o con le gambe incrociate. Seduti con la schiena dritta, le orecchie allineate alle spalle, le braccia comodamente in grembo, la mano sinistra sopra quella destra, i palmi verso l’alto e i pollici uniti. Accendiamo l’incenso, suoniamo la campana e svuotiamo le nostre menti. Cerca di contare i respiri da 1 a 10 e da 10 a 1 oppure lascia che i pensieri vadano e vengano e si stabilizzino all’interno.Leggere di più
L'autodisciplina e gli studi del tè
Una delle grandi lezioni che ho appreso durante i miei 25 anni di studi del tè è l’importanza dell’autodisciplina. Credo che sia uno di quei valori adulti che non sembrano più essere tenuti da conto. Ero solita pensare all’autodisciplina come a una punizione; sentirsi in colpa perché non avevo fatto le cose che avrei dovuto fare, negandomi così il piacere della vita.
Quando all’inizio arrivarono gli studi del tè, non ero una studentessa particolarmente brillante. Non praticavo fra una classe e l’altra, la mia sensei mi rimproverava durante la lezione perché la mia mente vagava, ero in ritardo alle lezioni e ponevo sempre le domande anche quando la sensei aveva appena finito di spiegare proprio la cosa che stavo domandando (non prestavo attenzione). Di conseguenza, non progredivo molto.
L'arte del tè
L’arte del tè non è come le belle arti, è in qualche modo simile alle arti performative anche se diversa da loro. Non c’è un risultato tangibile nell’arte del tè e il tè non è una performance con l’artista che fa e il pubblico che guarda o ascolta. L’arte del tè è partecipativa. Tutti i sensi sono impegnati e stimolati. Il padrone di casa e gli ospiti creano insieme l’esperienza, con armonia, rispetto, purezza e tranquillità. Il padrone di casa si sforza di servire gli ospiti e gli ospiti fanno del loro meglio per apprezzare ciò che ha fatto il padrone di casa.
I quattro principi del tè
Una delle prime cose che ho imparato studiando la cerimonia del tè giapponese furono i quattro principi del wa, kei, sei, jaku. Questi quattro principi infondono tutto quello che ha a che fare con la cerimonia del tè e formano le fondamenta della spiritualità nel tè.
WA - armonia
Wa è l’armonia completa di tutti gli elementi: gli ospiti, gli utensili, la natura e l’atteggiamento.
KEI – rispetto
Kei è la profonda riverenza verso tutte le cose ed è una caratteristica dell’umiltà.
La leggenda dei 47 ronin
Il 14 dicembre si tiene il Gishi-sai no cha che è una cerimonia del tè per onorare la memoria dei 47 Ronin di Akō.
La leggenda racconta il famoso caso che coinvolge il codice d’onore dei samurai, Bushidō. Lealtà, controllo, sacrificio, perseveranza e onore: nella leggenda queste virtù erano impresse per sempre nell’anima dei giapponesi. Il racconto, noto come Chūshingura, è celebrato nelle storie, commedie, libri, stampe con blocchi di legno, statue, film e televisione.
La storia inizia con Asano Naganori di Akō, un signore samurai, che fu convocato al palazzo dello Shogun nella città di Edo, l’attuale Tokyo. Sotto lo sguardo attento del suo tutore, Lord Kira, maestro del protocollo del Palazzo, ad Asano furono date responsabilità di corte. La frizione fra i due uomini era costante. Asano rifiutava di pagare i doni che Kira domandava per i suoi servizi. Kira utilizzava ogni opportunità per umiliare pubblicamente Asano. Dopo due mesi di abusi, la tolleranza di Asano raggiunse il limite. Puntò la propria spada contro Kira all’interno delle mura del palazzo, un’offesa penosa – e tentò di ucciderlo anche se non vi riuscì. La punizione per ciò fu inflessibile: ad Asano fu ordinato di commettere il seppuku, l’atto rituale del suicidio.