KUSAMA-INFINITY
KUSAMA - INFINITY
di Heather Lenz
USA, 2018, 78’
Documentario
In sala dal 4 marzo
con Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema
CAST ARTISTICO
REGISTA: Heather Lenz
PRODUTTORI: Heather Lenz, Karen Johnson, David Koh, Dan Braun
PRODUZIONE ESECUTIVA: Stanley Buchthal, Josh Braun, Ryan Brooks, Brandon Chen, Jessica
Latham, Troy Craig Poon, Alice Koh, Simone Haggiag, Hajime Inoue
MONTAGGIO: Keita Ideno, Shinpei Takeda, Carl Pfirman, Heather Lenz, Sam Karp,
John Northrup, Nora Tennessen
MUSICHE: Allyson Newman
SINOSSI
Yayoi Kusama, icona giapponese per eccellenza, è una delle artiste più influenti della storia dell’arte
contemporanea, colei che ha fatto delle sue allucinazioni un’arte diventando l’artista donna più
venduta al mondo. Il film esplora la sua ascesa verso il successo mostrando da vicino il suo talento, le
sue ossessioni, la malattia mentale e le difficoltà incontrate durante il suo percorso, la sua significativa
importanza artistica e culturale.
Utilizzando il materiale d’archivio e quello inedito, viene raccontata in modo intimo la storia di
Kusama, attraverso le sue stesse parole e le toccanti interviste a direttori di musei, galleristi, curatori,
critici, collezionisti, amici e collaboratori. Esito di oltre un decennio di attività della regista, il
documentario getta una nuova luce su una protagonista assoluta dell’arte contemporanea del
Novecento e della nostra epoca.
La sua storia personale e professionale si intrecciano, il trauma di essere cresciuta in Giappone durante
la seconda guerra mondiale in una famiglia che scoraggiava le sue ambizioni creative, gli esordi non
facili in Patria, il trasferimento a New York dove era ostacolata dal sessismo e il razzismo che
caratterizzavano il mondo dell’arte a cavallo degli anni ’60 passando per i problemi connessi con la sua
salute mentale fino ai giorni d’oggi. Divenuta ormai l’artista più popolare al mondo, ideatrice di
abbaglianti e fantasiose creazioni a pois e conosciuta ai più per le enormi zucche colorate e le sue
Infinity Room, Kusama continua a dedicarsi all'arte a tempo pieno realizzando innumerevoli opere che
abbracciano varie discipline come la pittura, la scultura, l’arte performativa, il design e registrando con
le sue mostre record di pubblico nei principali musei internazionali.
NOTE DI REGIA
Ho conosciuto per la prima volta l'arte di Kusama mentre mi laureavo in Storia dell'Arte e Belle Arti.
All'epoca, studiavo storia dell'arte attraverso libri di testo spessi due pollici che raramente contenevano un solo paragrafo sull'arte prodotta dalle donne. Quando ho visto per la prima volta l'arte di Kusama, ho
immediatamente percepito un legame istantaneo con essa.
Mentre imparavo di più sulla vastità di lavori che Kusama ha creato durante la sua vita, in particolare a New York tra il 1958 e il 1973, ho realizzato che i suoi contributi al mondo dell'arte americano non erano stati adeguatamente riconosciuti. Successivamente, mentre studiavo per un MFA in Cinematic Arts alla USC, decisi di fare un film su Kusama per condividere la sua storia con un pubblico più ampio. Lì per lì non avrei mai potuto immaginare che Kusama sarebbe diventata l'artista femminile più venduta al mondo! Sebbene Kusama sia famosa per la sua parrucca rossa e i suoi pois colorati, ho pensato che includere il lato oscuro della sua storia da bambina durante la seconda guerra mondiale potesse aiutare a trasmettere quella parte della sua vita a un pubblico che non la conosceva onde evitare che venisse dimenticata. La sua è la storia di una pioniera che ha dovuto superare il sessismo, il razzismo e la malattia mentale per perseguire il suo sogno di essere un’artista. Spero che le persone trovino il film stimolante.
BIOGRAFIE
Yayoi Kusama (Artista)
La carriera di Yayoi Kusama, essendosi svolta per diversi decenni, ha oltrepassato due dei più importanti
movimenti artistici del XX secolo: la Pop art e il Minimalismo. l suoi lavori altamente influenti comprendono dipinti, performances, stanze a grandezza naturale, installazioni scultoree all’aperto, lavori letterari, film, moda, design e alludono tutti contemporaneamente a universi microscopici e macroscopici.
Ormai una delle artiste più famose al mondo, Kusama continua ad attirare un numero record di visitatori alle sue mostre a livello internazionale mentre le foto delle sue Infinity Mirror Room spesso diventano virali sui social media.
Kusama, che attualmente vive a Tokyo, continua irrefrenabilmente a creare arte e partecipare a mostre.
Negli ultimi anni ha esibito i suoi lavori presso prestigiose istituzioni internazionali tra cui il Centre Georges Pompidou, la Tate Modern, il Whitney Museum of American Art, il National Centre of Art di Tokyo e il Museo di Hirshhorn. L'anno scorso, Kusama ha aperto il suo museo personale a Tokyo con la mostra inaugurale “Creation Is a Solitary Pursuit, Love is What Brings You Closer to Art”.
Heather Lenz (Regista e Produttrice)
Scrittrice, regista e produttrice, Heather Lenz è appassionata di documentari e film biografici. È attratta
dalle storie di persone con menti creative che non hanno intrapreso un sentiero battuto (come Yayoi
Kusama). Il suo primo cortometraggio su un inventore di biciclette, Back to Back, è stato nominato per gli Academy Awards studenteschi ed è stato proiettato in festival cinematografici in tutto il mondo.
Lenz ha una laurea in Storia dell'Arte e Belle Arti presso la Kent State University. Ha anche conseguito un MFA in Cinematic Arts presso la University of Southern California. Lenz si è interessata per la prima volta a Kusama mentre studiava arte all’inizio degli anni '90. Quando ha visto per la prima volta il lavoro dell'artista giapponese è stato amore a prima vista. Ha capito subito che i contributi di Kusama nei confronti del
mondo dell'arte americano erano stati in gran parte trascurati. Kusama ha creato alcune delle sue opere più innovative dalla fine degli anni '50 fino ai primi anni '70 mentre viveva a New York, un periodo di tempo di circa quindici anni. Lenz ha dato origine al film su Kusama e ha lavorato per oltre un decennio per portare sullo schermo la sua incredibile storia e non avrebbe mai immaginato che durante la realizzazione del film Kusama sarebbe diventata l'artista femminile più venduta al mondo.
Durante la realizzazione del documentario, Lenz si è sposata con un giapponese. Il suocero (un ministro
buddista della 17esima generazione) e la suocera (esperta dell'arte morente della cerimonia del tè
giapponese) provengono entrambi dalla zona di Hiroshima e, come i genitori di Kusama, hanno avuto un matrimonio combinato. Il nonno di suo marito è stato ucciso dalla bomba atomica caduta su Hiroshima. È molto importante per Lenz che il suo film su Yayoi Kusama contenga i dettagli del lato oscuro della sua infanzia durante la seconda guerra mondiale, per far si che ciò venga tramandato ad una generazione più giovane ed evitare che venga dimenticato.
Lenz ha scritto sull’arte di Kusama contro la guerra per Specialten DVD Magazine.
Wanted Cinema è una società di distribuzione fondata nel 2014, che nel giro di pochi anni è diventata un punto di riferimento nel mercato cinematografico italiano, proponendosi con una linea editoriale molto chiara: un cinema di ricerca e "ricercato", per un pubblico che si aspetta non soltanto divertimento, ma anche pensiero, stimolo, dibattito, sorpresa, approfondimento.
Un catalogo di oltre 70 titoli, tra film e documentari, vincitori nei principali festival nazionali e
internazionali: premi del pubblico, della critica e con ottimi riscontri al Box Office. Tra questi: Il giovane Karl Marx, Lucky, David Lynch. The art of life, I am not your negro.
Nel 2016 partecipa a un bando di crowd-funding del Comune di Milano e viene scelta tra le realtà
meritevoli di essere supportate: la campagna è vincente e vede la nascita del CineWanted, realtà finalizzata a promuovere un’idea di cinema nuovo e socialmente impegnato. Nel gennaio 2018 inaugura il nuovo progetto Wanted Clan, nato dall'esigenza di reinventare la sala cinematografica tradizionalmente intesa proponendo uno spazio all'insegna dell'innovazione artistica e della sperimentazione mediale.
Tutti i nostri titoli: http://wantedcinema.eu/catalogo/
Ufficio stampa Lo Scritto
via Crema 32 - 20135 Milano
Tel. +39 02 78622290-91
www.scrittoio.net
Il libro del sake e degli spiriti giapponesi di Stefania Viti
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Dopo aver raccontato sushi e ramen, Stefania Viti, giornalista e comunicatrice, esperta in cultura giapponese, presenta, in collaborazione con Miciyo Yamada, un altro grande protagonista della cultura enogastronomica del Sol Levante: il sake o, più propriamente, nihonshu.
Edito da Gribaudo,Il libro del sake e degli spiriti giapponesi – Storia dei liquori nipponici con cocktail e curiosità approfondisce inizialmente l'iconica bevanda alcolica ricavata dalla fermentazione del riso attraverso la sua storia e cultura, per poi analizzarne la produzione. Sake, ma non solo. il volume parte infatti dal sake, trattato nelle prime due sezioni, ma si apre successivamente a tutto il mondo del beverage made in Japan nella parte Oltre il sake. È così offerta l'occasione di scoprire la straordinaria varietà degli spiriti giapponesi : dalla birra ai distillati - come lo shōchū o l'awamori tipico di Okinawa -, dai liquori come l'umeshu, a base di ume, il prugno asiatico o lo yuzushu - ai samurai spirits, come whisky, gin e rum.
Chiude il libro la parte dedicata all'arte del mixology e dei cocktail. cinque differenti cocali - il Lamp Bar di Nara, creato da Michito Kaneko (World Class Global Bartender of the Year 2015), l' Octavius Bar at the Stage, Zuma di Roma, Sakeya The House of Sake di Milano e il concept store Tenoha sempre a Milano - offrono la loro personalissima interpretazione dei drink creati con liquori nipponici.
Di grande interesse le interviste distribuite in tutto il volume che contribuiscono ad arricchire la narrazione intorno al sake e alle altre bevande descritte. Tra le altre, quelle a Fukuyo Shinji, Suntory Spirits Chief Blender, a Misawa Koji, esperto di sake, tra i primi ad importare questa bevanda in Italia, e a Giovanni Municchi, unico italiano che può essere definito kurabito, termine con cui in giapponese è indicato colui che lavora nella sakagura, la cantina di sake.
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Teatro Kabuki
La parola “Kabuki”, si riferisce a una forma tradizionale di teatro giapponese, ed è formata dalla somma di tre kanji: Ka (canto), Bu (danza), e Ki (abilità). Nelle opere teatrali, ricche di elementi drammatici, troviamo uno stretto rapporto tra recitazione e danza, oltre che l’impiego di canti e strumenti musicali (tamburi, flauti e shamisen a tre corde).
Il teatro Kabuki venne rappresentato per la prima volta a Kyoto nel 1596, seppur fu nel corso del periodo Edo (1603-1868) che assunse la sua forma caratteristica. Alla fine del XVII secolo infatti il Kabuki fu patrocinato da ricchi mercanti, e ciò avvenne in concomitanza con l’impoverimento e il graduale declino della casta dei guerrieri. Sviluppatosi specialmente per il divertimento del popolo, il Kabuki aiutò quest’ultimo a intraprendere la strada dell’emancipazione culturale.
Le origini del Kabuki sono intrecciate con le prime apparizioni di Okuni, una danzatrice itinerante che vantava un legame personale col santuario di Izumo. Essa era stata forse una Miko (giovane assistente) oppure una vergine del grande santuario di Izumo. La compagnia di Okuni divenne presto famosa anche per via delle esibizioni provocanti delle sue danzatrici e da conseguenti fenomeni di prostituzione. Con l’improvvisa morte di Okuni, si formarono spontaneamente altre compagnie femminili (Onna Kabuki) con le stesse caratteristiche licenziose, fino a ché però nel 1629 lo Shogunato non vietò alle donne di esibirsi, facendole rimpiazzare da giovani attori (Wakashu). Ciononostante, i problemi legati alla moralità persisterono, e non si attenuarono fino al momento in cui il governo decise di far salire sul palco solo uomini già avanti con l’età. Tale tradizione si è così conservata sino ai giorni nostri.
Nel teatro Kabuki, il palco principale in legno (Hon Butai) è leggermente decentrato sulla destra degli spettatori, mentre alla sinistra del pubblico troviamo una passerella (Hashigakari) collegata ai camerini degli attori. “Hanamichi” invece è il nome del camminamento rialzato che permette agli attori di uscire di scena.
Le opere kabuki si possono raggruppare in tre tipi: Jidaimono (opere storiche); Sewamono (opere contemporanee); e Shosagoto (opere di danza). Le prime trattano spesso delle vicende legate a guerrieri e aristocratici dei periodo precedenti a quello Tokugawa. Tra gli spettacoli di vita contemporanea invece, sono famose le rappresentazioni teatrali delle opere di Chikamatsu Monzaemon, specialmente quelle storie amorose che si concludono con un doppio suicidio.
Nel kabuki troviamo generalmente due stili di recitazione, il magniloquente Aragoto di Edo e quello più delicato, Wagoto, formatosi nell’area Kamigata (Kyoto/Osaka). Lo stile Aragoto venne introdotto verso la fine del XVII sec. dal primo Ichikawa Danjuro (1660-1704). Esso è un modo di recitare volutamente esagerato, dove le pose dei personaggi sono ispirate a rappresentazioni di divinità buddhiste dall’aspetto inquietante, come quella di Fudoomyoo. A questi personaggi, eroi chiamati a fronteggiare nemici malvagi, vengono pitturati i volti per enfatizzarne le espressioni, utilizzando una tecnica di trucco chiamato Kumadori. “Shibaraku” è considerata una delle più grandi opere in stile Aragoto.
Pioniere del più realistico e raffinato stile Wagoto fu invece Sakata Toojuroo I (1647-1709). Le tematiche trattano spesso delle travagliate vicende amorose di giovani amanti. Particolare l’opera “La vendetta dei Soga”, dove uno dei due fratelli, Goro è recitato in Aragoto, mentre l’altro, Juro, in Wagoto.
Altra carattesristica del kabuki sono le parrucche e i costumi sgargianti indossati dai personaggi. Questi ultimi sono tanto appariscenti quanto più è alto lo status sociale di chi li indossa.
Skincare giapponese: il ritorno del J-beauty dopo il boom coreano
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Negli ultimi anni i prodotti di bellezza coreana hanno dominato il mercato occidentale, famosi per i loro packaging accattivanti, i detergenti naturali e le creme al gel di lumaca. Questo approccio della Corea al mondo della bellezza, sempre a caccia degli ultimi trend, effettivamente è diventata di tendenza.
Negli ultimi mesi, tuttavia, sta nuovamente emergendo la J-Beauty (japanese beauty), attirando l'interesse dell'Occidente.
"L'approccio giapponese alla bellezza riguarda più la tradizione, una serietà silenziosa, il lusso discreto e una presenza minimal rafforzata da una lunga tradizione di bellezza" spiega Anna-Marie Solowij, ex beauty editor di Vogue UK e co-fondatrice del brand Beauty Mart.
La bellezza e il benessere sono da tempo parti importanti della cultura giapponese, si tratta di scienza combinata con la natura - ingredienti chiave che per secoli sono stati usati nei rituali giapponesi.
Le donne giapponesi mettono più enfasi sulla semplificazione della loro routine di bellezza con prodotti che offrano più di un beneficio, soprattutto a lungo termine.
Entro il 2020, (secondo le previsioni del Financial Times), i prodotti di cosmesi giapponesi, ad esempio quelli del colosso Shiseido, registreranno un forte incremento delle vendite.
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Se la cosmesi coreana trova nelle tendenze il suo punto di forza, la J-beauty preferisce puntare le sue radici nella tradizione e investendo sulla tecnologia, al fine di creare prodotti validi nel lungo termine.
FUSHIKADEN E AKUTAGAWA A SWITCH ON YOUR CREATIVITY 5TH EDITION – AWARDS AND PERFORMING NIGHT
Ultimo appuntamento del nostro viaggio nel mondo di Switch on Your Creativity (5th Edition) - Awards and Performing Night. Il 10 Dicembre, a partire dalle ore 18.30 presso il Novotel di Ca’ Granda, Asian Studies Group ospiterà noi di Giappone in Italia e i nostri tesserati, che per l’occasione avranno uno sconto sulla donazione d’ingresso, in una serata che si preannuncia estremamente ricca di temi ed iniziative.
Asian Studies Group è un’associazione famosa per la sua dedizione e impegno nella didattica delle lingue orientali. Non tutti sanno però che è anche un affermato produttore teatrale. In occasione di Switch on Your Creativity (5th Edition) - Awards and Performing Night, avremo l’opportunità di assaggiare ben due spettacoli, in versione ridotta per meglio adattarsi alla serata, appartenenti al catalogo di ASG-Produzioni: Fushikaden, Tenka no Emozione e Akutagawa, l’Uomo Oltre.
Il primo, con la regia di Paolo Cacciato, è stato premiato col 1° Premio alla Critica al Concorso Internazionale Teatro Nudo di Teresa Pomodoro. E’ un romanzo di formazione, dove una ragazza profondamente coinvolta
nella propria cultura giapponese, incontra improvvisamente un uomo affascinante proveniente da una cultura a lei sconosciuta e lontana. Lo scontro-incontro che ne consegue è ricco di tensione amorosa ma anche di sorpresa e paura. Paura per una cultura nuova e paura di scoprire qualcosa di sé nell’altro. Ma anche e soprattutto sorpresa e ammirazione per le sorprendenti possibilità di crescita di una ragazza nata e cresciuta con un limitato numero di modelli culturali in cui identificarsi. Uno scambio culturale che non si esprime a parole ma soprattutto e, anzi solamente, attraverso le emozioni, unico vero veicolo comunicativo universale.
La straordinaria interpretazione di Nana Funabiki, prima attrice, e di Michele Gorlero, accompagnata dal Pianoforte (Mari Miura) e dalla voce soprano (Mai Inaba), rappresentanti musicali del mondo occidentale e di quello orientale e la scenografia minimalista ma sorprendentemente evocativa di Makoto - Codice Bianco hanno testimoniato l’incredibile capacità comunicativa di questo spettacolo in occasione di ogni replica.
Akutagawa, l’Uomo Oltre, da una sceneggiatura originale di Paolo Cacciato, tratta della figura umana e delle suggestioni provenienti dagli ultimi scritti e da alcune lettere pubblicate postume dell’importante scrittore e poeta del Giappone moderno, Ryūnosuke Akutagawa. Da un’idea di Paolo Cacciato e Piera Rossi, Akutagawa verrà interpretato da Michele Gorlero, già mimo-attore presso il Teatro alla Scala dal 2016 e membro della compagnia di performance-art I figli di Marla. Siamo ansiosi di poter assistere a questa prova aperta di Akutagawa, l’Uomo Oltre, il cui debutto sarà atteso per il 2019.
Giappone in Italia è orgogliosa di poter partecipare a questo evento che si preannuncia capace di fornire a chiunque suggestioni e spunti di riflessioni. Toccando, come abbiamo visto anche nei precedenti appuntamenti temi quali il Design, la Musica e il Teatro, sappiamo che Switch on Your Creativity (5th Edition) - Awards and Performing Night si inserirà nelle nostre agende annuali come un appuntamento da non perdere.
Speriamo che tutti, e in particolare i nostri tesserati, assisteranno insieme a noi a questa serata così varia e ricca.
Noi ci saremo... e tu?
QUANDO: Lunedi 10 dicembre, dalle ore 18:30
DOVE: Novotel Ca’Granda, Viale Giovanni Suzzani 13, Milano
PER INFO: www.asianstudiesgroup.net
Per maggiori informazioni e per iscrivere la propria presenza contattare Asian Studies Group al 02 2951 3110 o a asg@asianstudiesgroup.net
EUROPA E ASIA IN CONCERTO A SWITCH ON YOUR CREATIVITY 5TH EDITION – AWARDS AND PERFORMING NIGHT
In questo secondo appuntamento di focus sulla serata del 10 Dicembre, presso il Novotel di Ca’ Granda dal titolo Switch on Your Creativity 5th Edition – Awards and performing Night, tratteremo di musica. Infatti in tale occasione saranno presenti rappresentanti della musica lirica provenienti dal mondo orientale e occidentale con un repertorio tratto dalla tradizione di entrambe le culture. Ricordiamo, come sempre, che in tale occasione i tesserati di Giappone in Italia avranno diritto ad uno sconto sulla donazione richiesta per sostenere Piattaforma CAI – Fondo per l’Arte, la Creatività e l’Innovazione.
Noi di Giappone in Italia siamo consapevoli che tra popoli con una storia e un passato così differenti possano sorgere contrasti originatisi da rivalità economiche e politiche, spesso ammantate da conflitti religiosi o culturali. Contrasti che troppo spesso assumono tratti razzisti e che portano ad episodi particolarmente infausti incisi nella nostra storia comune. Ma siamo anche consapevoli che è proprio dalla commistione di elementi provenienti da mondi differenti che si può percepire e imparare qualcosa di nuovo.
La musica occidentale può contribuire ad arricchire quella orientale, così come brani classici appartenenti al mondo cinese, coreano e giapponese possono aiutarci a scoprire sia qualcosa di loro che qualcosa di inaspettato in noi.
Concentrarsi esclusivamente sulla propria realtà porta ad un’inevitabile fossilizzazione culturale impedendo di essere capaci di reagire ai cambiamenti del nostro mondo nonché incapaci di fornire ai nuovi interlocutori, che il mutare sociale genera, ciò di cui hanno bisogno. E’ il continuo esplorare il diverso che permette di cogliere venature e riflessi nuovi anche nella propria secolare tradizione.
Ed è proprio nella serata di Switch on Your Creativity – Awards and Performing Night che noi di Giappone in Italia, sappiamo di poter imparare qualcosa di noi attraverso i repertori e le voci provienti dal mondo orientale e da quello occidentale. E’ in questa commistione che noi crediamo di poter trovare una comunicazione biunivoca che ci permetta di mettere da parte rivalità e inimicizie passate per riscoprire la gioia del considerarci tutti semplicemente umani… amanti della buona musica.
Europa e Asia in Concerto è il nome che è stato attribuito a questo insieme di performance di musica lirica sotto la Direzione Artistica di Paolo Cacciato e la Supervisione Artistica di Valentina Volpe Andreazza la quale ha già ricevuto un riconoscimento nell’ottobre del 2016 per il miglior contenuto interculturale tra Europa e Asia, consegnato da Asian Studies Group e da Expo in Città, come interprete e co-ideatrice del concerto “Europa e Asia in Musica” e che ha debuttato nel novembre dello stesso anno presso il Teatro “Alle Vigne” di Lodi, nello spettacolo “Fushikaden Tenka no Emotions – Lo spirito del fiore – Le emozioni del mondo”, interpretando arie della tradizione giapponese, in lingua originale.
Le straordinarie partecipazioni di Mai Inaba come soprano, di Tan Qipeng come baritono, di Kim Yunkyu come tenore e di Mari Miura al piano ci regaleranno un piccolo scorcio della cultura orientale.
Noi ci saremo… e tu?
QUANDO: Lunedi 10 dicembre, dalle ore 18:30
DOVE: Novotel Ca’Granda, Viale Giovanni Suzzani 13, Milano
PER INFO: www.asianstudiesgroup.net
Registered Office: Via Don Gnocchi 10, 26900 Lodi – Headquarter: Via B. Eustachi 9, 20129 Milano
Tel: +390229513110 – Fax: +390232066909 – Email: info@asianstudiesgroup.net
Switch On Your Creativity 5th edition – Design | Milano
Il 10 Dicembre, a partire dalle ore 16.30, presso lo straordinario spazio messo a disposizione dal Novotel di Ca’ Granda, si svolgerà una serata di premiazioni e attività teatrali a tema Oriente. Switch on Your Creativity (5th Edition) - Awards and Performing Night si ripropone, come ogni anno, quale momento conclusivo dell’intensa attività svolta dall'Associazione Asian Studies Group, in cui vengono mostrate e spiegate tutte le manifestazioni e gli eventi che hanno contribuito a consolidare le relazioni culturali e diplomatiche tra Italia e Oriente e di cui ASG è autrice. Questo è il primo di tre appuntamenti che vogliamo proporvi per scoprire, assieme a noi, ciò che potremo aspettarci da SOYC - Awards and Performing Night alla quale noi di Giappone in Italia sicuramente parteciperemo. Vista l’importanza che attribuiamo a questo evento, i tesserati di Giappone in Italia avranno l’opportunità di parteciparvi con uno sconto sulla donazione richiesta all’ingresso per sostenere Piattaforma CAI – Fondo per l’Arte, la Creatività e l’Innovazione.
La serata prende il nome dall'acceleratore creativo denominato Switch on Your Creativity che da cinque anni cerca di valorizzare, con sempre nuove attività a tematiche diverse, l’espressione e la creatività dei giovani che, altrimenti, se non sostenuta e valorizzata da un supporto specialistico e professionale, potrebbe andare sprecata. Nato in occasione della preparazione per Milano EXPO 2015, ogni anno si è prefisso l’obiettivo di coinvolgere molteplici operatori differenti nella realizzazione di attività cross-culturali atte ad avvicinare Milano ad essere identificata quale Capitale Europea della Creatività. Tali attività si sono concentrate principalmente in proposte creative di comunicazione tra Europa e Asia. Costantemente supportato dal Patrocinio con il Comune di Milano e con la Regione Lombardia, SOYC si dimostra, arrivato ormai alla sua quinta edizione, come uno degli strumenti più importanti nella valorizzazione dell'intercomunicabilità tra Oriente e Occidente.
In occasione del 2018, Switch on Your Creativity ha visto concretizzare i propri sforzi nella realizzazione di Youth Design Day in Japan. Diciotto designer europei, selezionati in occasione della Milan Design Week 2018, hanno avuto l’opportunità d’instaurare un dialogo costruttivo e strutturato con il mondo orientale. La loro creatività ha preso forma in progetti legati dall'attualissimo tema dell’eco-sostenibilità declinato in quattro differenti settori tematici secondo le inclinazioni e la formazione personale dei singoli designer. Il primo filone narrativo affrontato è stato quello dell’Architettura Sostenibile attraverso la progettazione di strumenti che permettessero d’aumentare l’efficienza energetica e la qualità della vita delle persone. Il secondo settore approfondito è stato quello della Nutrizione Sostenibile, settore concentrato nella ricerca di risposte efficaci e pronte da fornire all'aumento di bisogno di cibo proveniente da una popolazione mondiale in costante crescita. Il terzo settore, nel quale alcuni designer europei si sono soffermati, trattava della Sostenibilità nel Marketing, concretizzatosi nello studio di packaging commerciali che potessero sopperire allo spreco di risorse ed essere rinnovabili. Infine è stato approfondito anche il tema degli Hybrid Events, cioè di quell'insieme di eventi organizzati secondo metodologie di condivisione delle risorse economiche e di ottimizzazione dei costi attraverso l’uso delle ultime tecnologie e di collegamenti in remoto.
Tutti i progetti sono stati infine esposti nella Nakanoshima Festival Tower presso l’Istituto Italiano di Cultura a Osaka dal 3 al 11 Novembre 2018. Il successo riscontrato da quest’esposizione è stato confermato dalla grande affluenza di pubblico e dal supporto dimostrato da importanti autorità della politica locale e delle associazioni italiane presenti su suolo giapponese. Tale evento ha avuto anche l’importante compito di consolidare importanti relazioni diplomatiche che continuano a intercorrere tra la Municipalità di Milano e quella di Osaka, legate da gemellaggio dal 1981. L’inaugurazione della mostra stessa è stata onorata dal discorso dell’Assessore alle Politiche del Lavoro, delle Attività Produttive, al Commercio e alle Risorse Umane del Comune di Milano: Cristina Tajani e dalla sua lettera di saluti alle autorità locali.
Per onorare il progetto Youth Design Day in Japan, in occasione della Switch On Your Creativity – Awards and Performing Night verrà consegnato il premio alla Menzione Speciale al lavoro di Alessio De Stefano, denominato Filofono. Il lavoro di Alessio è riuscito ad esprimere, con maggior forza, il concetto di sostenibilità applicato ad una sensibilità estetica e artistica. L’utilizzo di tecniche tradizionali e artigianali per la realizzazione di oggetti utili, moderni e tecnologici quali sono gli amplificatori per cellulari è da considerarsi un’altra nota di merito di tale progetto. Infine il target giovanile a cui è indirizzato lo ha reso ulteriormente meritevole agli occhi dei giudici di Switch on Your Creativity che da sempre si pongono come obiettivo quello di enfatizzare le potenzialità dei giovani…per i giovani.
In questo appuntamento abbiamo imparato a conoscere uno dei temi fondamentali che è stato affrontato da Asian Studies Group nel corso del 2018 e che verrà presentato in occasione del Switch on Your Creativity – Awards and Performing Night. Il tema del Design è uno dei settori economici per cui l’Italia è conosciuta e apprezzata nel mondo. La creatività dei nostri giovani ha dimostrato, ancora una volta, di poter essere considerata come uno nostri dei punti di forza da valorizzare ed enfatizzare. Nei prossimi appuntamenti avremo modo di conoscere le altre facce di ASG e le sue numerose attività.
Una fetta di Giappone: i pizzaioli di Tokyo
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Tsubasa Tamaki è un pizzaiolo che non ha mai messo piede in Italia. "Certo, mi piacerebbe visitare l'Italia", ha detto Tamaki in un'intervista, "ma nella mia mente, voglio concentrarmi sulla creazione della pizza giapponese-napoletana".
Tamaki getta il sale direttamente nel forno, esaltando così il sapore dell'impasto.
Il suo forno è riscaldato fino a raggiungere una temperatura di 900°: di conseguenza l'impasto risulta troppo caldo per essere maneggiato di fretta.
Ma ciò che distingue davvero la pizza di Tamaki è la manciata di patatine al cedro giapponese con cui arricchisce il tutto all'ultimo minuto, che glassano la pasta e ne lasciano un leggero retrogusto amarognolo.
Solo dopo 10 mesi dall'apertura di Pizza Studio Tamaki (o PST) l'anno scorso, la famosa guida Michelin raccomandava già la sua pizza.
Ma se Tokyo è diventata un'improbabile fornitrice di ottima pizza, è soprattutto grazie ad un ristorante aperto più di due decenni fa, chiamato Seirinkan. Il suo proprietario, Susumu Kakinuma, ha studiato come pizzaiolo a Napoli e ha portato a casa le sue nuove conoscenze.
Kakinuma è considerato il padre della cultura della pizza di Tokyo e ad oggi ha formato molti dei migliori pizzaioli della città. Ha anche ispirato Tamaki, che ha lavorato in uno dei suoi ristoranti prima di decidere di aprire la propria attività.
Shichi-Go-San (七五三) - Il festival dei bambini in Giappone
Il Festival Shichi-Go-San (七五三)
Lo Shichi-Go-San è una pietra miliare della tradizione giapponese che celebra il benessere dei bambini di tre, cinque e sette anni, la cui data ufficiale è il 15 novembre.
Tradizionalmente, per celebrare questo evento, i bambini indossano i kimono, vengono fotografati dalle famiglie e visitano i santuari shintoisti.
Shici-go-san significa letteralmente "sette, cinque e tre", in quanto questi anni di età sono considerati fondamentali nella vita di un bambino.
Le origini del festival
Si dice che il festival shichi-go-san abbia avuto inizio nel periodo Heian (794-1185), durante il quale esisteva la tradizione - tra i nobili - di celebrare la fine dell'infanzia dei propri figli.
La data venne istituita durante il periodo Kamakura (1185-1333) dallo Shogun Tsunayoshi Tokugawa, che scelse il 15 di novembre come giorno di celebrazione del rito di passaggio di età del figlio. Questa pratica si diffuse, nel corso del periodo Edo (1603-1868), anche nel resto della popolazione.
L'antica tradizione del shichi-go-san sopravvive e si continua a praticare anche ai giorni nostri. Tuttavia, attualmente il 15 novembre non è considerato giorno festivo e per questo motivo la celebrazione viene rimandata al weekend più vicino.
I genitori erano soliti celebrare lo shichi-go-san basandosi sull'antico metodo di conteggio giapponese di "kazoedoshi" (数え年; "Calcolo dell'età dell'Asia orientale"), in cui un bambino ha già 1 anno alla nascita e diventa un anno più vecchio ogni Capodanno.
Al giorno d'oggi invece, i genitori segnano lo shichi-go-san sulla base del modo occidentale di contare l'età.
Perché proprio gli anni 3, 5, 7?
Sin dai tempi antichi queste età hanno segnato il punto focale dei riti di passaggio. I genitori lasciavano crescere i capelli ai propri figli solo dopo aver compiuto i tre anni, come celebrazione della loro crescita - secondo il libro "Nenju Gyoji Girei Jiten" (年中行事・儀礼事典; "dizionario annuale della cerimonia degli eventi"). Questo evento è noto come "kamioki" (cerimonia in cui si lascia i capelli crescere.
All'età di cinque i bambini indossano il loro primo hakama (indumento tradizionale giapponese che somiglia ad una larga gonna-pantalone o una gonna a pieghe) in pubblico. Per quanto riguarda le bambine, compiuti i sette anni, indossando per la prima volta l'obi (fusciacca o cintura tipica giapponese indossata principalmente con i kimono).
La scelta di queste età specifiche è da ricercare nella filosofia cinese dello Yin-Yang, per la quale si ritiene che i numeri dispari portino fortuna.
Chitose Ame
Dopo la visita al santuario, i genitori comprano per i loro figli i chitose-ame (千年飴; "mille anni di caramelle").
La caramella ha la forma di un bastoncino bianco e rosa, ed è racchiuso in un pacchetto raffigurante le gru e le tartarughe - due animali che nella tradizione giapponese simboleggiano la longevità.
Tsuru wa sennen, kame wa mannen.
鶴 は 千年, 亀 は 万年
Le gru vivono per 1.000 anni, le tartarughe per 10.000 anni.
"Matsue? Ma cosa ci andate a fare??"
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Quando si parla di viaggi in Giappone le mete più popolari sono solitamente le grandi città: Tōkyō, Kyōto, Ōsaka, Hiroshima. Sono tutte città a loro modo incantevoli, dotate di un fascino particolare, tappe d'obbligo quando si visita il Giappone per la prima volta. Purtroppo però queste città vengono spesso visitate solo per moda e viste come gli unici posti interessanti in tutto il Giappone.
Nell'aprile di quest'anno sono stata in viaggio in Giappone con il mio ragazzo, che lo visitava per la prima volta. Alle sopracitate mete “classiche” abbiamo aggiunto anche una tappa in una piccola località e la nostra scelta ha suscitato molta perplessità negli amici giapponesi. “Matsue? Ma cosa ci andate a fare??”.
Matsue è il capoluogo della prefettura di Shimane, nella regione del Chūgoku, ed ha una popolazione di quasi 196.000 abitanti. Per chi viene da una provincia che nel suo complesso ne conta 15.000 in meno, non è un posto tanto piccolo, ma per gli amici abituati a città come Kyōto e Tōkyō si tratta di una cittadina senza nulla di particolarmente interessante. Grave errore! Infatti, nonostante il nostro soggiorno sia stato breve, abbiamo potuto smentire chi dubitava della nostra scelta.
Matsue è raggiungibile in circa due ore e mezza con un treno espresso che parte da Okayama (stazione di cambio a circa 45 minuti da Ōsaka e meno di 40 da Hiroshima). Il viaggio è meno confortevole che in Shinkansen, ma il paesaggio che scorre fuori dal finestrino, dopo essere stati nelle città più caotiche, è una piacevole boccata d'aria fresca. Si attraversa una campagna prima pianeggiante e poi collinosa in cui si vedono piccoli villaggi con molte case dai tetti coperti di lucidissime tegole marroni o nere, molti campi e prati con il fieno appeso a seccare. Poco prima di raggiungere la destinazione si costeggia a tratti il lago Nakaumi, mentre Matsue si trova sul lago Shinji, il settimo più ampio di tutto il Giappone.
Matsue offre diverse strutture in cui alloggiare, soprattutto ryokan (locande tradizionali, con costi molto più contenuti rispetto alle località più rinomante) ed è proprio in una di queste che anche noi abbiamo alloggiato. Le camere hanno il pavimento in tatami, sono arredate in modo molto essenziale con i tipici tavolini bassi e si dorme nei futon. Le strutture offrono agli ospiti bagni comuni con vasche termali e, in alcune, anche private.
Dopo una passeggiata lungo la pista ciclabile che costeggia il lago Shinji ci siamo diretti verso il centro e gli obiettivi principali della nostra visita: il castello di Matsue e la casa di Lafcadio Hearn. Dei dodici castelli feudali rimasti in Giappone, quello di Matsue è il secondo più grande (dopo Himeji), il terzo più alto e il quinto più antico. Si trova su una piccola collina al centro di un tranquillo parco circondato da canali. Seguendo gli ampi sentieri di ghiaia, che si snodano attraverso il bosco, oltre a poter raggiungere il castello da più direzioni, si possono trovare anche dei piccoli templi shintoisti.
Una volta arrivati alla biglietteria abbiamo avuto una piacevole sorpresa: per favorire l'afflusso turistico non solo locale, la tariffa di tutte le attrazioni turistiche della città è dimezzata per tutti i turisti stranieri.
Il castello è molto imponente, ma come altri castelli giapponesi, appare leggero ed elegante. L'interno è per lo più spoglio, salvo qualche statua e alcuni pannelli, purtroppo solo in giapponese. Salendo le ripide scale di legno si raggiunge l'ultimo piano del castello, da cui si gode di una bella vista della città e del lago. La parte più interessante resta però la sala di uno dei piani inferiori dedicata ai dodici castelli feudali ancora esistenti, di cui cinque, tra cui quello di Matsue, riconociuti come tesoro nazionale. Partendo dalla lista in cui sono indicate le principali caratteristiche di classificazione (anno di costruzione, altezza e superficie), la serie di fotografie appese lungo il perimetro della sala accompagna il visitatore in un piccolo viaggio attraverso alcuni simboli della storia giapponese.
Poco distante dal castello si trovano anche il museo di storia e la vecchia residenza di Lafcadio Hearn, un nome molto noto tra gli studiosi di cultura giapponese. Hearn era un giornalista e scrittore irlandese, famoso per i suoi studi sul Giappone, e molto legato alla città di Matsue, dove lavorò come insegnante e si sposò, ottenendo anche la naturalizzazione giapponese. In realtà, nella piccola residenza che si può visitare soggiornò per pochissimo tempo, ma si tratta comunque di una visita interessante.
Per quanto si tratti di una piccola località Matsue offre anche un servizio di autobus turistici che fermano in prossimità di tutte le attrazioni principali. A bordo una voce narrante racconta vari aneddoti riguardo alla città e su degli schermi vengono mostrate varie fotografie di come appariva Matsue in passato. Purtroppo, per chi non lo parla, tutto è esclusivamente in giapponese. La mancanza di traduzioni in altre lingue sia nei luoghi di interesse che dei menù nei ristoranti è un segno della poca popolarità di Matsue come meta turistica, ma la popolazione è molto ospitale e cordiale e credo che con la loro politica possano ottenere dei buoni risultati. Con questo articolo mi auguro di aver dato il mio contributo per far conoscere Matsue e magari aver invogliato qualcuno ad inserirla come tappa nel suo prossimo viaggio in Giappone.
Articolo di Maddalena Pologna