L'anguilla un piatto estivo che porta fortuna
photo credits: skywardplus.jal.co.jp In Giappone sin dal Periodo Nara (710-749) si racconta come l’anguilla sia uno dei migliori cibi contro il caldo estivo, di come questo cibo grasso e ricco di vitamina A aiuti l’alleviamento della fatica e migliorare l’appetito per contrastare la calura estiva, che causa a molti di sentirsi male. Servita grigliata, bagnata da una salsa buonissima di cui sappiamo avere come base la salsa di soia e nulla di più, per via di come i suoi ingredienti sono tenuti segreti dai vari ristoranti che la servono. Viene poi servita su un letto di riso bianco, prendendo il nome di unadon. Termine che si crea all’unione delle parole giapponesi unagi (anguilla) e donburi (ciotola), che può anche identificare una tipologia di cibi giapponesi caratterizzati da una ciotola contenente riso sulla quale vene posto un ingrediente, come in questo caso. Questo cibo che per la sua pesantezza potremmo non vedere collegato ai leggeri e freschi cibi estivi deve la sua fama ad una festività del periodo Edo che lo ha reso il suo piatto principale. Tale festività prende il nome di Doyō no ushi no hi che in italiano possiamo tradurre con ‘Il giorno del bue di metà estate’, è una festività basata sul calendario lunare e sui suoi dodici animali dello zodiaco. Il ‘Giorno del bue’, secondo tra i dodici animali dello zodiaco, cade in quello che viene definito doyō, i 19, 18 giorni prima del cambio di stagione, che in questo caso è nel mese di luglio, per questo tradotto con ‘metà estate’ in italiano. Il collegamento tra il piatto a base di anguilla e la festività non si sa bene come sia nato, se sia davvero dovuto alla ricchezza dei nutrienti dell’anguilla o per altri motivi, tuttavia, vi vorrei proporre oltre ad una motivazione nutrizionale, quella che potremmo definire una divertente leggenda. Si narra infatti che sia stato un certo Gennai Hiraga ad aver suggerito questa usanza nel periodo Edo. Un giorno il Sig. Gennai ricevette la visita di un negoziante che aveva paura di non riuscire più a vendere le sue anguille nel periodo estivo. Gennai ci pensò su e come soluzione gli propose di pubblicizzare la vendita dell’anguilla durante il Giorno del Bue, poiché mangiare qualcosa che inizi con la ‘U’ durante questa festività avrebbe portato molta fortuna. Ora per noi una frase del genere ha tanto senso quanto chi ci consiglia di guardare il sole quando non riusciamo a starnutire, ma bisogna tenere in conto che in giapponese il Giorno del Bue si dice Ushi no hi e che la parola anguilla in giapponese si dice unagi; quindi, mangiare anguilla il Giorno del Bue è proprio uno di quelle pietanze perfette per diventare fortunati a quanto viene affermato dal Sig. Gennai. Che questa storia sia davvero alla base di una tradizione che persiste fino ad oggi, lo lascio decidere a voi. Sicuramente dal periodo Edo la festività e il piatto culinario si sono legati molto, tanto che tutt’ora in Giappone dall’inizio di luglio è possibile trovare volantini e cartelli che pubblicizzano l’arrivo del Doyō no ushi no hi e per le strade si può già sentire il dolce profumo dell’anguilla alla brace coperta dalla sua deliziosa salsa, che ti invita ad entrare nei negozi per mangiarla. Un esempio di volantino pubblicitario. Photo credits: threaf.com Articolo di Elena Ferrario, Stagista presso l’Associazione Giappone in Italia
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Japanese art experience a Campsirago Residenza
Giappone in Italia è felice di presentare e patrocinare un bellissimo evento legato alla cultura giapponese: Japanese art experience Da venerdì 19 a domenica 21 maggio Campsirago Residenza ospita artisti e artigiani da Ukiha per una tre giorni di workshop, incontri, laboratori dedicati alla cultura, all’arte, alla tradizione, alla musica giapponese. La Japanese art experience, organizzata da Campsirago Residenza e Omnicent Ukiha in collaborazione con The International Academy for Natural Art, è un’occasione unica per conoscere e immergersi nella cultura giapponese, nel suo pensiero e nella sua profonda relazione con il paesaggio, gli elementi e la natura. Una tre giorni che sarà anche momento di scambio e incontro tra pubblico e artisti, tra musicisti italiani e giapponesi, tra l’arte culinaria del paese dell’Asia orientale e i prodotti locali del nostro territorio, tra antiche tradizioni e modernità. Il batterista e ingegnere acustico Nori Tanaka terrà tre workshop di tecnica del suono. L’incontro con il maestro Hiro Shinohara introdurrà il pubblico all’arte dell’intreccio del bambù e all’allestimento degli spazi che saranno utilizzati per la cerimonia del tè che sarà officiata da Ryoko Baba, direttrice della residenza artistica di Ukiha. La chef Mamiko Ishii terrà due workshop di cucina giapponese e preparerà cene e pranzi. Venerdì 19 maggio l’artista italiana Krista cura un workshop di kintsugi tradizionale. Sabato e domenica anche attività dedicate ai più piccoli con i laboratori artistici a cura di Claudia Saracchi e Rossana Maggi ispirati alla corrente della Mail Art, all’artista Yayoi Kusama, all’immaginario poetico della cultura giapponese e alla preziosa arte del kintsugi. La Japanese art experience è realizzata in Partenariato Speciale Pubblico Privato con il Comune di Colle Brianza. È finanziata dall’Unione europea – NextGenerationEU. Ha il patrocinio della Provincia di Lecco, del Consolato Generale del Giappone a Milano e dell’Associazione Culturale Giappone in Italia. Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNO Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNOSegui Giappone in Italia
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Il peso delle aspettative sociali sui giovani nella società giapponese: analisi libro "La ragazza del convenience store"
“La ragazza del convenience store” di Murata Sayaka è un libro che ha riscosso un discreto successo in Giappone nel 2016. Ciò che ha attratto i lettori è stata soprattutto la capacità di Sayaka di rappresentare perfettamente la società giapponese contemporanea come ancora troppo legata a solide aspettative sociali che sembrano pesare ancora molto sui giovani nella transizione all’età adulta. Vediamo, quindi, quali sono queste aspettative attraverso l’analisi dei protagonisti del libro. photo credits: theguardian.com La società giapponese è stata interessata da numerosi cambiamenti socioeconomici a partire dal dopoguerra. Il Giappone in quel periodo, infatti, era una nazione in grande crescita economica, costruita su tre pilastri in particolare: famiglia, azienda e scuola. Questo sistema prevedeva una precisa divisione dei ruoli, in cui solamente agli uomini spettava mantenere economicamente la famiglia, mentre le donne dovevano occuparsi delle faccende di casa e dell’educazione dei bambini. Questi ultimi, anche a quell’età, erano comunque spinti ad ottenere ottimi risultati a scuola, poiché dovevano diventare poi i lavoratori del domani. Questo, quindi, era il modello di vita che la maggior parte delle persone seguiva, stimolati anche dalle favorevoli condizioni economiche. photo credits: scmp.com Con un tipo di lavoro per lo più precario risultava molto difficile impegnarsi in un matrimonio e nella creazione di una famiglia. Ciononostante, entrambi erano e sono tutt’oggi spesso considerati importanti per la transizione all’età adulta dei giovani. Ma cosa significa diventare adulti in Giappone? In generale, una persona per essere considerata pienamente matura dovrebbe conformarsi alle aspettative sociali, che risultano essere differenti in base al genere. Per quanto riguarda le donne, infatti, diverse indagini hanno dimostrato come la maggior parte di loro abbiano intenzione di sposarsi e avere bambini. Tuttavia, a partire dagli anni ’90 sempre più donne hanno deciso di rifiutare il matrimonio per dedicarsi totalmente alla propria carriera. Questa scelta, però, non viene spesso accolta con piacere e, soprattutto nei media, accade che vengano etichettate con termini dispregiativi, quali “parassiti”. La maturità maschile e l’idea di “mascolinità”, invece, sembrano essere più legati alla figura del salaryman. Un uomo, infatti, secondo l’ideale deve essere diligente, responsabile e dedito al lavoro per mantenere la propria famiglia economicamente. Come vediamo, quindi, le aspettative hanno ancora un peso importante per i giovani, ma occorre comunque notare come negli ultimi anni siano aumentati stili di vita differenti. Si stima, infatti, che tra il 1995 e il 2010, la percentuale di donne ancora single sotto i 34 anni sia passata dal 19,7% al 26,6%. Gli uomini, invece, nella stessa fascia di età dal 37,3% al 42,9%. Tuttavia, coloro i quali non si adattano al “normale” stile di vita vengono spesso allontanati dalla presunta “normalità” e incolpati per la precarietà del Giappone. Come vedremo, esattamente ciò che accade ai due protagonisti del romanzo di Murata Sayaka. photo credits: amazon.it Konbini Ningen è un romanzo scritto da Murata Sayaka nel 2016 e vincitrice nello stesso anno del prestigioso premio Akutagawa. L’autrice ha affermato in un’intervista al Japan Times che per la sua scrittura si è ispirata alla sua esperienza personale come commessa in un konbini. Il romanzo è uscito in Italia nel 2018 con il titolo “La ragazza del convenience store”, tradotto da Gianluca Coci. La protagonista è Keiko, una ragazza di 36 anni considerata “strana” dalle persone intorno a lei per la sua situazione lavorativa e sentimentale. Molto simile a lei è Shiraha, un anno più piccolo di Keiko, che, come vedremo, ricoprirà all’interno del romanzo un ruolo altrettanto importante. photo credits: wikipedia.org Il konbini, o convenience store, ricopre un ruolo importante all’interno del romanzo. È, infatti, di norma un ambiente regolato da precise direttive, rituali e ripetizioni che tutti i commessi devono seguire. Per Keiko, il konbini rappresenta però un luogo in cui finalmente sente di essere “normale”, proprio grazie al fatto che queste regole sono scritte nero su bianco su un manuale. Al di fuori, invece, la situazione è ben diversa, poiché nella vita quotidiana non esiste alcun manuale che possa spiegarle come vivere in modo “normale”. Il konbini, quindi, diventa per Keiko il rifugio perfetto in cui ogni problema sparisce e si può sentire finalmente una persona come tutte le altre. Keiko, la protagonista, è stata considerata una ragazza “strana” fin da piccola a causa del suo comportamento fuori dagli schemi. La ragazza si impegnerà a cambiare soprattutto per non far soffrire i propri genitori, ma il suo mutismo finirà per farli preoccupare ugualmente. Una volta finita l’università, Keiko andrà a vivere da sola e continuerà il suo lavoro part-time al konbini trovato qualche anno prima. Keiko, quindi, rappresenta quel cambiamento avvenuto dopo lo scoppio della bolla che ha portato al consolidamento di una nuova forma di individualizzazione. Da quel momento, infatti, sempre più giovani hanno preferito non sposarsi e vivere da soli, sebbene ciò non sia ben visto all’interno della società. Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, invece, secondo i dati raccolti dal ministero del lavoro giapponese nel 2011 il 40% delle aziende non valuta positivamente esperienze da freeter, un termine per indicare giovani che non si impegnano in modo volontario in lavori stabili. Keiko tenterà, quindi, di diventare “normale” con l’aiuto di Shiraha, un uomo di 35 anni non molto diverso da lei. Anche lui, infatti, alla sua età non ha un lavoro stabile e vive da solo, ma è possibile notare alcune differenze con Keiko. Shiraha, infatti, al contrario di Keiko conosce bene le regole che governano la società esterna, ma volontariamente sceglie di non seguirle. È stanco, inoltre, di essere trattato come “anormale” e ciò fa riversare la sua rabbia sulle persone intorno a lui. Ciononostante, si dimostrerà ben lontano da quell’ideale di “uomo mascolino” visto in precedenza. Infatti, il suo comportamento non sarà diligente e responsabile, quanto piuttosto da parassita, come lui stesso affermerà durante una conversazione con Keiko. Tuttavia, alla fine, il piano per cambiare la sua situazione dovrà fare i conti con la scelta di Keiko, che lo spingerà a cercare un’altra soluzione. Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNO Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNO
Tuttavia, la situazione cambiò radicalmente con lo scoppio della bolla avvenuto nei primi anni ’90. Prima di tutto, in ambito lavorativo si passò da un tipo di lavoro stabile e duraturo a uno più incerto e flessibile. Le compagnie, infatti, furono costrette a ridurre il personale e assumere a tempo determinato con la politica economica adottata in quel periodo. Se negli anni precedenti, quindi, i giovani potevano legarsi quasi a vita ad una compagnia, ora invece si manifestava un preoccupante senso di precarietà. Tutto ciò ebbe, naturalmente, conseguenze importanti anche all’interno della società.Precarietà e aspettative sociali nei giovani
“La ragazza del convenience store”
Il ruolo del konbini
Inoltre, il konbini sembra avere un altro punto in comune con la società giapponese. Entrambi, infatti, si basano su di un equilibrio che, se alterato, richiede l’espulsione dell’elemento disturbatore. Esattamente come Keiko viene spesso esclusa quando si trova al di fuori del suo negozio, così anche nel konbini in più episodi coloro che alterano questo equilibrio vengono esclusi. Questo accade prima con un attaccabrighe e poi con Shiraha, come vedremo il secondo personaggio più importante del romanzo.Le figure di Keiko e Shiraha
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Approfondimenti: La rivolta di Shimabara
La rivolta di Shimabara fu un episodio particolarmente violento della storia del Giappone, in cui persero la vita molte persone di fede cristiana. Siete curiosi di scoprire le cause di questa ribellione e cosa successe in quei giorni? Questa è una storia che non tutti conoscono. Photo credits: alchetron.com La rivolta di Shimabara ebbe luogo nell’era Tokugawa del Giappone (1600-1868), e durò ben cinque mesi, dal dicembre del 1637 all’aprile dell’anno dopo. Tutto iniziò dal discontento che serpeggiava tra i contadini della penisola di Shimabara e Amakusa, a metà degli anni ’30 del 1600. Infatti, il popolo era stanco di dover subire le angherie dei lord locali, da cui venivano tassati in modo sproporzionato. Inoltre, gli effetti della carestia avevano fatto soffrire gli strati più bassi della popolazione, che pativano ancora la fame. I lord locali, inoltre, perseguivano gli abitanti di queste regioni perché erano cristiani. Infatti, il bando sul cristianesimo era stato introdotto dallo shogun Toyotomi Hideyoshi nel 1587, che vedeva la fede cattolica come una “perniciosa dottrina”. Photo Credits: alchetron.com Il governo centrale, infatti, temeva che il cristianesimo potesse mettere in dubbio le basi ideologiche su cui si fondava il Giappone. Di conseguenza, tale religione poteva minare il potere politico dello shogun e aprire il paese ad un’invasione europea. Per questo motivo, durante gli anni vennero fatti crocifiggere e torturare diversi cristiani giapponesi. All’insoddisfazione generale si unirono anche i rōnin (samurai senza padrone), non contenti delle condizioni nelle quali vivevano. Photo Credits: wikipedia.org L’inizio della rivolta si ebbe con l’assassinio di un magistrato locale nel 17 dicembre del 1637. Il leader della ribellione fu un giovane di sedici anni, molto carismatico, dal nome di Amakusa Shirō. I ribelli, dopo alcune battaglie, si radunarono nel castello di Hara, costruendo delle vere e proprie fortificazioni fatte di legno. Tuttavia, ben presto le forze dello shogunato Tokugawa iniziarono l’assedio della roccaforte, il più grande da quello di Osaka del 1615. A prendere parte all’assedio fu anche il famoso spadaccino Miyamoto Musashi, in qualità di consigliere di un daimyō. Di Musashi si racconta che venne disarcionato da cavallo a causa di una pietra tiratagli da un contadino. L’assedio si concluse nell’aprile del 1638. I ribelli finirono a corto di cibo e furono annientati dall’esercito alleato, non senza prima aver causato ingenti perdite a quest’ultimo. Photo credits: mag.japaaan.com I 37.000 ribelli furono tutti decapitati. Tra questi vi era anche Amakusa Shirō, la cui testa venne esposta a Nagasaki per un lungo lasso di tempo, in segno di avvertimento. Inoltre, lo shogunato sospettava che dietro alla rivolta vi fossero i cattolici europei. Per questo motivo, espulse dal paese tutti i mercanti portoghesi e rese ancora più pesante il bando sul cristianesimo. Infatti, da questo momento in poi la comunità cristiana in Giappone sopravvisse solamente grazie alla segretezza con cui venivano svolti i vari riti. Questi cristiani venivano chiamati “kakure kirishitan”, i “cristiani nascosti”, che arrivavano a camuffare statuette cristiane con icone buddiste per non farsi scoprire dalle autorità shogunali. Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNO Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNOLe cause della rivolta
L’assedio di Hara
Le forze shogunali chiesero l’aiuto dell’esercito olandese, che gli fornì munizioni e armi di particolare potenza, come i cannoni. Tuttavia, tali armamenti non ebbero l’effetto desiderato, e anzi, i ribelli sbeffeggiarono le forze shogunali, deridendole per aver chiesto aiuto a stranieri.Le conseguenze
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Festeggia il Natale con Giappone in Italia
Dopo il successo dei nostri workshop, Giappone in Italia vi invita a partecipare al nostro esclusivo aperitivo di Natale! Un aperitivo esclusivo riservato ai nostri soci in collaborazione con TENOHA Milano, per assaggiare il vero happy hour alla giapponese! Un occasione più unica che rara con un menu riservato per i nostri associati! 1 Drink a scelta Ulteriori ordinazioni saranno a carico dei partecipanti Dove: TENOHA Milano, Via Vigevano 18 – Milano Posti Disponibili: 20 Non sei ancora iscritto? Fallo ora! La tua tessera sarà valida fino al 31 dicembre 2023 e avrai la possibilità di partecipare ai nostri corsi e tanti altri eventi esclusivi! Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNO Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNOVieni a festeggiare le feste con noi!
Piatto con Karaage, Edamame, salatini giapponesi
Patatine al Teriyaki, Patatine al WasabiCosto: 20€
Informazioni
Quando: 22 dicembre 2022
Ora: Dalle 18:30 alle 20:30NON SEI ANCORA ISCRITTO?
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Arrivano i Workshop di Giappone in Italia
Arrivano finalmente i workshop di Giappone in Italia riservati a tutti i nostri associati! Vieni a scoprire con noi la cultura del Giappone e ad approfondire ancora di più ciò che sapete sul paese del Sol Levante! Come funziona la grammatica giapponese? Una lezione introduttiva aperta a tutti assieme alla nostra insegnante madrelingua. Un pacchetto di tre lezioni per iniziare lo studio della lingua giapponese e imparare come comunicare nella terra del Sol Levante. Una lezione dedicata a tutti gli artisti! Se amate disegnare ma non avete mai avuto l'occasione di imparare la tecnica specifica per i Manga, Giappone in Italia vi offre la possibilità di scoprire di più e muovere i primi passi con carta e matita ed immergevi nel mondo dei fumetti giapponesi!
Lo shodō è l'arte giapponese della calligrafia che ha influenzato altre forme d'arte giapponesi. Assieme alla nostra insegnante giapponese, vi porteremo nel profondo di quest'arte per capire ancora meglio la cultura giapponese e imparare a scrivere con i pennelli e l'inchiostro tradizionale. Non sei ancora iscritto? Fallo ora! La tua tessera sarà valida fino al 31 dicembre 2023 e avrai la possibilità di partecipare ai nostri corsi e tanti altri eventi esclusivi! Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNO Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNOIntroduzione alla Lingua Giapponese
Lingua Giapponese
Livello 1Introduzione al disegno manga
Shodō
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Milano Sake Challenge 2022: le interviste
Il 20 giugno 2022, l'Associazione Culturale Giappone in Italia ha partecipato alla Milano Sake Challenge! Qui abbiamo potuto assaggiare e giudicare diversi sake provenienti direttamente dal Giappone. Curiosi? Ecco qualche intervista!
Rimanete sintonizzati perchè nei prossimi giorni parleremo nuovamente di questo bellissimo evento!
News & Curiosità dal Giappone: Kanazawa, un giro per la città
Kanazawa è il capoluogo della prefettura di Ishikawa, nonché una delle principali mete turistiche del Giappone. Nella città è possibile ammirare arte e architettura sia moderna che tradizionale, in un suggestivo ambiente che difficilmente dimenticherete. Quali sono quindi i principali punti di interesse della città? Venite a scoprirlo insieme a noi! Photo credits: giappone.it Secondo una leggenda, un giorno un contadino di nome Imohori Togoro trovò alcune pepite d’oro mentre stava scavando la terra per coltivare alcune patate. Questa scoperta portò nella città molti curiosi che la ribattezzarono “Kanazawa”, ossia “palude d’oro”. Durante il periodo Edo (1603-1867) poi la città passò in mano al clan Maeda, uno dei più importanti del Giappone. Inoltre, sempre in questo periodo la città attrasse una grande varietà di artisti che si stabilirono qui, dando vita ad una cultura unica nel suo genere. A partire dalla restaurazione Meiji, invece, si aprì un periodo in cui lo sviluppo industriale della città passò in secondo piano rispetto alle più grandi Tōkyō e Ōsaka. Questo in realtà fu un bene per Kanazawa, perché venne risparmiata dai successivi bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Immaginiamo allora di atterrare a Tōkyō e prendere uno shinkansen (anche conosciuto come “treno proiettile”) che ci porti in due ore e mezza circa nella città. Questo, comunque, non è l’unico modo per raggiungere la città, poiché sono disponibili vari autobus notturni, nonché aerei per il vicino aeroporto di Komatsu. Photo credits: visitkanazawa.jp Appena arrivati alla stazione di Kanazawa ci accoglie una meravigliosa struttura di vetro e acciaio, chiamata “Motenashi Dome”. La prima parola “Motenashi” (もてなし) deriva dal verso “motenasu” che significa letteralmente “accogliere cordialmente”. Mentre la seconda è una parola inglese che significa “cupola”. Con l’utilizzo di più di 3000 pannelli in vetro la cupola è stata progettata per assomigliare ad un ombrello sotto il quale chiunque può trovare riparo dalle piogge frequenti che colpiscono la città. Dopodiché, usciti da questa struttura si erge il portare stile shintoista “Tsuzumi mon”, realizzato con legno di cipresso locale. Anche in questo caso la forma non è casuale, poiché i due pilastri principali sono stati realizzati con la forma dei tradizionali tamburi “tsuzumi” del teatro Nō. Nei pressi della stazione è possibile trovare una grande varietà di negozi, pronti a soddisfare ogni tipo di esigenza. Naturalmente non possono mancare i konbini, con la catena 7 Eleven che possiede all’interno della stazione ben due punti vendita. Entrambi sono situati all’interno dell’enorme centro commerciale posto dentro la stazione che si sviluppa su due piani. Usciti dalla stazione, invece, troviamo un altro centro commerciale chiamato “Forus” in cui sono presenti vari negozi, tra cui profumerie, negozi di abbigliamento e ristoranti. Photo credits: touristinjapan.com Continuiamo il nostro cammino verso il centro della città e in pochi minuti ci troviamo di fronte al mercato Omicho. Il mercato ospita circa 185 negozi, per lo più pescherie e ristoranti in cui è possibile trovare dell’ottimo pesce fresco ad un prezzo accessibile. Kanazawa, infatti, è particolarmente famosa per il suo pescato e i turisti, nonché i cittadini locali, amano pranzare in questi ristoranti. In ogni caso, al suo interno sono presenti anche negozi di casalinghi e abbigliamento, rendendolo un mercato essenziale per la città. Sempre in questa zona è possibile trovare due destinazioni fondamentali per Kanazawa: il giardino Kenrokuen e il castello. Il Kenrokuen è considerato uno dei tre giardini più importanti di tutto il Giappone e la sua realizzazione risale al XVII, sempre per merito del clan Maeda. Il nome, inoltre, significa letteralmente “giardino dei sei attributi” che, secondo il poeta cinese Li Gefei, definiscono un giardino perfetto, ossia spazio, tranquillità, artificiosità, antichità, corsi d’acqua e ampie vedute. In quella che è la più famosa veduta del giardino vediamo la lanterna Kotojitoro, famosa per la sua forma con due gambe anziché una. Il castello, invece, era naturalmente la residenza ufficiale del clan Maeda, che ordinò la sua costruzione nel 1583. Sfortunatamente, però, fu interessato nel corso dei secoli da numerosi incendi che ne resero necessaria la ricostruzione. Inoltre, fino al 1989 ospitava al suo interno anche la sede dell’università di Kanazawa, che fu poi spostata in periferia. Ora invece è possibile visitare il suo museo all’interno che racconta la storia del castello e del clan Maeda. Photo credits: ishikawatravel.jp Spostandoci più a nord rispetto al castello troviamo il quartiere di Higashi Chaya, anche chiamato quartiere delle geisha, poiché le “chaya” sono le case da tè dove le geisha intrattengono appunto i loro clienti. In quel periodo, in particolare, la parte centrale di Kanazawa era piena di queste chaya. Nel 1820, infatti, le chaya furono trasferite in tre quartieri distanti del centro e quello di Higashi Chaya era il più grande di quelli. Oggi si trovano molte case e strutture aperte al pubblico dove si può ammirare l’interno delle case Chaya, costruite quasi 200 anni fa. Inoltre, molti di questi edifici sono stati rinnovati e ospitano ristoranti e negozi di souvenir. Photo credits: ishikawatravel.jp Per gli amanti del mare, Kanazawa offre la possibilità anche di farsi un bagno nei periodi più caldi. Dalla stazione della città, infatti, è possibile prendere un treno il cui capolinea si trova nella cittadina di Uchinada. Dopo pochi minuti di passeggiata, ci troviamo di fronte una grandissima spiaggia su cui infatti i giapponesi sono soliti andare con la macchina. Qui è possibile rilassarsi e farsi un bagno nelle acque del mar del Giappone. Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNO Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti! 20€/ANNOLa moderna stazione
Da Omicho Market a Korinbo
Usciti dal mercato è possibile trovare dopo pochi passi il santuario shintoista Oyama, costruito per la prima volta nel 1599 sebbene in un posto differente. Il santuario, infatti, era dedicato al capo del clan Maeda ed era stato realizzato sopra il monte Utatsu. Soltanto in seguito venne spostato e fu deciso di costruire un inusuale portale d’ingresso. Come vediamo, si trova dietro il classico portale shintoista e venne progettato da un architetto olandese che utilizzò elementi religiosi sia europei che asiatici. Superato, quindi, anche il santuario ci troviamo subito nel quartiere di Korinbo, caratterizzato da modernità e dinamicità. Il quartiere, infatti, è un’importante zona commerciale che permette di rilassarsi facendo un giro nei centri commerciali o mangiando in un ristorante.Kenrokuen e il castello di Kanazawa
Il quartiere delle geisha a Kanazawa: Higashi Chaya
Uchinada
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WEB SERIE: Guardians of Japan - Episodio 02 - Tokugawa Ieyasu
Dopo il primo episodio di Guardians of Japan, condiviso due settimane fa sul nostro canale YouTube, oggi condividiamo con voi il secondo appuntamento della serie con un focus speciale dedicato a Tokugawa Ieyasu.
Alla fine dell'episodio inoltre, potete trovare un'intervista esclusiva ad Hayate Masao, attore che ha interpretato proprio Tokugawa Ieyasu nello show Netflix "Age of Samurai: battle for Japan"! Godetevi l'episodio e fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!!
Questa web serie è stata originariamente creata da Japan Italy Bridge che ha gentilmente deciso di donare il contenuto e la distribuzione all'Associazione Culturale Giappone in Italia.
EVENTO: Milano Sake Challenge 2022
Ieri si è tenuta la Milano Sake Challenge 2022, dopo uno stop di due anni dovuto alla pandemia, ritorna l'evento milanese più atteso dedicato alla bevanda alcolica giapponese.
Da quest'anno, l'evento ha ottenuto una risonanza internazionale ed è diventato un momento ufficiale e qualificante per tutte le aziende produttrici di sake.
Ovviamente noi non potevamo mancare! L'Associazione culturale Giappone in Italia ha partecipato appunto alla Milano Sake Challenge patrocinando l'evento e facendo un piccolo recap che oggi condividiamo con voi!
Rimanete sintonizzati perchè nei prossimi giorni parleremo nuovamente di questo bellissimo evento!