Cos’è Yonaguni?

Avete mai sentito parlare di Yonaguni? No? Beh, anche se siete dei grandi appassionati di Giappone potrebbe essere normale che non vi sia mai capitato di imbattervi in questa parola.

Yonaguni è una splendida isola di Okinawa, ma non una qualsiasi: è l’isola più occidentale di Okinawa, come riporta JNTO “l’ultimo luogo in Giappone per ammirare ogni giorno il tramonto del sole. […] E’ la più remota di tutte le isole di Okinawa e la più difficile da raggiungere”. Per accedervi, infatti, vi sono pochi voli, e arrivando in traghetto da altre isole il sentiero potrebbe essere parecchio tortuoso. Insomma: una splendida e misteriosa località per le perfette vacanze estive di chiunque ami sole, mare e anche un po' di avventura.

In questo luogo, oltre alla pace che anima le isole dell’arcipelago, è possibile ammirare rovine sotterranee facendo escursioni, piccoli cavalli liberi per il luogo e – d’inverno – persino squali.

 

Di recente l’isola di Yonaguni ha raggiunto una maggiore popolarità in una maniera decisamente particolare: un famoso cantante portoricano, Bad Bunny, ha intitolato una sua canzone in questo modo, proprio riferendosi a questo ignoto luogo del Giappone.

https://www.youtube.com/watch?v=doLMt10ytHY

Il video coinvolge un insieme di riferimenti al Giappone che – al di là dell’accuratezza con cui vengono presentati – dimostra come le influenze nipponiche si facciano sentire ormai davvero in tutto il globo in differenti forme.

Il video comincia con lo stesso artista seduto in un ristorante giapponese apparentemente tradizionale, di quelli che si trovano nelle strette vie di Osaka. Ci sono riferimenti ad arti marziali, ikebana, videogames… Bad Bunny mostra anche uno studio di tatuaggi in cui si fa incidere sulla gamba la scritta “PokemonGO”, dal famoso gioco che prese piede qualche anno fa.

Il video si conclude con la versione anime di Bad Bunny, triste, che cammina tra alberi di sakura dai petali cadenti: il cantante conclude con alcune frasi in giapponese. Se il tutto può far sorridere alcuni, la sorpresa di ascoltare un cantante di trap/reggaeton latino provare a cantare in giapponese è molta. Lasciando da parte i gusti musicali di ognuno: perché scoraggiare l’interesse verso altre culture, dopotutto?

Il messaggio dell’intera canzone è chiaro: anche se l’artista vorrebbe dimenticare la donna che desidera, se sapesse dove si trova si spingerebbe fino in capo al mondo per raggiungerla. In capo al mondo: proprio sull’isola di Yonaguni.

 

Data la fama che ha travolto ormai da qualche anno Bad Bunny, questa canzone ha letteralmente fatto il giro del mondo, ed è arrivata proprio lì: in Giappone. Sebbene questo genere musicale sia ciò che di più lontano ci sia dai gusti dei giapponesi (probabilmente anche per un fattore linguistico), “Yonaguni” ha colpito in particolare un altro personaggio cui fama lo precede: Takashi Murakami.

L'artista, con un post su instagram ha espresso tutta la sua meraviglia e interesse nei riguardi di questa strana canzone, che prende in considerazione un luogo lontano ed esotico come Yonaguni.

https://www.instagram.com/p/CSa1zS7nQr6/?utm_medium=copy_link

“Ho ascoltato la canzone "Yonaguni" di Bad Bunny @badbunnypr su Spotify. L'anno scorso, il suo "DÁKITI" ha preso d'assalto il mondo, e negli ultimi mesi ho continuato a sentire la frase giapponese "doko ni imasuka" su Spotify, che ha suscitato il mio interesse. Ascoltando attentamente la canzone, ho capito che era quella chiamata "Yonaguni".

In Giappone ci sono molti ascoltatori che sono curiosi di conoscere i testi in giapponese cantati da Bad Bunny. L’argomento è caldo sul web, con blog che spuntano con domande come: "Perché giapponese?" e "Perché Yonaguni?".

Un cantante di Porto Rico canta dell'esotismo dell'isola di Yonaguni nel lontano Giappone, e io, come giapponese, sono commosso dalla meraviglia di ciò. E' un'esperienza molto edificante e 'morbida'.

Sono riuscito a guadagnare fan in tutto il mondo per il mio lavoro che raffina e sublima la cultura giapponese dei manga e degli anime come arte, ma dopo la toccante esperienza dell'ascolto di "Yonaguni", ho voluto incorporare un misterioso stato d'animo di esotismo anche nel mio lavoro.

In questi giorni sono profondamente coinvolto nel mondo della ceramica giapponese, in cui sembra dimenarsi la "storia del Giappone" indigena e sporca. C'è un esotismo in tutto ciò, come se stessi viaggiando attraverso una storia sconosciuta al resto del mondo.

Spero di postare qui, di tanto in tanto, cose di questa natura”.

 

Murakami dichiara di sentirsi meravigliato e toccato dal modo in cui l’esperienza della cultura pop giapponese viene percepita sin dall’altro capo del mondo. Si rende conto, con il suo lavoro negli anni, di aver in qualche modo “innalzato” il mondo di manga e anime allo status di arte. In questo senso, con “Yonaguni” è convinto di dover incorporare nei suoi lavori quello stesso esotismo percepito con quella canzone che tanto l’ha colpito.

Elementi nuovi, un viaggio attraverso esperienze sconosciute, senza abbandonare le proprie origini.

 

 

 

Fonti:

https://www.japan.travel/it/spot/565/

 

 

A cura di Susanna Legnani

 


Tanka - Con erba lunare

Con erba lunare

tingerò la mia veste;

non m’importa se all’alba,

bagnato dalla rugiada,

il colore svanirà.

 

Tsukikusa ni 

koromo wa suramu

asatsuyu ni

nurete no nochi wa

utsuroinu tomo

 

-Anonimo 


Tanka - Che il primo kimono a righe 

Che il primo kimono a righe 

diventi presto

un segno di prosperità!

 

Hatsu awase

nikumarezakari ni

hayaku nare

 

-Kobayashi Issa


Leiko Ikemura in mostra a Milano

Settembre è arrivato e Giappone in Italia ritorna a vivere il Giappone a Milano con una bellissima mostra dedicata a Leiko Ikemura: Prima del tuono, dopo il buio

Leiko Ikemura

Dal 4 settembre al 23 dicembre 2021, BUILDING presenta Prima del tuono, dopo il buio, la prima mostra personale in Italia dell’artista giapponese naturalizzata svizzera Leiko Ikemura, a cura di Frank Boehm. Una meravigliosa esposizione che si estende su diversi piani e offre un'ampia panoramica sull'evoluzione artistica di Ikemura. Con una selezione di 50 opere realizzate fra gli anni '80 e oggi, il progetto presenta anche una scultura in vetro. Infatti, qui troviamo riunite la creatività nipponica con l'abilità minuziosa degli artigiani veneziani.

Chi è Leiko Ikemura?

Classe 1951, Leiko ikemura è una pittrice e scultrice giapponese che ha poi deciso di vivere fra Svizzera e Germania.

Le sue opere hanno un linguaggio visivo complesso e altamente espressivo. Infatti, nei suoi lavori Leiko Ikemura si concentra sulla figura umana e sulla sua posizione all’interno del cosmo. Nonostante i suoi inizi fossero prevalentemente concentrati su un aspetto più figurativo, con la propria evoluzione artistica si sposta poi verso l'astratto.

Uno dei temi ricorrenti delle sue produzioni sono le figure femminili mostrate libere da qualsiasi ambiente spaziale, contestualizzate all’interno di paesaggi eterei, più emotivi che fisici. Questo contribuisce a creare una pittura senza tempo, espressione di una personale rappresentazione della condizione esistenziale contemporanea.

L’universo espressivo di Leiko Ikemura spazia dal disegno all'acquerello, dalla pittura alla fotografia, fino alla scultura, realizzata in ceramica, terracotta, bronzo e, più recentemente, in vetro. La mostra creata da BUILDING si sviluppa secondo gruppi tematici che raccontano il vocabolario visuale dell'artista. Infatti passiamo dai disegni a carboncino di grande formato degli anni '80, in mostra qui per la prima volta, sino ad arrivare alle tonalità più calde dei lavori attuali.

Prima del tuono, dopo il buio

La mostra prende il titolo dai quadri presenti già al piano terra: Before Thunder (2014-17) e After Dark (2014-17), due dipinti di grandi dimensioni. L'accostamento dei titoli è volto a suggerire quella condizione di trasformazione e costante divenire spesso presente nell’opera dell’artista. Nel silenzio di un'atmosfera livida e rarefatta, i contorni sfocati delle figure in primo piano sembrano fondersi con il paesaggio circostante, irradiando una spiritualità soffusa.

Tuttavia, questa mostra è unica nel suo genere per le opere esposte eccezionalmente a BUILDING per la prima volta dopo trent'anni, come per esempio Ohne Titel, realizzato nel 1983 in occasione del soggiorno a Norimberga.

Leiko Ikemura Leiko Ikemura 

Fra bronzi e terrecotte che ritraggono il tema ricorrente della figura femminile sdraiata, Leiko Ikemura racconta tutta la complessità e la fragilità interiore dell’universo femminile. Ai piani superiori dove il percorso espositivo continua con le opere appartenenti alla produzione più recente. Infatti, dal terzo piano a salire il un punto di vista privilegiato è sugli aspetti più astratti del lavoro di Ikemura. Qui, in Bit of Blue (2019), CRN Act (2020) e Moon Shine (2020) la narrazione lascia spazio a un linguaggio che privilegia l’intensità cromatica e un lirismo pacato, come la luce tenue delle sue atmosfere cosmiche.

Leiko Ikemura

Di particolare rilievo all’interno del progetto espositivo è la presenza di una scultura in vetro, creata appositamente per la mostra e nata dalla collaborazione tra BUILDING e la vetreria artistica Berengo Studio di Venezia, avviata in occasione del ciclo Dalla sabbia.

Giappone in Italia è fiero di potervi invitare a questa meravigliosa mostra. Un'occasione più unica che rara per scoprire e immergersi in nuovi aspetti dell'arte giapponese. Osservare le opere di Leiko Ikemura è un’esperienza intima, che trasmette un crescente desiderio inappagato di completezza.

Informazioni

Leiko Ikemura - Prima del tuono, dopo il buio
a cura di Frank Boehm

Quando: dal 4 settembre 2021 al 23 dicembre 2021
Orari di apertura: 10:00 - 19:00
Aperture Straordinarie: domenica 5 e lunedì 6 settembre 2021, 10:00 - 19:00
Dove: BUILDING, via Monte di Pietà 23, Milano mar - sab, 10 – 19
Contatti: +39 02 89094995 | info@building-gallery.com


Tanka - Lungo la via celeste, ove s’incrociano

Lungo la via celeste, ove s’incrociano

l’estate che va

e l’autunno che viene,

solo da una parte, penso,

soffia il fresco vento.

 

Natsu to aki to

yukikau sora no

kayoiji wa

katae suzushiki

kaze ya fukuramu

 

-Oushikoushi no Mitsune


Haiku - Sulla porta d’erba 

Sulla porta d’erba 

mangio ortiche,

come le lucciole.

 

kusa no to ni

ware wa tade kuu

hotaru kana

 

-Takarai Kikaku


Piza toast

piza toast

Il piza toast è Shokupan (un pane giapponese a casetta) tostato mettendo la salsa di pomodoro e ingredienti semplici sul pane come sulla pizza. Il piatto è ispirato alla pizza in stile americano ed è nato in Giappone. È nato come sostituito della pizza, ed è diventato un piatto standard dei Kissaten (caffetterie giapponesi). In Giappone è un piatto popolare per la colazione e gli spuntini perché è una ricetta che si può preparare facilmente, anche in casa. In giapponese pizza si pronuncia “piza”, ma la pizza e il piza toast sono due piatti differenti, per questo si sta utilizzando il nome “piza toast”.

 

La storia della nascita del piza toast

Il piza toast è nato nella storica Kissaten (caffetteria) “Kōhīkan Benishika”, fondata nel 1957, che ancora oggi sembra nostalgicamente una caffetteria tipica del periodo Showa. Intorno al 1964, quando la pizza era ancora un piatto caro, le caffetterie avevano nel menù solo caffè, tè, tramezzini e torte. Il marito e la moglie proprietari del “Kōhīkan Benishika” desideravano ampliare il menu, che aveva solo tramezzini e toast al burro, dunque hanno ideato un toast economico che ricordava la pizza, piatto invece più caro ma che piaceva molto. L’idea geniale era di usare il normale Shokupan che cucinavano in caffetteria al posto dell’impasto della pizza che andava preparato apposta. Hanno immaginato un pane con formaggio sciolto e perciò, dopo tentativi ed errori, sono finalmente arrivati ad una ricetta con forma e gusto come li avevano immaginati. All’inizio alcune persone criticarono la ricetta perchè “Non è una pizza!” ma, nel frattempo, il numero dei fan è gradualmente aumentato e la ricetta è famosa ancora oggi dopo più di 50 anni.

 

Gli ingredienti 

Gli ingredienti da mettere sullo Shokupan variano a seconda del gusto delle persone, come in una vera pizza. In genere su una salsa di pomodoro vengono messi carne, come salame e prosciutto, verdure, come mais, peperoni a fette, cipolle a fette e funghi, e formaggi. Il vantaggio del piza toast è che è facile da realizzare e si può anche improvvisare utilizzando gli ingredienti che si trovano nel frigorifero di casa. Si può anche sostituire la salsa di pomodoro con il ketchup. Inoltre i piza toast vengono spesso venduti nei supermercati già confezionati e pronti, bisogna solo scaldarli in forno. Il piza toast può essere fatto facilmente anche in Italia ma, se andate in Giappone, provatelo in una Kissaten!

 

Fonti :

https://camelia.co.jp/magazine/book/294

https://news.nissyoku.co.jp/restaurant/tanakak20091207021013650

 


Tanka - La notte d’estate,

La notte d’estate,

mentre è ancora sera,

già si schiude all’aurora.

Dove, fra le nubi, 

si è rifugiata la luna?

 

Natsu no yo wa

mada yoi nagara

akenuru o

kumo no izuko ni

tsuki yadoruramu

 

-Kiyohara no Fukayabu


Haiku - Al suo termine, la strada

Al suo termine, la strada

si avvicina al profumo.

Biancospini in fiore.

 

michi taete

ka ni semari saku

ibara kana

 

-Yosa Buson


4 architetture contemporanee pazzesche che non puoi proprio perderti in Giappone

Il Giappone è, forse, terra di contraddizioni conciliate, dove la tradizione e l’iper-moderno convivono senza che lo sguardo ne venga disturbato. O almeno, non eccessivamente. Se alcuni giapponesi rivedono in questo un aspetto caratterizzante il loro territorio, altri rispondono forse che il paesaggio nipponico – soprattutto quello delle grandi metropoli – può risultare un po’ 変  (hen): strano, particolare, curioso, eccentrico, a tratti disordinato. Non sorprende mai trovare sul nostro cammino antichi santuari shintoisti in legno accanto a super moderni grattacieli dalle forme asimmetriche.

Nonostante il prolungato periodo di chiusure, il Giappone non manca di stupire a proposito di grandi opere: l’estetica del nuovo-antico esplode in progetti architettonici che non dovreste proprio perdervi. 

 

  • Louis Vuitton Ginza Namiki, Tokyo

 

Dall’opera sinergica di Jun Aoki e Peter Marino, che già nel 2020 avevano stupito gli abitanti di Osaka con un edificio per lo stesso brand ispirato a un battello, nasce la struttura per il nuovo negozio di Louis Vuitton a Ginza, Tokyo. L’edificio sembra letteralmente uscito dalle profondità marine, in vetro riflette tutto ciò che lo circonda come uno specchio d’acqua. La rivista Domus paragona le vibrazioni provocate da questo edificio al Vaporwave, concetto estetico applicato a diversi generi di prodotti (musica, fotografia, abbigliamento etc.) che rimanda a una dolce e calma distorsione del mondo di cui facciamo esperienza. Un guardare la realtà con occhiali particolari, che rilassano lo spettatore. 

Quest’edificio, composto da un solo blocco principale, appare allo stesso tempo resistente e fluido, pronto a trasportare chi vi passa accanto in un mondo altro.

 

  • Cartier a Shinsaibashi, Osaka

Klein Dytham architecture, studio di architettura conosciuto a livello internazionale, specializzato anche in design d’interni, interventi urbanistici e installazioni ha sede ìa Tokyo. Ha fornito un aspetto tutto particolare alle vetrine di Cartier di Osaka. Il negozio si trova nel quartiere commerciale di Shinsaibashi, all’incrocio con diversi negozi dall’aspetto moderno e materiali metallici. Lo studio mette in evidenza come, al contrario, la facciata in legno conferisca un’atmosfera diversa al luogo. 

La tradizionale attenzione per i materiali del luogo tipica giapponese, come l’uso del legno (legno hinoki), è corredata dal tipico uso degli incastri per le costruzioni: una reinterpretazione tutta in chiave contemporanea di una precisione eccelsa. 

I blocchi, nella notte, creano uno spettacolo tutto particolare, essendo corredati da luci LED. 

 

L’edificio è, dunque, come dichiarato dallo studio, insieme un omaggio alla tradizione dell’artigianato giapponese, insieme a quella del marchio Cartier. 

 

  • Four Leaves Villa, Karuizawa

KIAS studio (Kentaro Ishida Architects Studio) realizza una spettacolare residenza nella foresta di Karuizawa, fuori dalla caotica metropoli di Tokyo. L’edificio, pensato per una committenza specifica, è una struttura che identifica la linea sottile che corre tra l’antico e il nuovo Giappone. 

La residenza non è fatta per distinguersi tra le fronde degli alberi, ma anzi per entrare a far parte del paesaggio circostante. 

È composta da tre volumi principali, il materiale dominante è ovviamente il legno. Il tetto, ricurvo in più installazioni, non ha un andamento verticale ma piuttosto si adagia sui volumi delle mura, adattandosi all’orientamento orizzontale del terreno, come una capanna che protegge dagli imprevisti della foresta. La conformazione del tetto fa sì che gli interni abbiano altezze variabili, a enfatizzare la dinamicità degli spazi. 

Questa residenza, nonostante le linee decisamente moderne, è in linea con la tradizionale giapponese di equilibrio con il contesto naturale. La casa, è anch’essa parte della foresta, elemento naturale come gli stessi alberi. 

 

  • Shiroya Inn, l’hotel di Maebashi

L’Hotel Shiroya Inn, rinnovato da Sou Fujimoto, è una ventata di fresco tra le strade di Maebashi. Azione avvenuta nel senso della riqualifica, si avvale, oltre che a Fujimoto stesso, di un team di artisti d’eccellenza, tra cui Jasper Morrison, Michele Lucchi, Leandro Erlich e anche Tatsuo Miyajima. 

L’albergo era un luogo storico di Maebashi, chiuso nel 2008, ha riaperto con un nuovo aspetto tutto particolare. 

Se l’azione principale e più evidente è stata quella di aggiungere all’edificio principale una grossa collina erbosa con alcune piccole cabine, ciò che è spettacolare dell’albergo continua all’interno. Interno quasi labirintico, prevalentemente in cemento - in contrasto con gli esterni ma fedele al suo antico aspetto – l’elemento vegetale vi si insinua con naturalezza. Su questa collina sono presenti piccole stanze, ma anche spazi comuni come saune. 

Ogni artista si occupa di un aspetto particolare dell’albergo, come installazioni e opere d’arte pensare ad hoc, inoltre sono presenti all’interno stanze rinnovate appositamente dal singolo artista, nel loro stile particolare. 

L’enorme atrio interno è corredato da un’installazione luminosa pensata da Erlich, ispirata al romanzo di Italo Calvino “Le città invisibili”: in una delle storie esiste un edificio invisibile, ma di cui si vedono tubi e condotti elettrici. 

 

 

Fonti e link utili:

http://www.klein-dytham.com

https://www.domusweb.it/it/architettura/gallery/2021/03/25/il-nuovo-negozio-louis-vuitton-ginza-namiki-a-tokyo--un-edificio-vaporwave.html

https://www.kias.co.jp/four-leaves-villa

http://www.sou-fujimoto.net

https://www.dezeen.com/2021/04/12/sou-fujimoto-shiroiya-hotel-renovation-japan/

 

a cura di Susanna Legnani