La cerimonia dell'incenso

 

Profumi elusivi, la via di Koh

Ho avuto l’opportunità all’inizio di questa settimana di partecipare a una conferenza e a una dimostrazione sul kodo, la via dell’incenso. Il kodo è un’arte tradizionale giapponese, un rituale che è meditativo come natura ma, a differenza del chado, è anche giocoso. Il kodo ha profonde radici nella cultura giapponese e risale al periodo Heian (794-1192). È citato ne "La storia di Genji" ed evoca immagini di bellezza e meraviglia del Giappone antico.

Kihachiro Nishura di Tokyo è un maestro di kodo e ha preparato per 60 persone una versione breve del genjiko, una cerimonia dell’incenso in cui agli ospiti sono dati tre diversi profumi ed essi devono distinguere se sono gli stessi o sono diversi.Leggere di più


Cucina giapponese

gamberi_onigaraGamberi onigara – gamberi alla griglia

Ingredienti

12 gamberi molto grossi, ½ tazza di salsa di soia, ½ tazza di mirin, sansho.

Preparazione

Eliminate testa e zampe dei gamberi; lavateli, asciugateli e infilzateli su spiedini dopo aver inciso il guscio su tutta la parte inferiore.
Grigliateli a forte calore, esponendoveli prima dalla parte superiore; quando sono quasi cotti, preparate una salsetta mescolando salsa di soia e mirin e versatela sulla parte inferiore dei gamberi e sull'estremità aperta (là dove avete tolto la testa). Grigliate ancora finché la salsa è asciugata.
Cospargete con sansho e servite subito.

Tratto da cookaround.com


L’uomo e la donna nella società giapponese contemporanea attraverso l’amae.

simboli_di_genere“L’era della donna” (onna no jidai), così si sente spesso dire di questi tempi in  Giappone, perché in effetti la donna sembra abbia raggiunto in larga parte una condizione di parità che la vede protagonista o comunque partecipe di ruoli sociali piuttosto elevati, come l’ingresso in politica, con la possibilità di scegliere liberamente tra una buona varietà di opzioni nel pieno raggiungimento di uno stile di vita adeguato alle proprie esigenze.

Ma si tratta effettivamente di emancipazione? Le donne sono realmente libere di muoversi come reputano senza conseguenze che vadano ad intaccare la loro libertà effettiva? Ciò che è interessante è soprattutto chiedersi come le donne stesse si autoritraggano all’interno del sistema e come considerino il proprio stato attuale. E questa è una cosa davvero difficile da evincere in una società come quella giapponese, soprattutto se si pensa che la percezione individuale varia comunque a seconda dell’età, dello status socio-economico, del background educativo e del livello di consapevolezza circa i problemi relativi alla condizione della donna. Leggere di più


Intervista ad Alberto Moro

Alberto Moro, Presidente di Giappone in Italia e membro dell’Associazione Culturale Urasenke di Milano, è intervistato sulla cerimonia del tè dalla web tv Televisionet.


Sedere e ascoltare il vento tra i pini

La maggioranza delle classi di tè Issoan sono di sera e gli studenti vengono spesso direttamente dopo il lavoro o dall’ora di punta del traffico per raggiungere la scuola. Di solito iniziamo la lezione con 10-15 minuti di zazen. Già sedere in silenzio e respirare profondamente aiuta a metterci alle spalle parte della polvere del mondo, a concentrarci e a essere pronti per lo studio.

I miei studenti mi chiedono spesso qual è il modo corretto di meditare. Non so molto sulla meditazione Zen ma per far iniziare i miei studenti, li faccio sedere in seiza (se in kimono) o a mezzo loto (grazie, Jordan) o con le gambe incrociate. Seduti con la schiena dritta, le orecchie allineate alle spalle, le braccia comodamente in grembo, la mano sinistra sopra quella destra, i palmi verso l’alto e i pollici uniti. Accendiamo l’incenso, suoniamo la campana e svuotiamo le nostre menti. Cerca di contare i respiri da 1 a 10 e da 10 a 1 oppure lascia che i pensieri vadano e vengano e si stabilizzino all’interno.Leggere di più


Cucina giapponese

teriyaki_di_polloTeriyaki di pollo - Pollo marinato e grigliato

Ingredienti

500 g di petto di pollo, 3 cucchiai di salsa di soia, ½ cucchiaino di zenzero grattugiato, 2 cucchiai di mirin, 2 cucchiai di maizena, 2 cucchiai di olio

Preparazione

Mescolate la salsa di soia, lo zenzero e il mirin e versate sul pollo tagliato in 4-6 pezzi. Marinate per mezz'ora. Sgocciolate il pollo, asciugatelo e passatelo nella maizena, premendo con le palme delle mani perché questa aderisca bene. Cuocete nel forno al grill. Scaldate l'olio nella placca da forno, adagiatevi il pollo, cuocetelo per 3 minuti da una parte. Voltatelo, aggiungete la salsa, cuocete altri 3 minuti; di nuovo voltate il pollo, di nuovo bagnate con la salsa, cuocete 2 minuti ancora.Leggere di più


Shichi go san

shichi_go_sanIl 15 novembre in Giappone si celebra il Shichi go san, una ricorrenza nella quale si prega per la crescita in buona salute dei bambini.

Shichi go san, letteralmente significa sette, cinque e tre. Queste età sono considerate un traguardo importante nella vita dei bambini: all'età di sette anni le bambine indossano per la prima vota l'obi, la cintura a fascia che chiude il kimono; mentre a cinque anni i bambini indossano per la prima volta i pantaloni hakama in pubblico. I tre anni simboleggiano l'età in cui ai bambini e alle bambine viene dato il permesso di fare crescere i propri capelli.

La data del 15 novembre fu scelta per questa celebrazione in quanto considerata una delle più fortunate secondo il calendario tradizionale giapponese.Leggere di più


L'autodisciplina e gli studi del tè

cerimonia_del_teUna delle grandi lezioni che ho appreso durante i miei 25 anni di studi del tè è l’importanza dell’autodisciplina. Credo che sia uno di quei valori adulti che non sembrano più essere tenuti da conto. Ero solita pensare all’autodisciplina come a una punizione; sentirsi in colpa perché non avevo fatto le cose che avrei dovuto fare, negandomi così il piacere della vita.

Quando all’inizio arrivarono gli studi del tè, non ero una studentessa particolarmente brillante. Non praticavo fra una classe e l’altra, la mia sensei mi rimproverava durante la lezione perché la mia mente vagava, ero in ritardo alle lezioni e ponevo sempre le domande anche quando la sensei aveva appena finito di spiegare proprio la cosa che stavo domandando (non prestavo attenzione). Di conseguenza, non progredivo molto.

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Chūken Hachikō: il significato della fedeltà

hachikoHachikō era un bellissimo esemplare di razza Akita bianco, nato nell’omonima prefettura nel 1923 e portato a Tokyo dal suo padrone, Ueno Hidesaburō, docente presso l’università di Tokyo, come regalo per la figlia. Gli fu dato il nome Hachikō, perché le sue zampette anteriori assomigliavano al carattere giapponese del numero otto ( hachi).

Ogni mattina, cane e padrone, si recavano insieme alla stazione di Shibuya, dove il professore prendeva il treno per andare al lavoro, e, ogni pomeriggio, Hachikō attendeva pazientemente il suo ritorno seduto davanti alla biglietteria. Questa routine fu interrottà qualche anno dopo dall’improvvisa morte del professor Ueno, il quale non fece più ritorno. Il povero cane non si arrese alla realtà e continuò a recarsi alla stazione ogni giorno alla stessa ora, nella speranza di rivedere l’amato padrone rientrare finalmente a casa. Leggere di più


Cucina giapponese

cucina_giapponeseFilosofia e tradizione

La ricerca della perfezione estetica è un dato ancora molto presente nella filosofia di vita giapponese: bellezza e rigore formale fanno parte al tempo stesso della tradizione e del quotidiano, anche in cucina. La cucina giapponese rappresenta un’esperienza unica nel suo genere, che coinvolge profondamente a diversi livelli. Non solo il gusto, ma anche la nostra sensibilità estetica viene piacevolmente sollecitata dalla bellezza impeccabile nella presentazione dei cibi, dall’armonia dei colori nel piatto e dall’equilibrio degli accostamenti.

L’appetito è stuzzicato in maniera irresistibile, le aspettative sensoriali amplificate. Un piatto è buono anche perché è bello a vedersi, e bellezza vuol dire cura estrema dei particolari, scelta attenta di stoviglie e utensili, anche per quel che riguarda la loro disposizione. Ogni pietanza prende forma nel suo piatto, ogni gesto è ripetuto all’infinito, perfezionato fino a rendere la preparazione del cibo simile a un rito antico.

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