L'iki e la sensibilità estetica giapponese
L’Iki è un modus vivendi tipico dei giapponesi che si esplicita nella figura della geisha. Rappresenta la quintessenza della seduzione finalizzata a se stessa. Si differenzia dagli approcci tradizionali perché rinuncia alla conquista grazie alla forza spirituale. La caratteristica principale è la rottura dell’equilibrio ordinario, che si palesa in tutte le “manifestazioni corporee” dell’Iki. Componendosi di vistosità e modestia, distinzione e volgarità, dolcezza e asprezza, Iki rappresenta il “termine medio”, non sbilanciandosi mai verso l’uno o l’altro estremo.
Per i giapponesi la seduzione si limita ad un cenno allusivo. Mostrare pezzi di vestiti più intimi di sfuggita, mentre si cammina, oppure piccoli lembi di pelle, esprime la dualità della seduzione iki: rompendo l’uniformità del kimono che avvolge completamente la figura femminile, si suggerisce un’apertura all’altro sesso. La bellezza si coglie in piccoli accenni, viene sussurrata dalla peculiarità dell’abbigliamento e dalle posture.Leggere di più
Kōdō: la Via dell’Incenso
I giapponesi sono da sempre molto sensibili agli odori. I profumi arrivarono dall’India sia in Oriente che in Occidente, ma il loro utilizzo si è sviluppato qui sottoforma di essenze e là sottoforma di incensi. In Giappone l’incenso è diventato un’arte, una via (il Kodo, la via dell’incenso), elemento integrante della cultura.
L’incenso ha fatto la sua apparizione nell’arcipelago verso la metà del VI secolo, nello stesso momento in cui anche il Buddhismo veniva introdotto dalla Cina. Qualche anno più tardi alcuni documenti parlano di un legno odoroso. In quell’epoca l’incenso era utilizzato per le cerimonie religiose e, in particolare, veniva bruciato davanti alle immagini buddhiste. Nell’VIII secolo il monaco cinese Ganjin portò in Giappone numerosi testi sacri, insieme a ricette di profumi e medicamenti, ed è così che i giapponesi vennero iniziati ai segreti della combinazione degli ingredienti, nell’arte della fabbricazione degli incensi, detti Takimono.Leggere di più
Cinema giapponese
I miei vicini Yamada / Hōhokekyo tonari no Yamada-kun
Ritratto della vita quotidiana di una ordinaria famiglia: dalla bambina dimenticata per sbaglio al supermercato, alla lotta per il controllo del canale Tv, alla nonna che manda in fumo la cena. Ma la fantasia può prendere il sopravvento e il padre diventa un supereroe.
Il film sarà proiettato venerdì 5 febbraio alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.
Geisha, il fascino dell'inespresso
Geisha, termine giapponese dal forte potere evocativo sia nell’immaginario nipponico che in quello occidentale, è composto dai caratteri gei芸, arte e sha者 persona. Le geisha sono infatti persone educate nelle arti e nella danza, che intrattengono gli uomini con le loro performance e una conversazione brillante e colta. Spesso, dal punto di vista occidentale, la figura della geisha ha avuto una connotazione legata al commercio sessuale, frutto di certa cinematografia hollywoodiana e di parte del nipponismo. Niente è più lontano dalla realtà. La geisha, così lontana dal mondo della famiglia e da quello degli affari, occupa uno spazio in cui gli uomini si incontrano e socializzano, in un gioco di allusioni e di scambio elegante a cui l’inespresso dona il più grande fascino.
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Oiran, bellezza e sensualità
Il termine oiran può essere tradotto con l’espressione “il fiore che primeggia”. Durante il periodo Edo (1600-1868), infatti, le oiran erano cortigiane di altissimo rango e vivevano segregate nei quartieri del piacere (aboliti nel 1958), anche se in posizione di assoluto privilegio rispetto alle normali prostitute. Esse eccellevano nelle arti di intrattenimento come la danza, la musica, la calligrafia, la conversazione brillante ma, a differenza delle geisha, le oiran erano cortigiane nel senso pieno del termine, donne di grande fascino e sensualità la cui compagnia andava prenotata con molto anticipo attraverso un percorso ritualizzato di richiesta formale alla casa da tè che le ospitava, e di presentazione reiterata di doni via via più preziosi alla stessa oiran e al suo entourage.
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Do Gaku Jitsu
Quando andai per la prima volta a studiare il chanoyu a Kyoto c’erano tre grandi ideogrammi all’entrata delle classi del secondo piano dove seguivamo le nostre lezioni. Essi erano: Do – Gaku – Jitsu. Alla prima occasione, chiesi all’insegnante Mori che cosa significassero queste tre parole e perché fossero importanti.
Disse che studiare il Chado, non è qualcosa che si impara dai maestri. Le cose che cerchi sono già dentro di te e le devi scoprire da solo. I sensei sono lì a indicare la strada, ma il modo in cui progredisci nel tè dipende da te non dall’insegnante. Essi possono solo aprire le porte ed esporre gli studenti ai molti, molti aspetti del Chado. La via del tè è un processo di autorivelazione del sé, del mondo attorno a te e di come tu sei nel mondo.
Cinema giapponese
Nubi sparpagliate / Midaregumo
Yumiko, una giovane donna, ha appena scoperto di essere incinta del suo primo figlio. Hiroshi, suo marito, impiegato nel Ministero del Commercio e dell’Industria, sarà trasferito all’ambasciata di Washington. Ma Hiroshi perde improvvisamente la vita per un incidente automobilistico. Mishima, coinvolto in quel disastro, pur riconosciuto innocente, si sente responsabile nei confronti di Yumiko e cerca di aiutarla. Tra lui e la vedova le cose cominceranno a complicarsi…
Il film sarà proiettato venerdì 22 gennaio alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.
Geisha: i quartieri di piacere
Lo Shogun Ieyasu Tokugawa, nel 1600, adottò come religione di Stato il Neoconfucianesimo e questa filosofia religiosa influenzò moltissimo la vita delle persone durante tutti i 250 anni di questo periodo storico.
Il Neoconfucianesimo imponeva obbedienza assoluta all’Imperatore e, in famiglia, al padre. La donna doveva obbedire al padre, poi al marito e infine al figlio, in caso di morte del marito.
I matrimoni erano combinati, i giovani sposi molto spesso si incontravano solo nel giorno del loro matrimonio e la moglie veniva adottata dalla famiglia dello sposo, andando a vivere insieme a lui e ai suoceri. Il suo scopo era quello di concepire un figlio.
Un altro aspetto importante dell’influenza che il Neoconfucianesimo ha avuto sulla società Tokugawa è la divisione in classi. Daimyo, Samurai, Contadini, Artigiani e infine Mercanti. Ogni classe sociale era regolata da un suo preciso sistema di norme. Leggere di più
La vestizione del kimono: tradizione e bellezza
Giovedì 14 gennaio 2010 ore 18.30
La Vestizione del Kimono: tradizione e bellezza
A cura della sig.ra Tomoko Mizu con il commento della dott.ssa Rossella Marangoni
In collaborazione con Associazione Giappone in Italia
Sponsor: Moro Real Estate e RasenBudo Zen
Palazzo Reale, Sala delle Otto Colonne (accesso dalla mostra)
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
I posti verranno assegnati in biglietteria a partire dalle ore 18.