Leiko Ikemura in mostra a Milano

Settembre è arrivato e Giappone in Italia ritorna a vivere il Giappone a Milano con una bellissima mostra dedicata a Leiko Ikemura: Prima del tuono, dopo il buio

Leiko Ikemura

Dal 4 settembre al 23 dicembre 2021, BUILDING presenta Prima del tuono, dopo il buio, la prima mostra personale in Italia dell’artista giapponese naturalizzata svizzera Leiko Ikemura, a cura di Frank Boehm. Una meravigliosa esposizione che si estende su diversi piani e offre un'ampia panoramica sull'evoluzione artistica di Ikemura. Con una selezione di 50 opere realizzate fra gli anni '80 e oggi, il progetto presenta anche una scultura in vetro. Infatti, qui troviamo riunite la creatività nipponica con l'abilità minuziosa degli artigiani veneziani.

Chi è Leiko Ikemura?

Classe 1951, Leiko ikemura è una pittrice e scultrice giapponese che ha poi deciso di vivere fra Svizzera e Germania.

Le sue opere hanno un linguaggio visivo complesso e altamente espressivo. Infatti, nei suoi lavori Leiko Ikemura si concentra sulla figura umana e sulla sua posizione all’interno del cosmo. Nonostante i suoi inizi fossero prevalentemente concentrati su un aspetto più figurativo, con la propria evoluzione artistica si sposta poi verso l'astratto.

Uno dei temi ricorrenti delle sue produzioni sono le figure femminili mostrate libere da qualsiasi ambiente spaziale, contestualizzate all’interno di paesaggi eterei, più emotivi che fisici. Questo contribuisce a creare una pittura senza tempo, espressione di una personale rappresentazione della condizione esistenziale contemporanea.

L’universo espressivo di Leiko Ikemura spazia dal disegno all'acquerello, dalla pittura alla fotografia, fino alla scultura, realizzata in ceramica, terracotta, bronzo e, più recentemente, in vetro. La mostra creata da BUILDING si sviluppa secondo gruppi tematici che raccontano il vocabolario visuale dell'artista. Infatti passiamo dai disegni a carboncino di grande formato degli anni '80, in mostra qui per la prima volta, sino ad arrivare alle tonalità più calde dei lavori attuali.

Prima del tuono, dopo il buio

La mostra prende il titolo dai quadri presenti già al piano terra: Before Thunder (2014-17) e After Dark (2014-17), due dipinti di grandi dimensioni. L'accostamento dei titoli è volto a suggerire quella condizione di trasformazione e costante divenire spesso presente nell’opera dell’artista. Nel silenzio di un'atmosfera livida e rarefatta, i contorni sfocati delle figure in primo piano sembrano fondersi con il paesaggio circostante, irradiando una spiritualità soffusa.

Tuttavia, questa mostra è unica nel suo genere per le opere esposte eccezionalmente a BUILDING per la prima volta dopo trent'anni, come per esempio Ohne Titel, realizzato nel 1983 in occasione del soggiorno a Norimberga.

Leiko Ikemura Leiko Ikemura 

Fra bronzi e terrecotte che ritraggono il tema ricorrente della figura femminile sdraiata, Leiko Ikemura racconta tutta la complessità e la fragilità interiore dell’universo femminile. Ai piani superiori dove il percorso espositivo continua con le opere appartenenti alla produzione più recente. Infatti, dal terzo piano a salire il un punto di vista privilegiato è sugli aspetti più astratti del lavoro di Ikemura. Qui, in Bit of Blue (2019), CRN Act (2020) e Moon Shine (2020) la narrazione lascia spazio a un linguaggio che privilegia l’intensità cromatica e un lirismo pacato, come la luce tenue delle sue atmosfere cosmiche.

Leiko Ikemura

Di particolare rilievo all’interno del progetto espositivo è la presenza di una scultura in vetro, creata appositamente per la mostra e nata dalla collaborazione tra BUILDING e la vetreria artistica Berengo Studio di Venezia, avviata in occasione del ciclo Dalla sabbia.

Giappone in Italia è fiero di potervi invitare a questa meravigliosa mostra. Un'occasione più unica che rara per scoprire e immergersi in nuovi aspetti dell'arte giapponese. Osservare le opere di Leiko Ikemura è un’esperienza intima, che trasmette un crescente desiderio inappagato di completezza.

Informazioni

Leiko Ikemura - Prima del tuono, dopo il buio
a cura di Frank Boehm

Quando: dal 4 settembre 2021 al 23 dicembre 2021
Orari di apertura: 10:00 - 19:00
Aperture Straordinarie: domenica 5 e lunedì 6 settembre 2021, 10:00 - 19:00
Dove: BUILDING, via Monte di Pietà 23, Milano mar - sab, 10 – 19
Contatti: +39 02 89094995 | info@building-gallery.com


4 architetture contemporanee pazzesche che non puoi proprio perderti in Giappone

Il Giappone è, forse, terra di contraddizioni conciliate, dove la tradizione e l’iper-moderno convivono senza che lo sguardo ne venga disturbato. O almeno, non eccessivamente. Se alcuni giapponesi rivedono in questo un aspetto caratterizzante il loro territorio, altri rispondono forse che il paesaggio nipponico – soprattutto quello delle grandi metropoli – può risultare un po’ 変  (hen): strano, particolare, curioso, eccentrico, a tratti disordinato. Non sorprende mai trovare sul nostro cammino antichi santuari shintoisti in legno accanto a super moderni grattacieli dalle forme asimmetriche.

Nonostante il prolungato periodo di chiusure, il Giappone non manca di stupire a proposito di grandi opere: l’estetica del nuovo-antico esplode in progetti architettonici che non dovreste proprio perdervi. 

 

  • Louis Vuitton Ginza Namiki, Tokyo

 

Dall’opera sinergica di Jun Aoki e Peter Marino, che già nel 2020 avevano stupito gli abitanti di Osaka con un edificio per lo stesso brand ispirato a un battello, nasce la struttura per il nuovo negozio di Louis Vuitton a Ginza, Tokyo. L’edificio sembra letteralmente uscito dalle profondità marine, in vetro riflette tutto ciò che lo circonda come uno specchio d’acqua. La rivista Domus paragona le vibrazioni provocate da questo edificio al Vaporwave, concetto estetico applicato a diversi generi di prodotti (musica, fotografia, abbigliamento etc.) che rimanda a una dolce e calma distorsione del mondo di cui facciamo esperienza. Un guardare la realtà con occhiali particolari, che rilassano lo spettatore. 

Quest’edificio, composto da un solo blocco principale, appare allo stesso tempo resistente e fluido, pronto a trasportare chi vi passa accanto in un mondo altro.

 

  • Cartier a Shinsaibashi, Osaka

Klein Dytham architecture, studio di architettura conosciuto a livello internazionale, specializzato anche in design d’interni, interventi urbanistici e installazioni ha sede ìa Tokyo. Ha fornito un aspetto tutto particolare alle vetrine di Cartier di Osaka. Il negozio si trova nel quartiere commerciale di Shinsaibashi, all’incrocio con diversi negozi dall’aspetto moderno e materiali metallici. Lo studio mette in evidenza come, al contrario, la facciata in legno conferisca un’atmosfera diversa al luogo. 

La tradizionale attenzione per i materiali del luogo tipica giapponese, come l’uso del legno (legno hinoki), è corredata dal tipico uso degli incastri per le costruzioni: una reinterpretazione tutta in chiave contemporanea di una precisione eccelsa. 

I blocchi, nella notte, creano uno spettacolo tutto particolare, essendo corredati da luci LED. 

 

L’edificio è, dunque, come dichiarato dallo studio, insieme un omaggio alla tradizione dell’artigianato giapponese, insieme a quella del marchio Cartier. 

 

  • Four Leaves Villa, Karuizawa

KIAS studio (Kentaro Ishida Architects Studio) realizza una spettacolare residenza nella foresta di Karuizawa, fuori dalla caotica metropoli di Tokyo. L’edificio, pensato per una committenza specifica, è una struttura che identifica la linea sottile che corre tra l’antico e il nuovo Giappone. 

La residenza non è fatta per distinguersi tra le fronde degli alberi, ma anzi per entrare a far parte del paesaggio circostante. 

È composta da tre volumi principali, il materiale dominante è ovviamente il legno. Il tetto, ricurvo in più installazioni, non ha un andamento verticale ma piuttosto si adagia sui volumi delle mura, adattandosi all’orientamento orizzontale del terreno, come una capanna che protegge dagli imprevisti della foresta. La conformazione del tetto fa sì che gli interni abbiano altezze variabili, a enfatizzare la dinamicità degli spazi. 

Questa residenza, nonostante le linee decisamente moderne, è in linea con la tradizionale giapponese di equilibrio con il contesto naturale. La casa, è anch’essa parte della foresta, elemento naturale come gli stessi alberi. 

 

  • Shiroya Inn, l’hotel di Maebashi

L’Hotel Shiroya Inn, rinnovato da Sou Fujimoto, è una ventata di fresco tra le strade di Maebashi. Azione avvenuta nel senso della riqualifica, si avvale, oltre che a Fujimoto stesso, di un team di artisti d’eccellenza, tra cui Jasper Morrison, Michele Lucchi, Leandro Erlich e anche Tatsuo Miyajima. 

L’albergo era un luogo storico di Maebashi, chiuso nel 2008, ha riaperto con un nuovo aspetto tutto particolare. 

Se l’azione principale e più evidente è stata quella di aggiungere all’edificio principale una grossa collina erbosa con alcune piccole cabine, ciò che è spettacolare dell’albergo continua all’interno. Interno quasi labirintico, prevalentemente in cemento - in contrasto con gli esterni ma fedele al suo antico aspetto – l’elemento vegetale vi si insinua con naturalezza. Su questa collina sono presenti piccole stanze, ma anche spazi comuni come saune. 

Ogni artista si occupa di un aspetto particolare dell’albergo, come installazioni e opere d’arte pensare ad hoc, inoltre sono presenti all’interno stanze rinnovate appositamente dal singolo artista, nel loro stile particolare. 

L’enorme atrio interno è corredato da un’installazione luminosa pensata da Erlich, ispirata al romanzo di Italo Calvino “Le città invisibili”: in una delle storie esiste un edificio invisibile, ma di cui si vedono tubi e condotti elettrici. 

 

 

Fonti e link utili:

http://www.klein-dytham.com

https://www.domusweb.it/it/architettura/gallery/2021/03/25/il-nuovo-negozio-louis-vuitton-ginza-namiki-a-tokyo--un-edificio-vaporwave.html

https://www.kias.co.jp/four-leaves-villa

http://www.sou-fujimoto.net

https://www.dezeen.com/2021/04/12/sou-fujimoto-shiroiya-hotel-renovation-japan/

 

a cura di Susanna Legnani

 


PERIODO YAYOI – IL SEME DEL GIAPPONE E' PIANTATO

Circa nel IV a.C. il Periodo Yayoi vede il proprio inizio, il seme del Giappone è piantato. Letteralmente.

In un veloce passo indietro all'articolo precente di questa serie, troviamo il Periodo Jōmon e una società di cacciatori - raccoglitori seminomadi ormai in declino. Dopo millenni di incontrastato dominio sull'arcipelago, la difficoltà di reperire risorse naturali ed adattarsi ai mutamenti ambientali li ha indeboliti sempre di più. Quand'ecco che in una provvidenziale migrazione dal continente, videro arrivare delle nuve popolazioni, con nuove tecniche e soluzioni per trasformare le terre di quei luoghi.

Secondo la maggioranza degli storici, la convivenza durò quanto bastava perchè gli Jōmon fossero assimilati nella società dei nuovi arrivati, senza particolari scontri. I segni inequivocabili di questo cambiamento vennero ritrovati nel quartieri Yayoi di Tokyo. Furono, senza molte sorprese, un nuovo tipo di ceramica, meno elaborata ma di qualità e durevolezza maggiori. Per quanto inferiore in termini temporali, questa Era vide una rapida evoluzione verso un Giappone maggiormente definito, e gettarono le basi per i suoi aspetti più significativi.

Primo fra tutti, per importanza e processione causale, la risicoltura.

Il popolo Yayoi portò in Giappone la risicoltura, insieme ad un'agricoltura complessa e organizzata. La divisione delle zone coltivabili portò alla separazione dei territori, mentre la diversificazione del lavoro portò alla formazione delle classi sociali. Il piccolo chicco di riso, che portò la prosperità economica e al conseguente boom demografico, aveva ironicamente condotto anche la violenza delle battaglie. I reperti archeologici comprendono palizzate, fossati e torri di guardia, e molti scheletri inumati presentano ferite mortali. Se il periodo precedente non aveva visto morti violente, il Periodo Yayoi fu un Sengoku ante litteram, con una costellazione di piccoli paesi, cento stando alle cronache cinesi, in costante lotta fra loro.

La letteratura cinese di questo periodo è la nostra unica fonte scritta della società Yayoi, le prime autoctone compariranno in Giappone soltanto con il buddhismo. Due sono i testi che ci danno maggior materiale a riguardo, soprattutto della fitta rete di rapporti commerciali tra i due popoli: le Memorie degli Han posteriori e gli Annali del regno di Wei. Il primo fu redatto nel v secolo, il secondo alla fine del III. Le diverse spedizioni diplomatiche che dal paese di Wa (il Giappone) ragginsero la Cina portavano doni in onore dell'imperatore chiedendo il riconoscimento della loro autorità governante come loro vassalli. A prova di questo rapporto, venivano offerti simboli di potere ai re Yayoi, come specchi di bronzo e sigilli. Uno di questi, il Sigillo d'Oro del Re di Na, scoperto nel 1784 da un contadino nell'isola di Shiga, è considerato uno dei Tesori Nazionali del Giappone.

 

Questo tipo di subordinazione era in una forma di legittimazione decisiva tra i diversi regni del Periodo Yayoi.

Insieme al territorio più fertile e adatto alla crescita del riso, il clan dominante era quello che più facilmente intratteneva contatti con la corte cinese. Per questo le principali coalizioni e spinte unificatrici giunsero dal Kansai e dallo Yamato. Non Yamato invece, ma Yamatai è protagonista della più significativa esperienza di accentramento del potere Yayoi: negli Annali del regno di Wei compare il primo nome di un individuo Giapponese, la regina Himiko. A capo di un grande numero di tribù, la regina del Yamatai si fece riconoscere dall'imperatore cinese come autorità dominante in tutto Wa.

Circondata unicamente da figure femminili, ne vengono numerate mille, e protetta da un esercito di uomini, la regina seguiva una vita spirituale totalizzante come sacerdotessa del kami protettore degli Yamatai, mentre suo fratello era messaggero del suo potere all'esterno. Fu una sua parente, Iyo, che a tredici anni le succedette come ultima regnate storicamente nota, eppure sulla sua eredità si passa dalla storia al mito.

Un dibattito vede infatti la regina Himiko, il cui nome secondo una tradizione significherebbe “figlia del sole”, antenata del clan Yamato, discendenti a loro volta secondo la leggenda da Amaterasu, il kami del sole. Che a Yamatai il sole fosse oggetto di un culto particolare è comprovato dalla presenza di numerosi specchi di bronzo. Tuttavia la storiografia principale non collocherebbe questo regno nelle future zone di Nara, bensì a Fukuoka, mettendo in dubbio di fatto questa ipotesi.

Nel Periodo Yayoi i kami discesero dal cielo, emersero dalla terra e affiorarono dalle acque. Il chicco di riso portò in Giappone il seme dello shintō.

La religione shintō è infatti, legata indissolubilmente all'agricoltura. La trascendentalità dei kami, tradotti più correttamente con il termine spiriti che con il termine divinità, è un parto della trasformazione culturale avvenuta nel Periodo Yayoi, attraverso l'intensificarsi della sedentarietà dei popoli. Il territorio nel quale una famiglia dominante si insedia, le montagne e i fiumi di cui “prende possesso” sono kami presenti nel luogo. Ogni famiglia ha un suo kami protettore, e le battaglie che comportavano la conquista di altri clan si riflettevano nella costruzione di una piramide spirituale. Yamatai portò ad esempio alla diffusione e all'innalzamento del kami del sole ad un'importanza primaria.

Questo tipo di rapporto con il mondo spirituale era talmente intrinseco con l'organizzazione sociale che il re era soprattutto la guida sacerdotale della comunità. I rituali sempre più elaborati portarono gli abitanti del Periodo Yayoi a migliorare notevolmente la fusione dei metalli. Il bronzo è l'indiscusso protagonista di questa fase della storia del Giappone : abbiamo già parlato degli specchi, tanto inutili per la toeletta quanto pregni di valore simbolico, ma altrettanto importanti furono le dōtaku. Si tratta di campane di bronzo di diverse dimensioni, spesso decorate con scene legate all'agricoltura o varie attività umane, prive di batacchio. Secondo alcune fonti si usavano anche per scopi militari, sulle torrette di vedetta per avvertire di un imminente attacco.

Periodo Yayoi

Il bronzo portò chiaramente anche alla creazione delle armi, di cui ricchissimo corredo si adornano i siti archeologici Yayoi.

Come sopradetto, il miglioramento della vita ha avuto uno scotto da pagare, ciò nondimeno, accanto ad esso il progresso è evidente. Troviamo un sistema di imposte, fiere e mercati di ampio respiro, economia e istruzione sviluppata dovuta ad un comprovato scambio di corrispondenze con il continente. Sembrerebbero pure presenti indizi dell'utilizzo di ideogrammi cinesi nel Giappone dell'epoca.

Queste ultime righe presentano in sintesi la società così come nuovo punto di partenza per tutto il prossimo periodo, il Periodo Kofun, o delle tombe a tumulo. Saranno espressione della società uji-kabane, dove le grandi famiglie aumenteranno la loro cerchia di influenza fino alla supremazia di una su tutte: quella imperiale.

 

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Tutti i titoli giapponesi su Netflix

Per tutti coloro appassionati di cultura giapponese o che semplicemente hanno voglia di spezzare la noia estiva, abbiamo creato una nuova rubrica in cui vi proporremo i titoli giapponesi più interessanti presenti sulle diverse piattaforme di streaming.

 

Rorouni Kenshin

Partiamo oggi dal catalogo Netflix: se siete appassionati di saghe cinematografiche hollywoodiane, c’è un titolo tutto giapponese che potrebbe fare al caso vostro, stiamo parlando di Rorouni Kenshin.

Si tratta di una serie di live action adattati dal manga Kenshin - Samurai vagabondo di Nobuhiro Watsuki e dal relativo anime.

La saga conta ad oggi ben 5 film, di cui il primo è uscito nel 2012 e l’ultimo, recentemente, nel 2021.

Ambientato nell’epoca Meiji, il film racconta la storia di Kenshin Himura, interpretato da Takeru Satou, un giovane ex-samurai reduce delle rivolte che dieci anni prima segnarono l'inizio della nuova epoca moderna.

Conosciuto per la sua straordinaria forza e ferocia con il nome di Battousai, è ora uno spadaccino errante che ha vietato a se stesso di uccidere ancora. Come promemoria del suo voto, porta con sé una katana a lama invertita, con cui difende i propri compagni dai nemici e dagli oppressori che di volta in volta si troverà ad affrontare.

La prima pellicola ripropone una storia alternativa dei primi capitoli del manga. La seconda e la terza sono uscite a distanza di qualche mese nel 2014 e narrano la saga di Kyoto. La quarta e la quinta sono uscite entrambe nel 2021. La prima rappresenta l’arco finale della saga, mentre la seconda è un prequel che parla del passato del protagonista.

L’uscita di ogni film è accompagnata da una nuova canzone degli One Ok Rock, una band giapponese molto famosa anche in Occidente, ormai titolare di tutte le ending. Per questo scopo sono infatti uscite canzoni che probabilmente conoscerete come The Beginning, Mighty long Fall, Heartache, Renegades e Broken Heart of Gold.

 

Yasuke

Il secondo titolo che vi consigliamo è un anime storico.  Si chiama Yasuke e si tratta di una serie giappo-americana che rilasciata su Netflix nel 2021. Creata da LeSean Thomas e animata dallo studio MAPPA (un nome una garanzia) e basata sulla figura di Yasuke, un guerriero africano che servì il daimyo Oda Nobunaga nel XVI secolo in Giappone.

In aggiunta alle clamorose animazioni, possiede una notevole colonna sonora composta da Flying Lotus, musicista e rapper statunitense che ha raggruppato elementi hip-hip con percussioni giapponesi e africane.

Inoltre, si tratta di uno dei pochi anime, non basato su un manga, ma da cui è nato un adattamento a fumetti, pubblicato su Monthly Big Comic Spirits a partire da Luglio del 2021.

 

Alice in Borderland

Con il terzo titolo, andiamo invece nell’epoca moderna, anzi distopica.

Parliamo, infatti, di Alice in Borderland, una serie televisiva di genere fantascientifico e drammatico basata sull’omonimo di Haro Aso.

Arisu, il protagonista, interpretato da Kento Yamazaki, è un giovane disoccupato che passa le sue giornate a giocare ai videogiochi con i suoi migliori amici, con cui un giorno si ritrova in una Tokyo abbandonata.

Quando iniziano la loro ricerca di civiltà, il trio scopre di essere intrappolato in una città in cui sono costretti a partecipare a dei game molto pericolosi per sopravvivere.

Dopo aver lanciato la prima stagione nel 2020, la serie è stata subito rinnovata per una seconda che dovrebbe arrivare a dicembre del 2021, covid permettendo.

La colonna sonora è stata composta interamente da Yutaka Yamada, che aveva precedentemente lavorato nei live action di Bleach del 2018 e Kingdom del 2019.

 

 

Amanda De Luca


Sen Factory - La tradizione giapponese nella moda italiana

La tradizione giapponese si unisce alla moda italiana nella creazione di un progetto unico nel suo genere.

C’è un posto a Milano che combina la qualità del made in Italy al fascino del Giappone e si chiama Sen Factory.

È nato nel 2015 dalla voglia di Chikako e Laura di creare un laboratorio di scambi e tradizioni tra la cultura italiana e il design giapponese. 

"Ci sono incontri improbabili che fanno nascere storie incredibili.
A noi è successo così.
Giappone e Italia, curioso mix."

Il progetto parte dall’utilizzo di kimono vintage per creare altri prodotti, che spaziano dai classici accessori, come bracciali e cinture ad articoli più utili e pensati, come agende, guinzagli per animali, stringhe per le scarpe e porta occhiali.

Si tratta di un’arte e una cultura millenaria, che riprende vita in oggetti pensati per oggi e per domani ed è tutto rigorosamente hand made.

Dalla minuziosa ricerca dei tessuti, alla cura maniacale dei dettagli, gli oggetti realizzati sono dotati di ricercatezza ed eleganza. Allo stesso tempo, però, denotano semplicità, perché come piace ricordare alle ragazze "simplicity is the ultimate sophistication".

A questo proposito, troviamo, ad esempio, la linea fukuro, che propone una serie di cartellette in tessuto di diverse dimensioni con chiusura a calamita, per riporre con cura documenti, appunti e disegni senza rinunciare allo stile. Oppure la linea yume, agendine di diversi colori e fantasie da portare sempre con sé, in tutte le occasioni.

Molto interessante è anche la linea oby, che trasforma la cintura da kimono in una versatile cintura adattabile e double face, da portare in vita, infilata nei pantaloni, o appoggiata sui fianchi.

Nell'ultimo anno Sen Factory si è, inoltre, dedicata alla realizzazione di mascherine, divenute ormai un accessorio inevitabile nel nostro quotidiano. Per uomo, donna, bambino, le loro mascherine non rinunciano alla qualità e soprattutto alla fantasia.

La loro sede principale si trova a Crema (CR), ma sono diverse le sedi sul territorio milanese che ospitano la vendita dei loro prodotti, tra cui troviamo:

Fondazione La Triennale di Milano  
(bookshop)
Viale Emilio Alemagna, 6

Rigadritto
(cancelleria)
Via Brera, 6

Ottica San Maurilio
Via San Maurilio, 14
Milano

Corraini in Piccolo – PICCOLO TEATRO Grassi   
(bookshop)
Via Rovello, 2

PASI’ Milano   
(abbigliamento donna)
Piazza Risorgimento, 10

Stamberga   
(galleria d’arte/design stationary/tea boutique)
Via Melzo, 3

PalermoUno   
(concept store)
Via Santa Maria alla Porta, 5

ATELIER VM
(gioielli)
Via Cesare Correnti, 26

Potrete trovare Sen Factory anche a Firenze nel bookshop di Bottega Strozzi.

Se, però, non vivete né in Lombardia né in Toscana, niente paura perché Sen Factory è provvisto di uno shop online dove potrete soddisfare tutti i vostri sfizi.

https://www.sen-factory.it/

 

Amanda De Luca


Non solo Murakami: dalla Kaikai Kiki Gallery agli artisti emergenti dell’arte pop giapponese

Tutti vogliono Takashi Murakami.

Se pensate di non sapere di chi si stia parlando o di non essere mai inciampati nelle sue opere, probabilmente vi sbagliate di grosso. La usa icona più popolare, fiori colorati dai piccoli occhi e l’enorme sorriso, inquietante e irriverente, alla stregua di quello dello Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie, sono riconoscibili e stampati sui prodotti più diversi.

Se siete appassionati di moda, ricorderete sicuramente le diverse collaborazioni dell’artista con Lois Vuitton, Vans, Supreme, Uniqlo e molti altri. Se invece siete appassionati di musica, i mostri del video di You should see me in a crown di Billie Eilish dovrebbero avervi riportato nello straordinario immaginario delle creature di Murakami. E se invece i toni dark-pop della Eilish non sono proprio il vostro genere, l’album Colores del cantante colombiano J Balvin del 2020 venne completamente customizzato dall’artista.

Insomma, anche per chi non conosce direttamente l’arte di Takashi Murakami, non essersi mai imbattuti in una sua opera o logo è cosa ormai impossibile. Artista riconosciuto a livello mondiale, pittore, sculture, grafico, regista, mangaka, è veramente difficile trovare un’etichetta che identifichi quest’artista poliedrico, da cui origina la corrente chiamata “Superflat”.

 

Tutti vogliono Takashi Murakami. Non tutti, però, conoscono la realtà sempre più espansiva e creativa dell’arte contemporanea pop giapponese, che mette radici anche nella produzione di questo famoso artista.

 

Dalla Kaikai Kiki Gallery, aperta al pubblico in nuova sede nel 2008, l’idea è quella di “create and establish an operation that will imbue art itself with a new social value”. La galleria ha esposizioni permanenti e temporanee e non solo di artisti giapponesi. Quest’arte, di valore sociale, affine ai gusti del pubblico, in continua evoluzione e fortemente legata alla contemporaneità travalica i confini anche di questa galleria, attraverso artisti che emergenti che – sebbene siano ancora legati al contesto artistico giapponese - attirano sempre più l’attenzione anche del panorama internazionale.

 

 

Chiho Aoshima 

Grafica, pittrice e scultrice, Aoshima si distingue per le sue opere dall’atmosfera magica e misteriosa, con protagonisti yokai e spiriti di un altro mondo. I personaggi delle sue opere sembrano creature a metà tra il mondo di cui abbiamo esperienza ogni giorno e la sua evoluzione fantastica, luoghi ponte con mondi diversi.

Il tratto delicato contrasta sinergicamente con i temi, che paiono provenire dai limiti del nostro inconscio, a tratti deliberatamente inquietanti.

 

https://www.instagram.com/p/CE_LiKMF9Ma/

 

https://www.instagram.com/p/CE6ZLSdFEUg/

 

https://www.instagram.com/p/CEVHKPXFRqK/

 

Presenze dagli occhi vuoti, che sottilmente manifestano la loro presenza nelle cose, nella natura, fanno scoprire un mondo allo spettatore che – forse – era solo invisibile a chi non sapeva ben osservare.

 

https://www.instagram.com/p/CHoY61IlUiW/

 

 

Aya Takano

Aya Takano, pittrice, illustratrice, mangaka, immagina il suo intricato mondo con la delicatezza di chi conosce il peso di ogni cosa. Soggetti principali delle sue opere sono giovani donne dai corpi esili, dai grandi occhi e dalla sessualità a volte esplicita ma allo stesso tempo velata. I corpi di questi personaggi si intrecciano tra di loro, ma soprattutto con gli ambienti dei disegni della Takano, che spazia da riproduzioni di contesti tradizionali e stampe antiche (ovviamente in chiave rivisitata) e scene metropolitane nella vivacità di Tokyo.

 

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Curiosità interessante, la sua passione per i tarocchi: spesso in edizioni limitate, tutti illustrati dall’artista stessa che ne produce versioni con soggetti differenti.

 

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Il mondo artistico di Aya Takano è un universo in continua evoluzione: più lo si guarda e più se ne notano i particolari, e più se ne notano i dettagli più ci si immerge nei mondi inesplorati che la nostra immaginazione tesse, sguardo dopo sguardo.

 

 

Emi Kuraya

Emi Kuraya, giovanissima artista alla Kaikai Kiki Gallery, la sua carriera comincia solamente intorno al 2017 e si focalizza maggiormente sulla pittura (spesso a olio), il disegno, l’illustrazione.

La sua produzione ricorda molto i disegni che è possibile trovare in diversi manga e racconti nella cultura pop giapponese contemporanea. Lo stile di Kuraya, però, non si riduce unicamente al racconto, ma piuttosto all’istantanea: i suoi personaggi, prevalentemente femminili, sembrano osservare lo spettatore in un momento ben preciso.

Uno stile quasi impressionista, sia nell’idea dei soggetti che nello stile utilizzato: pulito, ma allo stesso tempo volutamente grezzo, dai tratti netti e bordi sfumati.

Lo sguardo puntato allo spettatore è interrogante, ma allo stesso tempo chiede, domanda, e racconta una storia.

 

https://www.instagram.com/p/B6uFceCjawO/

 

https://www.instagram.com/p/B31b4IcDO3i/

 

https://www.instagram.com/p/BvtkV1nDyuY/

 

 

Otani Workshop

L’artista è principalmente scultore e pittore, lavora con materiali come legno, ferro e ceramica. L’aspetto delle statue appare grezzo, il materiale non levigato. La dolcezza dei visi dei personaggi, spesso animali, ricorda quella di piccoli bambini, con occhi pronti ad esplorare il mondo, curiosi, aperti ad esplorare e comprendere.

 

https://www.instagram.com/p/COWlU4KF5p9/

 

https://www.instagram.com/p/CN3k2pzl9_r/

 

 

Ob

Ob è prevalentemente pittrice e illustratrice, ci fa osservare il suo mondo attraverso delicati personaggi femminili. L’atmosfera è quella di un mondo di pace, attraversato da filtri che tendono alle tonalità del blu, come a collocare lo spettatore in una boccia d’acqua. L’elemento dell’acqua è fortemente presente, gli spazi sono vaghi e indefiniti mentre l’attenzione è concentrata prevalentemente sugli enormi occhi del soggetto femminile. Il quale ci rivela e nasconde un mondo proprio.

 

https://www.instagram.com/p/CMrUcxvpy_Y/

 

https://www.instagram.com/p/CK51wF5JLAb/

 

 

Shoko Nakazawa 

Designer, pittore e scultore, Shoko Nakazawa diverte tutte le età con le sue piccole e grandi sculture ritraenti simpatici mostri che, se esistessero davvero, saremmo quasi disposti ad adottare. Dopo un passato prevalentemente come grafico comincia a ideare i suoi proprio personaggi, in particolare un simil-draghetto che prende forma nei colori più disparati nelle sue sculture in vinile. Tutt’altro che spaventoso, da dettagli curati, fluorescente o grezzo, è l’animale domestico che ognuno di noi desidererebbe, uscito direttamente dalle nostre fantasie.

 

https://www.instagram.com/p/CRSebhLhDCV/

 

https://www.instagram.com/p/CRhAF2GBD-B/

 

https://www.instagram.com/p/CPA85ciBLSD/

 

 

L’arte contemporanea pop giapponese è ancora un mondo inesplorato, in continua evoluzione e rinnovamento. Il poliedrico Murakami è un magnifico tassello di un mondo da indagare. Se questo è evidentemente un assaggio, il resto da scoprire sta al curioso!

 

 

Fonti e link utili:

https://www.perrotin.com/

http://en.gallery-kaikaikiki.com/about/

https://www.koraters.com

 

 

A cura di Susanna Legnani


Il 22 luglio è il One Piece Day!

Si festeggia oggi, 22 luglio, il One Piece Day: un’intera giornata dedicata alla grande opera di Eichiro Oda.

Ad annunciarlo è stata la Japan Anniversary Association come riconoscimento dell’incredibile lavoro dell’autore che va avanti da più di vent’anni. Un successo, quello di One Piece che non si è mai arrestato.

Il manga di Eichiro Oda ha iniziato il suo percorso sulla rivista Weekly Shōnen Jump di Shūeisha dal 22 luglio 1997 e continua tutt’ora con oltre 490 milioni di copie in circolazione al 2021, accaparrandosi il titolo di manga più venduto al mondo.

Dal 2015 è, inoltre, nel Guinness dei primati come serie a fumetti disegnata da un singolo autore con il maggior numero di copie pubblicate (oltre 320 milioni).

Le avventure di Monkey D. Rufy, aspirante Re dei Pirati e la sua ciurma, hanno ispirato film, OVA, cortometraggi in 3D, videogiochi e, si sussurra, una serie live-action Netflix.

Una bellissima notizia, quindi, per tutti i fan più sfegatati che oggi potranno godersi il loro manga preferito un po’ di più.

 

Amanda De Luca


Il Crespi Bonsai Museum compie 30 anni

Un angolo d’Oriente alle porte di Milano, unico al mondo, questo è Crespi Bonsai Museum che quest’anno festeggia il 30esimo anniversario dall’apertura.

L’attività del museo si affianca a quella di Crespi Bonsai, attività commerciale leader nel settore in Italia, fondata nel 1979.
Aperto il 26 maggio 1991, il Crespi Bonsai Museum è stato il primo museo permanente di bonsai al mondo. Nato dalla volontà di Luigi Crespi di offrire a tutti gli appassionati e curiosi la possibilità di ammirare una preziosa collezione di piante secolari, educate dai più famosi maestri giapponesi.

Il museo ospita oltre centomila bonsai da interno ed esterno, a rotazione secondo il momento stagionale. Ogni specie ha, infatti, un momento migliore per essere esposta. 

Tutte le piante sono attentamente selezionate e importate dall’Oriente.

Il pezzo più significativo della collezione è senz’altro il millenario Ficus retusa Linn, collocato al centro di una pagoda.

Ma oltre ai bonsai, un posto di rilievo lo occupano la ricostruzione del "toko-no-ma", l’angolo che nella casa giapponese tradizionale viene adibito all’esposizione di oggetti con alto contenuto spirituale e completata da preziosi complementi di arrendo, e il giardino zen creato con materiali originali importati dal Giappone.

Crespi Bonsai è un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli appassionati, grazie anche alle molteplici iniziative che propone allo scopo di diffondere l’arte del bonsai, come il Raduno Internazionale del Bonsai & Suiseki e l’Università del Bonsai, di cui responsabile e docente è il maestro Nobuyuki Kajiwara.

Inoltre, dal 2011 il Crespi Bonsai Museum fa parte del prestigioso circuito dei Grandi Giardini Italiani.

 

Amanda De Luca


I luoghi del Gion matsuri: Yasaka jinja

Il Gion Matsuri

Il Gion Matsuri è un famoso evento religioso che si tiene nella città di Kyoto durante il mese di luglio. Partendo dal santuario di Yasaka, il matsuri comprende diversi tipi di festeggiamenti nel corso del mese. La celebrazione risale a tempi molto antichi: si dice che questi festeggiamenti si ripetano ogni anno da più di 1100 anni, dal primo all’ultimo giorno del mese di luglio. La prime testimonianze risalgono al 869, a meno di un secolo dalla fondazione della nuova capitale, tempi in cui una pestilenza imperversava in tutto il Giappone.

Kyoto, infatti, venne fondata dall’imperatore Kammu nel 794, il quale le diede il nome di “Heian-kyō” “capitale di pace e serenità”. La superficie di questa antica città non corrisponde esattamente a quella dell’attuale Kyoto moderna, molti cambiamenti sopraggiungerso nel tempo, e anche il santuario di Yasaka non fu sempre quello che è possibile vedere ai giorni nostri passeggiando per il quartiere di Gion.

La tradizione scavalca i cambiamenti e attraversa i secoli per arrivare sino ad oggi. Al tempo, si pensò che il disastro della pandemia fu provocato dalla maledizione di Gozu-Tennou: divinità legata alla malattia e guarigione. La città pregò allora il kami di Gion al fine di placarlo. Vennero costruite 66 hokos (un tipo di lancia) a Shinsen-en (un ampio giardino a Heian-kyō), e fu trasportato tra le strade della città un santuario. A quel tempo il Gion matsuri era chiamato “Goryo-e”, celebrazione atta a placare i kami avversi.

Il Gion matsuri diviene un evento annuale circa a partire dal 975. Dura un mese, dal 1 al 31 luglio, inizia con la cerimonia di Kippu-iri e finisce con l’Eki Jinja Nagoshi Matsuri. Durante questo mese si svolgono numerose feste religiosi, parate ed eventi.

La cerimonia di apertura si è tenuta quest'anno il primo di luglio nel santuario di Yasaka a Kyoto, in scala ridotta a causa della diffusione del Covid-19 in Giappone.

 

 

Breve storia del santuario

Si pensa che la fondazione del santuario di Yasaka risalga al 656, dunque ancor prima della fondazione della città di Heian-kyō come nuova capitale del Giappone. Con lo sviluppo della città, il culto di questo santuario si diffuse in tutta l’isola, stimando oggi ad avere 3000 santuari satellite in diverse parti del paese.

La struttura originale si data essere stata eretta intorno all’876: questo non deve sorprendere in quanto in origine i santuari shintoisti potevano essere nient’altro che strutture temporanee, costruite in occasione dei riti. La struttura attuale che è possibile vedere a Kyoto data 1654. Il fatto di poter difficilmente ammirare strutture originali è un altro dettaglio comune nella storia dei santuari shinto. Con le loro strutture prevalentemente in legno, spesso i santuari finivano distrutti a causa di devastazioni, terremoti o incendi. Il legno è un materiale naturale ed elastico. A volte resistente alle scosse di terremoto, ma fragile rispetto a incendi o altre calamità.

La divinità principale di questo santuario è Susanoo no Mitoko, con la sua sposa e otto bambini. In verità, in origine il kami del luogo era riconosciuto nella divinità sincretica Gozu-Tennou, a metà tra il culto buddhista e shintoista. Durante la restaurazione Meiji le forme religiose sincretiche vennero meno, in favore di una netta divisione tra culto autoctono e importato. Da quel momento in poi, dunque, il kami di Susanoo si sovrappose a quello di Gozu-Tennou, mantenendone alcune caratteristiche. Anche il santuario cambiò il suo nome, che da “Gion-sha” divenne “Yasaka-jinja”.

 

 

Struttura del santuario 

Yasaka jinja si trova nel quartiere di Gion a Kyoto, zona famosa per il suo antico fascino legato anche alla cultura delle geiko e maiko. Percorrendo la strada di Shijo fino alla fine, ai piedi delle colline di Higashiyama, è possibile incontrare una scalinata con cui accedere alle porte del santuario. Salendo queste scale si può vedere molto bene il quartiere da una posizione rialzata, fino all’altro capo della strada principale. Il santuario è un vero e proprio microcosmo, corredato da molti altari secondari e inserito in un contesto naturale, nonostante la collocazione nel centro della città.

L’entrata dalla strada di Shijo è chiamata nishi-romon (letteralmente "porta ovest"), a due piani e tre campate, di un acceso rosso vermiglio. Seduti ai due lati di questa porta, due guardiani arcieri shintoisti. Nonostante l’imponenza di questa entrata, quella principale è però quella a sud, che si affaccia direttamente sulla struttura dell’honden, vicina a un grosso torii di pietra, posto proprio all'ingresso. L'honden è considerata l'area più sacra del complesso, dove risiede e si manifesta il kami.

Considerata l’origine sincretica dei culti professati a Yasaka jinja (o meglio, Gion-sha al tempo), la struttura e l’honden mantengono caratteristiche dell’architettura buddhista. In particolare, l’honden è costruito nello stile yasaka-zukuri o gion-zukuri: honden e haiden sono combinati in un’unica struttura, al modo da somigliare alla sala principale di un tempio buddhista. Solitamente nei santuari shinto honden e haiden sono due edifici divisi: l’haiden è una struttura di avvicinamento al luogo sacro, il goshintai (oggetto o luogo in cui risiede il kami) è custodito invece nell’honden, struttura impenetrabile. Si pensa che inizialmente fossero divisi e giustapposti anche nel santuario di Yasaka. Tuttavia, probabilmente in seguito a ricostruzioni divennero combinati in una sola struttura, sebbene gli spazi interni rimangano diversi. Gli interni sono in legno, mentre l’esterno è anch’esso dipinto come il romon.

Di fronte all’honden è collocata una struttura molto particolare e appariscente, che spesso cattura l’attenzione anche più dell’altare principale, con tutte le sue lanterne: il palco per le danze shinto e le cerimonie, detto buden. Durante le ore serali, questa è la costruzione che maggiormente colpisce di tutto il complesso: tre file di lanterne di carta splendono nel buio, creando un’atmosfera magica e misteriosa. Come per i torii del Fushimi Inari Taisha, le lanterne portano i nomi dei donatori: questo sistema è molto diffuso nei santuari shinto, ed è un modo sia per il santuario di arricchirsi, sia per le persone che fanno donazioni di onorare i kami.

Il sito di Yasaka jinja è, come capita con strutture di grandi dimensioni, attorniato da moltissimi santuari satellite più piccoli. Soprattutto la notte, c'è un’atmosfera silenziosa e sacra: in un labirinto di strade, tra altari in pietra e legno e elementi naturali, la sensazione è quella si trovarsi immersi nella realtà delle divinità del Giappone, i kami che abitano i luoghi più diversi.
I santuari secondari di questo complesso rappresentano alcuni dei maggiori del Giappone in versione ridotta, come l’Ise Jinju e l’Izumo Taisha.

Curiosando tra gli scorci di questo complesso si può giungere al parco Maruyama. Luogo in cui ogni anno è possibile godersi un bellissimo spettacolo di ciliegi in fiore. Anche nelle altre stagioni è un posto molto tranquillo dove poter sostare. È il più antico parco di Kyoto, copre un’area di 8600 metri quadrati. Contiene anche alcuni stand e luoghi dove mangiare, panchine, un piccolo laghetto con un ponte per esplorare ancor più i dintorni.

 

 

 

Fonti e link utili:

http://www.yasaka-jinja.or.jp/en/

https://kyoto.travel/en/other_attractions/110.html

Guida ai santuari shintoisti: Cali, Joseph; Dougill, John. Shinto Shrines: A Guide to the Sacred Sites of Japan's Ancient Religion

 

 

a cura di Susanna Legnani


KIMONO EXPERIENCE PER IL TANABATA, LA FESTA DELLE STELLE

Tanabata, la festa delle stelle, è una delle ricorrenze più note e amate in Giappone. Non manca nulla: un periodo dell'anno ottimale, addobbi riconoscibili... Infine una storia romantica come base mitica da cui partire, anzi forse due: una di origine cinese, una di origine incerta, forse autoctona.

La prima, più nota, ha come protagonisti Orihime, la divina tessitrice figlia dell'Imperatore Celeste, e Hikoboshi, il mandriano.

A causa del feroce amore che li aveva rapiti, trascurarono i loro doveri fino a suscitare le ire del padre di lei. Venne tuttavia loro concesso di rincontrarsi una volta l'anno (anche perché la depressione nel sapersi irrimediabilmente lontani non li faceva comunque lavorare...), il settimo giorno del settimo mese. Per convenzione la data viene fissata il 7 di luglio, ma riferendosi al calendario solunare è in realtà variabile.

E così Vega/Orihime e Hikoboshi/Altair, le due stelle innamorate divise dalla Via Lattea, si ricongiungono. Altre versioni, giunte in Giappone sempre dalla Cina, insistono sulla figura della tessitrice e sulla presenza di un fiume, anche senza la dichiarata ambientazione uranica. Tutte sono accomunate da un intreccio lineare e una storia che, come avete visto, a grandi linee, si può riassumere rapidamente, senza che perda senso o fascino. Quindi Tanabata, la festa delle stelle... e non solo!

Completamente diverso è invece il racconto seguente.

Tanabata, la festa delle stelle

Un giorno un grosso serpente si recò da un benestante padre di famiglia, proponendogli uno scambio: la mano delle sue figlie in cambio della vita dei suoi cari. Delle tre sorelle, solo la più giovane superò il terrore e la ripugnanza e acconsentì alle nozze. Giunta sulla riva di un laghetto, il suo novello sposo le chiese di decapitarlo e lei obbedì, usando la lama di un tagliaunghie. Dal collo mozzato del rettile uscì un giovane dall'aspetto superbo e bellissimo, un Re Drago dell'oceano, del quale la fanciulla si innamorò perdutamente.

Seguirono giorni felici nelle più scintillanti ricchezze, fino a che Amewakahiko, questo il nome del dio, dovette partire per affari celesti tra le stelle.

Si raccomandò alla moglie e le indicò uno scrigno cinese, intimandole di non aprirlo o lui non sarebbe più potuto tornare. Qualcuno, come il lettore immagina, effettivamente aprì lo scrigno, ma non la fedele moglie: le sorelle gelose in visita rubando la chiave alla ragazza dischiusero il contenitore.

Disperata, la fanciulla si affidò alle raccomandazioni che il marito le fece prima di partire: si recò nella capitale alla ricerca della donna in possesso della “zucca da una notte”. Grazie ad essa fu in grado di volare fino al cielo, e ivi incontrò diversi e bizzarri personaggi, nessuno in grado di aiutarla a trovare Amewakahiko.

Incontrò la Stella della Sera, la Cometa, le Pleiadi, ed altre stelle ma nessuna sapeva dove trovare il suo innamorato.

Infine le venne indicato un sontuoso palazzo dove finalmente i due poterono riabbracciarsi. Tuttavia un pensiero turbava Amewakahiko: suo padre era un demone, e mai avrebbe dovuto scoprire la presenza della giovane nel castello nel cielo. Ogni volta che veniva in visita, il Re Drago trasformava sua moglie in un oggetto per nasconderla, tuttavia l'odore umano mise in allerta il demone. Ovviamente accadde anche questo.

Un giorno il demone arrivò di soppiatto e colse la ragazza non celata dalla magia del marito.

Amewakahiko spiegò al padre come stavano le cose e quest'ultimo decise per il meglio: dare alla fanciulla compiti impossibili da portare a termine. Il primo fu quello di badare ad una mandria di migliaia di buoi da sola, e ci riuscì grazie alle maniche del kimono del marito. “Maniche di Amewakahiko” e lo sventolare di esse era la formula perchè i buoi obbedissero alla sua volontà.

Il compito successivo fu quello di trasportare tanto riso quanto le stelle nel cielo da un magazzino ad un altro, senza far cadere un singolo chicco.

Vi riuscì grazie a delle formiche invocate con la stessa formula. E sempre grazie ad essa passò indenne la vicinanza di centipiedi e serpenti.

Dunque il demone dovette ricredersi sulla giovane e acconsentì a che si vedessero una volta l'anno (in realtà lui disse una volta al mese, ma sfortuna volle che lei capisse male). Una manciata di riso si trasformò nella Via Lattea, e i due protagonisti nelle stelle Vega e Altair.

Molti lettori penseranno che l'influenza di Amore e Psyche di Apuleio sia evidente, eppure non esistono prove evidenti a conferma di questa tesi.

Questo da un lato potrebbe apparire determinante, nella storia dei reciproci scambi tra il Sol Levante e l'Occidente. Dall'altro, già l'ammettere che due storie tanto simili siano presenti in culture così lontane ci spinge a ricercare un fondo immaginario comune. Ancora più in profondità, quella componente che innerva le diverse storie umane, e che traccia lo scorrere unito di tutte le civiltà.

Con questo rinnovato senso di unità e vicinanza, quantomai appropriato, ci accingiamo a festeggiare Tanabata, la festa delle stelle (e del demone nel cielo).

L'evento Kimono Experience, che avete sicuramente conosciuto tramite i nostri canali social, prolunga la sua durata fino all'11 luglio, in concomitanza con i festeggiamenti da Tenoha Milano.

Tanabata, la festa delle stelle

Vi invitiamo tutti in questa parentesi di Giappone a Milano, per vestire lo yukata e immergervi nella sensazione estiva di questa festa magica, con le granite tradizionali e i tanzaku a cui affidare i vostri desideri.

Se non sapete di cosa si tratti, in questo articolo è presente la descrizione completa dell'evento: Kimono Experience con Giappone in Italia e Milano Kimono

Tanabata è anche il nome di una libreria incentrata sul mondo giapponese, scoprite la convenzione riservata ai soci in < questa pagina >

 

Beatrice Varriale

Tanabata, la festa delle stelle

Fonti:

Reider, Noriko T. A, Demon in the Sky: The Tale of Amewakahiko, a Japanese Medieval Story. Marvels & Tales, vol. 29, no. 2, 2015, pp. 265–282.

Keller Kimbrough, Haruo Shirane (a cura di), Monsters, Animals, and Other Worlds: A Collection of Short Medieval Japanese Tales. Translations from the Asian Classics . Columbia University Press, 2018