Il sistema scolastico educativo nel Giappone contemporaneo

Comprendere l’organizzazione del sistema scolastico-educativo del Giappone contemporaneo è possibile solo facendo ricordo ad un’immagine strutturale del complesso della società nipponica.

L’analisi e la comprensione del comportamento individuale e delle relazioni interpersonali sono indispensabili per la decifrazione sia dell’organizzazione del gruppo, sia delle tendenze strutturali che determinano lo sviluppo della società stessa.

Linguisticamente ed etnicamente il Giappone risulta essere una Nazione omogenea, con un forte senso d’identità culturale e di unità nazionale. Ma la società giapponese non è monolitica, poiché in essa viene dato spazio anche all’individualità del soggetto. Diligenza, auto-critica, rispetto per la collettività, impegno tenace e disciplinato dell’apprendimento, interesse al conseguimento di un fine collettivo più che individuale sono tutti tratti considerati fondamentali per un’adeguata conduzione della propria vita. La società giapponese enfatizza inoltre il valore dell’armonia nelle relazioni interpersonali e della cooperazione con gli altri; ponendo alla base questi principi, diventa naturale essere membro di un gruppo unito e ben organizzato, che lavora tenacemente per il raggiungimento di un obiettivo comune. E la scuola giapponese riflette questa priorità culturale. L’eredità più antica dell’impegno educativo giace nella tradizione confuciana e buddhista, in cui lo strumento educativo più marcato per la valorizzazione del personale nel sociale è il precetto del rispetto per l’altro. Il risultato è che, ancora oggi, è evidente un diffuso consenso nel considerare l’istruzione essenziale sia per lo sviluppo individuale che nazionale. Genitori e figli considerano molto seriamente l’excursus scolastico fin dai primi anni educativi in quanto il successo raggiunto a scuola è determinante per definire lo status sociale ed economico del proprio futuro.

Elena Ghilardi


Uji: città del Genji Monogatari

Per coloro che hanno letto ed amato il Genji Monogatari, vorrei oggi presentare un luogo imperdibile: Uji. Situata nei pressi di Kyoto e facilmente raggiungibile in treno, questa città di circa 188 mila abitanti è dal 1994 patrimonio dell’umanità dell’Unesco. E per chi ha avuto la fortuna di visitarla è facile capirne il perché.

Oltre ad essere amata come città del Byodo-in e famosa per la pregiatissima varietà di tè che si può trovare solo qui, è soprattutto nota per essere stata teatro degli ultimi capitoli del Genji, in particolare della tragica vicenda d’amore che ruota attorno all’antichissimo ponte della citta, l’Ujihashi. Infatti è proprio qui che, dopo la morte del Principe Splendente, ritroviamo Kaoru, nato dal tradimento della seconda moglie di Genji ma da lui riconosciuto come figlio, e di Niou, il nipote. Sebbene oggi Uji sia quasi praticamente stata inglobata nella periferia meridionale di Kyoto, all’epoca questa città viene descritta come un luogo remoto, quasi arcano. Qui i due giovani vivranno prima tormentate storie d’amore con due sorelle figlie di un principe, per poi innamorarsi della stessa donna, Ukifune. Quest’ultima, sedotta prima dall’uno e poi dall’altro, sarà infine così attanagliata dall’indecisione e dal rimorso, da decidere di buttarsi nelle tumultuose acque del fiume Ujigawa proprio da quel ponte che anche oggi rappresenta un punto nevralgico della città. Fortunatamente la vicenda di Ukifune non finisce in maniera così tragica come si potrebbe immaginare: salvata da alcuni pescatori la fanciulla sopravvive, sebbene decida poi di farsi monaca e ritirarsi ad Ono.

A ricordo di questi ultimi capitoli, la città conserva uno splendido museo dedicato all’opera di Murasaki Shikibu, mentre l’Ujihashi a tutt’oggi collega le due rive del fiume. Ormai nota come città del Genji, a Uji può capitare anche di imbattersi in statue che raffigurano non solo la grande autrice ma anche e soprattutto i personaggi che continuano ad essere attualissimi anche a mille anni di distanza e che la sua penna ha reso immortali.

 

Maria Bugno