Shichi go san

shichi_go_sanIl 15 novembre in Giappone si celebra il Shichi go san, una ricorrenza nella quale si prega per la crescita in buona salute dei bambini.

Shichi go san, letteralmente significa sette, cinque e tre. Queste età sono considerate un traguardo importante nella vita dei bambini: all'età di sette anni le bambine indossano per la prima vota l'obi, la cintura a fascia che chiude il kimono; mentre a cinque anni i bambini indossano per la prima volta i pantaloni hakama in pubblico. I tre anni simboleggiano l'età in cui ai bambini e alle bambine viene dato il permesso di fare crescere i propri capelli.

La data del 15 novembre fu scelta per questa celebrazione in quanto considerata una delle più fortunate secondo il calendario tradizionale giapponese.Leggere di più


Il teatro Bunraku

Il teatro Bunraku (文楽)è il teatro dei burattini giapponese. Sviluppatosi nel corso del XVII e XVIII secolo è, assieme al Kabuki, al No e al Kyogen, una delle quattro forme di teatro tradizionale. Il Bunraku è chiamato anche Ningyo Joruri (人形浄瑠璃 ningyo: bambola, joruri: forma di narrazione drammatica), poiché quando nel XVI secolo i burattinai itineranti si stabilirono a Kyoto, allora capitale del paese, quest’arte si fuse con quella del Joruri, i cui precursori erano degli attori itineranti ciechi che cantavano le gesta dello Heike Monogatari, un poema epico militare, accompagnando il canto al suono di uno strumento musicale chiamato biwa. Successivamente, quando il biwa fu sostituito dallo shamisen, una chitarra a tre corde la cui cassa è costruita con pelle di gatto, iniziò a svilupparsi lo stile Joruri, che deve il suo nome a una delle opere più conosciute: la leggenda dell’amore tra Minamoto no Yoshitsune e Lady Joruri.Leggere di più


L'arte del tè

L’arte del tè non è come le belle arti, è in qualche modo simile alle arti performative anche se diversa da loro. Non c’è un risultato tangibile nell’arte del tè e il tè non è una performance con l’artista che fa e il pubblico che guarda o ascolta. L’arte del tè è partecipativa. Tutti i sensi sono impegnati e stimolati. Il padrone di casa e gli ospiti creano insieme l’esperienza, con armonia, rispetto, purezza e tranquillità. Il padrone di casa si sforza di servire gli ospiti e gli ospiti fanno del loro meglio per apprezzare ciò che ha fatto il padrone di casa.

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Dalla Cina con furore

ideogrammiCapita spesso che chi non ha molta confidenza con l’Oriente, magari non avendo mai avuto occasione di approfondire l’argomento o non avendone avuto l’interesse, tenda a confondere molto facilmente Giappone e Cina pensando che si tratti della stessa cosa. A volte questa abitudine, se reiterata, può risultare irritante soprattutto per chi si impegna nella differenziazione delle due culture e nella divulgazione degli aspetti tradizionali che le distinguono; però, effettivamente, non si può biasimare l’errore di chi in buona fede e da profano riconosce dei tratti in comune tra queste due realtà e tende a identificarle tra loro.

Al di là dei tratti somatici indiscutibilmente asiatici,  si tratta proprio della condivisione di aspetti culturali, linguistici, religiosi, artistici e di una mentalità intrisa di concetti filosofici di matrice prettamente estremo orientale.Leggere di più


Hisabetsu burakumin

burakuminIn Giappone vi è sempre stata storicamente la tendenza a ignorare realtà non reputate degne di far parte di quella che viene definita Yamato Minzoku 大和民族, ossia la “razza Yamato”, un’umanità che trae origine dall’ininterrotta discendenza della dea del sole Amaterasu Ōmikami, madre della sacra terra giapponese, da cui proviene la stessa famiglia imperiale.  Nonostante l’impegno e la dedizione con cui la leadership giapponese  ha sempre cercato di affermare l’unicità e omogeneità del proprio popolo, la diversità e la stratificazione sociale e culturale sembrerebbe essere una caratteristica imprescindibile anche di quest’umanità eletta.

Infatti a dispetto delle numerose teorie, a lungo sostenute e divulgate, sull’incorruttibilità dell’etnia e della razza giapponese (i cosiddetti nihonjinron日本人論), i quattro principali gruppi di minoranze sociali ed etniche, inconfutabilmente presenti in Giappone, ammontano nel complesso alla cifra di circa 5 milioni di persone, ben il 4% dell’intera popolazione giapponese.Leggere di più


I quattro principi del tè

Una delle prime cose che ho imparato studiando la cerimonia del tè giapponese furono i quattro principi del wa, kei, sei, jaku. Questi quattro principi infondono tutto quello che ha a che fare con la cerimonia del tè e formano le fondamenta della spiritualità nel tè.

WA - armonia

Wa è l’armonia completa di tutti gli elementi: gli ospiti, gli utensili, la natura e l’atteggiamento.

KEI – rispetto

Kei è la profonda riverenza verso tutte le cose ed è una caratteristica dell’umiltà.

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La visualizzazione della lettera A, tutto l'universo in un simbolo esoterico

Il buddhismo giapponese credo sia il culto religioso che più di ogni altro possiede una varietà di scuole e approcci diversi nella pratica e nel fine ultimo di questa che lo rende estremamente interessante e adatto a soddisfare le differenti esigenze religiose di un popolo così sensibile alle sfumature come quello giapponese. La setta che personalmente più mi affascina nelle pratiche rituali e nel pensiero filosofico è lo Shingon, la cui sede storica e ufficiale è situata sul misterioso monte Koya nei pressi di Nara, e tra le sue “mille e una” pratiche rituali quella che più trovo interessante è, oltre al goma (il rituale del fuoco), quello della visualizzazione della sillaba-seme A. Questa pratica riassume totalmente in sé il nucleo della dottrina e dell’esperienza Mikkyo descritte nel Dainichi-kyo (testo filosofico base della scuola) ed è inoltre una delle pratiche meditative più importanti e concise nell’ambito delle centinaia di tecniche esistenti; viene spesso usata come pratica preparatoria per altre più impegnative perché tramite passaggi graduali sviluppa l’abilità nella meditazione e i testi che ne parlano sono molti.Leggere di più


La pagoda: capolavoro di filosofia e proporzioni

Tempio di Kofuku-ji

Un’alta torre che svettante racchiude in sé tutto il mistero della filosofia e della cultura del sol levante… la pagoda.

Le origini di questo tipico simbolo orientale risalgono attorno al I secolo a. C. in India come stũpa, monumento commemorativo di matrice buddhista.

Una breve descrizione delle sue parti costitutive ci aiuterà a comprendere le assonanze metaforiche tra forma e significato che donano a quest’elemento armonia ed equilibrio e lo rendono così affascinante nella sua semplicità: un solido basamento sorregge l’intera struttura costituita dal corpo (anda), un lungo pilastro (yasti) che dalla cima del corpo si erge slanciato verso il cielo, e una serie di anelli concentrici (chattraveli) che si sviluppano attorno ad esso; all’interno sono solitamente poste le ceneri del defunto. Con lo sviluppo e l’evolversi del culto religioso lo stũpa viene in seguito ad identificarsi esclusivamente con la figura specifica dell’Illuminato (il Buddha storico Shakyamuni) e in alcune culture orientali, come quella tibetana, gli stessi elementi architettonici ne rappresentano metaforicamente le parti del corpo, con l’usanza di dipingerne ad esempio gli occhi sinuosi e penetranti sulla parte superiore. Il più antico e completo esempio di primo stũpa buddhista rimasto in sito è lo Stũpa di Sanchi. Leggere di più


Kabuki, la messa in scena della tradizione

Non avrei mai pensato che quattro ore e mezza di spettacolo teatrale potessero trascorrere così velocemente e piacevolmente… non potevo assolutamente lasciare il suolo nipponico senza aver visto una rappresentazione di kabuki, il teatro tradizionale giapponese.

Specificatamente lo spettacolo a cui mi riferisco si tenne al kabuki-za, un teatro kabuki costruito ispirandosi alle forme tradizionali dell’architettura giapponese che si inserisce con eleganza, ma anche una certa arroganza, tra i palazzoni luccicanti di Ginza a Tokyo.

Sorta come arte popolare il kabuki fonde assieme il dramma, la musica e la danza, integrandole tra loro con grande equilibrio, e si narra abbia avuto origine dalla danza eseguita a Kyoto verso il 1603 dalla sacerdotessa Okuni del tempio scintoista Izumo.Leggere di più


La leggenda dei 47 ronin

 Il 14 dicembre si tiene il Gishi-sai no cha che è una cerimonia del tè per onorare la memoria dei 47 Ronin di Akō.

La leggenda racconta il famoso caso che coinvolge il codice d’onore dei samurai, Bushidō. Lealtà, controllo, sacrificio, perseveranza e onore: nella leggenda queste virtù erano impresse per sempre nell’anima dei giapponesi. Il racconto, noto come Chūshingura, è celebrato nelle storie, commedie, libri, stampe con blocchi di legno, statue, film e televisione.

La storia inizia con Asano Naganori di Akō, un signore samurai, che fu convocato al palazzo dello Shogun nella città di Edo, l’attuale Tokyo. Sotto lo sguardo attento del suo tutore, Lord Kira, maestro del protocollo del Palazzo, ad Asano furono date responsabilità di corte. La frizione fra i due uomini era costante. Asano rifiutava di pagare i doni che Kira domandava per i suoi servizi. Kira utilizzava ogni opportunità per umiliare pubblicamente Asano. Dopo due mesi di abusi, la tolleranza di Asano raggiunse il limite. Puntò la propria spada contro Kira all’interno delle mura del palazzo, un’offesa penosa – e tentò di ucciderlo anche se non vi riuscì. La punizione per ciò fu inflessibile: ad Asano fu ordinato di commettere il seppuku, l’atto rituale del suicidio.

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