Hinamatsuri
Se proprio volessimo trovare una corrispondenza con la nostra festa della donna, in questo stesso periodo in Giappone si svolge l'Hinamatsuri, o Momonosekku, il matsuri delle bambine. Il terzo giorno del terzo mese è un giorno per pregare per una buona crescita e per la felicità delle figlie femmine; il nome, momonosekku, fa riferimento anche alla fioritura dei momo, peschi, secondo l'antico calendario lunare. In preparazione alla festa, le famiglie dispongono in casa una specie di palchetto, hinadan, di 5 o 7 piani, su cui si collocano le hinaningyō, bambole che rappresentano la corte imperiale, vestite con abiti di periodo Heian; inutile dire che nel posto più alto verranno messi l'imperatore (dairi) e la sua consorte (hina). La tradizione vuole che questo allestimento possa scacciare gli spiriti cattivi, e sembra derivare a sua volta da un'usanza cinese, in cui la sfortuna veniva trasferita a delle bambole, poi abbandonate nel fiume.
La bevanda tradizionale è l'amazake, un sake dolce e non alcolico, ricavato dalla fermentazione del riso, mentre gli hishimochi, offerti alle bambole, sono dei dolci tipici formati da tre strati colorati, verde, bianco e rosa.
Elena Caloisi
Il Dio del fuoco e del tuono
Un’ esperienza che vorrei consigliare a tutti quelli che come me amano la cultura classica di periodo Heian, è sicuramente visitare il tempio Kitano Tenmangu a Kyoto. A tutti è noto che Kyoto è per eccellenza il cuore della cultura tradizionale giapponese, ma non sempre questo tempio rientra in tutti gli itinerari turistici.
Santuario shinto situato nel nord della città, fu costruito nel 947 ed è tutt’oggi un luogo caratteristico dell’antica capitale. Le circostanze della sua costruzione sono piuttosto particolari: come riportato nel Fuso Ryakki ed in varie fonti, fu costruito per placare lo spirito del ministro Sugawara no Michizane (845-903) ingiustamente esiliato nel 901 dall’imperatore Daigo, e morto di crepacuore due anni dopo. Subito dopo la sua morte infatti, il paese fu colpito da numerose calamità, che furono subito attribuite al suo fantasma vendicatore e che gli valsero il titolo di Dio del fuoco e del tuono. Fu così che per pacificarlo gli fu conferito l’onore della riabilitazione e della promozione ed in seguito gli fu dedicato il tempio Kitano. Questo personaggio è stato da subito guardato con simpatia a causa della sua morte in esilio, e soprattutto ammirato per la sua fedeltà incondizionata e la sua grande conoscenza dei classici cinesi, all’epoca ritenuti la più alta forma di rappresentazione letteraria.
Ancora oggi questo Dio è invocato come Tenjin, Kami protettore delle lettere e della calligrafia, e specie prima dei temutissimi esami di ammissione all’università, il tempio si riempie di studenti che si appellano alla sua benevolenza. Anche io ho avuto la fortuna di appellarmi alla sua grazia e di accarezzare la testa di uno dei buoi posti nel suo giardino, e posso dire che anche per me, come per tanti studenti giapponesi, Karai Tenjin ha avuto un occhio di riguardo.
Maria Bugno
Il sistema scolastico educativo nel Giappone contemporaneo
Comprendere l’organizzazione del sistema scolastico-educativo del Giappone contemporaneo è possibile solo facendo ricordo ad un’immagine strutturale del complesso della società nipponica.
L’analisi e la comprensione del comportamento individuale e delle relazioni interpersonali sono indispensabili per la decifrazione sia dell’organizzazione del gruppo, sia delle tendenze strutturali che determinano lo sviluppo della società stessa.
Linguisticamente ed etnicamente il Giappone risulta essere una Nazione omogenea, con un forte senso d’identità culturale e di unità nazionale. Ma la società giapponese non è monolitica, poiché in essa viene dato spazio anche all’individualità del soggetto. Diligenza, auto-critica, rispetto per la collettività, impegno tenace e disciplinato dell’apprendimento, interesse al conseguimento di un fine collettivo più che individuale sono tutti tratti considerati fondamentali per un’adeguata conduzione della propria vita. La società giapponese enfatizza inoltre il valore dell’armonia nelle relazioni interpersonali e della cooperazione con gli altri; ponendo alla base questi principi, diventa naturale essere membro di un gruppo unito e ben organizzato, che lavora tenacemente per il raggiungimento di un obiettivo comune. E la scuola giapponese riflette questa priorità culturale. L’eredità più antica dell’impegno educativo giace nella tradizione confuciana e buddhista, in cui lo strumento educativo più marcato per la valorizzazione del personale nel sociale è il precetto del rispetto per l’altro. Il risultato è che, ancora oggi, è evidente un diffuso consenso nel considerare l’istruzione essenziale sia per lo sviluppo individuale che nazionale. Genitori e figli considerano molto seriamente l’excursus scolastico fin dai primi anni educativi in quanto il successo raggiunto a scuola è determinante per definire lo status sociale ed economico del proprio futuro.
Elena Ghilardi
Uji: città del Genji Monogatari
Per coloro che hanno letto ed amato il Genji Monogatari, vorrei oggi presentare un luogo imperdibile: Uji. Situata nei pressi di Kyoto e facilmente raggiungibile in treno, questa città di circa 188 mila abitanti è dal 1994 patrimonio dell’umanità dell’Unesco. E per chi ha avuto la fortuna di visitarla è facile capirne il perché.
Oltre ad essere amata come città del Byodo-in e famosa per la pregiatissima varietà di tè che si può trovare solo qui, è soprattutto nota per essere stata teatro degli ultimi capitoli del Genji, in particolare della tragica vicenda d’amore che ruota attorno all’antichissimo ponte della citta, l’Ujihashi. Infatti è proprio qui che, dopo la morte del Principe Splendente, ritroviamo Kaoru, nato dal tradimento della seconda moglie di Genji ma da lui riconosciuto come figlio, e di Niou, il nipote. Sebbene oggi Uji sia quasi praticamente stata inglobata nella periferia meridionale di Kyoto, all’epoca questa città viene descritta come un luogo remoto, quasi arcano. Qui i due giovani vivranno prima tormentate storie d’amore con due sorelle figlie di un principe, per poi innamorarsi della stessa donna, Ukifune. Quest’ultima, sedotta prima dall’uno e poi dall’altro, sarà infine così attanagliata dall’indecisione e dal rimorso, da decidere di buttarsi nelle tumultuose acque del fiume Ujigawa proprio da quel ponte che anche oggi rappresenta un punto nevralgico della città. Fortunatamente la vicenda di Ukifune non finisce in maniera così tragica come si potrebbe immaginare: salvata da alcuni pescatori la fanciulla sopravvive, sebbene decida poi di farsi monaca e ritirarsi ad Ono.
A ricordo di questi ultimi capitoli, la città conserva uno splendido museo dedicato all’opera di Murasaki Shikibu, mentre l’Ujihashi a tutt’oggi collega le due rive del fiume. Ormai nota come città del Genji, a Uji può capitare anche di imbattersi in statue che raffigurano non solo la grande autrice ma anche e soprattutto i personaggi che continuano ad essere attualissimi anche a mille anni di distanza e che la sua penna ha reso immortali.
Maria Bugno