Un'estate in Giappone. Diario di viaggio - Quinta tappa: a caccia di matsuri nel nord del Giappone
L’estate giapponese è una dimensione particolare, dove al caldo insopportabile corrisponde un’esplosione incredibile di vitalità e di energia gioiosa convogliata nei matsuri, quelle celebrazioni dal richiamo religioso che riempiono di colori le vie delle città. I matsuri estivi sono numerosissimi in tutto il Giappone, ma il Tohoku offre alcuni momenti particolarmente coinvolgenti, che aprono le porte ad un luogo imprevedibile e incredibilmente affascinante. È un modo per avvicinarsi a un territorio molto spesso dimenticato, che custodisce tuttavia un’immensa ricchezza culturale, e che merita di essere conosciuto con più cura.
Il Tanabata Matsuri in Misawa
Molti ormai hanno imparato a conoscere i festeggiamenti per il Tanabata, la notte delle stelle innamorate che si celebra in tutto il Giappone nel mese di luglio. Si tratta di un’antica leggenda di origine cinese, che narra la triste storia d’amore di due amanti separati dalla Via Lattea e destinati a incontrarsi solo una notte in tutto l’anno; questo matsuri ha delle caratteristiche comuni diffuse in tutto il territorio, come ad esempio le alte lanterne che ondeggiano luminose lungo le strade, ma assistervi a Misawa può essere un’esperienza particolarmente interessante. Non perché sia il migliore o il più famoso dei Tanabata, ma perché la città stessa è una realtà particolare, anche per la presenza di una base militare americana; passeggiando per le vie illuminate dalle lanterne, è surreale assistere al passaggio di una popolazione tanto varia, di origini così variegate, abbigliata nel tradizionale yukata estivo dai colori vivaci e disegni tipici. Ne emerge un singolare incontro tra elementi tradizionali ed esperienze più moderni, mentre i pub inglesi delle zone centrali offrono birra fredda per combattere il terribile caldo estivo, che a volte colpisce anche queste aree. E naturalmente, come è facile immaginare, il Tanabata si trasforma in un’occasione di svago e di passeggiate tra infiniti profumi del più gustoso cibo locale che rende l’esperienza decisamente più completa
Hachinohe Sansha Taisai
Con il secondo matsuri, ci si distanzia ampiamente dalle più popolari tradizioni nazionali per sperimentare un evento dai marcati accenti locali. L’Hachinohe Sansha Taisai è infatti un matsuri che si celebra tra la fine luglio e primi di Agosto, dedicato espressamente a tre santuari shintoisti locali (l’Ogami, il Shinra e il Shinmei); è una sorpresa inattesa, la cui ricchezza di immagini e colori vale il viaggio fin da queste parti. Il matsuri, che si rivela una festa vera e propria di tre giorni, si concretizza in una lunga parata di carri di enormi dimensioni, pieni, inondati, sommersi di decori, di eroi mitici, di dèi antichi, di animali sacri e di simboli del luogo. Un’esplosione incontrollabile di colori che invadono la strada mentre i carri stessi si aprono e si trasformano davanti agli occhi stupefatti dell’osservatore.
La parata procede al ritmo incessante di canti locali e tamburi, tamburi incredibili il cui suono ritmico e potente entra sotto pelle e conduce i partecipanti verso la notte, in un mondo che non è più il nostro.
E naturalmente, si è sempre accompagnati dai deliziosi profumi dello street food locale, comprese le deliziose patate dolci allo zucchero e le mele caramellate, vera specialità locale.
Aomori Nebuta Matsuri
Infine, non si può assolutamente ignorare il Nebuta Matsuri, forse la festività più popolare di tutta la prefettura di Aomori; oltre a quello del capoluogo, infatti, esistono numerose varianti locali come ad esempio il Neputa Matsuri di Hirosaki, o il Tachi-nebuta Matsuri di Goshogawara (altra esperienza imperdibile). Nella città di Aomori, il matsuri si tiene intorno al 3 Agosto, ed è un vero evento che porta in città un fiume di occhi pronto ad assistere all’evento.
La leggenda dietro a questo matsuri sembra riferirsi alla leggendaria battaglia tra la popolazione locale degli Emishi, che anticamente abitava queste terre, e le truppe imperiali giapponesi, smaniosi di conquistare interamente quest’area. La festività celebra in particolare il coraggio e la forza di Aterui, il condottiero emishi a capo della resistenza locale, una delle figure più amate della regione.
Come per l’Hachinohe Sansha Taisai, anche qui il cuore del matsuri si trova nella lunga parata che invade l’intera città, con balli e canti locali e con immensi carri; a differenza di quelli incontrati prima, tuttavia, questi carri offrono una diversa magia. Appena il sole inizia a calare, intorno alle 21 (poco dopo la partenza della parata) i carri si illuminano completamente, e le diverse figure rappresentate sembrano così prendere vita e fluttuare sopra le teste degli spettatori mentre il cielo diventa nero e la notte estiva prende il sopravvento. E di nuovo, arrivano i tamburi, potenti, enormi e carichi di una vita misteriosa che guidano nel buio i piccoli cortei in yukata che danzano nelle strade.
Marianna Zanetta
Articolo originale: www.mariannazanetta.com/2017/07/31/three-summer-matsuri-aomori-ken/
Foto di Edmondo Perrone (R)
Un'estate in Giappone. Diario di viaggio - Quarta tappa: Nagoya
Nell’organizzazione di un viaggio in Giappone, Nagoya è una città il più delle volte esclusa, non considerata tra le possibili mete turistiche da visionare durante il cammino. Eppure, oltre a essere casa della Toyota, la città offre all’osservatore un notevole contrasto tra la dimensione moderna tipica di molte metropoli nipponiche, e alcune isole di storia, profondamente significative per la nazione intera, che valgono la deviazione almeno per una giornata.
Uno dei luoghi storicamente più interessanti di Nagoya è indubbiamente il castello, che ricorda ancora l’importante storia di questa città. Essa è infatti connessa alla famiglia Tokugawa, fondatori del grande e potente bakufu del XVII secolo che ha governato fino all’inizio dell’era Meiji (1868 - 1912).
Tokugawa Ieyasu, il capostipite della famiglia, compare più volte lungo la strada che conduce al castello, in particolare nel grande parco circostante, quasi a indicare con insistenza la via da seguire per scoprire (o ricordare) la grandezza delle sue gesta. E tra un viale alberato e un giardino giapponese con la piccola casa da tè che ristora dalla calura estiva, compare alla vista il castello: maestoso, con il fossato verde popolato dai cervi che sembrano conoscere l’importanza di quel luogo. Con i suoi tetti celesti che si stagliano nel cielo estivo, e il delfino dorato che salta enigmatico in cima ad essi, il castello di Nagoya mantiene ancora il fascino del passato, e il desiderio di far rivivere le abitudini antiche si riconosce nella ricostruzione di interi ambienti e scenari tipici del Giappone feudale. E quando si arriva in cima, quasi accanto al delfino, si domina con uno sguardo tutta la città e il territorio circostante, ricordo dell’incredibile potere dei suoi antichi inquilini.
Sono altri però i luoghi che rendono Nagoya degna di essere visitata; esistono infatti una serie di templi e santuari che contribuiscono a restituire alla città un antico fascino feudale, quasi a voler ricordare che la storia della nazione è passata da qui.
Il primo è un tempio buddhista della scuola Shingon, Ōsu Kannon, dedicato proprio a questo benevolo bodhisattva; a metà tra le strade trafficate e la famosa via commerciale “Ōsu – Naka”, vero e proprio inno allo shopping post-moderno, gli occhi si inondano del rosso del suo portale, con i possenti guardiani che ne proteggono l’accesso, e le ricche architetture del padiglione centrale. Un piccolo portale su un’altra dimensione, quello che spesso accade – qui come in tutto il Giappone – quando il mondo contemporaneo si lascia sorprendere da piccole memorie di un sentire antico. E allora, si segue il percorso che conduce fino in cima alle scale, dove in un silenzio intimo e sereno si può accendere un bastoncino di incenso all’ombra delle bianche bandiere che sventolano nel caldo vento estivo.
Ma forse ancora di più, un altro posto sembra aspettare il visitatore, per sorprenderlo con la sua sobria maestosità; è l’Atsuta-jingū, un santuario shintoista che si nasconde in un piccolo bosco buio e fresco nel cuore della città. Si tratta di uno tra i santuari più importanti in tutto il Giappone, poiché custodisce uno dei Tre Tesori Imperiali, la spada Kusanagi che porta l’impronta del complicato e potente dio Susanoo.
Il contrasto con il tempio buddhista è notevole; al posto del rosso accesso, qui predomina il legno, scuro e accogliente; al posto dei guardiani minacciosi, il grande torii apre a un mondo fatto di silenzio e di natura. Ecco, la natura domina assoluta questo posto, quasi a rivendicarlo, quasi a rivendicarne un’intima connessione, e mentre si procede verso la parte più nascosta del santuario, si ha la sensazione di procedere verso un luogo segreto, che porta la memoria di un remoto patto tra la natura e gli esseri umani.
Marianna Zanetta
Articolo originale: www.mariannazanetta.com/2015/09/22/first-time-nagoya/
Un estate in Giappone. Diario di viaggio - Terza tappa: Enoshima
I dintorni di Tokyo offrono una grande quantità di luoghi da esplorare, che spesso rimangono fuori dagli itinerari più conosciuti. Misteriosamente, perché spesso si tratta di luoghi di una bellezza incredibile, che hanno la capacità di farsi rapidamente strada nell’animo dell’osservatore, e che permettono di scoprire nuovi colori del mondo Giapponese.
È esattamente quello che mi è successo sulla strada per Kamakura. In molti hanno iniziato ad apprezzare la bellezza antica di questa località, e i suoi innumerevoli templi (molti dei quali zen) e santuari conquistano i visitatori con il silenzio e la profonda serenità. Ma quello che in pochi ancora hanno scoperto è un piccolo luogo sul mare, proprio sulla strada che da da Tokyo porta a Kamakura; mi riferisco a Enoshima, la piccola, incantevole isola che si trova alla foce del fiume Katase, nella prefettura di Kanagawa. L’intera isola è consacrata alla dea della musica Benzaiten che, secondo la leggenda, è emersa in questo angolo di mondo dal fondo del mare.
A solo un’ora di treno da Tokyo, e collegata alla terraferma da ben tre line ferroviarie (la Odakyū Enoshima Line, la Enoshima Electric Railway e la Shonan Monorail), la sua collocazione la rende meta privilegiata per gli abitanti di Tokyo e Yokohama che vogliono godere della bellezza delle spiagge e del mare della baia di Sagami.
Ma questo posto è molto più di un luogo di villeggiatura.
È un piccolo angolo di Giappone che riporta alla mente momenti lontani e atmosfre antiche. È un piccolo gioiello tra cielo e mare, che avvicina lo straniero alla sensazione di un Giappone fuori dal tempo.
L’isola custodisce ancora il fascino di abitazioni e negozio in stile tradizionale che danno vita a minuscole, trafficate vie che sembrano comparire da un dipinto di Hokusai; il legno, con il suo colore bruno, si staglia coraggioso nel sole brillante, e accompagna la passeggiata fino ad una lunga scalinata in pietra che porta fino all’Enoshima Jinja, un piccolo santuario Shinto, dedicato alla dea dell’isola, e il cui torii rosso fuoco spicca fiero contro il celeste del cielo e il grigio della pietra.
La brezza abita spesso questi luoghi, come spesso capita nelle cittadine di mare, e accompagna il cammino mano a mano che ci si avvicina all’acqua. Qui, ci si deve incamminare su un lungo ponte in legno che si inoltra nel mare, e che porta lo sguardo verso una delle immagini più incredibili che si possano incontrare in Giappone; ci si trova infatti sospesi sull’acqua, mentre si guarda l’imponente Fuji che vi osserva da lontano, con la cima innevata, in mezzo al blu dell’oceano e del cielo.
Certo, ci sono centinaia di altre immagini imponenti del monte Fuji, e una moltitudine di altri posti da cui osservare la sua maestà; eppure, qui si verifica una strana magia, la combinazione di tutti gli elementi – il cielo, il mare, il legno, il sole – che fa si che gli occhi rimangano sospesi, nell’istante dell’incontro perfetto. Nell’istante in cui si coglie l’incredibile intimità di un luogo piccolo e segreto, silenzioso e accogliente, che apre le porte all’infinito.
Marianna Zanetta
Articolo originale: www.mariannazanetta.com/2017/02/12/5-amazing-day-trip-tokyo/
Tōrō-nagashi - Un festival sul filo dell'acqua
Oggi vi vogliamo parlare del festival Tōrō-nagashi, che si svolge ogni anno a Tokyo nella zona di Asakusa. Il significato del termine è, letteralmente, “lanterne che scorrono”.
Ogni anno, verso il tramonto, piccole lanterne dalla leggera struttura in legno, in cui sono state inserite delle candele, vengono rilasciate sul fiume Sumida. Si tratta del Tōrō-nagashi, uno degli appuntamenti più attesi della stagione estiva. Lo spettacolo è per gli occhi a dir poco emozionante: centinaia e centinaia di lanterne fluttuanti illuminano il letto del fiume che lento, scorre libero verso l'oceano. Si pensa che le lanterne servano da guida agli spiriti degli avi che, tornati durante l'O-bon a far visita ai loro cari, possano far ritorno nell'aldilà e rinascere.
L'evento ha avuto luogo per la prima volta nel 1946 dopo il secondo conflitto mondiale, diventando ogni anno sempre più famoso, con centinaia di migliaia di partecipanti. A causa della costruzione di speciali argini che impedivano l'accesso al fiume, il festival è stato interrotto nel 1965, ma dal 2005, grazie alla costruzione della Sumida River Terrace dotata di aree pedonali ed aree ricreative, la suggestiva tradizione è stata ripresa.
Quest'anno, il 12 Agosto, circa 2500 lanterne verranno rilasciate dal lato est del fiume Sumida tra il ponte Azuma e Kototoi.
Se si vuole semplicemente assistere all'evento, dalla stazione di Asakusa, ci si può recare al parco di Sumida, proprio accanto alla sponda dell'omonimo fiume, preferibilmente non più tardi delle 18:00, così da trovare un buon posto e aspettare l'inizio del festival alle 18:30.
Ma se invece uno se la sente, perché non provare a prendere parte attiva al Tōrō-nagashi? In tal caso suggeriamo come fare: dalla stazione ci si può recare alla reception dell'agenzia per escursioni in barca “Tokyo Cruise” (vista l'affluenza di partecipanti meglio andarci prima delle 14:00) e acquistare la vostra lanterna per 1500 yen (poco meno di 15 euro). Nei pressi della reception si possono trovare degli appositi spazi dove poter personalizzare la lanterna con disegni, nomi e messaggi augurali per amici e familiari.
Una volta che la lanternina sarà pronta, ci si mette in fila (prima delle 18:00) per arrivare nel punto in cui finalmente sarà possibile lasciarla in acqua e vederla scorrere, in compagnia di altre centinaia, lungo il fiume. Per chi lo compie, il gesto è carico di significato: si dice infatti che le luci rappresentino la saggezza, chiamata di dissipare l'oscurità e l'incertezza dal proprio cammino.
Infine, che si desideri prendere parte al Tōrō-nagashi in prima persona o che si voglia assistervi da una posizione più defilata, esso resta un appuntamento simbolo dell'estate di Tokyo assolutamente da non perdere.
Marco Furio Mangani Camilli
Un estate in Giappone. Diario di viaggio - Seconda tappa: Meoto Iwa e Futami Okitama Jinja
Quando si decide di scoprire qualche gioiello della cultura e della tradizione giapponese, uno dei luoghi più incredibili è certamente il santuario di Ise, uno dei luoghi più sacri di tutto l’arcipelago, collocato nella prefettura di Mie. Spesso, tuttavia, si cade nell’errore di concentrarsi solo su questa meta, e di dimenticare quello che si può scoprire nel viaggio; per questo, vi suggerisco di partire dal mare, dal luogo in cui cielo e acqua si confondono nel grigio, e dove le rocce vi osservano da lontano.
A poca distanza da Ise, esiste un piccolo angolo di paradiso nel momento in cui l’autobus si ferma davanti al Futami Okitama Jinja, un complesso Shinto disseminato lungo una riva roccioso di fronte alle onde. In epoche precedenti, questo jinja era un complesso di vari santuari, ed era rinomato per il suo legame con la leggenda della caverna Ama no Iwato, dove Amaterasu si rinchiuse dopo un’epica lotta con il fratello Susanoo no Mikoto. Il santuario era anche importante poiché i pellegrini che si incamminavano verso Ise si radunavano qui per una purificazione iniziale nell’acqua di mare (un rituale chiamato hamasangu) prima di iniziare il viaggio.
Mentre si cammina tra le rocce e le onde, è inevitabile notare l’abbondanza di sculture di rane, le miriadi di piccole statuette di questo simpatico anfibio, che rendono inconfondibile il santuario. Come sempre c’è una ragione per questa presenza, ed essa è rintracciabile in una tradizione secondo la quale la rana era un’offerta rituale per acquietare lo spirito del serpente del mare che abita la baia di Ise, ed evitare disastri alla popolazione; inoltre, la rana è considerata il simbolo di Sarutahiko no okami, uno dei kami qui venerati.
L’incontro con questo luogo si è rivelato un amore inatteso: forse per via del mio amore del mare, forse perché il tempo piovoso ha reso ancora più profondo il colore grigio-azzurro dell’atmosfera, o forse perché il vento ha ininterrottamente cantato sull’acqua. Non so davvero dire il perché. Il luogo mi ha rivelato tutta il suo fascino in piccoli dettagli, e mi sono ritrovata a camminare in una dimensione diversa, passeggiando accanto alle acque su un sentiero che guarda direttamente le onde blu dell’oceano.
E poi la magia finale. Circondata dalle piccole rane e dalle numerose offerte disseminate sul cammino, mi sono ritrovata davanti ad una delle icone più famose della tradizione Shinto: Meoto Iwa, le rocce sposate.
Come vuole la leggenda, queste due rocce rappresentano l’unione dei due kami originari, Izanagi e Izanami, la coppia divina dalla quale sono stati generati tutti gli altri dei. La roccia più grande, o-iwa, raggiunge circa i nove metri di altezza e ha un piccolo torii in cima, mentre la più piccola, me-iwa, è alta circa 4 metri. Una fune sacra unisce le due rocce come se si stessero tenendo per mano. La marea qui cambia in fretta, e sono stata così fortunata da incontrare questa coppia immersa nei flutti e nel mare agitato, che ha rafforzato la potenza simbolica di questa corda bianca che unisce i due amanti contro tutte le difficoltà.
È un luogo che in pochi metri racchiude le più profonde radici mitologiche del Giappone, prima ancora di arrivare davanti a Ise, prima ancora di inoltrarsi dei boschi che conducono al cuore più antico dello Shinto; qui, tra cielo e mare, nel grigio profondo della roccia sferzata dalle onde sembra essere racchiusa la più profonda sensibilità di un antico mondo che continua ad osservarci silenzioso e imponente. Qui, in un panorama che dall’apparenza semplice e privo di fronzoli, vibra l’emozionante dell’immagine di queste due rocce che insieme affrontano eternamente le onde, la pioggia e il vento dell’oceano.
Marianna Zanetta
Articolo originale: http://www.mariannazanetta.com/2016/08/24/love-meoto-iwa/
Fuochi d'artificio - I migliori hanabi taikai da vedere tra luglio e agosto
Uno degli elementi più caratteristici delle calde estati giapponesi, sono sicuramente i numerosissimi hanabi-taikai, festival dei fuochi d'artificio. Amatissimi dai giapponesi, questi appuntamenti sono dei veri e proprio must nelle serate estive. In particolare, Tokyo è, tra la fine di luglio e agosto, la meta ideale per chiunque abbia voglia di assistere a spettacoli pirotecnici di alto livello.
Ogni anno, nelle calde sere d'estate, tantissime persone (tradizionalmente vestendo lo yukata, un leggero abito estivo giapponese) osservano stupite lo splendore di fuochi artificiali che, di pari passo con l'avanzamento tecnologico, sono sempre più elaborati e sorprendenti.
L'origine simbolica dei fuochi d'artificio (letteralmente “fiori di fuoco”, hanabi ) risale al 1733, quando, in onore delle vittime di una carestia che aveva colpito la città, vennero per la prima volta lanciati nei pressi del fiume Sumida . Da allora, gli hanabi servono allo scopo di pacificare le anime di chi ci ha preceduto e, allo stesso tempo, scacciare la sfortuna dalla città.
Ogni anno, gli eventi in programma attirano centinaia di migliaia di persone. Qui di seguito, ve ne raccontiamo alcuni tra i più importanti.
Uno degli appuntamenti tradizionali più attesi ricorre il 22 luglio a Tokyo. Fin dal 1924, infatti, vengono lanciati sul fiume Arakawa i fuochi d'artificio di Adachi. Lo spettacolo, completamente gratuito, dura un'ora, dalle 19:30 alle 20:30 e vengono lanciati da due postazioni circa 12.000. Uno dei luoghi più adatti all'osservazione è solitamente la sponda del fiume chiamata Nishi-Arai.
Parlando invece dell'evento pirotecnico simbolo dell'estate di Tokyo non possiamo non citare i fuochi artificiali del fiume Sumida. Come già accennato, si tratta dell'hanabi taikai più antico, risalente addirittura durante il periodo Edo (1603 -1867). Svoltosi regolarmente ogni anno, fu interrotto solo quando, nella seconda metà del XX secolo, l'impressionante sviluppo urbanistico della città ne impedì lo svolgimento. Ripreso nel 1978, oggi è l'evento che vanta il maggior numero di fuochi utilizzati (circa 22.000) e spettatori (circa un milione di persone).
Quest'anno, l'evento si svolgerà sabato 29 luglio dalle 19:05 alle 20:30. Uno dei migliori punti da cui poterli ammirare è il parco di Sumida, lungo la sponda orientale del fiume, zona di Asakusa. Il luogo è centrale rispetto alle due postazioni da cui verranno lanciati i fuochi, ovvero tra il ponte Sakura e il ponte Kototoi, e attorno a quello di Komagata.
Nel mese di agosto, invece, degno di nota è lo spettacolo pirotecnico di Jingu Gaien. Ogni anno diverse migliaia di spettatori percorrono le strade di Harajuku e Aoyama fino a giungere al Jingu Stadium, luogo dell'evento dove ammireranno circa 10,000 fuochi. Lo spettacolo, famoso almeno quanto quello del fiume Sumida, si svolge domenica 20 agosto dalle 19:30 alle 20:30. Quest'anno, inoltre, sarà preceduto da un concerto j-pop. Al contrario degli altri due eventi sopra citati, il taikai di Jingu Gaien è a pagamento. Si può comunque godere dello spettacolo senza entrare nello stadio, cercando, nella circostante area di Shinanomachi, un posto dove potervi assistere gratuitamente.
Marco Furio Mangani Camilli
Un'estate in Giappone. Diario di viaggio - Prima tappa: Tokyo
Ormai l'estate ci ha travolti. La voglia di evadere dal caldo delle città sempre maggiore. Così, noi di Giappone in Italia vogliamo proporvi un viaggio. Niente paura: non servirà nessun biglietto aereo, ma basterà seguire le nostre pagine. Un viaggio alla scoperta di otto fantastiche località del Giappone, al di fuori dei soliti itinerari turistici.
Dopo questo primo appuntamento di lunedì, ogni sabato, una nuova pagina di questo diario di viaggio, alla scoperta di luoghi misteriosi, rotte inusuali e suggestioni inedite. E chissà che qualcuno, mosso da questi incantevoli scorci di Giappone, possa decidere di andarci davvero nel suo prossimo viaggio nel Paese del Sol Levante.
La prima tappa ci porta nella capitale, Tokyo. Pronti? Si parte!
Tokyo è un luogo che spaventa.
La sua imponente modernità ricca di vetro e di altezze le dona spesso uno strano immaginario; troppo urbana, troppo futuristica, troppo americana. Troppo poco giapponese. Un luogo che suona troppo estraneo eppure in qualche modo già visto, come se fosse assimilabile a qualsiasi altra capitale sparsa in giro per il mondo. Ecco, forse Tokyo sembra spesso il prototipo della metropoli inumana che per qualche motivo non fa parte delle aspettative di chi viaggia in Giappone.
In realtà, Tokyo si sottrae a qualsiasi paragone, e obbliga a interrompere il flusso delle immagini che si accavallano preventivamente quando si parla di questo posto.
Perché Tokyo è il luogo del silenzio. Silenzio inatteso e incredibile, proprio perché si è nel cuore di una delle più grandi aree urbane del mondo. Eppure, appena scesi dal treno, il silenzio è li pronto ad abbracciarti. Il silenzio di un traffico che scorre senza frastuono, di voci che chiacchierano senza invadenza, di biciclette che sfrecciano ai margini della strada. Certamente, ci sono delle isole nella città dove sembra invece verificarsi il fenomeno contrario, una sovrabbondanza di caroselli, musiche insistenti e richiami pubblicitari. Ma il silenzio è il vero padrone, è lui che rimane nell’anima e nella mente, un silenzio discreto e accogliente che sembra voler concedere il tempo – e lo spazio - per assestarsi alla grandezza e alla modernità.
E se ci si lascia condurre dal silenzio per le vie della capitale, si scopre che Tokyo è una città dalle molte anime. Sembra difficile individuare un unico centro da cui si irradi la vita cittadina. Al suo posto esiste una moltitudine di realtà che si giustappongono e si fondono l’una con l’altra. Succede così: siete usciti dalla stazione, diciamo a Ueno, e state camminando tra la folla seguendo la strada principale con ampi marciapiedi e corsie trafficate. Poi, voltate la testa e vi rendete conto che al vostro fianco c’è un piccolo passaggio tra due palazzi: in quella piccola via un mondo diverso si srotola davanti ai vostri occhi. Porte di legno, piccole lanterne, qualche gatto di quartiere, e vi sembra di essere stati trasportati indietro nel tempo di un centinaio d’anni. Nel mezzo di Tokyo, e allo stesso tempo anni luce lontani.
Per questo, è estremamente difficile dipingere Tokyo in maniera univoca; è Akihabara con i suoi infiniti piani di anime, ma è anche il silenzioso viale alberato di ciliegi appena fuori Shinjuku; è la purezza del cristallo di Ginza, ma è anche il calore del legno nelle piccole vie di Ueno. È la dimensione quasi paesana che si respira a Nakano, con le sue vie residenziali e le case monofamiliari, con i piccoli negozi di alimentari e i kombini rassicuranti. È la bellezza di una lunga camminata autunnale, mentre gli aceri si colorano di rosso.
E forse Tokyo da il meglio di sé se la si incontra camminando. Bisogna dedicarle tempo e sospendere il giudizio per poter ascoltare tutto quello che questa città ha da raccontare. E allora si può dimenticare gli itinerari preparati a tavolino e ci si può dedicare a percorrere le strade della città come farebbe uno qualsiasi dei suoi abitanti. Si può partire da Chiyoda, dal cuore del palazzo imperiale, passando attraverso il parco di Hibiya, per incamminarsi verso ovest, e raggiungere Harajuku percorrendo il parco Yoyogi. Poi continuare verso nord, in direzione Shinjuku Est, per arrivare infine, senza fretta, alla luminosa e trafficata Ikebukuro.
Tokyo non ama la fretta, nonostante tutto, e gli occhi vedono meglio quando si cammina con calma. Anche se si finisce quando il sole tramonta.
E proprio questo tramonto ha in Tokyo un’atmosfera diversa; è un tramonto precoce, che arriva prima che altrove, e improvvisamente tinge il cielo di un blu intenso. E mentre si passeggia nell’ora blu, si assiste alla magia della luce: la città si veste di migliaia di colori che brillano contro questo cielo dal colore sorprendente. Sono le infinite luce dei negozi, dei ristoranti, della normale vita che continua anche quando il sole non sta più a guardare, e di quella vita che si popola solo nel cielo più scuro; sono solo luci, eppure hanno il potere di trasmettere un’inattesa sensazione di calore e di accoglienza, mentre torna protagonista il silenzio che accompagna gli esseri umani per le vie della città, in una dimensione che non è solitudine ma quiete, e che sembra riconciliare lo spirito con questa città tentacolare, imponente eppure così profondamente umana.
Marianna Zanetta
www.mariannazanetta.com
Articolo originale: www.mariannazanetta.com/2016/09/27/10-things-made-fall-love-tokyo/
FujiQ Highland, emozioni da guinness (parte 2)
(...) Altre attrazioni del parco degne di nota sono:
Tentekomai - Se il vostro sogno è quello di provare l'ebbrezza di essere al comando di un aereo, questa è l'attrazione che fa per voi. Aperto l'anno scorso, il Tentekomai (letteralmente ''turbinio di attività'', ''attività frenetica'') vi mette alla guida di un piccolo aereo dove vi sarà possibile muovere le ali e soffrire le conseguenze delle vostre scelte. Tre minuti di corsa a 40km/h, sospesi a 32 mt dal terreno, sarete voi a dover decidere per una guida più cauta o più sportiva. Potrete sfruttare le correnti per passare 3 minuti a girare su voi stessi, o per godervi pacificamente il meraviglioso panorama intorno a voi.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=NoUrFZPJdag)
Tekkotsubanchou - per gli amanti del genere, una giostra a seggiolini sospesa a 47 mt di altezza non può essere trascurata. Grande classico dei parchi divertimento, questa attrazione sorge molto vicino al Dodonpa ed offre un panorama mozzafiato, soprattutto nelle giornate più limpide. Ad ogni giro, il Monte Fuji e la sua cornice appaiono placidi in lontananza, facendovi dimenticare che state volando sospesi nell'aria, appesi ad un filo, a 50km/h.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=V3NWcqIG0Sg)
Tondemina - Se desiderate capire come si sentono le pizze ad essere lanciate in aria dai maestri pizzaioli, questa è l'attrazione giusta per voi. Che tutti siano amanti della pizza, non è di certo un segreto. Ma potete dire di essere mai saliti su un'attrazione che ci assomiglia? Al FujiQ anche questo è possibile. Sponsorizzato da PizzaLa (nota catena di pizzerie in Giappone), il Tondemina è un pendolo gigante che con la sua struttura a forma di pizza vi fa volare sempre più in alto, fino ad arrivare al picco di 43mt durante il giro completo, il tutto mentre la struttura che contiene i 50 passeggeri gira su sè stessa. Per quanto possa sembrare una corsa semplice e lineare, in realtà sia i momenti di tensione che l'adrenalina accompagnano tutta la durata della corsa.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=FTnSVrUa04A)
Nel parco ci sono tantissime altre attrazioni; la Red Tower, il Panic Clock, il Mad Mouse o il Cool Jappaan sono tutte corse estremamente divertenti, ed anche se un pò più ''normali'' rispetto le precedenti, valgono la pena di essere visitate almeno una volta. Ad un altro genere appartiene invece il Fuji Airways, una simulazione di volo attorno al Monte Fuji che vi farà restare a bocca aperta sia per la bellezza suggestiva dei filmati che per la sensazione di trovarvi effettivamente in volo.
Il FujiQ vanta un'altra sezione per cui si è reso famoso nel resto del mondo: la sezione horror. Oltre al Bloodthirsty Ward, una struttura dedicata a farvi spaventare tramite il solo utilizzo di cuffie e suoni orrendi provenienti da tutti i lati, la casa del terrore più lunga del mondo si trova proprio qui:
Super Scary Labyrinth of Fear - Se non soffrite di cuore e vi considerate abbastanza coraggiosi da poter percorrere 900 mt di terrore puro, in mezzo ad infermieri insanguinati e zombie che vi rincorrono dappertutto, questo ospedale del terrore fa proprio al caso vostro. La visita non è inclusa nel biglietto giornaliero, ma vi posso assicurare che se sono i brividi che cercate, i 4€ di ingresso sono molto più che ben spesi. La durata complessiva del ''tour'' è intorno ai 30 minuti. Se però siete particolarmente impressionabili, e per la paura cominciate a correre gridando in maniera disperata (come ho fatto io), i tempi di percorrenza si accorciano drasticamente. Tutta la struttura è costellata di uscite d'emergenza, e nel caso in cui abbiate troppa paura potrete uscire in - quasi - qualsiasi momento. All'ingresso verrete divisi in gruppetti (non è possibile visitare la struttura individualmente) ed assisterete ad un filmato di introduzione, per capire la storia della clinica del terrore ed entrare nel mood giusto. Dopo il filmato ed una simpatica fotografia ricordo del vostro gruppo, sarete liberi di esplorare la struttura, gridare, piangere o fuggire, a seconda del grado di temerarietà personale. Inutile dire che tra i momenti di terrore vero vanno citati quelli in cui non si capisce se ''quella roba lì'' fa parte della scenografia o se è una persona viva: nel primo caso basta starci lontano, ma nel secondo caso preparate il vostro miglior scatto felino verso la prossima stanza! I vari infermieri zombie non si faranno problemi a corrervi dietro, sfiorarvi o semplicemente produrre dei suoni disumani da direzioni ignote. Personalmente ho provato la classica tecnica del ''pensa che tanto è tutto finto'', ma gli attori sono talmente bravi, e le ambientazioni, i suoni, gli odori, i trucchi e le scenografie talmente suggestive che questo stratagemma non ha funzionato oltre il primo minuto. Un particolare molto carino è la fine dell'attrazione: l'ultimo corridoio dà direttamente sulla gente in attesa di entrare nella struttura, sottoponendo la vostra ultima fuga per la salvezza agli sguardi divertiti (e già un pò terrorizzati) delle persone in coda.
(No spoilers! Solo per farvi un'idea --> https://www.youtube.com/watch?v=cfb05pXvmlk)
Nell'area del parco dedicata agli amanti dei manga, troverete il famoso Evangelion World, un interessante padiglione che contiene numerose riproduzioni in scala, filmati ed articoli dell'omonimo anime. Qui potrete farvi originali fotografie con i personaggi principali e comprare prodotti unici nel loro genere. In questa sezione si trova anche una casa stregata dedicata al manga Kitaro dei cimiteri, adatta anche alle famiglie.
Oltre a quelle citate, il parco offre alcune attrazioni dedicate ai più piccoli, tra cui il trenino di Thomas Land, la monorotaia di Hamtaro ed una Adventure Land dedicata a Kaiketsu Zorori, celebre protagonista di una famosa serie di libri per bambini.
Per concludere, il FujiQ è sicuramente un'esperienza imperdibile se vi trovate in quell'area, non solo per il divertimento e l'unicità del parco in sè, ma anche perchè sorge in una zona particolarmente magica sotto il punto di vista paesaggistico, costellata da laghi, montagne, sorgenti termali ed alberi in fiore che meritano di essere visti e vissuti almeno una volta nella vita.
FujiQ Highland, emozioni da guinness (parte 1)
Situato alle pendici del Monte Fuji, il parco divertimenti più famoso del Giappone risalta su uno sfondo pittoresco: le vertiginose montagne russe spiccano su uno sfondo di alberi fioriti e colline verdi sovrastate dall'imponente eleganza del Monte Fuji, l'indiscusso protagonista del quadro. In primavera, data la bellezza del paesaggio circostante, il FujiQ è un'esperienza magica; per tutto il resto dell'anno, specialmente per gli amanti dell'adrenalina, è semplicemente un'esperienza imperdibile.
Il FujiQ con i suoi roller coaster futuristici, vanta numerosi record mondiali, insieme ad un'ampia varietà di attrazioni per famiglie ed aree dedicate agli appassionati di manga. L'entrata al parco costa circa 48€ per una giornata intera e permette il libero accesso alla maggiorparte delle strutture. In alternativa, l'ingresso alle attrazioni può essere pagato singolarmente (il prezzo varia intorno agli 8€ per corsa). Anche se un pò caro, vi posso assicurare che il parco li vale tutti, e che alla fine della giornata non ne avrete abbastanza. Un punto su cui consiglio di prestare attenzione è la scelta del giorno della visita: nel caso in cui progettiate di visitare il parco durante giorni di festa nazionale, preparatevi a lunghissime attese. In particolare durante la Golden Week, la media è di 3 ore di coda per ogni attrazione.
La sezione del parco dedicata agli amanti dell'adrenalina è composta da quattro attrazioni principali, ciascuna incredibile a modo suo:
Eejanaika - Se siete curiosi di vedere il mondo a testa in giù, questa è l'attrazione giusta. L'Eejanaika è il roller coaster con più giri su sè stessi al mondo ed appartiene alla categoria delle montagne russe ''a quattro dimensioni'' (per ulteriori informazioni cliccare qui ). Durante la corsa i passeggeri vengono sottoposti a 14 capovolgimenti nell'arco di un minuto. La posizione dei sedili (autonomi nel movimento rispetto al vagone) accompagna le numerose e mozzafiato cadute libere, permettendo al passeggero di osservare, seppure per brevissimi momenti, curiose prospettive sul paesaggio intorno a sè. La mancanza della struttura sotto i piedi e le continue evoluzioni della pista contribuiscono allo sviluppo di un senso di libertà e smarrimento che rendono il ricordo di questa montagna russa indimenticabile. L'Eejanaika, letteralmente ''Non è fantastico?'', pone una domanda a cui è facile rispondere. Sì, è decisamente fantastico. Tuttavia, essendo in tutti i sensi un'esperienza a 360°, lo consiglierei solo agli stomaci più forti!
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=cgbWjTGOqBk)
Fujiyama - altresì definito come il ''Re delle montagne russe'', è l'attrazione più antica all'interno del parco. Aperto al pubblico nel 1996, con i suoi 79 mt di altezza ha detenuto per un certo periodo il titolo di roller coaster più alto, più veloce e con la discesa più alta del mondo. Nonostante i suoi 21 anni di servizio la pista non delude affatto, l'ebbrezza della velocità e la sensazione di vuoto in caduta libera vengono anzi percepiti in maniera estremamente nitida. Durante la prima salita, in una giornata limpida è possibile osservare per lungo tempo l'elegante profilo del Fuji. Una buona distrazione da ciò che sta per succedere! 70 metri di caduta libera ed una pista che si sviluppa su 2km percorsa ad un picco di 130 km/h. Unica nota negativa, per colpa della durezza dei sedili e dei cambi di direzione a gran velocità, ne si esce con un gran mal di schiena.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=Xx4_NgCgGP4)
Takabisha - Se siete dei veri collezionisti di record nei parchi divertimento, di certo non potrete lasciarvi sfuggire il roller coaster con la discesa più ripida al mondo. Aperta al pubblico nel 2011, questa attrazione è senza dubbio una delle più imprevedibili e sconvolgenti del parco. Già a partire dal nome (''il prepotente'' , ''il tiranno'') , potete cominciare a farvi un'idea su cosa vi aspetti. Il primo tratto viene percorso al buio completo. Dopo qualche giro della morte e qualche curva a velocità folle, si arriva alla parte che dà senso al nome della corsa. Una salita verticale (sì esatto, a 90° rispetto al terreno) che culmina in una discesa tanto ripida da non poter vedere la pista nemmeno sporgendosi in avanti. L'angolo che vanta il record mondiale (e che vi farà andare in tachicardia) è di 121° , e rende questa attrazione assolutamente unica ed impressionante. Sulla cima il vagone rallenta considerevolmente, per poi fermarsi brevemente sul ciglio della discesa e favi ammirare il panorama mentre soffrite i secondi più lunghi del mondo. Dall'infame discesa in poi, si susseguono altri giri della morte ed altre emozionanti evoluzioni, certamente non da meno rispetto le altre piste.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=M9Vy_YzhwHE)
Dodonpa - last but not the least (anche perchè è il mio preferito), vi presento il roller coaster con l'accelerazione più potente del mondo. Vi siete mai chiesti cosa prova un pilota di un Formula 1 durante la partenza? Salendo su questa attrazione ve ne farete un'idea. Aperto al pubblico nel 2001, il Dodonpa si appropria immediatamente di due record mondiali: roller coaster più veloce del mondo (perso alcuni anni dopo), e roller coaster con la maggiore accelerazione al mondo (titolo che detiene tutt'ora). Nonostante la durata della corsa sia di poco inferiore al minuto, è l'attrazione che più mi ha lasciata a bocca aperta (e che a dirla tutta, più mi ha terrorizzata!). A partire dall'ingresso, l'attesa in coda è accompagnata dall' insistente suono dei tamburi giapponesi, che fa montare la tensione ed il senso d'inquietudine. La partenza, momento cardine dell'attrazione, viene effettuata all'interno di un tunnel con tanto di semafori e countdown, il quale occasionalmente ha dei ''malfunzionamenti''. Alla fine del conto alla rovescia, alle volte viene improvvisato un problema tecnico per cui la partenza viene ritardata di alcuni secondi, sottoponendo i passeggeri ad un lancio a sorpresa ancor più gradevole di quello in previsione. Alla fine del countdown, si passa dunque da 0 a 172 km/h in 1.8 secondi. Se provate ora a contare due secondi, e pensate che in quel tempo venite sparati ad una velocità che rende impossibile persino gridare, probabilmente potete cominciare ad immaginare l'originalità di questa attrazione. Per rendere quest'esperienza ancora più stravolgente ai vostri occhi, specifico che la forza alla quale si viene sottoposti durante la partenza, è molto simile a quella a cui vengono sottoposti gli astronauti nella fase di decollo. A questa velocità la corsa prosegue su una discesa tanto ripida da riuscire a sollevare completamente il corpo dal sedile, per poi terminare in una serie di evoluzioni che nel complesso rendono questa attrazione un'esperienza straordinaria. Sia per la sensazione di totale impotenza durante la prima fase che per l'overdose di adrenalina durante il resto della pista, questa è senza dubbio la mia attrazione preferita. Attualmente è in fase di rinnovo, ma verrà riaperta al pubblico a breve (luglio 2017).
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=woyRp9nN_gg)
(to be continued)
Prossima destinazione - Ciliegi fioriti
“Ogni giorno è un viaggio e il viaggio è la dimora” scriveva il poeta Matsuo Bashō (1644-1694), nelle prime righe del suo diario in pellegrinaggio attraverso il Giappone. Questo haiku torna alla mente scorrendo le tappe del percorso che ripercorre una delle antiche strade che collegavano Edo (l’attuale Tōkyō) a Kyōto e al resto del Paese. Ai tempi del poeta si viaggiava a piedi e sono ancora tanti i sentieri percorsi da escursionisti-pellegrini che si fermano ad accendere un bastoncino d’incenso in ogni santuario sul cammino. Ancora oggi il sentiero di Bashō si snoda attraverso paesaggi eterni e antichi luoghi di culto, tagliando boschi secolari e campi di riso. Il viaggiatore può recuperare il contatto con il passato, si può immaginare come si viveva nel Giappone del periodo.
Fu il primo shogun, Togugawa Ieyasu, a volere questa via di collegamento chiamata Nakasendō , la via in mezzo alle montagne, contrapposta a quella che costeggiava il mare. Alcuni degli undici snodi di smistamento della posta e delle stazioni di rifornimento che punteggiano il primo tratto, raggiungibili un tempo solo a piedi, hanno mantenuto il fascino di allora e conservano la tipica architettura rustica. Alla ruralità dei villaggi si alterna la solennità composta dei santuari shintoisti.
Al termine della guerra civile, grazie ai Tokugawa emerse una nuova classe: i chōnin (abitanti della città) la nuova borghesia cittadina. I membri della classe artigiana e mercantile che abitavano le città esercitavano professioni molto diversificate: il mercante all'ingrosso accanto al venditore ambulante, l'incisore e il forgiatore di spade, il ristoratore e il proprietario di mescite di sakè. Artigiani e artisti che ci hanno lasciato pettini, ventagli, kimono, ceramiche, paraventi, monili e così via, oggetti di fattura e gusto squisiti. Questo è l’ambiente che ritroviamo visitando Tsumago e Magome. Passeggiando nelle viuzze principali ci si imbatte nelle botteghe artigiane che risalgono all’epoca Edo (1603 - 1868), come le antiche case nobiliari dall’inconfondibile architettura con porte scorrevoli affacciate su giardini curatissimi.
Dai villaggi agricoli alla città la distanza è breve. A Kyōto, possiamo ancora trovare il quartiere che fu delle geisha e dei samurai come nel XVII secolo. Uno dei fenomeni culturali che si svilupparono nel periodo Edo fu proprio la nascita dei quartieri di piacere, vere e proprie città nelle città. La loro istituzione mirava a porre sotto controllo governativo il fenomeno della prostituzione. Il termine "quartiere di piacere" però è un'etichetta fuorviante: non si tratta solo di un luogo dedicato al commercio sessuale, ma un organismo complesso dove nuove forme d'arte, musica e letteratura nacquero e si svilupparono, contribuendo a fare della cultura di Edo uno dei momenti più brillanti della storia giapponese. Addirittura vennero coniati nuovi termini per definire le qualità del "frequentatore dei quartieri di piacere", lo "tsūjin" l'uomo di mondo, arbitro indiscusso di eleganza. Solo in un secondo tempo entrarono a far parte di quel mondo anche le geisha: venivano infatti chiamate per allietare i banchetti, con la musica del loro shamisen e a intrattenere gli ospiti. Il termine significa "persona versata nelle arti di intrattenimento". Esistevano sia gli uomini-geisha (otoko geisha) sia le donne-geisha (onna geisha). Tra le case da tè nel quartiere di Gion, a Kyōto, è possibile ancora incontrare una donna con l’inconfondibile trucco e abbigliamento tipico.
A Kyōto la ricchezza di siti sacri riflette la molteplicità di culti. Templi buddhisti e santuari Shintō coesistono in un Paese che possiamo definire laico: stato e chiesa non interferiscono fra loro. È un tratto peculiare della storia religiosa giapponese la coesistenza di numerosi culti diversi, come lo Shintō, il Buddhismo - a loro volta già influenzati da confucianesimo e taoismo - oltre a una miriade di Nuove Religioni, movimenti caratterizzati da elementi presi da una o più religioni esistenti. Ad eccezione del Jōdo Shinshū e della tradizione di Nichiren, nessuna delle scuole giapponesi storiche rivendica l’assoluta verità o l’esclusione delle altre scuole.
A Nara possiamo visitare per esempio il tempio Todaiji che contiene un grande Buddha legato alla scuola Kegon, una delle prime scuole del buddhismo antico. Lo spostamento della capitale da Nara a Kyōtō nel 794 d.C. coincide con un ulteriore sviluppo del buddhismo giapponese, grazie ai contatti con la Cina. Le due correnti principali che nacquero e si svilupparono in questo periodo, grazie al contatto diretto con il buddhismo cinese, furono la Tendai e la Shingon, alle quali si aggiunse la dottrina del buddhismo amidista.
La dottrina Tendai si fonda principalmente sul Sūtra del Loto, sullo studio dei testi e sulla meditazione e ha il suo centro di culto sul Monte Hiei. Nel complesso monastico del monte Koya, invece, la scuola Shingon ha un approccio più pratico alla dottrina e allo studio dei testi predilige l’uso di immagini simboliche, i mandala, i mudra, i gesti rituali e i mantra, formule magiche più vicine al buddhismo tantrico.
I templi del Monte Koya sono quasi tutti circondati dai famosi “giardini asciutti”, impropriamente chiamati giardini zen. Karesansui, è il giardino tipico della cultura giapponese, i cui elementi (acqua, piante, montagne) sono rappresentati in maniera simbolica da sole pietre e ghiaia. L'acqua viene rappresentata da "fiumi" di ghiaia il cui moto si scontra con l'emergere dal suolo di grosse pietre disposte in modo apparentemente casuale, allo scopo di simboleggiare il dinamismo delle forme della natura. L’idea che i monaci Zen usino i giardini per la meditazione è una leggenda; in Giappone i monaci Zen meditano quasi sempre al chiuso. Un altro esempio di religiosità genuina e più popolare è la devozione al Buddha Amida che si sviluppa in Giappone dal X secolo. Il Padiglione della Fenice, Byōdō-in, prima residenza della famiglia Fujiwara, diventò un bellissimo esempio di sincretismo religioso, un tempio dedicato al Buddha Amida che unisce la scuola Jōdo-shū (il Buddhismo della pura terra) e la scuola Tendai.
Chiara Bottelli
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