Geisha: le superstizioni
Il mondo fluttuante è molto superstizioso. Dal 1600 viene pubblicato annualmente un almanacco basato sui pronostici degli astrologi della casa imperiale. In questo almanacco ci sono tre sezioni e nella parte di mezzo sono indicati i giorni fausti e gli infausti. Le Geisha non fanno praticamente nulla senza consultare l’almanacco. La Shikomi Yukina nel documentario “Geisha Girl” della BBC, insieme con la sua Okasan, si reca da un monaco per scegliere il giorno più adatto per il Misedashi e il suo nuovo nome per la carriera all’interno del Mondo del fiore e del salice.
Il nome scelto per la nuova apprendista deve avere una parte del nome che possa far capire a quale Okiya appartiene e una parte del nome che la leghi alla sua Onesan ma, in caso di un riscontro infausto, è preferibile scegliere un nome alternativo.
Si consulta anche per decidere il giorno più adatto per l’Erikae.Leggere di più
Antiquariato giapponese
Scuola Unkai, Provincia di Kaga
Periodo Edo, XVIII secolo
Firma: Katsusada
Raro elmo di forma appuntita a sei piastre di ferro patinato rivettate con za-boshi (rivetti decorati con rondelle a forma di crisantemo) e decorate con shinodare arrotondati, come in uso nella provincia di Kaga, alternati ad altri più complessi. Le piastre sono leggermente ripiegate al centro per una maggiore resistenza all’impatto. Sulla sommità è rivettato un tehen-no-kanamono in ferro a forma di fiore. Al bachi è applicata una piastra perimetrale sagomata che sormonta lo shikoro e che si rivolta sul fronte per formare i fukigaeshi, decorata con gocce di argento sparse (ryugin); si tratta di una decorazione tipica della scuola Unkai. I bordi dei fukigaeshi e della visiera (mabizashi) sono parzialmente dorati, così come i tre grossi rivetti sul fronte.
Lo shikoro è realizzato secondo lo stile della provincia di Kaga, con l’ultima piastra ricoperta in pelle di un colore differente dalle altre e l’interno in oro, a indicare un alto rango del possessore dell’elmo.
Applicazioni in ferro per i kamon in ferro di tipo shippo sui fukigaeshi e le onde stilizzate sulla mabizashi.
Giuseppe Piva
info@giuseppepiva.com
Suzuki D.T. e il ruolo dello Zen in occidente
Il saggio di Herrigel è responsabile in buona misura dell’immagine che il pubblico occidentale si è formato a proposito dello Zen, senza mettere in dubbio l’attendibilità dell’autore. L’interesse di Herrigel per lo Zen non nasce da uno studio diretto delle fonti ma proviene dalla lettura dell’opera di divulgazione di D.T. Suzuki (Daisetsu Teitarō, 1870-1966).
È stato attraverso l’opera di questo studioso che lo zen arriva alla piena visibilità in occidente. Egli si assunse il compito di divulgare lo Zen e interpretarlo per l’occidente, al fine di renderlo un argomento di interesse per tutti gli studiosi occidentali di religioni e non solo per gli orientalisti ancora legati ai resoconti dei missionari. La principale preoccupazione di Suzuki fu quella di creare una base dottrinale per definire il buddhismo in modo univoco. Con Awakening of faith in Mahayana (1900) contribuì alla formazione di una precettistica propria dello zen.Leggere di più
Hanamachi
Di seguito una breve spiegazione riguardo i cinque Hanamachi (quartieri delle geisha e delle cortigiane) di Kyoto.
Gion Kobu
Gion Kobu 祇園甲部 è il quartiere di Geisha più grande e importante di Kyoto
Il periodo d’oro di questo Hanamachi è stato verso la metà del 1800, quando le Ochaya erano più di 700 e c’erano più di 3000 fra Geisha e Maiko.Leggere di più
L’elemento terra
Secondo la teoria orientale dei cinque elementi, ogni fase dell’anno è rappresentata in cerchio, in un susseguirsi di energie che si trasformano e si manifestano nelle loro diverse forme, simboleggiando gli aspetti transitori e mutevoli della vita, nel suo andamento di crescita e declino.
È un sistema di corrispondenze, di climi, sapori, emozioni, stagioni, organi, suoni, all’interno dello scorrere della vita.
La tarda estate, chiamata anche Estate di San Martino è il periodo dell’anno corrispondente all’elemento Terra.
La terra è l’elemento legato alla madre, alla nutrizione, alla riproduzione; nel suo aspetto generale è l’aver cura degli altri, è l’umanità, l’empatia e la compassione.Leggere di più
Tradizioni inventate – il caso Eugen Herrigel e il maestro di kyūdō Awa Kenzō
Solo di recente, un approccio più scientifico al problema ha permesso di mettere a nudo le approssimazioni e le forzature che i primi interpreti occidentali della cultura giapponese hanno elaborato basandosi su pregiudizi inconsapevoli e informazioni indirette e falsate.
Un caso esemplare riguarda il kyūdō, l’arte del tiro con l’arco, resa popolare in Occidente da Eugen Herrigel (Lo Zen e il tiro con l’arco).
Un recente studio di Yamada Shōji ha permesso di sfatare il mito creato in occidente da Herrigel secondo cui l’arte del tiro con l’arco giapponese sarebbe una pratica di allenamento spirituale.
Il rapporto Zen/kyūdō non ha fondamento storico così come le immagini e i miti che circondano lo Zen, noti grazie alla divulgazione in occidente di D.T. Suzuki, sono stati recentemente riveduti e reinterpretati.Leggere di più
Geisha famose: Mineko Iwasaki
Mineko Iwasaki è una delle Geisha di Gion più famose del secolo scorso. Nata nel 1949 con il nome di Tanaka Masako, è entrata a soli 5 anni nell’Okiya Iwasaki su richiesta della Okasan e con il consenso non solo dei genitori, ma anche della piccola.
Prenderà il nome di Mineko e inizierà giovanissima a prendere parte agli spettacoli delle Geisha nei ruoli marginali adatti ad una bambina. Mostra immediatamente innate doti per questo tipo di arti.
Partecipò agli Zashiki organizzati per le visite ufficiali in Giappone della Regina Elisabetta e del Principe Carlo d’Inghilterra.
È famosa per avere ispirato il libro best seller “Memorie di una Geisha” di Arthur Golden.Leggere di più
Tradizioni inventate: il caso del jūdō di Kanō Jigorō
Secondo Stephen Vlastos, il Giappone moderno è considerato un paese pieno di usanze, valori e relazioni sociali che organicamente collegano le generazioni attuali a quelle del passato. Specialmente dopo il 1945 e la caduta dell’ideologia dello Stato famiglia centrato sulla figura dell’imperatore, i giapponesi hanno cominciato a conoscersi e farsi conoscere attraverso le loro tradizioni culturali. Armonia all’interno del gruppo, avversione per i litigi, pratica diffusa delle arti marziali, paternalismo industriale: questi e altri valori “tradizionali” hanno contribuito all’imparagonabile successo nella modernizzazione del Paese, secondo gli specialisti che partivano dal presupposto che le tradizioni sono un’autentica eredità del passato.
Esaminati dal punto di vista storico gli emblemi della cultura giapponese risultano in realtà invenzioni moderne. Secondo Hobsbawn e Ranger il termine tradizione viene generalmente usato con due significati in parte sovrapponibili, in parte contraddittori: 1) la tradizione come un tempo indefinito che precede la modernità, come una specie di involucro che contiene i vari aspetti di una cultura e ne circoscrive il senso di appartenenza. Individua una dimensione di discontinuità in opposizione alla modernità. 2) La tradizione come la continuità nella trasmissione della cultura: non sistematica ma composta da diversi elementi a diversi livelli, legame fra generazione passata e presente.Leggere di più
Antiquariato giapponese
Sarumawashi
Scuola di Osaka
Periodo Edo, XVIII secolo
Altezza 8,3 cm
L’ammaestratore di scimmie ritratto in piedi e sorridente, con un abito dalle ampie maniche, un largo copricapo, il fagotto legato attorno alle spalle, una canna di bambù nella mano sinistra, il cesto per il cibo dell’animale appeso alla cinta e una piccola scimmia sulla spalla che gioca con in suo cappello.Leggere di più
Il Kabuki nel periodo Edo: le giornate di teatro
Nel periodo Edo, durante i programmi stagionali del kabuki, rappresentazioni di drammi diversi si susseguivano nel corso dell’intera giornata, alternando generi e registri in modo eterogeneo: il gioco della varietà era molto apprezzato dal pubblico. Presentare un programma giornaliero composito non faceva altro che assecondare il gusto per l’alternanza di registri e di generi, per la varietà anche stilistica raccomandata nella messiscena del kabuki: un certo grado di disarmonia avrebbe garantito allo spettacolo profondità e respiro, e rispondeva al canone estetico fondamentale dell’asimmetria che da sempre permea ogni espressione artistica giapponese. Secondo lo studioso Georges Banu, in questi programmi era d’obbligo l’alternanza dei registri: “Ciò che è separato dai generi si trova riunito nella costellazione di una giornata : il tragico e il comico, la danza e il canto. Si individua il percorso di una giornata non secondo le norme di una coerenza, ma, al contrario, secondo quelle di una eterogeneità apparente che deve articolarsi secondo un movimento in cui l’accellerazione è legge. Si riuniscono forme e approcci distinti che si succedono mantenendo la loro autonomia : non si fondono l’un l’altro. Alla fusione preferiscono la contiguità, che è l’ipotesi antica della coesistenza dei contrari.”Leggere di più