Le opere: Ofudesaki e Reikai monogatari

I due testi di Nao e Onisaburō legittimano e giustificano “la possessione” e le pratiche ascetiche dei due fondatori.

L’Ofudesaki è considerato un testo ispirato che Nao, analfabeta e illetterata redige in hiragana sotto il controllo della divinità. Per facilitarne la comprensione, Onisaburō, unica persona autorizzata da Nao, completerà il testo con l’aggiunta dei caratteri cinesi. La redazione del testo avviene fra il 1893 e l’anno della morte di Nao, 1918.

Non tutti i passi che costituiscono il libro sono dettati dalla divinità. Alcuni si riferiscono ad annotazioni personali di Nao. Il messaggio centrale dell’Ofudesaki che coincide con la missione di Nao è quello di diffondere l’annuncio di Ushitora no Konjin relativo alla prossima venuta di un mondo nuovo e cioè : il cambiamento e la ricostruzione del mondo (yo no tatekae tatenaoshi,) si realizzeranno grazie alla venuta in terra di un messia, il buddha Miroku.Leggere di più


Geisha moderne: Liza Dalby

Trent’anni fa l’americana Liza Dalby, all’epoca poco più che ventenne e laureanda in antropologia, decise di dare la sua tesi di laurea sul mondo delle Geisha. Si trasferì in Giappone e visse a Tokyo e Kyoto per conoscerle, intervistarle e studiarle da vicino.

Ottenne il permesso di diventare una Geisha di Pontocho per poco più di un anno, solo per poter conoscere più a fondo questo mondo e poter partecipare agli zashiki.

È la prima occidentale ad avere avuto un tale privilegio.

La sua esperienza nel mondo fluttuante è narrata nello splendido libro “La mia vita da Geisha”, strumento prezioso per chi vuole avvicinarsi a questa realtà.

Francesca Gambera


Espedienti scenografici del kabuki: lo hanamichi

Lo hanamichi 花道 (letteralmente “cammino dei fiori”) è una piattaforma sopraelevata fatta di assi di legno, larga circa un metro e mezzo, che attraversa la platea per tutta la sua lunghezza sul lato sinistro del teatro, dal fondo al palcoscenico. La platea era  suddivisa in box quadrati delimitati da barre di legno, con il fondo a tatami, in cui trovavano posto da quattro a sei spettatori. Un tempo i biglietti venivano venduti ad unità quadrata (masu tan’i 桝単位). Da questi posti gli spettatori si muovevano per andare a comprare al negozio del teatro sake, bentō 弁当, dolci, persino carbone per il braciere. Lo hanamichi passa in mezzo al pubblico, dividendo irregolarmente la platea ed è su questa passatoia che tradizionalmente venivano deposti regali per gli attori dagli ammiratori adoranti che stavano nei posti a tatami della platea (più economici dei palchi laterali) chiamati masuseki 桝席: i regali per gli attori venivano metaforicamente e poeticamente chiamati hana 花 (fiore) e da questi avrebbe preso il nome la piattaforma.Leggere di più


Deguchi Onisaburō (1873-1948)

Tutte le biografie di Deguchi Onisaburō, come anche quelle dedicate a Ueshiba, reperibili nella letteratura hanno un taglio marcatamente agiografico. Abbondano di riferimenti a fatti eccezionali e scelte di vita motivate da rivelazioni divine.

Deguchi Onisaburō nacque nel 1873 come Ueda Kisaburō nel villaggio di Anao, presso la città di Kameoka da una famiglia di piccoli agricoltori. Dovette abbandonare le scuole ben presto per aiutare i familiari ma riuscí a continuare gli studi da autodidatta, mostrando fin da giovane straordinarie capacità. Nel 1898 si recò sul monte Takakuma presso Kameoka nel santuario associato al culto di Inari (la divinità dei raccolti) per una settimana di ritiro spirituale e per apprendere i rudimenti delle tecniche sciamaniche yūsai, che permettono di entrare in contatto con lo spirito della divinità. Presto raggiunse un alto grado di padronanza dimostrando doti di guaritore, e divenne pienamente cosciente della sua missione. Il soggiorno in montagna costituisce una sorta di rito di passaggio obbligato per chi vuole sviluppare le proprie doti spirituali. L’influenza dello Shugendō, religione sincretica per eccellenza e basata sul culto della montagna, è senza dubbio un elemento importante nell’apprendistato spirituale di Onisaburō.Leggere di più


Kyo Jitsu nello Zen Shiatsu

La diagnosi e il trattamento secondo lo Zen Shiatsu di Masunaga si basano sul concetto di Kyo e Jitsu, concetto che esprime l’interazione di qualità opposte e contrastanti dell’energia.

Ogni persona in ogni momento della vita presenta delle alterazioni perché il processo del vivere non è costante, è fatto di cambiamenti, attraverso i quali troviamo soluzioni per stare meglio con noi stessi e con gli altri.

Queste alterazioni sono definite Kyo e Jitsu.

La vita è un processo di continuo cambiamento e trasformazione nel quale “l’equilibrio perfetto” è sostenibile solo per attimi.Leggere di più


Vestizione del Kimono

Sabato 30 ottobre, ore 17.00
Presso Il Ciani
Viale Cattaneo 5
Lugano

Il kimono (letteralmente “cosa che si indossa, indumento”, da mono, cosa e ki, radice del verbo kiru, indossare), è il costume nazionale giapponese che si indossa in ogni occasione seguendo un preciso codice. Il kimono ha mantenuto la stessa forma originaria che risale al periodo Nara (VIII sec.), epoca ancora sotto l’influenza culturale della Cina dei Tang. Una pezza di tessuto che, chiusa sovrapponendo il lato sinistro a quello destro, forma con l’angolo delle maniche una grossa T. Viene tenuto chiuso dall’uso di una lunga fascia variamente annodata, lo obi. Questo circonda più volte il corpo femminile stringendolo in una sorta di elegante corazza, va annodato a una altezza prestabilita (variabile a seconda dell’età della donna) e legato sulla schiena per mezzo di un nodo la cui forma cambierà a seconda dell’occasione e dell’età di chi lo indossa. Il kimono è costituito da varie parti, ciascuna delle quali ha un nome specifico: hada-juban (abbigliamento intimo), naga-juban (sottoveste), han-eri (colletto decorativo). Ed è accompagnato da vari accessori fra cui i tabi, calze infradito bianche che ben si adattano alle calzature tradizionali, gli zoori.Leggere di più


Geisha: le retribuzioni

Anticamente la tariffa oraria delle Geisha veniva chiamata Hanadai (soldi floreali) e il tempo trascorso in loro compagnia era calcolato dal bruciare di bastoncini d’incenso. Lesley Downer nel suo libro “Geisha” spiega che “a seconda dei quartieri, la lunghezza dei bastoncini d’incenso era arbitrariamente diversa e che un’ora a Gion equivaleva dodici bastoncini d’incenso, un’ora a Pontocho invece a quattro bastoncini d’incenso.”

Gli incassi entravano tramite il Kenban.

Attualmente la compagnia di una Maiko costa circa 13.000 Yen l’ora (più o meno 100 €) e dato che uno Zashiki dura alcune ore e che vi partecipano più Geisha e Maiko, una cena di questo tipo può costare alcune migliaia di euro.

Lo stipendio mensile di una Maiko è di circa 3000 € ma, essendo in debito con l’Okiya per tutte le spese sostenute per le lezioni di musica, canto, danza, cerimonia del Te, i vari Kimono e l’organizzazione del Misedashi oltre che per il vitto e l’alloggio, tutti gli incassi della Maiko andranno direttamente all’Okasan per i primi 5 anni di apprendistato.

Francesca Gambera


Deguchi Nao (1837-1918)

Deguchi Nao nacque nell’inverno 1837 a Kukuchiyama, una vivace cittadina a nordest di Kyoto sul fiume Yura. Rimasta orfana di padre all’età di nove anni fu costretta ad andare a servizio da parenti benestanti per aiutare la madre. Il suo forte senso morale e la sua ubbidienza filiale la convinsero a sposarsi contro la sua volontà con Masagorō, adottato da sua zia Yuri nella famiglia Deguchi. Il marito si rivelò un fannullone e presto dilapidò il patrimonio ereditato. Nel 1872 Nao che aveva già cinque figli, fu costretta a vendere la casa. Il marito non era di grande aiuto e quindi era lei che doveva darsi da fare per mantenere la famiglia.

Nel 1885 Masagorō rimase paralizzato cadendo da un tetto e non poté più lavorare del tutto. Fra il 1856 e i 1882 Nao aveva partorito undici figli, di cui tre non sopravvissero. Yone la prima figlia a 19 anni era scappata dal marito per aprire una macelleria con un altro uomo. Nao scioccata da tale comportamento giudicato immorale rifiutò sempre gli aiuti economici di questa figlia. Successivamente al suo Kamigakari, Nao cercò varie volte di convincere la coppia a pentirsi e nel suo Ofudesaki, Yone e il secondo marito verranno presentati come personificazione del male in un mondo che dà troppa importanza al denaro.Leggere di più


Le fondatrici delle Nuove Religioni

Uno dei punti comuni alle Nuove Religioni giapponesi è la personalità dei loro fondatori. Come in certi movimenti millenaristi, appare una figura centrale, una specie di leader carismatico attorno al quale si organizza un culto nuovo e/o una persona posseduta da una divinità (kamigakari) che spesso, oltre alle sue attività sciamaniche si trova impegnata in un movimento per la “ricostruzione del mondo”.

Tutte le fondatrici delle prime Nuove Religioni giapponesi senza eccezioni, sono state “possedute da un kami”, cioè un kami si è impossessato del loro corpo, come nel caso delle miko (medium) il cui corpo serve da ricettacolo nel corso di una crisi incontrollata, come succede ad esempio a Deguchi Nao; oppure il kami si manifesta grazie a pratiche ascetiche sotto la guida di specialisti del sacro (reigakusha) come nel caso di Onisaburō al quale era stata insegnata la tecnica sciamanica detta chinkon kishin, il metodo per “il riposo dell’anima e l’unione con il kami” .Leggere di più


Il Biwa: dalla Corte di Heian allo Shogunato di Edo

Conclusosi il ciclo dedicato al Gagaku, vorrei cominciare un'altra serie di interventi, più ridotti, dedicati ad una delle realtà più curiose e affascinanti della cultura sviluppatasi successivamente alla fine dell'epoca Heian.

Con la caduta della supremazia Fujiwara e l'ascesa delle grandi famiglie, Taira e Minamoto su tutte, l'assetto politico del Giappone subì un profondo mutamento che l'avrebbe avviato verso quel processo di trasformazione  sfociato nel primo shogunato di Kamakura (1185–1333). Al cambio politico corrispose anche un sostanziale cambio di gusto, legato non più in maniera stretta alla cultura della corte di Kyoto e via via sempre più vicino alle nuove caste guerriere.Leggere di più