Deguchi Onisaburō (1873-1948)

Tutte le biografie di Deguchi Onisaburō, come anche quelle dedicate a Ueshiba, reperibili nella letteratura hanno un taglio marcatamente agiografico. Abbondano di riferimenti a fatti eccezionali e scelte di vita motivate da rivelazioni divine.

Deguchi Onisaburō nacque nel 1873 come Ueda Kisaburō nel villaggio di Anao, presso la città di Kameoka da una famiglia di piccoli agricoltori. Dovette abbandonare le scuole ben presto per aiutare i familiari ma riuscí a continuare gli studi da autodidatta, mostrando fin da giovane straordinarie capacità. Nel 1898 si recò sul monte Takakuma presso Kameoka nel santuario associato al culto di Inari (la divinità dei raccolti) per una settimana di ritiro spirituale e per apprendere i rudimenti delle tecniche sciamaniche yūsai, che permettono di entrare in contatto con lo spirito della divinità. Presto raggiunse un alto grado di padronanza dimostrando doti di guaritore, e divenne pienamente cosciente della sua missione. Il soggiorno in montagna costituisce una sorta di rito di passaggio obbligato per chi vuole sviluppare le proprie doti spirituali. L’influenza dello Shugendō, religione sincretica per eccellenza e basata sul culto della montagna, è senza dubbio un elemento importante nell’apprendistato spirituale di Onisaburō.Leggere di più


Kyo Jitsu nello Zen Shiatsu

La diagnosi e il trattamento secondo lo Zen Shiatsu di Masunaga si basano sul concetto di Kyo e Jitsu, concetto che esprime l’interazione di qualità opposte e contrastanti dell’energia.

Ogni persona in ogni momento della vita presenta delle alterazioni perché il processo del vivere non è costante, è fatto di cambiamenti, attraverso i quali troviamo soluzioni per stare meglio con noi stessi e con gli altri.

Queste alterazioni sono definite Kyo e Jitsu.

La vita è un processo di continuo cambiamento e trasformazione nel quale “l’equilibrio perfetto” è sostenibile solo per attimi.Leggere di più


Vestizione del Kimono

Sabato 30 ottobre, ore 17.00
Presso Il Ciani
Viale Cattaneo 5
Lugano

Il kimono (letteralmente “cosa che si indossa, indumento”, da mono, cosa e ki, radice del verbo kiru, indossare), è il costume nazionale giapponese che si indossa in ogni occasione seguendo un preciso codice. Il kimono ha mantenuto la stessa forma originaria che risale al periodo Nara (VIII sec.), epoca ancora sotto l’influenza culturale della Cina dei Tang. Una pezza di tessuto che, chiusa sovrapponendo il lato sinistro a quello destro, forma con l’angolo delle maniche una grossa T. Viene tenuto chiuso dall’uso di una lunga fascia variamente annodata, lo obi. Questo circonda più volte il corpo femminile stringendolo in una sorta di elegante corazza, va annodato a una altezza prestabilita (variabile a seconda dell’età della donna) e legato sulla schiena per mezzo di un nodo la cui forma cambierà a seconda dell’occasione e dell’età di chi lo indossa. Il kimono è costituito da varie parti, ciascuna delle quali ha un nome specifico: hada-juban (abbigliamento intimo), naga-juban (sottoveste), han-eri (colletto decorativo). Ed è accompagnato da vari accessori fra cui i tabi, calze infradito bianche che ben si adattano alle calzature tradizionali, gli zoori.Leggere di più


Geisha: le retribuzioni

Anticamente la tariffa oraria delle Geisha veniva chiamata Hanadai (soldi floreali) e il tempo trascorso in loro compagnia era calcolato dal bruciare di bastoncini d’incenso. Lesley Downer nel suo libro “Geisha” spiega che “a seconda dei quartieri, la lunghezza dei bastoncini d’incenso era arbitrariamente diversa e che un’ora a Gion equivaleva dodici bastoncini d’incenso, un’ora a Pontocho invece a quattro bastoncini d’incenso.”

Gli incassi entravano tramite il Kenban.

Attualmente la compagnia di una Maiko costa circa 13.000 Yen l’ora (più o meno 100 €) e dato che uno Zashiki dura alcune ore e che vi partecipano più Geisha e Maiko, una cena di questo tipo può costare alcune migliaia di euro.

Lo stipendio mensile di una Maiko è di circa 3000 € ma, essendo in debito con l’Okiya per tutte le spese sostenute per le lezioni di musica, canto, danza, cerimonia del Te, i vari Kimono e l’organizzazione del Misedashi oltre che per il vitto e l’alloggio, tutti gli incassi della Maiko andranno direttamente all’Okasan per i primi 5 anni di apprendistato.

Francesca Gambera


Deguchi Nao (1837-1918)

Deguchi Nao nacque nell’inverno 1837 a Kukuchiyama, una vivace cittadina a nordest di Kyoto sul fiume Yura. Rimasta orfana di padre all’età di nove anni fu costretta ad andare a servizio da parenti benestanti per aiutare la madre. Il suo forte senso morale e la sua ubbidienza filiale la convinsero a sposarsi contro la sua volontà con Masagorō, adottato da sua zia Yuri nella famiglia Deguchi. Il marito si rivelò un fannullone e presto dilapidò il patrimonio ereditato. Nel 1872 Nao che aveva già cinque figli, fu costretta a vendere la casa. Il marito non era di grande aiuto e quindi era lei che doveva darsi da fare per mantenere la famiglia.

Nel 1885 Masagorō rimase paralizzato cadendo da un tetto e non poté più lavorare del tutto. Fra il 1856 e i 1882 Nao aveva partorito undici figli, di cui tre non sopravvissero. Yone la prima figlia a 19 anni era scappata dal marito per aprire una macelleria con un altro uomo. Nao scioccata da tale comportamento giudicato immorale rifiutò sempre gli aiuti economici di questa figlia. Successivamente al suo Kamigakari, Nao cercò varie volte di convincere la coppia a pentirsi e nel suo Ofudesaki, Yone e il secondo marito verranno presentati come personificazione del male in un mondo che dà troppa importanza al denaro.Leggere di più


Le fondatrici delle Nuove Religioni

Uno dei punti comuni alle Nuove Religioni giapponesi è la personalità dei loro fondatori. Come in certi movimenti millenaristi, appare una figura centrale, una specie di leader carismatico attorno al quale si organizza un culto nuovo e/o una persona posseduta da una divinità (kamigakari) che spesso, oltre alle sue attività sciamaniche si trova impegnata in un movimento per la “ricostruzione del mondo”.

Tutte le fondatrici delle prime Nuove Religioni giapponesi senza eccezioni, sono state “possedute da un kami”, cioè un kami si è impossessato del loro corpo, come nel caso delle miko (medium) il cui corpo serve da ricettacolo nel corso di una crisi incontrollata, come succede ad esempio a Deguchi Nao; oppure il kami si manifesta grazie a pratiche ascetiche sotto la guida di specialisti del sacro (reigakusha) come nel caso di Onisaburō al quale era stata insegnata la tecnica sciamanica detta chinkon kishin, il metodo per “il riposo dell’anima e l’unione con il kami” .Leggere di più


Il Biwa: dalla Corte di Heian allo Shogunato di Edo

Conclusosi il ciclo dedicato al Gagaku, vorrei cominciare un'altra serie di interventi, più ridotti, dedicati ad una delle realtà più curiose e affascinanti della cultura sviluppatasi successivamente alla fine dell'epoca Heian.

Con la caduta della supremazia Fujiwara e l'ascesa delle grandi famiglie, Taira e Minamoto su tutte, l'assetto politico del Giappone subì un profondo mutamento che l'avrebbe avviato verso quel processo di trasformazione  sfociato nel primo shogunato di Kamakura (1185–1333). Al cambio politico corrispose anche un sostanziale cambio di gusto, legato non più in maniera stretta alla cultura della corte di Kyoto e via via sempre più vicino alle nuove caste guerriere.Leggere di più


Geisha: le superstizioni

Il mondo fluttuante è molto superstizioso.  Dal 1600 viene pubblicato annualmente un almanacco basato sui pronostici degli astrologi della casa imperiale. In questo almanacco ci sono tre sezioni e nella parte di mezzo sono indicati i giorni fausti e gli infausti. Le Geisha non fanno praticamente nulla senza consultare l’almanacco. La Shikomi Yukina nel documentario “Geisha Girl” della BBC, insieme con la sua Okasan, si reca da un monaco per scegliere il giorno più adatto per il Misedashi e il suo nuovo nome per la carriera all’interno del Mondo del fiore e del salice.

Il nome scelto per la nuova apprendista deve avere una parte del nome che possa far capire a quale Okiya appartiene e una parte del nome che la leghi alla sua Onesan ma, in caso di un riscontro infausto, è preferibile scegliere un nome alternativo.

Si consulta anche per decidere il giorno più adatto per l’Erikae.Leggere di più


Antiquariato giapponese

Shinominari kabuto

Scuola Unkai, Provincia di Kaga

Periodo Edo, XVIII secolo

Firma: Katsusada

Raro elmo di forma appuntita a sei piastre di ferro patinato rivettate con za-boshi (rivetti decorati con rondelle a forma di crisantemo) e decorate con shinodare arrotondati, come in uso nella provincia di Kaga, alternati ad altri più complessi. Le piastre sono leggermente ripiegate al centro per una maggiore resistenza all’impatto. Sulla sommità è rivettato un tehen-no-kanamono in ferro a forma di fiore. Al bachi è applicata una piastra perimetrale sagomata che sormonta lo shikoro e che si rivolta sul fronte per formare i fukigaeshi, decorata con gocce di argento sparse (ryugin); si tratta di una decorazione tipica della scuola Unkai. I bordi dei fukigaeshi e della visiera (mabizashi) sono parzialmente dorati, così come i tre grossi rivetti sul fronte.

Lo shikoro è realizzato secondo lo stile della provincia di Kaga, con l’ultima piastra ricoperta in pelle di un colore differente dalle altre e l’interno in oro, a indicare un alto rango del possessore dell’elmo.

Applicazioni in ferro per i kamon in ferro di tipo shippo sui fukigaeshi e le onde stilizzate sulla mabizashi.

Giuseppe Piva

info@giuseppepiva.com


Suzuki D.T. e il ruolo dello Zen in occidente

Il saggio di Herrigel è responsabile in buona misura dell’immagine che il pubblico occidentale si è formato a proposito dello Zen, senza mettere in dubbio l’attendibilità dell’autore. L’interesse di Herrigel per lo Zen non nasce da uno studio diretto delle fonti ma proviene dalla lettura dell’opera di divulgazione di D.T. Suzuki (Daisetsu Teitarō, 1870-1966).

È stato attraverso l’opera di questo studioso che lo zen arriva alla piena visibilità in occidente. Egli si assunse il compito di divulgare lo Zen e interpretarlo per l’occidente, al fine di renderlo un argomento di interesse per tutti gli studiosi occidentali di religioni e non solo per gli orientalisti ancora legati ai resoconti dei missionari. La principale preoccupazione di Suzuki fu quella di creare una base dottrinale per definire il buddhismo in modo univoco. Con Awakening of faith in Mahayana (1900) contribuì alla formazione di una precettistica propria dello zen.Leggere di più