Antiquariato giapponese
Netsuke in avorio
Larghezza: 3,7 cm
Firma: Ikkyu entro riserva ovale
XIX secolo
Una salamandra gigante tiene in bocca un pesce, mentre con la coda e le zampe ne blocca altri quattro assieme ad una conchiglia. Sebbene scolpiti con espressioni “umanizzate”, sono riconoscibili un pesce palla (fugu), una razza (skate) e un pagello (tai).
Lo stile di Ikkyu può suggerire l’appartenenza alla scuola di Bazan, ma l’origine di questo bizzarro netsukeshi resta in realtà ignota. Poche sono infatti le opere da lui firmate e i soggetti sono così originali che non è possibile tentare dei confronti basati sulle scelte dei modelli rappresentati. Ikkyu si ispira spesso alla natura, con animali raffigurati al contempo in maniera realistica e straordinariamente originale, dalle espressioni bizzarre sapientemente scolpite. In questi termini la scuola che più si avvicina è probabilmente quella di Nagoya. L’uso dell’avorio è difatti abbastanza raro tra le opere conosciute dell’artista, mentre sono tipici gli dettagli in corno e madreperla che qui troviamo intarsiati negli occhi degli animali.Leggere di più
Masunaga e la teoria dell’ameba
Il maestro Masunaga, per spiegare le spinte vitali dell’uomo, ha utilizzato quella che viene definita “teoria dell’ameba”.
Ogni movimento energetico, rappresentato dall’antica teoria dei cinque elementi, è presente nel movimento dell’ameba, pur essendo un organismo monocellulare.
Masunaga sceglie una forma semplice, una metafora di vita per simboleggiare il ciclo energetico di ogni essere umano, nonostante l’uomo abbia forme e sistemi più complessi; riconosce quindi il principio vitale con i suoi movimenti, in maniera identica in tutte le forme di vita, dalla più semplice a quella più articolata.
L’ameba cambia forma a seconda della necessità, la sua traduzione dal greco è infatti “mutamento”; in ogni suo cambiamento di forma rappresenta un movimento energetico delle coppie di meridiani e le relative funzioni vitali.Leggere di più
Biwa Hoshi: la cecità dell’arte
Uno degli aspetti più interessanti legati alla musica per biwa nelle sue origini storiche risiede negli esecutori stessi. Come si accennava nel precedente articolo, i Biwa Hoshi erano monaci erranti, ciechi, che si muovevano di paese in paese vivendo della propria arte, raccontando/cantando di guerrieri che contribuirono a rendere leggendari e di guerre tra clan, in alcuni casi accompagnati da un giovane aiutante che li aiutava nelle situazioni di tutti i giorni. Da un punto di vista organizzativo sembrerebbero quindi un insieme disomogeneo di personalità, di diversa grandezza artistica, che si muovevano singolarmente. Nel XIV secolo, però, grazio soprattutto all’attività di Akashi Kakuichi, riuscirono ad associarsi tra loro a tal punto da costituire una vera e propria corporazione che nel periodo Edo ebbe la sua ufficiale, nonché ultima, approvazione prima della loro definitiva scomparsa.Leggere di più
Il movimento dell’Ōmotokyō
L’Ōmotokyō è una delle prime nuove religioni (shinshūkyō) del Giappone. Il termine shinshūkyō si contrappone a “religioni istituzionalizzate” e indica delle formazioni nate a partire dalla fine del XIX secolo. Sincretiche sia nella dottrina che nella pratica, queste nuove religioni contengono elementi del Buddhismo, del Cristianesimo e delle tradizioni popolari. Rispetto a queste religioni presentano elementi innovativi più nel tessuto organizzativo che negli aspetti dottrinali: i fondatori e le fondatrici articolano nuove visioni della realtà e creano nuove forme di associazione di gruppo e pratiche rituali.
Oggi, l’Ōmotokyō è un’organizzazione religiosa relativamente piccola, ma stabile e consta di circa 165mila aderenti ufficiali. Il gruppo ha un grande centro amministrativo e sede di culto ad Ayabe e Kameoka. Reverendi laici amministrano le necessità dei membri tramite riti legati al culto degli antenati, cerimonie di purificazione e guarigione, preghiere di gruppo e meditazione. Ogni anno ad Ayabe si tengono parecchi festival che attirano migliaia di seguaci da tutto il Giappone. Il gruppo pone molta enfasi sul praticare e preservare le arti giapponesi come la cerimonia del tè, il teatro nō, la calligrafia, la ceramica e l’aikidō. Diversamente da altre nuove religioni, l’Ōmotokyō non fa proseliti e partecipa ad attività pacifiste nel mondo tramite la partecipazione attiva a movimenti ecumenici internazionali.Leggere di più
Geisha moderne: Fiona Graham
Più di vent’anni dopo l’esperienza di Liza Dalby, un’altra antropologa occidentale è stata accettata nel mondo delle Geisha, l’australiana Fiona Graham. Ma al contrario della sua collega americana, lei ha fatto tutto il tirocinio e il 18 dicembre 2007 è diventata formalmente la Geisha Sayuki del quartiere di Asakusa a Tokyo.
Nei siti internet dei più importanti quotidiani giapponesi, viene definita la “Gai Geisha” (geisha straniera) o “White Geisha (Geisha bianca)”.
Vive in Giappone dall’età di 15 anni e quindi parla un ottimo giapponese. Inizialmente è entrata in contatto con questa realtà per poter realizzare un documentario sul mondo del fiore e del salice e pare che voglia proseguire questa professione finché non l’avrà completato.
Francesca Gambera
Le differenze di genere nel processo di formazione dei valori
Quanto contano le differenze di genere nella formazione dei valori dell’individuo? E soprattutto, quanto conta essere giapponesi o statunitensi nel processo di sviluppo dei valori?
Uno studio comparato sull’argomento – che purtroppo si avvale di dati non recentissimi[1] – è stato condotto dalle sociologhe americane Tania Levey e Catherine B. Silver, le quali si prefiggono l’obiettivo di indagare le differenze nella formazione del sistema dei valori (la dedizione alla famiglia, l’impegno politico, la suddivisione dei compiti domestici, la cura dei figli, l’istruzione – per citarne solo qualcuno) tra uomini e donne nei contesti culturali di Giappone e Stati Uniti. L’attenzione del loro operato verte quindi sulle identità sociali di genere in questi due Paesi. E’ doveroso specificare preliminarmente che un’identità sociale si caratterizza per il fatto di essere interiorizzata dagli individui in vari ambiti (famiglia, scuola, lavoro, politica, comunità, ecc.) e un’identità di genere si caratterizza per essere l’incontro di coordinate interconnesse quali la cultura, la rappresentazione e le aspettative normative degli altri membri della comunità (in senso lato), che proiettano reciprocamente su se stessi un certo tipo di comportamenti auspicati e auspicabili.Leggere di più
Zen Shiatsu: l’elemento metallo
Secondo la teoria orientale dei cinque elementi, ogni fase dell’anno è rappresentata in cerchio, in un susseguirsi di energie che si trasformano e si manifestano nelle loro diverse forme, simboleggiando gli aspetti transitori e mutevoli della vita, nel suo andamento di crescita e declino.
È un sistema di corrispondenze, di climi, sapori, emozioni, stagioni, organi, suoni, all’interno dello scorrere della vita.
La stagione autunnale è il periodo dell’anno corrispondente all’elemento Metallo.
In autunno la linfa degli alberi si ritira dalle foglie e dai rami per raccogliersi nelle radici. Anche il movimento energetico di questo elemento va l’interno, in acquietamento.Leggere di più
Le opere: Ofudesaki e Reikai monogatari
I due testi di Nao e Onisaburō legittimano e giustificano “la possessione” e le pratiche ascetiche dei due fondatori.
L’Ofudesaki è considerato un testo ispirato che Nao, analfabeta e illetterata redige in hiragana sotto il controllo della divinità. Per facilitarne la comprensione, Onisaburō, unica persona autorizzata da Nao, completerà il testo con l’aggiunta dei caratteri cinesi. La redazione del testo avviene fra il 1893 e l’anno della morte di Nao, 1918.
Non tutti i passi che costituiscono il libro sono dettati dalla divinità. Alcuni si riferiscono ad annotazioni personali di Nao. Il messaggio centrale dell’Ofudesaki che coincide con la missione di Nao è quello di diffondere l’annuncio di Ushitora no Konjin relativo alla prossima venuta di un mondo nuovo e cioè : il cambiamento e la ricostruzione del mondo (yo no tatekae tatenaoshi,) si realizzeranno grazie alla venuta in terra di un messia, il buddha Miroku.Leggere di più
Geisha moderne: Liza Dalby
Trent’anni fa l’americana Liza Dalby, all’epoca poco più che ventenne e laureanda in antropologia, decise di dare la sua tesi di laurea sul mondo delle Geisha. Si trasferì in Giappone e visse a Tokyo e Kyoto per conoscerle, intervistarle e studiarle da vicino.
Ottenne il permesso di diventare una Geisha di Pontocho per poco più di un anno, solo per poter conoscere più a fondo questo mondo e poter partecipare agli zashiki.
È la prima occidentale ad avere avuto un tale privilegio.
La sua esperienza nel mondo fluttuante è narrata nello splendido libro “La mia vita da Geisha”, strumento prezioso per chi vuole avvicinarsi a questa realtà.
Francesca Gambera
Espedienti scenografici del kabuki: lo hanamichi
Lo hanamichi 花道 (letteralmente “cammino dei fiori”) è una piattaforma sopraelevata fatta di assi di legno, larga circa un metro e mezzo, che attraversa la platea per tutta la sua lunghezza sul lato sinistro del teatro, dal fondo al palcoscenico. La platea era suddivisa in box quadrati delimitati da barre di legno, con il fondo a tatami, in cui trovavano posto da quattro a sei spettatori. Un tempo i biglietti venivano venduti ad unità quadrata (masu tan’i 桝単位). Da questi posti gli spettatori si muovevano per andare a comprare al negozio del teatro sake, bentō 弁当, dolci, persino carbone per il braciere. Lo hanamichi passa in mezzo al pubblico, dividendo irregolarmente la platea ed è su questa passatoia che tradizionalmente venivano deposti regali per gli attori dagli ammiratori adoranti che stavano nei posti a tatami della platea (più economici dei palchi laterali) chiamati masuseki 桝席: i regali per gli attori venivano metaforicamente e poeticamente chiamati hana 花 (fiore) e da questi avrebbe preso il nome la piattaforma.Leggere di più