Eido Roshi sullo Zen nei kakejiku

Lo scorso mese alla riunione degli Amici nel Tè, Eido Roshi, il responsabile del Daibosatsu, ha tenuto un discorso commentando il significato di alcune famose massime Zen che sono utilizzate spesso sui kakejiku per il tè. Volevo condividere qui qualcuna delle cose che sono state dette. Ho fatto del mio meglio nel prendere appunti nella maniera più accurata possibile ma so che ci sono delle cose che mancano ed è per questo che mi scuso.

Ichigo ichie

“Questa espressione è così  immensa che non c’è bisogno che dica niente… È tradotta spesso con “una volta, un incontro”. Letteralmente questa traduzione è inaccurata ma la mia interpretazione è “senza precedenti e irripetibile”. Non ci siamo mai incontrati qui – senza precedenti. Molto probabilmente, fra sei anni, ci saranno volti nuovi. Quindi, irripetibile.Leggere di più


Il senso della bellezza giapponese e l'architettura sukiya (2)

Definire la cultura

I giapponesi esprimono costantemente il desiderio che la propria nazione e le città non siano meramente civilizzate ma acculturate, tuttavia le città che costruiscono in realtà sono una manifestazione del primo aspetto e non del secondo. La ragione di ciò risiede nell’incapacità di distinguere con chiarezza fra civiltà e cultura.

Watsuji Tetsurō spiega allegoricamente che: “quando condiamo una verdura appena colta con l’olio e la mangiamo, questa è civiltà. Quando mettiamo della verdura appena colta in un contenitore e la lasciamo in salamoia per giorni, facendo emergere il corpo del suo sapore nascosto, e poi la mangiamo, allora quella è cultura.” (Leggermente modificato ai fini del presente articolo.)

Il sapore della civiltà espressa dall’insalata di Watsuji è superficiale e monodimensionale. Ma nel caso nella cultura, prendersi il tempo di mettere in salamoia la verdura fa emergere il suo intero “corpo”, o sapore nascosto. Nella tesi di Watsuji, è questo “sapore nascosto” che costituisce la cultura.Leggere di più


Dogu - Oggetti per il chanoyu

Dogu è il termine che indica gli utensili per la preparazione del tè. Mio marito ride di me e li chiama giocattoli per il tè. In effetti, tutto quello di cui si ha bisogno per il chanoyu è chawan (tazza del tè), chasen (frustino per il tè), chakin (panno per asciugare), fukusa (panno per la purificazione), chaki (contenitore del tè) e chashaku (cucchiaio per il tè). Con questi sei utensili, si può praticare il chanoyu dappertutto.

Quando iniziai a studiare il chado, non c’erano molti utensili giapponesi disponibili. Anche se potevo permettermeli, non mi erano accessibili. Incominciai a guardare degli oggetti prontamente disponibili che potessero essere utilizzati per il tè. Ho ancora molti di questi utensili improvvisati: una tazza di ceramica per il kensui, un contenitore dei biscotti come contenitore dell’acqua fredda, contenitori di varie dimensioni e forme per i dolci per il tè.Leggere di più


Il senso della bellezza giapponese e l'architettura sukiya (1)

Nella sua opera Fūdō, il filosofo Watsuji Tetsurō (1889-1960) scrive che “la cultura e il senso estetico di un paese sono radicati nelle sue caratteristiche naturali e nel clima”. Va avanti affermando che il Giappone, situato all’interno della cintura dei monsoni, è un paese umido, caratterizzato da mutamenti stagionali definiti con chiarezza. Di volta in volta, la generosità naturale di umidità rovina sulle persone nella forma di piogge torrenziali, tempeste di vento, inondazioni e addirittura siccità. A fronte della furia della natura, le persone hanno poca scelta se non abbandonare tutte le resistenze e sottomettersi.Leggere di più


Bambole Kokeshi

Sono bambole tradizionali giapponesi, la loro prima comparsa risale all'epoca Edo (1600-1868). Originariamente venivano regalate ai turisti che visitavano i luoghi termali.

Secondo la tradizione antica nipponica, possedere una bambola Kokeshi porta armonia nella casa e allontana la cattiva sorte.

Le bambole Kokeshi sono realizzate in legno stagionato, interamente decorate a mano da artisti locali.

Guardando queste bambole siamo subito colpiti dai loro colori e dalla ricchezza di dettagli che la decorano. Il busto riproduce il tradizionale kimono giapponese, finemente decorato con temi floreali che raffigurano le quattro stagioni.

Le Kokeshi sono un'ottima scelta per un regalo orginale per ogni ricorrenza e occasione. Arricchiscono le nostre case coni loro colori, ci affascinano con la loro delicatezza e ci regalano un sorriso con le loro simpatiche faccine.

Sara Morelli

Se siete interessati alle mie bambole Kokeshi originali, provenienti dalla Prefettura di Kyoto, scrivetemi a questo indirizzo email:

japan.primavera@gmail.com


Antiquariato giapponese

Unsho Harukyu
Scuola di Kyoto, XIX secolo
Tigre con cucciolo
Firmato entro riserva irregolare: Harukyu
Lunghezza: 3,8
Potente netsuke raffigurante una tigre che protegge il proprio cucciolo. Raffigurata seduta mentre ruota la testa verso sinistra con una espressione feroce di avvertimento, le spalle arcuate, pronta ad attaccare. Il pelo è finemente lavorato e gli occhi sono intarsiati in madreperla con le pupille scure.
La tigre è il terzo segno dello zodiaco cinese; era anche simbolo di coraggio e durante il XVIII secolo fu uno dei soggetti preferiti dai pittori. tuttavia in Giappone la tigre non era conosciuta e gli artisti dovevano ispirarsi a dipinti precedenti e studiare le pelli che venivano importate a Kyoto dalla Cina. Harukyu potè senza dubbio osservare bene queste pelli, poichè i suoi netsuke mostrano sempre correttamente artigli di grandi dimensioni, piccole orecchie e un pelo accurato.
Questa tigre appare potente, dominando la situazione mentre ruota con espressione minacciosa a bocca aperta, ma al contempo sensibile e protettiva verso il proprio piccolo, al quale fa scudo con la propria zampa.
Ci sono almeno tre generazioni di netsukeshi che firmarono Harukyu o Unsho Harukyu, con le prime due di alta qualità e le successive meno interessanti. Il secondo Harukyu mostra differenze ben evidenti rispetto alla prima generazione: uso dell'avorio anzichè del legno, occhi in madreperla e non in corno e una testa ben definita, con il naso verso l'alto, invece di una a forma un po' umanoide. Anche l'assenza di himotoshi suggerisce un periodo un po' più avanti e compatibile con la seconda generazione. Si può poi individuare una terza generazione con la stessa firma, ma i netsuke sono più crudi, le linee e le finiture approssimative e i materiali sono di bassa qualità.
Giuseppe Piva
www.giuseppepiva.com

Breve storia del teatro Rakugo

Il termine Rakugo (“parole lasciate cadere”) è attestato per la prima volta nel 1787, ma si è diffuso soltanto durante l’epoca Meiji (1867-1912) ed è divenuto di uso comune nel XX secolo in epoca Shôwa (1926-1989).

Non si sa esattamente quando il teatro Rakugo sia nato, mentre è accertato che ha avuto origine pressoi daimyo (feudatari) che ospitavano alla loro corte attori che li intrattenessero raccontando storie divertenti.

Il teatro Rakugo si è sviluppato in vari stili: shibaibanashi (“storie teatrali”), ongyokubanashi (“storie musicali”), kaidanbanashi (“storie di fantasmi”) e ninjôbanashi (“storie sentimentali”). In alcune di queste forme manca la battuta finale ochi, caratteristica del Rakugo originale.

Nell’epoca di Edo (1603-1867) i commercianti più ricchi (chonin) hanno iniziato ad apprezzare questa forma di teatro che così si è diffusa anche fra i non nobili ed è diventata sempre più popolare. Nel XVII secolo gli attori erano chiamati hanashika (“narratore di storie”), termine che corrisponde all’odierno rakugoka ( “persona che lascia cadere le parole”). L’usanza di concludere il monologo con una battuta forse deriva dai kobanashi, brevi racconti comici con battuta finale (ochi) molto amati fra XVII e XIX secolo, con personaggi del popolo come protagonisti.Leggere di più


Pulire è purezza

Sono brava a pulire. Non lo ero. Prima di studiare il chado, ero sciatta. La mia stanza era un caos, la mia scrivania al lavoro era un caos, in effetti la mia vita era un caos. Una delle prime cose che ho imparato nel tè è stato come pulire.

Così ho pulito. Spesso ero la prima al keiko ed era mio compito pulire i tatami prima della lezione. Pulivo la stanza del tè, quindi pulivo la stanza della preparazione (mizuya). Rimanevo dopo la lezione e pulivo la stanza del tè, mettevo a posto gli utensili e pulivo la mizuya. Quando studiavo in Giappone, uno dei miei compiti era pulire la stanza di 100 tatami. Ciò significa stare in appoggio sulle mani e le ginocchia e spolverare a mano ciascun tatami (3 piedi per 6 piedi), tutti e 100, ogni sera dopo la lezione.Leggere di più


Giardini giapponesi: l'arte di migliorare la natura (4)

Contributo del buddismo Zen

Oltre all’influenza della geomanzia cinese, che detta regole e tabù speciali che riguardano il posizionamento delle pietre, degli alberi e dei ruscelli in relazione alle direzioni, l’influenza della tradizione giapponese indigena dello shintoismo ha chiaramente a che fare con i principi di design contenuti nel Sakutei Ki. Il principio fondamentale dello shintoismo è l’attribuzione di qualità spirituali a tutti gli oggetti naturali, rendendo la natura degna del nostro rispetto e apprezzamento. La celebrazione di questo mondo da parte dello shintoismo ha aiutato i giapponesi a coltivare un’acuta sensibilità verso la bellezza. Di conseguenza, il design dei giardini giapponesi è fermamente radicato nell’osservazione della realtà empirica. Ciò dà origine al principio del design del “seguire la richiesta”.

Comunque, di gran lunga la più importante base filosofica che ha sostenuto e ulteriormente sviluppato questo principio di “seguire la richiesta” è stato il buddismo Zen, introdotto in Giappone verso la fine del dodicesimo secolo, un secolo dopo la pubblicazione del Sakutei Ki. L’influenza del buddismo Zen sulla realizzazione dei giardini giapponesi è estesa e profonda. I templi Zen erano sempre accompagnati dai giardini per facilitare la meditazione. Inoltre, anche i giardini non associati ai templi Zen erano costruiti di frequente dai monaci Zen o da quei laici, come i maestri del tè, che avevano ricevuto una formazione nel buddismo Zen. Comunque, l’influsso della filosofia Zen sulla realizzazione dei giardini giapponesi è quello che ci interessa in questa sede.Leggere di più


Una corretta informazione sul tè giapponese

Che succede nel mondo del tè? Qualche settimana fa è stata rilevata una anomalia nei livelli di cesio di un carico di tè verde giapponese destinato alla Francia e per questo sono precauzionalmente state completamente bloccate le esportazioni di tè dal Giappone riferite al raccolto di quest'anno.

La notizia ha scatenato una ridda di commenti scomposti e molti fraintendimenti, che l'Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi ha piacere di chiarire grazie anche al supporto del prof. Marco Bertona, presidente dell'Associazione Italiana Degustatori e Maestri di Tè.

Smentite documentate a una certa forma di bieco terrorismo mediatico sono già state ampiamente prodotte e rimandiamo i lettori interessati ai dettagli a questo esauriente articolo specializzato.

Senza dunque entrare in merito a questioni tecniche tipo il reale livello di cesio presente in quella particolare partita di tè, di poco superiore allo standard, o alle gigantesche quantità di bevanda che si dovrebbero consumare prima che un essere umano possa in qualche modo realmente risentirne, AIRG preferisce rivolgersi a degli esperti che possano fornire dei reali spunti per una pacata riflessione in merito.Leggere di più