Furisode, grazia e giovinezza
Fra i vari tipi di kimono di cui è ricca la tradizione giapponese, il più suggestivo è senza alcun dubbio il furisode振袖, evocatore com’è di grazia e giovinezza.
L’etimologia del nome furisode, letteralmente maniche (sode) fluttuanti (furi dal verbo furu), deriva dal movimento aggraziato che compiono le lunghe maniche che lo caratterizzano, la cui misura può variare dai 75 ai 125 centimentri.
Anticamente si credeva che il movimento di far svolazzare le maniche servisse a esorcizzare il male e a purificarsi per attirare la buona sorte. Inoltre le fanciulle credevano di poter richiamare l’interesse dell’uomo di cui erano innamorate e compiere la magia di attirarne il sentimento.
Il furisode è il kimono più formale per le giovani donne nubili. È indossato in occasioni speciali, durante le cerimonie del té (chanoyu), durante le feste di conferimento dei diplomi scolastici, durante le feste annuali del calendario giapponese (nenjūgyōji) e in occasione di cerimonie pubbliche e private, come i matrimoni (durante i quali è indossato dalle giovani invitate parenti degli sposi) e è di prammatica per la cerimonia dello seijin shiki, la festa durante la quale si celebra comunitariamente il passaggio alla maggiore età dei vent’anni e che ha luogo ogni anno il secondo lunedì di gennaio.
I motivi decorativi ne ornano gran parte della superficie, dall’alto al basso e possono essere anche molto vistosi o dai colori vivaci, proprio perchè legati alla giovinezza di chi lo indossa. Nei motivi decorativi sono prevalenti i richiami stagionali e alla buona fortuna.
La ricchezza della decorazione e la preziosità delle sete fa sì che il furisode sia uno dei kimono più costosi.
Tradizionalmente si possono distinguere tre tipi di furisode :
- ōfurisode (大振袖 "grande furisode") è il più lungo. Le sue maniche possono raggiungere i 125 cm di lunghezza. Viene confezionato con tipo di seta damascata molto preziosa (il rinzu), mentre lo obi che lo accompagna spesso è intessuto di fili d’oro o d’argento.
Prima della Seconda Guerra Mondiale veniva utilizzato anche come abito da sposa e, in quell’occasione, doveva essere nero (kurofurisode). Ora solo le damigelle d’onore lo indossano ed è, in generale, molto colorato (irofurisode).
- chūfurisode (中振袖 "furisode medio") è un furisode con maniche di misura media, lunghe dai 91 ai 106 cm. Si tratta del tipo di furisode più diffuso perchè le sue dimensioni permettono grande libertà di movimento pur mantenendo una certa bellezza e conferendo grazia ai movimenti.
- kofurisode (小振袖 "piccolo furisode") è il tipo con le maniche più corte (dai 75 agli 87 cm). È indossato solo in rare occasioni ed è spesso portato con lo hakama.
Rossella Marangoni
www.rossellamarangoni.com
www.asiateatro.it
In occasione della manifestazione Made in Japan. L’estetica del fare, la vestizione del kimono (tipo furisode) verrà presentata dalla maestra Tomoko Hoashi con la modella Erica Bertamini e il commento di Rossella Marangoni.
L’appuntamento è alla Triennale di Milano, venerdì 23 marzo, ore 18.00.
Wabi nella poesia di Fujiwara Ietaka
Foto di Antonello Anappo
A coloro che aspettano
solo le fioriture dei ciliegi
vorrei mostrare l’erba di primavera
che spunta attraverso la neve
in un villaggio montano.
Il maestro del tè Sen Rikyû (1522-1591), riteneva che questa poesia di Fujiwara Ietaka (1158-1237) riuscisse a esprimere molto bene lo spirito wabi. Rikyû, attraverso la citazione di questa poesia, voleva invitare coloro che desiderano con grande intensità ammirare le fioriture dei ciliegi a rivolgere lo sguardo dentro se stessi, così da realizzare che l’essenza autentica della bellezza dei fiori è già presente nei nostri cuori.
Il villaggio montano ricoperto dalla neve per lui simboleggiava il luogo ideale dove il nostro spirito poteva essere in grado di raggiungere una condizione di libertà dalle passioni.
Rikyû riconosceva l’esistenza di numerose persone che ricercano solo la contemplazione estetica di bellezze appariscenti: le fioriture, i colori delle foglie autunnali, la luna piena; ma nello stesso tempo attraverso la poesia di Ietaka desiderava presentare una sensibilità estetica molto più profonda. Anche nella stanza del tè ci sono persone che sono in grado di apprezzare solo gli oggetti preziosi e rinomati e non riescono ad andare oltre a un’impersonale adesione a canoni estetici largamente condivisi.
Per Rikyû l’erba di primavera che spunta attraverso la neve rappresenta un’immagine ideale di bellezza modesta e non appariscente che si manifesta in un paesaggio naturale apparentemente immoto. Per il maestro del tè inoltre il senso più profondo della bellezza si trova nel ciclo della natura che, attraverso lo spuntare dei fili d’erba, testimonia la transizione dalla stagione invernale, rappresentata dalla neve, alla rinascita della natura che anticipa la primavera. L’immagine del ciuffo d’erba come simbolo del ciclo naturale ha una valenza estetica profondamente minimalista e suggestiva nella sua modestia, rispetto all’eccessiva eccitazione dei nostri sensi prodotta dalle fioriture dei ciliegi e dal rosso cremisi delle foglie d’acero.
Questa percezione estetica veniva sviluppata da Rikyû anche nella stanza del tè, dove alle preziose e antiche porcellane cinesi dalla bellezza appariscente preferiva oggetti nativi dai colori meno brillanti e dalla forma grezza e irregolare, come le tazze nere in stile Raku. L’ideale estetico del maestro Takeno Jô-ô (1502-1555) trovava compimento nella semi-oscurità della stanza del tè, attraverso l’utilizzo combinato di oggetti cinesi antichi e preziosi con oggetti nativi grezzi e irregolari. Rikyû invece attraverso la poesia di Ietaka ci descrive un diverso ideale estetico che si manifesta attraverso la luce, l’energia, la vitalità e la continuità del ciclo della natura e che trova una perfetta rappresentazione nel fascino non appariscente dei ciuffi d’erba tra la neve.
La sensibilità wabi di Rikyû risulta quindi più viva ed estroversa rispetto a quella di Jô-ô e anche la dimensione di tranquillità creata nella stanza del tè è molto più ascetica e modesta. Nell’architettura della stanza del tè il senso estetico wabi di Jô-ô si realizzava nel costruire un ambiente poco illuminato (solitamente esposto a nord) dove l’ombra smorzasse il fulgore estetico degli oggetti preziosi cinesi, i quali non dovevano in alcun modo risaltare rispetto ai ben più sobri oggetti giapponesi.
La stanza del tè di Rikyû, pur non essendo molto più luminosa rispetto a quella di Jô-ô (era solitamente esposta a sud) riusciva comunque a trasmettere un piacere estetico molto più semplice, tranquillo e non artificiale. Rikyû in alcuni casi decise inoltre di ridurre la dimensione classica della stanza del tè costituita da 4 tatami e mezzo portandola a una dimensione più intima di 1 tatami e mezzo, così da renderla sempre più simile a un piccolissimo rifugio montano.
Il grande maestro Sen Genshitsu, XV erede della scuola Urasenke di cerimonia del tè, in un suo scritto relativo alla Via del tè ha raccontato il seguente aneddoto per evidenziare la concezione estetica wabi sabi che Sen Rikyû riscontrava nella poesia di Ietaka: “Una volta, quando chiesi al mio vecchio maestro Gôto Zuigan il significato di sabi, disse: ‘Guarda lo stagno laggiù’. Pur avendo contemplato a lungo lo stagno – situato al Daijuin, non riuscivo comunque a comprendere il significato di sabi. Dissi al maestro che avevo osservato lo stagno e lui mi chiese se adesso avessi capito. Quando risposi di no, mi diede istruzioni di continuare a osservare. Tornai sulla riva dello stagno e mi sedetti nella posizione zazen sopra una roccia. Era metà inverno e c’erano i fiori di loto avvizziti sulla superficie dell’acqua. Improvvisamente compresi che i fiori non erano semplicemente avvizziti e che la loro bellezza risiedeva nella capacità rigenerativa della natura. Solo allora realizzai che questo era lo spirito sabi. E capii che la forza che si avverte sul punto di emergere nella poesia di Ietaka era sicuramente una manifestazione dell’estetica sabi.
Alberto Moro
Hina Matsuri, la festa delle bambole e delle bambine
Hina Matsuri, la “festa delle bambole”, è una festa di carattere familiare che si svolge in tutto il Giappone il 3 marzo. Anticamente veniva celebrata il 3° giorno del 3° mese secondo il calendario lunare. Si tratta di un’importante ricorrenza stagionale nella quale si prega per la salute e la buona fortuna dando il benvenuto alla primavera. L’altro nome con cui è conosciuta, momo no sekku (festa del pesco), indica del resto un chiaro riferimento alla stagione che inizia.
Le bambine espongono speciali bambole artistiche, chiamate hina ningyō, che raffigurano l’Imperatore, l’Imperatrice, principi e principesse, ministri e dignitari di corte, per un totale di 15 personaggi abbigliati nei raffinati, antichi costumi del periodo Heian (794-1185) e disposti su una sorta di scala a gradini rivestiti di panno rosso detta hinadan.
Le hina sono in genere molto care e preziose e di solito i genitori ne comperano una ogni anno alle loro figlie, quando non ve ne sono di antiche tramandate di generazione in generazione delle donne della famiglia. Le hina non sono mai utilizzate come giocattoli. Vengono generalmente custodite in scatole di legno ed esposte all’ammirazione delle proprietarie e delle loro amiche in visita in questa unica occasione, nella stanza più bella della casa.
La serie comprende, oltre alle bambole, oggetti e accessori in miniatura, come paraventi e lampade, che spesso costituiscono delle vere e proprie opere d’arte.
Le bambole più preziose sono le “Odairisama”, che rappresentano la coppia imperiale e sono collocate sul ripiano superiore, con l’Imperatore a sinistra di chi guarda. Dietro la coppia augusta trovano posto dei piccoli paraventi davanti ai quali sono collocati candelieri in miniatura e vasi con fiori di pesco. Sui ripiani inferiori dello hinadan vengono posti i ministri, gli alti dignitari di corte e poi le dame e i musicisti. Ai piedi dell’esposizione sono collocati vassoi con dolci tipici dell’occasione, losanghe rosa e verdi chiamate hishimochi che vengono ritualmente offerti alle bambole.
In questa occasione, tutte le bambine indossano i kimono tradizionali dalle lunghe maniche (furisode) e ricevono regali dai loro genitori e parenti. Inoltre si recano a pregare al tempio più vicino a casa, accompagnate dai genitori.
L’origine di questa festa è da far risalire all’abitudine che avevano i cortigiani, all’inizio del 3° mese, di offrire alla famiglia imperiale (e in particolare alle principesse) delle bambole che dovevano servir loro da “sostituto magico” al fine di preservarle dalle malattie e dalla cattiva sorte. Come capri espiatori, le bambole venivano poi eliminate, gettandole in corsi d’acqua (elemento di purificazione), affinché fossero portate via dalla corrente. Ancora oggi, nella prefettura di Tottori, nella parte occidentale dell’isola di Honshū, le bambine abbandonano alla corrente dei fiumi delle piccole barche di paglia contenenti bambole di carte, frittelle dolci di riso e boccioli di pesco, il tutto asperso di sake. Le bambole, accompagnate dai battiti di mani e dalle ferventi preghiere delle bimbe che le hanno costruite, se ne andranno verso il mondo degli spiriti e, da laggiù, manderanno indietro la protezione del cielo.
Rossella Marangoni
www.rossellamarangoni.it
Tzukiji Wholesale Market - Milano
Varcarne la soglia significa entrare in un organismo vivente mastodontico, un metabolismo futurista.
Impossibile non esserne impressionati, non esserne affascinati e non volerne sapere di più.A condizionare l'intero lavoro vi è il casuale primo incontro del fotografo con un mercato completamente vuoto, come un enorme guscio di tartaruga vuoto e perfetto, dove traspirano tracce di attività che lasciano solchi nelle cose, in contrasto con una staticità e un’atmosfera atemporale, un caos ordinato.
Le fotografie, a parte alcuni scatti necessari per contestualizzare per lo meno geograficamente il lavoro, si propongono di ritrovare questo contrasto anche in un mercato più vivo che mai, dove nonostante il turbinio di energie, movimento e frastuono, vengono spontaneamente generati angoli di bellezza senza ne’ tempo ne’ contesto; nei colori, nei corpi senza vita dei pesci, nel sangue e persino negli scarti della lavorazione. Anche la gestualità degli uomini viene a perdere il suo significato concreto poiché compiuta con l’eleganza e la precisione tutta giapponese, che per natura mira alla perfezione funzionale ed estetica, in ogni attività.
Scatti che vogliono dipingere un sistema di baricentri casuali, attorno al quale, senza toccarli, si muove vorticosamente un mondo.
La mostra è gratuita, aperta al pubblico in orario di negozio:
lunedì 15,30-19,30
martedì-sabato 10,00-19,30.
kitchen
via de amicis 45
20123 milano
02 58102849
kitchen è il concept store dedicato a chi in cucina vive, si diverte, s’appassiona.
Nei 170 metri quadri di Via De Amicis 45, a Milano, si possono trovare oltre 2500 articoli in acciaio e una selezione di utensili in rame, circa 1500 volumi per chi vuole approfondire le tecniche e le curiosità culinarie, prodotti gastronomici sia tradizionali che di nicchia. E per gli appassionati c’è sempre un assortito calendario di seminari, corsi di cucina e mostre. Catalogo on line su www.kitchenweb.it
Alberto Favara fotografo
e-mail: alfavara@fastwebnet.it
mobile: +39 3497827024
Studio: via Foscolo 24 B, 20063,
Cernusco sul Naviglio (MI)
tel: +39 0292111112
Nobuyoshi Araki Photos and Polas - Milano
NOBUYOSHI ARAKI
Photos and Polas
15 marzo – 21 aprile 2012
Inaugurazione: giovedì 15 marzo 2012 dalle ore 19.00
Durata: 15 marzo – 21 aprile 2012
Orari: 10.30 – 13.00 / 15.30 – 19.30 da lunedì a sabato
Organizzazione: Elena Zonca e Tiziana Castelluzzo
La galleria Zonca e Zonca è lieta di annunciare la nuova mostra personale di Nobuyoshi Araki.
Artista tra i più controversi e rappresentativi della contemporaneità, Araki usa la fotografia come mezzo per testimoniare il tempo e per ritrarre, senza filtro, il mondo che lo circonda con tutte le sue contraddizioni. L’atto del fotografare è uno strumento per mostrare tutto, per estrarre l'essenza delle cose e, nel caso delle donne, ciò che esse sono, il loro vivere quotidiano o la loro sensualità. l suoi scatti sono una sorta di diario esistenziale, dove il
fluire della vita è segnato dalle immagini.
Guidato da una grande passione per la vita, Araki crea sempre una tensione emotiva tra due opposti: bene e male, ironia e mistero, desiderio erotico ed espressione ludica. L’eros, le donne e tutto ciò che si trasforma nel tempo, come i suoi fiori, sensuali e potenti, o i cieli dove spazio e tempo svaniscono nel nulla sono i protagonisti delle sue opere.
Ritratte nude, in atteggiamenti provocanti e sensuali, lascivamente abbandonate a terra, sedute o coricate su letti disfatti, le sue donne appaiono complici e consapevoli del gioco di seduzione ma allo stesso tempo esibiscono ed offrono la loro bellezza e sensualità con una naturalezza disarmante e con un abbandono assoluto.
L’esposizione si compone di fotografie di grande e medio formato e di polaroid.
Via Ciovasso 4 – 20121 Milano
info@zoncaezonca.com | www.zoncaezonca.com
T +39 0272003377 | F +39 0272003369
L’immaginario femminile si tramanda: dalla tradizione dell’ukiyoe all’avvento del nuovo medium fotografico in Giappone - Venezia
GIOVEDI’ 8 MARZO 2012 – FESTA DELLA DONNA
AL MUSEO D’ARTE ORIENTALE DI VENEZIA
Il Museo d’Arte Orientale di Venezia, in occasione della festa della Donna, il giorno 8 marzo 2012 alle ore 15:30 propone la conferenza
L’immaginario femminile si tramanda: dalla tradizione dell’ukiyoe all’avvento del nuovo medium fotografico in Giappone
a cura di Rossella Menegazzo
docente di Storia dell’arte giapponese e specializzata in Storia della fotografia giapponese.
Un incontro dedicato alla bellezza e alla seduzione femminile quale soggetto tra i più apprezzati e popolari nella pittura del Mondo Fluttuante come nella fotografia giapponese dell’Ottocento.
Dalle silografie di Utamaro, Hokusai, Toyokuni alle foto di Beato, Farsari, Kinbei un percorso attraverso gli scatti colorati a mano dei primi fotografi giapponesi e occidentali in Giappone, per scoprire come questi seppero accogliere e rinnovare il soggetto classico della beltà proposto dai maestri dell’ukiyoe attraverso il moderno mezzo fotografico.
Una sintesi di eleganza orientale e tecnica occidentale ineguagliata.
A seguire, visita guidata del museo con particolare attenzione agli oggetti della vita quotidiana rappresentati nelle fotografie proposte durante la conferenza a cura della Direttrice Dott.ssa Fiorella Spadavecchia.
L’ingresso al Museo è gratuito per tutte le donne.
L’appuntamento proseguirà venerdì 23 marzo alle ore 15 presso Villa Contarini (Piazzola sul Brenta, PD) con una visita guidata gratuita a cura della Prof.ssa Rossella Menegazzo alla mostra
EAST ZONE. ANTONIO BEATO, FELICE BEATO E ADOLFO FARSARI. Fotografi veneti attraverso l’Oriente dell’Ottocento.
a cui si potrà partecipare prenotando allo 041 5241173 o scrivendo
a sspsae-ve.orientale@beniculturali.it
Petali d'Oriente - Gallarate
Nell’ambito di Filosofarti 2012, il cui tema sarà “Il corpo, i sensi”, il Sestante propone la mostra Petali d’Oriente. La mostra presenta 21 nudi femminili scattati da Yoshie Nishikawa, una fotografa che si muove tra le origini giapponesi e l’adozione italiana.Nelle sue immagini, dove ritroviamo tutto il sapore del sistema simbolico giapponese, le forme femminili appaiono come un ritorno all’ordine esteticoscavalcato da autori come Nobuyoshi Araki o troppo interiorizzato da un’autrice come Daido Moriyama. Non vuole mostrare i lati più oscuri della vita urbana e le parti meno visto delle città o l’industria del sesso giapponese: quella di Yoshie Nishikawa è una fabbricazione estetica dove il b/n è talmente regolato e modulato da apparire di una qualità pura che ci riporta alla trasformazione delle cortigiane in sovrane della bellezza tipiche del lontano ukiyoe.
Yoshie Nishigawa nasce a Sapporo, in Giappone. Dopo la laurea presso l’università d’arte Ootani di Sapporo, nel 1982, si trasferisce a San Francisco dove si specializza in “the fine art of Photography” presso la San Francisco Academy of Art College. Nel 1983 comincia la sua carriera fotografica come free–lance, lavorando tra Tokio, New York, Londra e Milano. Nel 1996 decide di trasferirsi a Milano, continuando la sua collaborazione professionale con alcune case editrici, aziende e agenzie fotografiche di Tokio. Ha pubblicato servizi fotografici su varie riviste di importanti case editrici come Conde Nast, Rizzoli, Mondadori, Hachette, Kodan–sha, Shuei–sha, Shogakkan. Nel 2009 ha vinto il primo premio assoluto e il primo premio in ambito Moda al Premio della qualità creativa in fotografia professionale, organizzato dall’ Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU Visual. Nel 2010, sempre per il Premio della qualità in fotografia professionale, ha vinto il primo premio nella categoria “Glamour”. Yoshie ha sempre alternato alla sua attività professionale una ricerca e uno studio personali. Le sue opere sono state esposte in numerose gallerie d’arte in Giappone e Italia; attualmente svolge la sua attività professionale ed artistica tra Milano, Londra, Parigi e Tokio.
A causa della ben nota inagibilità della sede del Fotoclub, la mostra sarà ambientata nella suggestiva cornice del Museo degli Studi Patri in Via Borgo Antico, 4 a Gallarate.
Domenica 4 marzo 2012 alle ore 17.30 si terrà l’inaugurazione della mostra, alla presenza dell’autore.
Venerdì 9 marzo 2012, alle ore 21.15 si terrà l’incontro con l’autore.
Il programma completo di Filosofarti è disponibile al link www.fotoclubilsestante/pdf/FILOSOFARTI2012.pdf
Made in Japan L'estetica del fare - Milano
Invito inaugurazione del 2 marzo 2012 alle ore 19.00 presso la Triennale di Milano. L'inaugurazione è a ingresso libero.
Tasselli d’arte – Oltre il Cinema, la sezione espositiva della XIX edizione di Sguardi Altrove Film Festival con la collettiva Made in Japan - L'estetica del fare chiude idealmente la trilogia che ha avuto come obiettivo la riflessione artistico, sociale e politica sui paesi, oggi, al centro dell’attenzione internazionale.
La terza edizione di Tasselli d’Arte – Oltre il Cinema affronta le tendenze dell’arte e della cultura nipponica con uno sguardo su artisti di nuova generazione, ma anche con antesignani della tradizione, grazie ai quali le due anime dello zen e del manga si ibridano in una suggestiva rete di rimandi tra costumi, arte, cinema, video e fotografia.
La mostra si configura come una collettiva che interseca sguardi, linguaggi e punti di vista differenti relativamente al paese del Sol Levante. Nell’ambito di Made in Japan. L’estetica del fare il pubblico potrà fare delle donazioni libere finalizzate alla raccolta fondi per la ricostruzione del Giappone. Questi due momenti benefici sono connessi all’esposizione delle Charity Box, il progetto de L’Isola della Speranza Associazione No profit fondata dai giapponesi residenti a Milano a sostegno delle vittime del terremoto e dello tuznami a cui hanno partecipato oltre cinquanta designer di paesi differenti con opere firmate tra gli altri da Naoto Fukasawa, Kaori Shiina, Kazuyo Komoda. Le Box create per l’occasione diventano dei veri e propri salvadanai in cui i visitatori, se vogliono, possono inserire la loro donazione.
In mostra, in ricordo di Fukushima anche una selezione di video che documentano il disastro ambientale, opere fotografiche e videoistallazioni di artisti che amplieranno lo sguardo e porteranno la loro riflessione estetica sul tema dell’ambiente, in rapporto alla Natura Madre.
Tra i nomi degli artisti giapponesi selezionati quello di Yayoi Kusama, artista nota a livello internazionale di cui sarà presentata una installazione "Walking Piece" del 1966, inedita per Milano e delle foto del grande Nobuyoshi Araki, per gentile concessione della Galleria Guenzani di Milano e una inedita istallazione, ‘Asutomorrow’della designer nipponica Kaori Shiina, ‘Hyouriittai’, opera fotografica di Yoshie Nishikawa, fotografa di grande sensibilità e spessore artistico a cui si aggiungono gli oggetti di Naoto Fukasawa, firma riconosciuta nel panorama del design, a livello internazionale. A rappresentare i giovani artisti giapponesi invece, oltre ai designer inseriti nella collettiva Charity box, Takane Ezoe, anche protagonista della performance (nel ruolo della pittrice) della coreografia di Sisina Augusta, che inaugurerà la manifestazione, di cui sarà presentata ‘Kizuna’, una istallazione ispirata a Fukushima.
Tra gli italiani Eliana Lorena, già ospite nella precedente edizione Made in Africa, quest’anno con il progetto ‘My room’, inteso come un punto di arrivo dove depositare oggetti e pensieri creati , nel lungo attraversamento delle terre orientali; Sergio Calatroni, noto artista milanese da anni residente a Tokyo che propone ‘Impertubabile necessario’, una serie fotografica sulle suggestioni ispirategli dal paese del Sol Levante; le giovani artiste Sara Scaramuzza e Clara Rota con ‘Kimono quotidiano - il sapore della polvere nel buio’, un’opera che evoca più temi; dal ruolo della donna nella cultura estetizzante giapponese alla rimozione dell’esperienza di Hiroshima nella politica giapponese; e Clara Rota con ‘Epifaine’, istallazione sugli antichi teatrini giapponesi. Ad essi si aggiunge ‘Ferita’, installazione di Stefania Scattina in omaggio alla forza d’animo, alla resilienza e alla civiltà del popolo giapponese; e un’opera realizzata specificatamente in occasione della mostra da Ludmilla Radchenco.
La panoramica sulla cultura e sull’arte giapponese si completa con Itamy la performance coreografica dell'artista italiana Sisina Augusta, che aprirà e inaugurerà la mostra, che vedrà in scena Takane Ezoe e il ballerino Lorenzo Pagani. La performance è un connubio tra gesto, colore e musica ed è ispirata al tema del dolore; a essa si aggiungeranno l’esibizione di un’artista giapponese che proporrà La vestizione del kimono, a cura della maestra Tomoko Hoashi, con un commento di Rossella Marangoni; una lezione aperta di Calligrafia a cura dell’associazione Yuemo; e la ‘Cerimonia del Te’, proposta dall’artista giapponese Saito Watanabe nell’ambito del progetto di ‘umanizzazione’ Cha - No - Yu - L’acqua calda per il te, responsabile il dottor Sergio Marsicano e prodotto dell’associazione ‘Amo la vita Onlus‘.
Il progetto che ha portato l’arte giapponese nell’ospedale San Carlo è finalizzato a migliorare le condizioni di vita dei degenti e si prende cura delle esigenza psico socio antropologiche dei malati incurabili, dei loro familiari e del personale sanitario.
Leggi il programma completo
WILL - Roma
WILL
one year ago,
one year after
mostra fotografica
Co-organizzazione: Ambasciata del Giappone in Italia
1 - 14 marzo
1/3/2011: sisma e tsunami di inusitata violenza si abbattono sulla regione del Tohoku in Giappone. La via della ricostruzione e' intrapresa da subito, per iniziativa locale e nazionale, e grazie all’intervento tempestivo della comunita' internazionale,cui il popolo giapponese tributa profonda riconoscenza.
A un anno di distanza, la mostra, aldila' di facili retoriche e strumentalizzazioni del dolore, propone immagini dell’ineluttabilita' dei fenomeni naturali, della reazione umana, e della sopravvivenza comunque e nonostante, grazie al dono prezioso dei legami, kizuna in giapponese, termine che oggi , nel Giappone della ricostruzione, si erge a simbolo della vicenda. Che si tratti di legami di sangue, di amicizia, di uomo e terra, interpersonali, o internazionali poco importa:
l’unione fa notoriamente la forza, in questi casi quella necessaria per risollevare il Tohoku dalla devastazione.
In mostra le immagini più eclatanti delle prime fasi, e quelle meno conosciute ma altrettanto, se non maggiormente, significative: la gente, il territorio, le attività di recupero, i volontari stranieri e il sostegno dei locali, e il contributo di tutti alla ricostruzione, insieme.
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Istituto Giapponese di Cultura in Roma Via Antonio Gramsci, 74 Tel. 06/3224794 info@jfroma.it
Haru no Kaze - Vicenza
Il Comune di Vicenza in Collaborazione con l’Associazione Gohan presenta “Haru no Kaze (Vento di Primavera) – Il Giappone a Vicenza”. Sarà un’occasione per conoscere, assaporare, vivere il Giappone, con la sua inestimabile Cultura e le sue Arti tradizionali e moderne, in cui traspare sensibilità, forza, eleganza e la ricchezza interiore di un grande Paese. Verranno dati giusto risalto e valore alle svariate forme espressive presenti in questa cultura e agli aspetti tradizionali - formativi che da secoli sono alla base di questo popolo. Uno scambio culturale che porterà ad un coinvolgimento umano oltre che estetico e rappresenterà un importante momento di apertura e unione tra i popoli. La manifestazione comprende: una parte espositiva, di cui una mostra dedicata ad oggetti di arti tradizionali e produzioni artistiche (kimono, Shodō, Origami, Ikebana, Chadō), ed un’esposizione di opere di artisti giapponesi contemporanei; conferenze; dimostrazioni e workshops (Ikebana, Origami, Chadō, Zazen, vestizione del kimono, cucina giapponese, gioco del Go, Lingua giapponese, Furoshiki); trattamenti di Shiatsu; concerto di Taiko (tamburi giapponesi) a grande rischiesta dopo lo straordinario successo nel 2011, nuovo spettacolo.
A Vicenza quindi una finestra sul Giappone per tutti coloro che amano questo Paese, per tutti coloro che vogliono conoscerlo, per chi vuole immergersi in una nuova cultura.
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