Un Incontro su Poesia e Spiritualità

Sul sentiero di montagna
scorgo un non so che di grazioso,
un fior di violetta

( Matsuo Bashō )

Questo è uno degli haiku più famosi di Bashō relativi al tema delle stagioni. Un omaggio alla primavera. Un inno alla vita. Il primo verso ci introduce in un luogo, un sentiero di montagna, che, nel suo amabile silenzio, diviene lo sfondo di una fresca emozione. Fresca, come fresca e delicata è la violetta appena fiorita sul ciglio del sentiero. Graziosa e profumata, rasserena l’animo e concentra su di sè la bellezza del risveglio.
Tutto attorno si annulla, resta la vita, la violetta, e la contemplazione di chi riesce a vederla in tutta lasua nudità, in tutta la sua semplicità. Vita e contemplazione della vita. Nient’altro. Nessun artificio nel linguaggio, nessun eccesso nelle descrizioni. Solo un linguaggio spoglio, privo di ogni pretenzioso artificio, a testimoniare la verità. Solo la delicatezza della violetta, senza limiti imposti dall’inadeguatezza del linguaggio, a testimoniare una graziosa corrispondenza di amorosi sensi, tra l’uomo e la natura, la natura e l’uomo.

( Alessandro Lombardo )

Questo haiku e molto altro all'incontro presso Santa Maria Annunciata in Camposanto.


Nuovo Manga su Steve Jobs

Sono state pubblicate per la casa editrice Kodansha le prime tavole di un nuovo manga su Steve Jobs.
Prendendo ispirazione dalla biografia scritta da Walter Isaacson, l'autrice Mari Yamazaki ha creato delle immagini in stile semi realistico, dove tavole a colori si alternano alle più classiche in bianco e nero. La storia e il personaggio si adattano bene al pubblico femminile di Kiss, la rivista che ha accluso il primo volume della serie.
Un nuovo punto di contatto fra la tradizione manga e la vita dei personaggi storici, per vedere il creatore della Apple da un punto di vista diverso.

Le anteprime, cioè le prime 16 pagine del capitolo, sono disponibili gratuitamente su Yahoo Japan.


Murakami incontra Noma Bar in una nuova edizione

E' stata annunciata per questa Primavera l'uscita di una nuova edizione dei libri di Murakami Haruki, una Uniform Edition firmata Noma Bar.

Murakami Haruki è uno dei grandi nomi della letteratura giapponese contemporanea, famoso per i romanzi quasi onirici, punteggiati di musica popolare occidentale e personaggi indimenticabili. Uno dei suoi capolavori, Norwegian Wood, ha venduto due milioni di copie nel solo anno di pubblicazione.

Noma Bar, "illustratore illusionista", è conosciuto al pubblico italiano anche grazie alla sua collaborazione con Internazionale, dove ha avuto modo di mostrare il suo stile unico, basato sulla scomposizione dei significati. Il contrasto fra disegno e vuoto e l'accostamento di segni noti in maniera innovativa sono segni distintivi delle sue opere, che rivelano nuovi punti di vista sulla realtà.

Entrambi gli artisti giocano sul confine fra realtà e immaginazione, portando i loro ammiratori a costruire delle nuove interpretazioni, con un tocco di arguzia e l'ironia che li caratterizza.

Non resta che attendere il mese prossimo per i primi sei titoli: Norwegian Wood, Dance Dance Dance, L'elefante scomparso, L'uccello che girava le Viti del Mondo , La ragazza dello Sputnick, L'arte di correre.

Nei prossimi mesi arriveranno in libreria gli altri libri: After Dark, I salici  ciechi e la donna addormentata, Kafka sulla spiaggia, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Nel segno della pecora e Tutti i figli di Dio danzano.

Per maggiori informazioni, ecco l'articolo sul sito dell'Einaudi.

www.einaudi.it/speciali/Murakami-Haruki-uniform-edition

 

 

 

 

 


Antiquariato giapponese

Otagaki Rengetsu (1791-1875)

Lepre

Ceramica con iscrizione calligrafica,

Firma: Rengetsu

Altezza: 20 cm

La poesia recita:

うさきらか

蒲のほいろの

毛衣は神代

なからや

着かへさるらん

La lepre,

le vesti di pelo

del colore delle tife,

come nell'era degli dei

non si cambia.

Otagaki Rengetsu (1791-1875) fu una monaca buddista la cui vita tragica e intensa ispirò una fertile creatività. Tra le poche artiste femmine giapponesi di rilievo, Rengetsu fu poeta, calligrafa, ceramista e pittrice.

Educata come dama di compagnia nel castello di Kameoka fino all'età di 16 anni, Otagaki studiò la poesiawaka, un tipo di composizione classica giapponese popolare tra le donne durante il periodo Edo. Dopo la moste del secondo marito, all'età di 33 anni diventò monaca della setta buddista  della Terra Pura con il nome di Rengetsu, ovvero "Luna di loto". Il lavoro di Rengetsu combina così la spiritualità con il tangibile, anche se solo raramente mostra riferimenti diretti al buddismo.

Attorno al 1840 Rengetsu iniziò a combinare calligrafia e ceramica: ogni oggetto creato dalle mani della monaca veniva così impreziosito dalla sua aggraziata e riconoscibile calligrafia. La presenza di queste eleganti poemi aggiunge una intima tranquillità alle sue opere, siano esse dipinte sulla carta o modellate in ceramica.


Antiquariato giappponese

Mattônari kawari kabuto

抹頭形兜

Periodo Momoyama (1573-1615)

Fine del XVI secolo

Ferro e harikakeShikoro a sei piastre.

Bibliografia:

Y. Sasama, Nihon no mei kabuto, Tokyo:1972, pp. 142-143

I. Fujimoto, U. Kasahara, Sengoku no kawari kabuto, Gakken: 2010, p.120

La forma mattônari, che letteralmente sarebbe traducibile in "con una sola pennellata" si riferisce alla forma del copricapo che questo kabuto imita, ovvero ottenuto piegando su se stesso un unico drappo, tenuto assieme dai lembi annodati sul fronte.

La straordinaria forma e l'uso dell'argento sulla lacca nera rendono l'elmo di eccezionale eleganza e forza.

Poiché di epoca di guerre civili (sengoku jidai) l'elmo ha una costruzione particolarmente efficace e risulta molto pesante. Anche la struttura in harikake - una mix di lacca e cartapesta - è molto compatta e mantiene una forma semplice, adatta al campo di battaglia.

Lo shikoro non è fornito di fukigaeshi, come spesso accade per gli elmi più antichi, mentre sono presenti duetsunomoto sui lati per l'innesto di decorazioni laterali (wakidate).

Giuseppe Piva

www.giuseppepiva.com


Antiquariato giapponese

Serpente arrotolato

Inizio del XIX secolo

Legno di bosso; occhi intarsiati in corno nero

Firmato entro riserva ovale: Tanri

Lunghezza: 6 cm

I nati sotto il segno del serpente (ad esempio negli anni 1941, 1953, 1965, 1977 e 1989) sono persone dallo spirito gioioso. Hanno un carattere romantico e passionale, di natura sono saggi, calmi e belli sia interiormente che esteriormente. Possono godere per questo di grande fortuna e prosperità. All’apparenza possono sembrare freddi e misteriosi, ma al contempo emanano un fascino irresistibile e sono molto generosi.

I nativi sotto il segno del serpente, il sesto animale che arrivò in ordine di tempo dinnanzi a Buddha, sono predisposti allo studio e all’amore per la filosofia e la letteratura. Sono persone taciturne, pazienti, diffidenti, ma adorano i complimenti e spesso si lasciano prendere dalla pigrizia, rifuggendo dalla vita mondana per starsene in tranquillità.

In campo sentimentale sono fedelissimi ma gelosi e possessivi. Sono apprezzati per la loro saggezza e per questo sono le prime persone cui è consigliabile rivolgersi in caso di necessità.

 


Le storie erranti del Giappone

 

LE STORIE ERRANTI DEL GIAPPONE                                 

 Un'introduzione al Kamishibai                               

Era una scena piuttosto usuale nel Giappone del primo novecento vedere un gruppo di ragazzini accorrere al suono dello hyoshigi, strumento formato da due battenti in legno che veniva percosso per annunciare che era giunto il kamishibaiya, il narratore che da lì a poco avrebbe dato vita alla magia del Kamishibai.

Si tratta di un teatro di strada che ebbe un'enorme diffusione in tutto il Giappone tra gli anni '30 e gli anni '50 del secolo scorso. Iniziò il suo declino con l'avvento della televisione, che inizialmente   era  indicata con il termine  Denki Kamishibai  ( kamishibai elettrico ), il che ci dà la misura di quanto questa forma espressiva rappresentasse un fenomeno culturale ben radicato nel tessuto sociale, superando di gran lunga – in termini di pubblico -  altre forme di intrattenimento come il cinema o il teatro.

Consiste in un teatrino in legno di misure ridotte ( butai ) all'interno del quale il kamishibaiya faceva scorrere delle immagini disegnate che illustrano una storia in sequenza.

In questa efficace sintesi di immagini e parole consiste la peculiarità e la forza espressiva del kamishibai. Come in tutte le situazioni in cui c'è qualcuno che narra e qualcuno che ascolta, fondamentale è la qualità del contatto che si stabilisce.  In Giappone si usa il termine  Kyokan per indicare “ il cerchio della condivisione dei sentimenti ” tra chi narra e chi ascolta, Nella mia esperienza di narratore questo spazio affettivo e di empatia si è sempre manifestato, in particolar modo con i bambini, che sono sempre riusciti a rendere unico ogni evento.

 

Passato

Alcuni studiosi fanno risalire le origini del Kamishibai al XII secolo, collegandolo ad altre forme di narrazione visiva come i famosi rotoli dipinti chiamati emakimono. Inoltre il kamishibai si è distinto in  Gaito Kamishibai  ( Kamishibai di strada ) e  Kamishibai Kyoiku  ( Kamishibai educativo ),  ma qui ci occuperemo del Kamishibai  nelle forme in cui si diffuse come teatro di strada.

 

Il termine kamishibai nasce dall'unione delle parole kami (carta) e shibai (teatro, drammatizzazione), e si può tradurre come “ teatro di carta ”.

Il narratore sfilava la prima immagine  rivelando al pubblico quella successiva, e così via fino alla conclusione. La sua abilità consisteva nel creare il giusto equilibrio tra lo scorrere delle immagini e l'incedere della narrazione, tenendo desta l'attenzione del pubblico. Per esempio in alcuni passaggi poteva far scorrere molto lentamente un 'immagine e scoprire solo parzialmente quella successiva,

suscitando curiosità e prolungando la suspence. Il fatto che le immagini scorressero da sinistra a destra ne determinava la costruzione, in termini di inquadratura e composizione. Le immagini dovevano risultare leggibili anche a distanza, il che comportava che i disegni fossero sintetici, efficaci e privi di inutili dettagli. Solitamente sul retro delle immagini era trascritto il testo della storia, anche se molti kamishibaiya la eseguivano a memoria.

 

Come già detto, si trattava di un teatro di strada, i narratori si spostavano di villaggio in villaggio o da un quartiere all'altro delle città a bordo di biclette sulle quali era montato il butai. Si guadagnavano da vivere vendendo caramelle e altre leccornìe ai bambini. Non c'era nessun obbligo di acquistare la loro merce per assistere allo spettacolo, semplicemente facevano disporre più vicino  chi aveva acquistato e più lontano gli altri  Si stima che nella sola Tokyo - nel periodo di massima diffusione - operassero circa tremila kamishibaiya, tra i quali si riciclarono diversi Benshi, i narratori del cinema muto che si ritrovarono senza lavoro al sopraggiunger del sonoro.   Nel drammatico periodo della grande depressione,  un gran numero di persone riuscì a sopravvivere e avere un reddito grazie al kamishibai. Bisogna considerare infatti che era un'attività che oltre al kamishibaiya coinvolgeva molte altre figure: dagli artisti che dipingevano le storie – e delle  quali vi era una continua richiesta - al  Kashimoto,  una specie di “ boss” che si occupava di diversi aspetti organizzativi, come il noleggio delle biciclette, la commissione agli artisti della realizzazione dei disegni per le storie che poi faceva circolare tra i kamishibaiya per rinnovare il loro repertorio.

Bisogna sottolineare che le storie erano tutte costituite da disegni originali, e rappresentavano   perciò dei pezzi unici. E' verosimile che in una produzione di numero così elevato vi fossero dei prodotti dozzinali, ma tanti altri rappresentavano dei piccoli capolavori. Purtroppo di questo enorme patrimonio ne sopravvive oggi solo una piccola parte adeguatamente custodita.

I generi narrati spaziavano dal comico al drammatico e le storie non erano rivolte esclusivamente ai bambini e ragazzi, ma ad un pubblico di tutte le età. La formula adottata era quella di concludere l'episodio rimandando la fine della storia agli incontri successivi, in modo da garantirsi una nuova affluenza di pubblico incuriosito da come sarebbero proseguiti gli eventi. Perciò ogni racconto si componeva di più episodi, ognuno dei quali in media era composto da una dozzina di disegni.

Spesso i protagonisti erano giovani eroi che dovevano affrontare prove e tribolazioni, combattendo contro animali feroci o terribili  alieni alla conquista del mondo. In queste storie sono apparsi i primi personaggi in costume con identità segrete, prototipi dei moderni superoi.

In assoluto uno dei personaggi più popolari fu Fantaman ( Ogon Bat : Pipistrello dorato ). Grazie alla sua enorme popolarità  sopravvisse al declino del kamishibai, trasmigando nei Manga e successivamente alle Anime.

A proposito dei Manga, a buon diritto  il Kamishibai può esserne considerato un precursore. Nel suo libro “ Manga Kamishibai” Eric P. Nash scrive : “ Se la maggior parte della cultura pop giapponese [ … ] ha origine dai Manga, il Manga ha le sue radici nel Kamishibai ” Oltretutto esistono dei collegamenti diretti, poiché diversi kamishibaiya si dedicarono ai Manga  divenendone in breve figure chiave, come Sanpei Shirato e Shizero Mizuki.

Conclusa la sua parabola, il Kamishibai rimase per lungo tempo solo un motivo di nostalgia per le generazioni che avevano avuto la possibilità di assistervi.

 

Futuro

All'incirca dalla metà degli anni '80 il kamishibai è stato oggetto di un crescente interesse riapparendo non più come teatro di strada ma nel contesto di scuole e centri di cultura, e si è avviato  un nuovo periodo di diffusione che è partito dal Giappone per  allargarsi ad altri paesi del mondo.

Questo rinnovato interesse ha portato alla nascita, nel 2001, dell' IKAJA : “ The International Association of Japan”, che si propone di favorire la comunicazione in tutto il mondo tra chi si occupa di Kamishibai e promuoverne lo studio. A questo proposito, uno degli ultimi eventi organizzati dall'Associazione, in collaborazione con la “Petite Bibliothèque Ronde “ è stato il meeting europeo di Kamishibai dal titolo “ Un Kamishibai pour la Paix”, organizzato nell'aprile 2012 in Francia presso la sede dell' Unesco.  Si susseguono nel mondo eventi come workshop e conferenze,  in Giappone periodicamente si tiene un raduno nel quale gli artisti eseguono le storie da loro stessi create e realizzate : tutti segnali  che fanno ben sperare che il Kamishibai possa emanciparsi dal concetto  di revival e guadagnarsi a pieno titolo  un posto permanente

accanto ad altre forme espressive della nostra epoca, come il cinema o il fumetto, avendo tutti i requisiti per potersi considerare  un'arte senza tempo.

 

Pino Zema

pinozema@libero.it

www.kamishibai.mi.it

www.facebook.com/pages/Kamishibai-Milano/305261769588406

 

Tratto da Pagine Zen n.96.

 


Susuharai

Tradizioni di capodanno: il Susuharai

Il capodanno in Giappone è visto come un nuovo inizio. E per liberarsi simbolicamente delle macchie dell'anno passato, quale modo migliore delle pulizie? Ecco così la tradizione del Susuharai, un vero e proprio rituale per purificare la casa e lo spirito.

I templi e le famiglie tolgono eliminano la polvere dai tatami, lucidano le superfici e, nel far ciò, eliminano tutti i residui spiacevoli del passato, per iniziare il nuovo anno con una visita al tempio, vestiti con un abito nuovo e l'animo sereno.


Contemporaneità e polistilismo

Spesso associato al termine “eclettismo” il polistilismo diventa popolare in musica solo dagli anni ’70 grazie al compositore russo Alfred Schnittke ed al suo testo “"Polystylistic Tendencies in Modern Music”. Proprio a Schnittke il compositore Kano Sohei si rifà direttamente, riprendendone i canoni base per trovare uno stile personale. Conosciuto relativamente ancora poco e noto soprattutto per una sola produzione per l’animazione, Fractale, anime di 11 episodi diretto da Yamamoto Yutaka nel 2011, nonostante questo suo unico exploit nel mondo animato, la sua partitura si distingue dalle altre proprio per l’approccio estremamente innovativo che la sua esperienza come compositore contemporaneo riesce a dare. Fatto ancor più singolare se si pensa che non ci si trova all’interno di una produzione sperimentale, anzi, prodotta da uno degli studi di animazione più importanti in Giappone quale la A-1 Pictures, già nota per serie mainstream come “Sword Art Online” e “Valkyra Chronicles”. L’Anime, nato da un’idea originale del regista, che già aveva lavorato all’interno dello studio Kyoto Animation, e dello scrittore e critico letterario Azuma Hiroki, narra la storia di un mondo futuribile, paragonabile nei paesaggi all’Irlanda a cui la canzone finale, scritta nel secolo scorso da William Butler Yeats “Down by the Salley Gardens”, fa esplicito riferimento. In questo mondo immaginario ma non troppo, la vita di tutti i giorni viene gestita attraverso pseudo avatar che si muovono in città ed ambienti ricreati da un sistema dal nome, appunto, Fractale, e dove agli uomini è dato stare senza lavorare in quanto è il sistema stesso a provvedere a tutti i loro fabbisogni, questo sino a che l’intero stile di vita non rischia di collassare su se stesso per ragioni che a poco a poco scopriremo in corso d’opera. Tralasciando l’aspetto grafico e del character design, che si discosta non poco da altre produzioni coeve, musicalmente parlando l’opera è ricca di spunti e di richiami tra loro più diversi, oltre allo stile proprio del compositore, numerose brani si rifanno a periodi storici e stilistici diversi, che all’interno dell’intervista ci vengono spiegati dallo stesso autore come inserti voluti o necessari ai fini anche e non solo della riuscita dell’Anime da un punto di vista drammatico e finanziario. Lascio quindi la parola al compositore Kano Sohei che oltre che a guidarci all’interno del mondo di Fractale, ci da l’opportunità di seguire da vicino l’approccio di un autore non specificatamente legato al mondo dell’animazione e che quindi, più di altri, è in grado di spiegarcene i meccanismi interni che lo guidano.

Edmondo Filippini: Lei ha scritto una sola colonna conora per uno degli anime più interessanti dedicati ad un possibile futuro, Fractale. Mi piacerebbe sapere come e perché ha scelto questo soggetto come sua prima partitura per questo genere.
Kano Sohei: Il regista dell’Anime, Yutaka Yamamoto, ascoltò il mio lavoro "Scherzo for Wind Orchestra No.2 - The Summer" e gli piacque tanto da contattarmi richiedendomi di lavorare a questo progetto. In realtà non ci conoscevamo direttamente, mi ha contattato infatti attraverso il mio blog. Lo "Scherzo for Wind Orchestra No.2 "The Summer"" era una delle composizioni per un concorso di ensemble di fiati in Giappone e Mr. Yamamoto aveva una profonda comprensione sia della musica classica, sia per la musica per fiati.
n.d.a.: L’autore permette l’ascolto di questa partitura al seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=QvJ25bCeKhM (la musica inizia a 1:08)

E.F.: Com’è stato il suo approccio drammaturgico alla storia come compositore?
K.S.: Avevo due cose in mente mentre lavoravo al progetto. La prima cosa era l’idea di uno stile di vita antico ed uno altrettanto razionale di un futuro di mille anni da oggi coesistenti l’uno con l’altro. La seconda cosa che avevo in mente era prendere il sistema razionale (che sperimenti anche mentre lavori) ed andare contro di esso, pensando alla domanda “cosa significa diventare indipendenti o sostenersi da soli?”. Mi sono avvicinato al primo pensiero utilizzando sia la tecnica classica che la “fredda” tecnica dodecafonica, mentre nel secondo caso usando melodie violente ed effetti sonori. Penso che stavo guardando a me stesso con l’idea di: “guadagnarsi da vivere con la musica”. E.F.: Lei ha mischiato vari stili musicali come il contemporaneo in Hibi no Kate nomi no Roudou to Kueki kara, l’antico e l’elettronico...come pensa questi stili possano dialogare all’interno del mondo musicale contemporaneo? K.S.: Penso che il polistilismo, come può essere anche compreso dalla musica del mio mentore Shuko Mizuno e da compositori quali Schnittke e Zimmerman, sia la chiave. Sono stato devoto al concetto di polistilismo sin dal college e penso che la sua influenza si possa ascoltare nella colonna sonora. Penso inoltre che la musica contemporanea sia stata interamente esplorata in termini di creazione e destrutturazione, sebbene ci possa ancora essere qualcosa ancora da studiare, ed ora noi viviamo in un era in cui la adattiamo e la mixiamo. Io rimango su queste posizioni ed ho ottenuto alcuni successi sino ad ora, lo “Scherzo” prima menzionato è uno di questi.

E.F: All’interno della partitura di Fractale c’erano molti riferimenti alla musica sia neoclassica che barocca, per esempio vari brani eseguiti con un quartetto d’archi, come Nessa no Waltz, Satoyama no Koukei e ancora Ittoki no Ansoku. Come mai ha scelto questo particolare ensemble?
K.S.: Le opere da lei citate sono state registrate come aggiunta sotto richiesta del regista. Egli voleva più musica con gli archi e poiché il budjet rimasto era abbastanza basso si è optato per il quartetto d’archi. Quindi era l’esigenza del momento la ragione principale, sebbene alla fine questi brani in qualche modo caldi e calmi contrastino bene con quelli più vasti e seri.

E.F.: In Dias no prelude lei ha usato uno stile prettamente bacchiano. C’è una ragione speciale per cui ha voluto usare uno stile così antico?
K.S.: Dias è ritratto come una persona fredda. Piuttosto che scrivere qualcosa di melodico pensavo quindi di usare una successione di arpeggi che avrebbe funzionato meglio. Il fatto poi che il regista amava le Suite per violoncello di Bach ha costituito un elemento determinante per questo.

E.F.: Per il brano Kozeriai, Oosawagi ha scelto una musica molto ironica con alcune reminiscenze dalla musica del cinema muto. E’ stata una scelta intenzionale? Si è ispirato proprio a quel periodo?
K.S.: Nella maggior parte dei casi ho seguito lo schema drammatico collegato con l’immagine, impiegando anche le tecniche di Shostakovich e Yasushi Akutagawa. Comunque ho visto molti film di Chaplin quindi potrebbe essere che mi abbiano influenzato un po’.

E.F.: La canzone Hiru no hoshi è una sorta di dolce lullaby molto importante all’interno della storia. La melodia è originale o ha voluto usare una canzone per bambini preesistente?
K.S.: "Hiru no Hoshi" non è stato scritto da me ma da Satoru Kosaki. Credo che sia una sua canzone originale.

E.F.: Ci può dire qualcosa della sua attività compositiva al di fuori del mondo dell’animazione?
K.S.: Quest’anno è stato premiato un mio brano per orchestra di fiati “Five Combination" ed anche il mio brano Prelude for Ground Reviving è stato pubblicato.

E.F.: Ha nuovi progetti per il future a proposito di un possibile anime, film o Drama?
K.S.: Sfortunatamente non ho ricevuto ancora un nuovo progetto. Come progetto da me creato personalmente mi piacerebbe trasformare alcuni anime in opera. "Higurashi no naku koro ni" è stato una produzione personale del 2010 come "Dojin".

Edmondo Filippini


Antiquariato giapponese

Hanbô

Periodo Muromachi (1336-1573)

Ferro laccato

Rara maschera da samurai di tipo hanbô, ovvero che copre mezzo volto ad esclusione del naso.

La dimensione stretta dell'apertura per il naso suggerisce immediatamente una datazione molto antica e la tipologia del ferro e della lacca confermano che si tratta di un oggetto del XVI secolo.

La forma generale della maschera, al contempo forte ma aggraziata, richiama un modello illustrato nel Meikô-zukan-zokushu firmato da Yoshimichi, nonchè l'hanbô firmato Takayoshi della collezione Orikasa: il labbro corrucciato e le linee decise seguno gli stessi lineamenti, mentre al posto del tubicino per il drenaggio del sudore (ase nagashi) questo menpo regge un singolo otayori per il fissaggio dell'elmo e il sudore passa invece per tre fori posti al suo fianco.

Lo yodarekake è a cinque piastre molto sottili, come in uso nelle armature più antiche.

Giuseppe Piva

www.giuseppepiva.com