Consigli di etichetta in Giappone, le regole di comportamento sociale

Cos’è l’etichetta in Giappone? Prima di mettere piede in un nuovo posto, è giusto informarsi bene sul cosa fare e cosa non fare. Quindi che cosa dobbiamo aspettarci andando in Giappone?

Il Giappone è un paese che tiene in modo particolare all’etichetta, i giapponesi guardano molto le regole comportamentali che una persona osserva… e il più delle volte non te lo fanno capire! Non perchè non siano sinceri, ma perchè la loro delicatezza e timidezza tende molto a non farli esprimere liberamente.

Secondo la testata savvytokyo.com/ , ecco le cinque regole per rispettare l’etichetta in Giappone!

etichetta in giappone
Photo credits: savvytokyo.com

Non mangiare e bere sui treni o mentre si cammina

Non che sia una cosa particolarmente ineducata farlo, ma meglio evitarlo, perchè dà l’idea di qualcosa di trasandato. Il giapponese non ama molto la poca cura di sè stessi e degli altri, per questo vi sconsigliamo caldamente di farlo!
Questa regola ovviamente non vale sugli shinkansen e sugli aerei dove viene servito il cibo, in quel caso è bene consumare tutto.

etichetta in giappone
Photo credits: savvytokyo.com

Parlare a voce alta sui treni

Mai mai mai parlare a voce alta sui mezzi di trasporto! In Giappone farlo significa essere molto maleducati e poco rispettosi verso gli altri. Se proprio si riceve una telefonata, meglio rispondere quando si scende alla fermata, senza far sentire a tutti la propria discussione.

etichetta in giappone
Photo credits: savvytokyo.com

Manifestazioni pubbliche d’affetto

Sicuramente avete presente l’immagine di due giapponesi che si scambiano il biglietto da visita tenendolo con entrambe le mani. Ecco, questo è il modo in cui ci si presenta in Giappone. Giusto tenere il biglietto da visita con entrambe le mani ed il proprio nome a favore di lettura della persona che si sta conoscendo. In generale, i giapponesi sono molto timidi e molto conservatori, quindi non amano molto le manifestazioni pubbliche d’affetto. Evitare quindi i baci e gli abbracci in pubblico, un saluto a distanza è sempre più apprezzato ed elegante. Generalmente, il giapponese tende a perdere i suoi freni inibitori dopo qualche bicchiere in più, ma in quel momento sarà lui stesso a farsi vedere predisposto ad una manifestazione più “affettuosa”.

Usare in modo corretto le bacchette

Per quanto riguarda le bacchette, le regole da seguire sono più di una.
Quando si mangia, usare il più possibile le bacchette evitando le dita.
Mai giocherellare con le bacchette e quando non si sta mangiando è importantissimo ricordarsi di appoggiarle sull’apposito supporto e MAI verticalmente nel riso! Ricordiamo che questa immagine ricorda l’incenso che si mette a bruciare per il defunto, quindi davvero poco bello da vedere. Il piatto è sempre affiancato dal supporto per le bacchette, quindi è buona educazione utilizzarlo.
Mai passare il cibo da una bacchetta all’altra, perchè questo gesto ricorda un funerale tradizionale buddista, quando le ossa del defunto vengono passate tra le bacchette cerimoniali dei membri della famiglia.

etichetta giapponese
Photo credits: savvytokyo.com

Separare correttamente i rifiuti

In Giappone è importantissimo separare i rifiuti in modo corretto, in caso contrario i tuoi vicini potrebbero crearvi non pochi problemi ed esistono molte regole riguardanti questo. Spesso, a causa della non osservanza di queste regole, si arriva a veri e propri litigi e “vendette” davanti alla tua porta di casa.

Queste sono solo alcune regole da seguire per vivere serenamente e in modo rispettoso il Giappone, ma ci sono altri comportamenti che è giusto seguire come essere puntuali, non cercare mai scuse, non fumare mentre si cammina per strada, ma usufruire degli appositi “angoli per fumatori” e non versarsi la birra da soli ad una festa. In fin dei conti, basta un po’ di senso civico e di educazione.

Siete pronti quindi ad andare in Giappone, a rispettare e farvi rispettare, ora che sapete cos’è l’etichetta in Giappone!

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Approfondimenti: In cucina con lo studio Ghibli, il bento di Totoro

In Italia sta prendendo sempre più piede la cultura giapponese ed in particolare la sua tradizione culinaria. Ci sono tantissimi blog di cucina giapponese che spuntano sul web e noi non volevamo essere da meno.

Tuttavia, Giappone in Italia cerca sempre di proporre contenuti differenti e vogliamo condividere con voi lettori delle ricette speciali! Da oggi lanciamo una rubrica fissa e vi portiamo in cucina con noi e lo Studio Ghibli. In questo articolo vi parliamo del bento giapponese!

Cos’è il bento?

Il bento spiegato in maniera molto semplice è il pranzo al sacco giapponese. Lo si può comprare al konbini, il convenience store aperto 24 ore su 24, oppure come vuole la tradizione può essere fatto in casa. Il bento è una parte molto importante della cultura culinaria giapponese. Si tratta di un pasto equilibrato composto da una porzione di riso, una di proteine e una di verdura o frutta. Tuttavia una delle caratteristiche fondamentali del piatto è proprio l’estetica. Un bento deve essere tanto buono quanto esteticamente piacevole.

Il bento dello Studio Ghibli

Ne “Il mio vicino Totoro”, Satsuki di dieci anni e sua sorella Mei di quattro vivono a casa da sole con il papà mentre la mamma è in ospedale. In questo film vediamo Satsuki che prepara il bento per un pic-nic. Il suo è il classico esempio di un tipico bento equilibrato e molto carino.

credits: reddit.com

La ricetta: gli ingredienti del bento

Riso: 120g

2 Pesci Shishamo surgelati: sono piccoli pesci argentati originari dell’Hokkaido, l’isola più settentrionale dell’arcipelago giapponese.
Pesci simili a questi si possono trovare nella maggior parte dei supermercati come i pesci sperlano, acciughe o aringhe.

Olio Evo qb

Filetto di orata: 100g

Sake: 0,5 ml, in alternativa si può usare del vino bianco

Zucchero: 2 cucchiai

Sale: 1 cucchiaino

Colorante rosso: 2 gocce. Può essere benissimo sostituito con due cucchiai di passata di pomodoro.

Umeboshi 2: sono le prugne giapponesi in salamoia. Sono super salutari, ottime per la digestione e si dice che combattano anche la stanchezza. Potete farle a casa da sole oppure trovarle online su Kathay (https://www.kathay.it/search?type=product%2Carticle&q=umeboshi*), uno dei nostri negozi convenzionati, ma anche su Amazon!

La ricetta: cucinare il piatto

Fate cuocere il riso coperto (due tazza di acqua per ogni tazza di riso). Scongelate gli shishamo o il pesce che avete scelto in alternativa e fateli rosolare nel fuoco a fuoco medio, 5 min. per lato. Una volta pronti stenderli su una carta assorbente perché rilascino l’olio in eccesso.

In un’altra pentola fate bollire l’acqua e immergete i filetti di orata. Quando iniziano a sfaldarsi, scolateli e metteteli in un piatto.

Fate saltare l’orata in una padella a fuoco medio, aggiungendo il sakè, lo zucchero e il sale. Spargete bene quest’ultimo. Mescolate tutto finchè il liquido non sarà evaporato.

Aggiungete all’orata il colorante rosso (o pomodoro) e un po’ d’acqua per ottenere la tonalità desiderata, e ripassate a fuoco dolce. Mescolate.

Versate il riso cotto sul fondo del bento aggiungendo 1 shishamo e 1 umeboshi per porzione. Sistemate l’orata sbriciolata in modo tale che occupi lo spazio di un rettangolo. Posizionate poi i fagioli edamame nel rettangolo opposto.

Et voilà il bento è pronto! Se provate a fare questa ricetta, condividetela sui social taggando @giapponeinitalia, siamo curiosi di vedere ciò che avete preparato!

credits: sylviawakana.com

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News & Curiosità dal Giappone: il Museo Ghibli ha ufficialmente aperto il suo primo store online!

Ci sono ottime notizie per i fan del maestro Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli! A causa della pandemia del Covid-19, il museo Ghibli di Mitaka (Tokyo) è stato uno dei più importanti siti turistici a chiudere temporaneamente le sue porte. Quella che doveva essere una breve chiusura di tre settimane ha finito per essere prolungata per un anno e mezzo circa. Anche se attualmente il museo ha riaperto le porte ai visitatori, il numero di questi è in calo perché molte persone continuano ad evitare viaggi e spazi chiusi.

 

credits:  jrailpass.com

Ma abbiamo una buona notizia per voi! Molti fan sono stati costretti a rimandare la loro visita al museo ma adesso c’è finalmente un modo per ricreare l’atmosfera dei film dello Studio Ghibli nelle proprie case. L’apertura del negozio online permetterà di acquistare i prodotti originali che prima erano in vendita solamente nello store Mamma Aiuto, situato all’ultimo piano del museo.

Sul sito è possibile scegliere tra una vasta gamma di articoli: dai gadget più famosi, all’oggettistica della cultura giapponese, fino ad arrivare ai prodotti per la casa! Le immagini sono solo un assaggio del mondo magico che potete trovare sul sito!

credits: ghibli-museum-shop.jp

Consigli utili per i fan italiani del Museo Ghibli

Al momento il servizio di spedizione è attivo solo in Giappone ma non disperate! I clienti internazionali possono sempre cercare servizi di spedizione alternativi per farsi consegnare gli articoli nel proprio paese. A tal proposito vi consigliamo il sito tenso.com molto utile per comperare i vostri items preferiti direttamente dal Giappone!

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Approfondimenti: La casa moderna giapponese

La casa moderna giapponese presenta delle caratteristiche particolari soprattutto in termini di spazi abitativi , piuttosto piccoli se paragonati alle nostre abitazioni. Per approfondire questo aspetto è necessario conoscere intanto il Giappone da un punto di vista geografico e sociale.

Questione geografica e sociale del Giappone

Il 75% della superficie del paese è composto da montagne e terreni collinari. Solo il 30,2% del terreno risulta abitabile. La limitata superficie abitabile fa sì che la densità di popolazione del Giappone sia tre volte più alta rispetto a quella europea. Le tre maggiori aree metropolitane dell’isola Honshū sono il Kantō (Area di Tokyo), Chukyo (Nagoya) e il Kansai (Ōsaka) e costituiscono il 51% del totale della popolazione giapponese.

credits:eubusinessinjapan.eu

Negli ultimi anni è cresciuta la forte migrazione dalle zone rurali a quelle urbane. Nell’anno 2013 è avvenuta quella più grande e contava ben 89,786 persone trasferitesi nelle maggiori aree di Tokyo, Nagoya e Ōsaka. Il limitato terreno edificabile in Giappone, dovuto alle sue caratteristiche geografiche e la densità di popolazione presente nelle aree urbane delle maggiori città, ha avuto una notevole influenza sulla costruzione delle case e soprattutto sulla loro dimensione.

Le dimensioni delle case moderne giapponesi

Mediamente un’abitazione moderna giapponese va dai di 50m² ai 70m².  Tuttavia, la dimensione può cambiare in base al tipo di appartamento e al posto in cui è situato. Ultimamente nei centri urbani si nota una maggiore presenza di appartamenti abitati da una sola persona. Su questo trend gioca un fattore fondamentale sociale del Giappone: i nuovi single. Dal 1973 infatti il declino del numero dei matrimoni è stato costante con l’aumento di giovani professionisti sempre più concentrati sulla carriera. Di conseguenza il settore delle costruzione di case mono-abitante registra un’altissima crescita. Seguendo questo trend, nella città di Tokyo è sempre più comune trovare appartamenti chiamati one-room ワンルーム. Si tratta di monolocali di piccole dimensioni che vanno solitamente dai 13m² ai 20m² ma possono essere anche più piccoli.

 

credits:news-postseven.com

La concezione dell’arredamento

La dimensione degli spazi abitativi giapponesi moderni influisce sull’arredamento. Quando si tratta di arredare spazi più o meno ridotti, in primo luogo la scelta ricade su mobili e accessori di piccole dimensioni. Inoltre è importante che siano funzionali in modo da essere combinati e utilizzati in vari modi. Emerge da ciò il concetto di polifunzionalità di spazi e oggetti. Le diverse aree abitative possono essere utilizzate con finalità diverse ma anche una stessa piattaforma può funzionare come piano di seduta, scrivania, tavolo per mangiare ecc. Un esempio di polifunzionalità è l’idea nata in Giappone di includere nell’arredamento delle proprie case la cosiddetta Draw a line. Si tratta di un bastone in tensione da porre alla due estremità di un pavimento, soffitto o parete a cui si possono appoggiare o attaccare supporti, ripiani, luci e simili. Già negli anni Cinquanta il brand Heian Shindo aveva iniziato a produrre queste aste che con il tempo hanno avuto un successo inaudito. La Draw a line è una soluzione essenziale, salva-spazio e rappresenta l’incontro di semplicità, linearità e stile giapponese.

credits: heianshindo.com

La scelta dei mobili

I giapponesi scelgono abilmente i mobili per arredare le proprie case basandosi sul principio di far sembrare le stanze più grandi. I divani vengono spesso spostati verso gli angoli o il muro in modo da sfruttare tutto lo spazio a disposizione. Posizionando gli oggetti in tale maniera, il pavimento sarà più libero e di conseguenza la casa sembrerà anche più spaziosa.
I mobili sono normalmente bassi e larghi così da essere in grado di offrire una visione più ampia della stanza. Tavoli, letti ma anche sofà, tutti con altezze contenute in modo tale da mantenere la linea degli occhi bassa.Nelle case moderne giapponesi di solito la cucina e la sala da pranzo rappresentano un unico spazio. Ultimamente in Giappone sta crescendo il numero di cucine con bancone che serve per consumare pasti veloci come la colazione. Per i pasti più formali con la famiglia si usa il tavolo posto di fronte al bancone. Un altro aspetto che differenzia le cucine giapponesi dalle altre è che gli elettrodomestici molto spesso sono già incorporati nella cucina. In altre parole nelle cucine molto spesso sono già preinstallati gli elettrodomestici tradizionali come il forno, fornelli, lavello, frigorifero ecc.

credits:suumo.jp

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Il potere delle onomatopee nella lingua giapponese

In ogni lingua ci sono suoni o azioni che difficilmente sono traducibili con una parola esatta, è per questo che esistono le Onomatopee e anche per il giapponese non si fa eccezione.

Ogni lingua ha la propria grammatica, la propria fonetica e anche le proprie onomatopee. Infatti, ci sono veri e propri studi che sostengono che il linguaggio è a tutti gli effetti arbitrario. Se ci pensiamo, non c’è nulla riguardante la parola gatto che rappresenti effettivamente un gatto. Inoltre, ogni lingua e ogni nazione ha la sua parola per chiamare questo animale. “Gatto” in Italiano, “neko” in giapponese, “mao” in cinese, “bilee” in hindi, “kissa” in fillandese, ma perchè? Andando ad analizzare, i suoni di questa parola non rimandano in alcun modo al ciò che un gatto fa (ad esclusione forse del cinese). Inoltre, anche la scrittura, non solo il suono, non ha niente a che fare con ciò che il gatto effettivamente è.

Lo studio della lingua

Andando più in profondità, possiamo anche notare come la parola assegnata ad un determinato significato ci influenzi sul percepito di esso. infatti, “aurora” suona e sembra bella e il nostro cervello collega questa sensazione a questa parola. Se l’aurora dovesse effettivamente essere chiamata “aknabart” avremmo la stessa sensazione? Direi di no. Infatti, le parole lunghe suonano complicate e le parole corte semplici. Le parole con consonanti gutturali suonano dure, invece quelle con consinanti morbide suonano gentili. Che sia tutto dovuto al contesto culturale, o c’è qualcosa di innato nei suoni delle parole che ne influenzano il significato?

Dietro ad ogni lingua, c’è un vero e proprio studio che la riguarda. I ricercatori hanno infatti indagato sull’ipotesi appunto che il linguaggio sia arbitrario. Questo spiegherebbe perchè esistono alcune parole che, pur non conoscendo la lingua, ci permettono di capire di cosa stiamo parlando. Mi riferisco precisamente ai suoni “ideofoni”, ovvero parole fonosimboliche che ci permettono di indovinare il significato anche quando non conosciamo la lingua.

La definizione di onomatopea

Dal dizionario Treccani:

onomatopèa (meno com. onomatopèia) s. f. [dal lat. tardo onomatopoeia, gr. ὀνοματοποιία, der. di ὀνοματοποιέω, comp. di ὄνομα –ατος «nome» e ποιέω «fare»]. – In linguistica, modo di arricchimento delle capacità espressive della lingua mediante la creazione di elementi lessicali che vogliono suggerire acusticamente, con l’imitazione fonetica, l’oggetto o l’azione significata; può consistere in un gruppo o in una successione di gruppi fonici (brrrcracbau bautic tacdin don dan), in una serie di sillabe in unità grafica (patapumtaratatàchicchirichì), o anche in una successione di più complesse unità ritmiche, per es. interi versi (costituendo in tal caso un accorgimento retorico, comunem. detto armonia imitativa: v. armonia, n. 2).

In senso più concr., la serie fonica stessa, o la parola, la locuzione formate in seguito a tale procedimento, alcune delle quali subiscono un completo adattamento grammaticale, con l’aggiunta di desinenze e suffissi che le rendono elementi stabili (soprattutto sostantivi e verbi) del lessico della lingua (così bisbigliarechioccolare e chioccolìotentennare, ecc.).

Per questi, non si parla più di onomatopea ma di origine onomatopeica, e il fenomeno rientra nel più vasto ambito dell’etimologia. Un particolare tipo di onomatopea è il fonosimbolismo (v. fonosimbolico). ◆ Con sign. simile, il termine è usato nella musica, con riferimento ai suoni imitativi che si hanno, per es., nella musica descrittiva.

Sia in italiano che in giapponese, le onomatopee seguono lo stesso principio di altre lingue (pensiamo infatti a “crash” in inglese). Tuttavia, nella lingua nipponica, queste onomatopee sono usate molto più frequentemente. Infatti, uno dei tips & tricks per dimostrare di conoscere la lingua giapponese, è quello di usare molte onomatopee, questo vi permetterà di risultare fluenti.

Onomatopee giapponesi

Photo credits: hiragananinja.tumblr.com

Le onomatopee giapponesi

Il giapponese ha diverse di queste parole e le onomatopee rientrano in questo ambito. Esse si dividono in due categorie: 擬音語 (giongo), parole che rappresentano suoni, e 擬態語 (gitaigo), parole che rappresentano un’azione, movimento o stato.

Tuttavia, è molto importante conoscere non solo la cultura del paese, ma anche il “lessico interno” della nazione. In altre parole, un ingelse per esempio può sentire istintivamente che la parola じゅくじゅく (juku-juku, trasudante / che cola) suona un po’ “appiccicosa e volgare”. E’ importante però capire perchè le queste parole si riferiscono a determinati significati.

Alcune onomatopee infatti hanno un senso immediato, specialmente quelle che usano la stessa sillaba ripetuta due volte. Per esempio こんこん (kon-kon, tap tap/knock knock), o はらはら (hara-hara, tremolio/palpitazione, sensazione di nervosismo/ansia) dove la ripetizione indica l’effetto sonoro o lo stato descritto.

Le peculiarità llinguistiche

Ci sono diversi modi per creare le onomatopee in giapponese, un altro è quello di aggiungere la vocale lunga alla parola per rappresentare la lunghezza o la continuazione.Per esempio, guardiamo チューチュー (chū-chū, sorseggiare/saltare liquidi) e ぐーぐー (gū-gū, russare). Un altro esempio è l’aggiunta di 濁点 (dakuten) nell’onomatopea. Dakuten sono i piccoli segni che trasformano か (ka) in が (ga). Questi vanno ad indicare un’onomatopea più forte di quella originale. Infatti, こそこそ (koso-koso, furtivamente/sussurrando) diventa ごそごごそ (goso-goso, frusciando/strisciando in giro). サクサク (saku-saku), il suono del camminare sulla brina o sulla sabbia, diventa ザクザク (zaku-zaku), il suono dello scricchiolio sulla ghiaia

Per essere ancora più precisi, dovremmo anche andare ad analizzare l’alfabeto giapponese, in particolare le sue vocali. Se guardiamo infatti la vocale お (o) contro い (i). お tende a rappresentare stati più lunghi e lenti, mentre い rappresenta quelli più piccoli e veloci. Applichiamolo alle onomatopee e avremo おどおど (odo-odo) che significa esitare o vacillare, mentre いそいそ (iso-iso) essere esaltato o entusiasta. Invece びくっ (biku) è un sussulto, mentre こてっ (kote) appisolarsi.
Invece, え (e) spesso indica gli stati negativi, come へべれけ (hebereke, essere super ubriaco), せかせか (seka-seka, sentirsi impaziente) e げっそり(gessori, completamente esausto).

Onomatopee manga

Photo credits: animeclick.it

Tuttavia, nella lingua giapponese, le onomatopee non sono solo formate da ripetizioni. Infatti molte terminano in り(ri), っ (uno stop glottale) o ん (n). Le onomatopee che terminano con uno stop glottale danno l’impressione di repentinità, ad esempio ごくっ (goku, gulp) o かりっ (kari, mordere qualcosa). Allo stesso modo, quelle he finiscono con り indicano morbidezza e lentezza. Guardiamo per esempio けろり (kerori, il cielo che diventa luminoso e chiaro) e しょんぼり (shonbori, sentirsi depressi/soli). Infine, ん indica spesso una risonanza, una vibrazione o un suono, come con かたん (katan, suono di qualcosa che cade) o るんるん (run-run, sensazione di euforia).

La scrittura delle onomatopee

Solitamente, troviamo le onomatopee scritte sia in hiragana che in katakana. Il primo ha un aspetto più morbido e gentile e viene usato spesso per i suoni morbidi, il secondo, più tagliente e pungente, lo troviamo nei suoni duri e in momenti di enfasi.

Questo deriva dal contesto culturale giapponese secondo due aspetti. Infatti gli hiragana li troviamo nelle parole nativi e grammaticali. Al contrario, i katakata indicano principalmente parole straniere in prestito. Il secondo aspetto invece emerge dai suoni intriseci delle parole ed è proprio questo che rende le onomatopee giapponesi uniche. Se imparate e usate nel modo corretto, si può diventare veramente potenti nell’uso di questa lingua.

E voi, quali onomatopee conoscete? Fatecelo sapere nei commenti!

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Kōyō 2021: I migliori post dove ammirare il foliage autunnale

L’autunno è già arrivato e come ogni anno, in Giappone è cominciata la stagione del Kōyō che include il periodo del Momiji e del Ginkgo foliage!

Il giappone lo sappiamo, è una nazione che, come l’Italia, presenta le 4 stagioni: Primavera (春 – haru), Estate (夏 – natsu), Autunno (秋 – aki) ed Inverno (冬 – fuyu). Con Kōyō, come abbiamo già detto in un precedente articolo, si intende infatti quel periodo dell’anno in autunno dove possiamo assistere al cambiamento del colore delle foglie. Ci sono varie specie di alberi in Giappone, ma quelli autoctoni che ci regalano questo splendido show sono in particolare gli Aceri e il Ginkgo Biloba. Infatti, grazie a queste specie possiamo assistere al periodo del Momiji, cambiamento delle foglie di acero, e al Ginkgo foliage.

Oggi vogliamo condividere con voi alcuni dei posti migliori per assistere a questo incredibile spettacolo della natura!

Momiji: Tempio Eikando, Kyoto

Momiji

Photo credits: kyoto.travel

Situato poco distante dal centro di Kyoto, i giardini del tempio Eikando offrono un incredibile vista durante il Momiji. Inoltre, essi sono illuminati anche di notte offrendo così un incredibile emozione notturna. Solitamente, il periodo migliori per godere di questo incredibile spettacolo è durante la seconda metà di novembre o alla fine del mese stesso.

Arashiyama, Kyoto

Momiji

Photo credits: hisgo.com

Ci spostiamo nella periferia di Kyoto per trovare Arashiyama, un angolo di Giappone che ci offre montagne ricoperte da boschi. Ed è proprio in questo periodo dell’anno, durante il Momiji, che queste distese di alberi si trasformano in un mosaico multicolore che si riflette nel fiume Sagano. Qui il foliage solitamente dura fino ad inizio dicembre, permettendoci così un’esperienza irripetibile ed uno spettacolo unico nel suo genere.

Momiji: Tempio Tofukuji, Kyoto

Momiji

Photo credits: japan-guide.com

Dall’arancione al rosso, questi i colori che disegnano e circondano il Tempio Tofukuji, uno dei luoghi più popolari per il Kōyō e il Momiji. Quando vi troverete qui, vi sembrerà davvero di immergervi in un mare di foglie di acero, circondandovi di una sensazione di immensa pace e tranquillità. Il momento migliore per godere di questo spettacolo è da metà a fine novembre,

Viale Jingu Gaien Ginkgo, Tokyo

Ginkgo biloba

Photo credits: japantravel.com

E dal momiji passiamo al Ginkgo foliage, un altro dei simboli del Giappone. L’albero di Ginkgo Biloba è conosciuto come Icho ed è l’albero ufficiale della città di Tokyo. Infatti, molte delle strade della città sono costeggiate da questi possenti alberi. Il luogo più famoso per godere dello spettacolo delle meravigliose foglie gialle di Ginkgo è infatti il viale che si trova nel parco Meiji-jingu Gaien. Qui, da fine novembre, il panorama passa dal colore verde dell’estate a un brillante giallo che ci accompagna fino a inizio dicembre.

Parco di Ueno, Tokyo

Dall’Hanami con i suoi fiori di Sakura, al Momiji e i colori dell’autunno, il parco di Ueno a Tokyo è sempre uno dei posti migliori per godere di questi spettacoli della natura. Istituito quasi 150 anni fa e casa di più di 9000 alberi, questo bellissimo posto è uno dei luoghi privilegiati per la visione del foliage da metà novembre a inizio dicembre.

Momiji: Giardino Rikugien, Tokyo

Momiji

Photo credits: japan-guide.com

Se invece preferite farvi trasportare indietro nel tempo, il giardino Rikugien è il posto perfetto per voi. Restaurato nel 1878 ma originario del periodo Edo, qui potrete assistere ad un’esperienza unica del Kōyō. Infatti, gli alberi che circondano il lago soo illuminati anche di notte in modo da poterli ammirare anche dopo il tramonto. Un paesaggio unico che Tokyo offre ai suoi visitatori dove si possono ammirare le luci e le foglie rifflesse misticamente sulla superficie dell’acqua. Il periodo migliore è da metà novembre a inizio dicembre e il parco ha un costo di ingresso pari a 300¥.

Parco Nazionale di Oze, Nikko

Photo Credits: https://national-parks.org/japan/nikko

Ci spostiamo a nord di Tokyo e arriviamo a Nikko all’interno del parco nazionale. I sentieri che troviamo qui rendono questo un luogo perfetto per la visione del Kōyō. Fra cascate, paludi e praterie, Oze è un habitat unico anche per il kusamomiji, ovvero i colori autunnali dell’erba. Passo dopo passo vi troverete immersi nelle fronde rosse e dorate, una visione magica che vi accompagnerà da fine settembre sino a circa metà ottobre.

Parco Nazionale Daisetsuzan

Photo credits: japan-guide.com

Se preferite godere di questo meraviglioso spettacolo in modo più privato evitando le folle, il Parco Nazionale Daisetsuzan è ciò che fa per voi. Qui Hokkaido si veste di rosso, oro e arancione ed questo parco vanta anche il primato del Kōyō. Infatti, trovandosi molto a nord. fra vulcani, laghi, montagne e sorgenti caled è quasi sempre la prima location a vedere il cambiamento delle prime foglie!

Momiji: I cinque laghi del Fuji

Momiji

Photo credits: hisgo.com

E per i più tradizionalisti, non poteva di certo mancare il panorama del Monte Fuji. Anche in autunno, il signore del Giappone ci regala una vista spettacolare. Vedere il cambiamento delle foglie all’ombra del Monte Fuji è un evento incredibile che sicuramente diventerà un’esperienza unica nella vostra vita. Inoltre, potete anche noleggiare una barca per visitare il lago Kawaguchiko. Infatti, da qui potrete ammirare la bellezza del paesaggio che vi circonda e vederlo riflesso nella superficie del lago. Questo vi permetterà di sentirvi completamente avvolti e immersi in quello che è il vero Kōyō giapponese. Da fine ottobre a metà novembre, questo è la meta da sogno per assistere al foliage.

In Conclusione

Il Kōyō è uno dei periodi più magici in Giappone, un’esperienza che almeno una volta nella vita va affrontata. Tuttavia ricordiamo che il periodo del foliage può variare di anno in anno a seconda delle previsioni meteo. Proprio per questo, ogni anno il Giappone rilascia il forecast ufficiale!

Pronti a godere dell’immenso spettacolo del Momiji e Ginkgo foliage durante il Kōyō?! Siamo curiosi di vedere le vostre foto!

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News & Curiosità dal Giappone: Cosa ci invidiano i giapponesi?

Per le News & Curiosità dal Giappone: Cosa ci invidiano i giapponesi?
Noi italiani ci troviamo spesso ad invidiare ciò che hanno in Giappone… ma dal Giappone che cosa ci invidiano?


Photo Credit: https://twitter.com/hydro_homies/

Secondo alcune ricerche e l’articolo di excite i giapponesi dicono:
“L’Italia ha fontane che servono acqua frizzante e acqua fredda…” le fontane sono definite strutture pubbliche invidiabili per i giapponesi!

A noi sembrano normali, ma per i giapponesi è qualcosa di unico avere l’acqua gratis che possa essere raccolta nelle bottigliette. Così dicono, che “l’Italia ha l’acqua gratis e ci sono vari rubinetti, uno per l’acqua frizzante, uno per l’acqua fredda e uno per l’acqua semplice, tutti gratuiti.”

trovano bellissimo poter bere acqua frizzante o fredda in una giornata calda e che siano in tutta Italia! Non solo in una parte del paese!

Esistono strutture chiamate “Case dell’acqua”. Per noi sono cose normali, per i giapponesi sono invece qualcosa di unico! Sembra una grandissima fortuna poter portare la propria bottiglia e riempirla con acqua locale di buona qualità con un buon retrogusto! L’acqua è gratuita e l’acqua frizzante invece costa solamente 0,05 € al litro. È un ottimo modo per risparmiare denaro e non sprecare bottiglie di plastica.

Excite ha raccolto vari commenti di giapponesi in visita in Italia, sorpresi dalla presenza queste fontane e dalla possibilità che offrono.

“Nei ristoranti le acque frizzanti vengono presentate addirittura come i vini! Ognuna di loro ha le sue caratteristiche!”

“Addirittura ci sono acque frizzanti naturali, com’è possibile?”

Il segreto è l’effervescenza naturale: con l’attività vulcanica, l’anidride carbonica si dissolve in acqua sotto pressione nelle profondità del sottosuolo. L’acqua effervescente sale naturalmente attraverso le sorgenti calde.

Per i giapponesi, la possibilità di avere l’acqua a disposizione in fontane pubbliche è qualcosa di unico. E l’Italia sembra l’unico Paese che possa servire acqua davvero di buona qualità, perchè, se per loro andate negli Stati Uniti, le tre scelte potrebbero essere “acqua arrugginita”, “acqua calcarea” oppure “niente acqua”. Insomma, abbastanza diverso dalla scelta tra “acqua fredda” , “acqua naturale” e “acqua frizzante”

Insomma, quando vi capiterà di vedere una fontana pubblica o una casetta dell’acqua, prestatele un po’ di attenzione e sappiate che per qualcuno, dall’altra parte del mondo, quella struttura è un miracolo!

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Approfondimenti: La storia del riso in Giappone, molto più di un semplice alimento

Il riso e le sue origini

Il riso in Giappone ricopre un’importanza fondamentale in quanto alimento base ma vi siete mai chiesti quale sia la sua vera origine? Il riso è stato introdotto per la prima volta in Giappone verso la fine del periodo Jōmon, intorno al 300 a.c. L’origine esatta del riso è ancora incerta ma la maggior parte degli studiosi è d’accordo sul fatto che provenga dalla Cina. Ci sono diverse teorie circa il percorso che il riso abbia compiuto per arrivare in Giappone. Potrebbe aver viaggiato dalla Cina settentrionale fino alla Corea per poi raggiungere il Giappone via mare. Secondo un’altra teoria sarebbe arrivato sulle coste giapponesi sempre via mare dal delta del Fiume Azzurro Yangzi per poi passare dalla Corea. Un’altra teoria ancora sostiene che sarebbe arrivato via mare dal delta dello Yangzi fino alla regione del Kyūshū. Qualunque sia stato il percorso, non vi è dubbio comunque che il riso sia arrivato in Giappone dal continente attraverso il Mar Cinese Orientale.

Le varietà del riso e i suoi diversi utilizzi

Oggi il riso è un alimento onnipresente sulla tavola giapponese e viene elaborato in infinite varianti. Il riso bianco, detto shirogohan 白ご飯, è quello che accompagna i tre pasti principali. Il kamameshi 釜飯 invece, letteralmente “riso bollente”, consiste in un piatto di riso insaporito da carne, pesce e piatti vegetali. Un’altra variante è l’okayu お 粥 e consiste in una sorta di porridge giapponese. Si tratta di una minestra semplice e digeribile a cui si ricorre se si è leggermente indisposti di stomaco. Sono inoltre moltissimi i prodotti nazionali lavorati con il riso. Ad esempio il famoso mochi 餅 non è nient’altro che un dolcetto preparato dal riso glutinoso, tritato e pestato per ottenere una pasta bianca morbida e appiccicosa che viene poi modellata in forme sferiche o rettangolari. Il sakè 酒, famosissima bevanda alcolica nazionale, è ottenuto da un processo di fermentazione che coinvolge il riso. Proprio per questo il sakè viene anche detto “vino di riso”. Ancora, i senbei 煎餅, sono i famosi cracker di riso molto amati anche fuori dal Giappone.

riso bianco

credits: newsweekjapan.jp

Tuttavia il riso non costituisce solo un alimento importante per la cucina giapponese. L’intera pianta del riso viene infatti utilizzata in diverse modalità. È il caso ad esempio dell’architettura tradizionale giapponese i cui elementi non sono altro che prodotti naturali composti da paglia di riso. Una volta che i grani vengono rimossi, la paglia viene utilizzata per rivestire i tetti tradizionali delle case giapponesi. Ma non solo! Se tessuta la ritroviamo nella pavimentazione a tatami 畳.

 

paglia di riso

credits: livejapan.com

Il riso nell’arte e nel teatro giapponese

L’importanza del riso per il popolo giapponese si riflette anche nella letteratura e nell’arte. La coltivazione del riso è uno dei tanti temi affrontati dalle poesie di Matsuo Bashō, uno dei più grandi maestri di haiku in Giappone. Inoltre, è notoriamente raffigurata anche nelle famose stampe artistiche giapponesi ukiyo-e 浮世絵 da artisti come Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige. I paesaggi agrari delle risaie sono infatti un motivo comune che simboleggia l’identità giapponese incentrata sul riso.

Ukiyoe riso

credits: ukiyo-e.org

 

Questo alimento ha influenzato profondamente le arti dello spettacolo tradizionale in Giappone. Come ci spiega il Prof. Bonaventura Ruperti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia nel suo libro “Storia del teatro giapponese dalle origini all’Ottocento”, la nascita delle prime forme autoctone di spettacolo la si attribuisce ai canti e le musiche che accompagnavano la coltura del riso: il tamai 田舞e taasobi 田遊び. I primi consistono in “danze delle risaie” che con flauto e tamburo accompagnavano il trapianto del riso allo scopo di ingraziarsi la divinità per suscitarne le energie e favorire la prosperità del raccolto. I secondi sono “intrattenimenti delle risaie” ossia performances eseguite a capodanno da personaggi mascherati che ripercorrevano i gesti del ciclo agricolo.  Lo scopo era quello di auspicarne l’abbondanza attirando l’energia vitale della divinità.

Le feste tradizionali giapponesi

Non sorprende che il riso sia presente in tantissime celebrazioni tradizionali che scandiscono la vita di un giapponese. Ad esempio l’okuizome お食い初め è una tradizione risalente all’VIII secolo che si celebra intorno al 100° giorno di vita del bambino in quanto segna un momento importante nella sua vita: il primo pasto diverso dal latte. In realtà, l’atto del mangiare è solo simbolico: il cibo infatti viene semplicemente avvicinato alle sue labbra nel gesto di imboccarlo con le bacchette. Questa cerimonia costituisce un rito di passaggio per augurare salute e abbondanza al bambino. Il pasto prevede cibi che hanno un grande valore simbolico e ben augurante tra cui il riso insieme a pesce e verdure. Lo svezzamento vero e proprio si ha intorno ai 5 mesi con la prima pappa costituita proprio dall’okayu, il porridge che abbiamo menzionato in precedenza.

Man mano che il bambino cresce ci sono diverse festività che ne celebrano la crescita e i cibi contenenti il riso sono sempre al centro di esse. Ad esempio durante la ricorrenza dell’Hina-matsuri 雛祭り, nota anche con il nome di “Festa delle bambine”, i familiari delle bambine pregano affinché vengano loro date bellezza e salute. La bevanda tradizionale di questa festività è l’amazake 甘酒, una versione analcolica del sakè. Insieme all’amazake 甘酒 si mangiano gli arare あられ, dei salatini di riso, spesso conditi con della salsa di soia. Sempre per l’occasione si prepara un dolce detto hishimochi 菱餅, costituito da tre strati di riso: verde, simbolo della terra, bianco, simbolo della neve e rosa, simbolo dei fiori di pesco. Insieme, questi tre strati indicano la primavera, quando la neve si scioglie, l’erba cresce e germogliano i fiori di pesco.

hishimochi di riso

credits: hoikushibank.com

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News & Curiosità dal Giappone: Ramen o Pasta? Feumen!

Ramen o pasta stasera? Se non riesci a decidere allora il nuovo ristorante Feumen, situato nel quartiere di Aoyama a Tokyo, potrebbe avere la soluzione per te! Nato dalla collaborazione di due rinomati chef giapponesi, Ayumi Sato e Hiroto Sato, è un ristorante molto particolare. I noodles che vengono offerti, come dice lo stesso slogan in giapponese rāmen demo nai, pasuta demo nai ラーメンでもない、パスタでもない, non sono nè pasta nè ramen!

I noodles Feumen

I noodles Feumen sono di medio spessore, di colore giallo, preparati con una farina di grano reperibile in Hokkaidō e nel Kyūshū. Questa è la chiave per renderli né troppo morbidi né troppo duri. Vengono serviti freddi con sopra una calda salsa di gamberi molto piccante e con un mix di spezie. A queste si possono aggiungere tanti altri condimenti. Quello più popolare al momento è il condimento onsen tamago 温泉卵. Si tratta di un uovo tradizionale giapponese cotto lentamente nelle acque calde dell’onsen ovvero le “terme giapponesi”. L’uovo viene poi combinato con del formaggio in polvere per dare quel tocco di gusto in più ispirato all’italianità.

 

 

Feumen

credits: gnavi.co.jp

L’interno del ristorante: fra arte e sicurezza

 

L’interno del ristorante offre al cliente un mix di paesaggi naturali e artistici con un bancone centrale che ricorda l’albero creato dal paesaggista di fama mondiale Seijun Nishihata, circondato da diverse opere di Nana Soeda, giovane pittrice emergente. Il locale è dotato anche di una terrazza per godersi i noodles in una calda giornata di sole.

Interno Ristorante Feumen

credits: prtimes.jp

Infine un’altra particolarità è che sia l’ordinazione che il pagamento avvengono online. Basta infatti scansionare all’ingresso il codice QR e registrare la carta di credito sul sito web per visionare il menù. Con un semplice tocco si può ordinare e pagare il proprio pasto in perfetta sicurezza!

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Approfondimenti: La casa tradizionale giapponese

Se ci chiediamo quali siano le caratteristiche di una casa tradizionale giapponese le possiamo vedere tutte guardando un qualunque tempio in Giappone: austerità, materiali leggeri e porosi, pareti interne ed esterne molto sottili. La casa tradizionale giapponese, come la conosciamo oggi, ha le sue origini nelle case dei ricchi agricoltori nei primi anni del periodo Edo (1603-1868) costruite con strumenti e metodi importati dalla Cina e dalla Corea. Il materiale predominante è il legno, scelto dagli architetti giapponesi in una continua ricerca di armonia e sintonia con la natura. Il legno è un materiale leggero che riassume in sé il concetto di transitorio: il calore che trasmette agli ambienti interni, le sue irregolarità e texture sono elementi considerati di alto valore estetico.

La zona d’ingresso si chiama genkan 玄関, ed è quel luogo in cui è necessario togliersi le scarpe prima di entrare. La presenza del gradino, che pone il genkan ad un piano inferiore rispetto al resto della casa, serve proprio a definire il confine fra lo spazio interno abitativo e quello esterno. Allo stesso tempo però, proprio per la sua posizione ribassata rispetto agli altri piani della casa, il genkan si pone come uno spazio in continuità con la natura e non di separazione da essa. 

credits: jp.fotolia.com

 

Washitsu 和室: la stanza tradizionale giapponese

Le stanze di una casa tradizionale giapponese hanno la pavimentazione in tatami 畳 ovvero composta da pannelli rettangolari modulari rivestiti da paglia intrecciata. Queste stuoie non solo conferiscono bellezza alle case ma aiutano anche a conservare il calore durante le fredde giornate invernali. Tutte le stanze hanno questo tipo di pavimentazione fatta eccezione per la cucina e i corridoi, dove il materiale predominante è il legno. Proprio per questo tipo di pavimentazione è difficile utilizzare le sedie all’interno delle stanze tradizionali. A queste si preferiscono invece cuscini speciali utilizzati per sedersi chiamati zabuton 座布団.

tatami casa tradizionale

credits: jp.fotolia.com

Un’altra peculiarità delle case tradizionali giapponesi sono le porte scorrevoli: i fusuma 襖. Si tratta di pannelli rettangolari con il lato lungo in verticale che separano i locali interni della casa. Sono costituiti da una struttura in legno a reticolato ricoperta da cartone e da uno strato di carta o tessuto su entrambi i lati. Anticamente venivano dipinti per abbellire la residenza con scene naturali come paesaggi montani, foreste o animali. Esiste poi un altro tipo di parete scorrevole chiamata shōji, realizzata in carta di riso montata su un telaio in legno. A differenza dei fusuma, gli shōji separano l’interno delle case dall’esterno. Inoltre, essendo la carta che li riveste molto sottile, permettono alla luce naturale di filtrare attraverso la porta.

 

fusuma casa tradizionale

credits: jp.fotolia.com

 

L’ofuro nella casa tradizionale giapponese

La stanza da bagno nelle case tradizionali giapponesi è normalmente separata da quella adibita alla toilette.  L’ofuro お風呂 tradizionale è una vasca di legno compatta e profonda rispetto alle vasche comuni, colma d’acqua ad una temperatura di circa 43 °C o anche più calda. Costruita tradizionalmente in legno hinoki ヒノキ, cipresso giapponese, la vasca a contatto con i vapori e con l’acqua calda emana una fragranza molto particolare. Prima di utilizzare l’ofuro ci si siede su un piccolo sgabello all’interno della stanza per lavarsi corpo e capelli e si entra nella vasca solamente dopo essersi ben sciacquati. Fare il bagno per molti è un’esperienza che va oltre la semplice igiene personale. Per alcuni è religiosa, per altri curativa. Entrambi i due aspetti sono strettamente connessi al rito della purificazione: non ci si immerge nell’acqua bollente solo per una questione di igiene ma anche per purificare l’animo.

ofuro casa tradizionale

credits:tatezou-house.com

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