Gotokuji, il tempio dei gatti giapponesi

È il luogo dedicato ai Maneki Neko, letteralmente “gatto che dà il benvenuto” o “gatto della fortuna”.

Chi non ha mai visto quelle simpatiche statuine a forma di gatto, con la zampina alzata e un specie di sorriso? Ristoranti e negozi a gestione giapponese e cinese abbondano di questi particolari oggetti. In vendita ce ne sono di diverse grandezze e di svariati colori. Quello originale, però, è bianco. Sono i Maneki Neko, letteralmente “gatto che dà il benvenuto” o “gatto della fortuna”.

Origini
Le origini di questo gattino, vero mito della cultura giapponese, sono da ricercarsi nel passato, anche se la datazione è ancora molto incerta. Potrebbe trattarsi della fine del cosiddetto Periodo Edo, fra l’inizio del 1600 e la fine del 1800. Secondo la leggenda, un giorno, durante un gran temporale, un feudatario trovò riparo sotto un albero, davanti al tempio Gotokuji, a Tokio. Poco dopo passò di lì un gatto bianco che fece cenno all’uomo di alzarsi e seguirlo, proprio con la sua zampa. Il feudatario si alzò, in un gesto di grande rispetto e al tempo stesso di immensa fiducia. Qualche istante dopo, l’albero dove riposava venne colpito da un fulmine. Il gatto bianco aveva salvato la vita del feudatario e da quel giorno viene giustamente venerato e considerato di buon auspicio.

Altre ipotesi
Altre fonti, meno accreditate, farebbero risalire l’origine del sacro micio nella leggenda di una prostituta di nome Usugumo. Al suo adorato gatto venne tagliata la testa ritenendolo stregato. Uno dei clienti della prostituta le regalò una statuetta a forma di gatto, molto simile al suo, per consolarla. Un’altra leggenda ancora narra di un’anziana signora che fu costretta a vendere il suo micio per povertà e poco dopo si mise a fare delle statuette con le sue sembianze. La signora poi inizio a venderle e da lì, la fortuna del micio con la zampetta alzata.

Un mito
Al di là delle ipotesi, più o meno verosimili, questo oggetto è diventato un vero e proprio simbolo in Giappone. Anche se da diversi anni il Maneki neko è uscito dai confini giapponesi per andare a scuotere la sua zampetta in molte altre parti del mondo, il suo regno rimane sempre il tempio da cui, probabilmente, è partito, quello di Gotokuji. All’ingresso se ne trovano centinaia, bianchi ma di varie misure, dai più grandi ai più piccini. E’ anche possibile comprare uno o più Maneki Neko al negozio di souvenir, per poi adagiare il proprio acquisto in compagnia degli altri gattini porta fortuna e lasciare così una traccia di sé nella culla di una cultura leggendaria.

Fonte: La Zampa.it


Marco Milone - Storia del Go

Ecco una breve introduzione al libro "Storia del Go" di Marco Milone (Youcanprint, 2014, 172 p.):

"Le origini del gioco sono incerte, e le leggende fanno risalire il gioco al leggendario imperatore cinese Yao (2337-2258 a.C.), che, secondo la versione principale, lo fece inventare dal suo consigliere Shun allo scopo di insegnare a suo figlio Danzhu la disciplina e la concentrazione, oltre che l'equilibrio interiore. Esistono tante teorie, tra le quali pure che il materiale del gioco del go fosse inizialmente utilizzato per predire il futuro. La prima testimonianza scritta del gioco è ritenuta quella presente negli annali intitolati Zuo Zhuan, risalenti probabilmente al IV secolo a.C. Il gioco viene menzionato anche nel libro XVII dei "Dialoghi di Confucio", risalente al III secolo a.C. circa, e in due dei libri di Mencio (III secolo a.C.). Essendo un gioco aristocratico non godette probabilmente di un articolato impianto teorico sin dagli albori: bisognerà attendere sino al 1050 per una maggiore popolarizzazione del gioco e vedere il primo trattato completo sul Go".

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Kawari kabuto tosei gusoku - Armatura per samurai

Kawari kabuto tosei gusoku
Armatura per samurai, XVIII secolo
Metà del Periodo Edo (1615-1867)

 

Il raro elmo “di forma straordinaria” è realizzato con un coppo in ferro e una sovrastruttura in harikake, un impasto di lacca e cartapesta leggero e al contempo resistente agli urti. La sagoma ricorda il rostro di un rapace ed sui lati sono applicati due straordinari wakidate a forma di ali di uccello.

La corazza a due valve (ni-mai dō) presenta due tipi diversi di piastre e di legature ed è ornata con bordi dorati e incisi. Sul petto sono riportati il mon principale e, al centro, un ura-kamon molto raro: si tratta probabilmente del simbolo di una branca minore del clan Date, cui è riferibile il mon a tre barre verticali presente su tutta l’armatura. Il mon è presente anche traforato, molto grande, tra le maglie in ferro dei kote (protezione delle braccia) e dello haidate (protezione delle cosce).

Sotto la corazza è incluso un manchira, ovvero una protezione aggiuntiva per il torso: si tratta di un corpetto “armato”, trapuntato con inserti esagonali in ferro.
Dietro le piastre centrali dello yodarekake (protezione del grembo) è stata ricavata una tasca in pelle.

Fonte: Piva Arte Giapponese


La buona sorte con il lancio dei fagioli 'fukumame' al Setsubun Festival

La data del 3 febbraio marca il giorno di Setsubun, durante il quale i giapponesi, per allontanare gli spiriti maligni, gettano una varietà di fagioli di soia chiamata 'fukumame' al grido: ‘Oni wa Soto, Fuku wa Uchi’ (Escano i mali ed entri la fortuna)’. Molti templi e santuari a Tokyo e Osaka celebrano Setsubun e il lancio dei fagioli durante festival articolati, in cui animatori, lottatori di sumo e perfino Hello Kitty invitano alla giornata della fortuna. Ovviamente la corsa ad accaparrarsi un sacchetto di ‘fukumame’ è a dir poco agguerrita.

Inoltre, è usanza di cibarsi di questa varietà di fagioli di soia in questi giorni, accompagnando il pasto con lunghe preghiere di augurio per una lunga vita in salute. Nella regione del Kansai l’usanza di legare il cibo a buoni auspici è ancora più particolare: sempre in occasione di Setsubun infatti, c’è la famosa tradizione di ‘eho-maki’, che consiste nel gustare un lungo rotolo di sushi di vari ingredienti rivolgendosi silenziosamente verso una precisa direzione considerata di buon augurio.

I fagioli ‘fukumame’ e gli eho-maki sono facilmente reperibili a buon prezzo in tutti i supermercati, perché tutti possano fare esperienza diretta della cultura giapponese.

Cosa aspettate a garantirvi un futuro prospero e in salute dunque?

Setsubun-e (Toyokawa Inari Tokyo Betsuin, Tokyo / Tomioka Hachiman Shrine)
http://www.gotokyo.org/it/tourists/topics_event/topics/130121/topics.html (Italiano)

Come mangiare l’’eho-maki’
http://www.alc.co.jp/speaking/article/kihon/10.html

Fonte: JNTO


L'arte del Washi diventa patrimonio Unesco

Nel novembre 2014 l'UNESCO ha dichiarato l'arte giapponese della lavorazione della carta patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

La lavorazione artigianale della carta, detta "washi", è praticata in tre comunità del Giappone: nel quartiere di Misumi della città di Hamada, Prefettura di Shimane; nella città di Mino, Prefettura di Gifu; nel villaggio di Higashi-Chichibu e nella città di Ogawa, Prefettura di Saitama.

La carta viene prodotta immergendo delle fibre del gelso da carta in acqua di fiume. Le fibre vengono poi addensate e filtrate attraverso uno schermo di bambù.

Il washi viene utilizzato non solo per scrivere lettere e libri, ma anche in ambienti domestici per fare ad esempio schermi di carta, divisori e porte scorrevoli.

La maggior parte degli abitanti delle tre comunità svolgono un ruolo importante nel mantenere vitale questa arte: dalla coltivazione del gelso al raffinamento delle tecniche di lavorazione, fino alla creazione di nuovi prodotti per promuovere il washi nazionale all'estero. L'arte del washi è trasmessa su tre livelli: di generazione in generazione, all'interno delle famiglie di artigiani; attraverso apposite associazioni di preservazione; dalle municipalità locali.

Le famiglie e i loro dipendenti apprendono il lavoro dai maestri del washi, i quali hanno ereditato le tecniche dai loro genitori. Tutti membri delle comunità sopra menzionate sono orgogliosi della loro tradizione e la considerano il simbolo della loro identità culturale.

La lavorazione del washi promuove anche la coesione sociale, poiché ogni comunità comprende persone direttamente o indirettamente impegnate in questa pratica.

Fonte: UNESCO


Love & Peace, il nuovo film di Sono Sion

Nato come poeta, filmmaker sperimentale e autore di nicchia nel cinema giapponese degli anni novanta, Sono Sion sta ricalcando, pur con le sostanziali differenze che li contraddistinguono, il percorso professionale fatto da Miike Takashi. Dopo il passaggio a certo cinema horror, soprattutto con Suicide Club, film che lo rivelò ad un pubblico più vasto ed internazionale, e le sue vette artistiche raggiunte forse con Love Exposure e Noriko Dinner Table, in questi ultimi anni Sono si è votato sempre di più verso un cinema di più largo consumo, ma non per questo meno interessante.

Dopo il passaggio al Festival di Venezia nel 2013 con il metafilmico e delirante Why Don’t You Play in Hell e la sortita nel mondo hip-pop nipponico con Tokyo Tribe, film troppo sottovalutato, il suo nuovo lavoro uscirà in Giappone in estate. Intitolato Love & Peace è il film diretto da Sono con il più alto budget a disposizione per il regista giapponese, proprio nella giornata di oggi sono state diffuse le prime immagini ed il teaser trailer:

Il film racconta la storia Ryoichi il suo sogno da giovane di diventare un musicista punk ed il suo amore per una ragazza, il sogno ben presto però si infrange sulla monotona realtà quotidiana, ora Ryoichi è un semplice impiegato in un negozio di strumenti musicali. Tutto cambia quando un giorno incontra una tartaruga che chiama Pikadon ma che vergognandosi di fronte ai suoi colleghi finiscise per gettare nel bagno, questa, passata attraverso le fogne, incontra un anziano che lì vive e le cose cominciano a cambiare. Secondo lo stesso Sono questo lavoro è una sorta di summa di tutta la sua attività di questi ultimi anni, una sorta di kaiju eiga sui generis, e non potrebbe essere altrimenti, un film in cui il regista giapponese crede molto, una sorta di Love Exposure in salsa kaiju quindi, almeno questa è la nostra speranza.

Fonte: ScreenWeek


Chocolate texture: la nuova collezione di Nendo

Il brand "Nendo", fondato nel 2002 dal giovane designer giapponese Oki Sato, ha presentato sul suo sito web la nuova e originalissima collezione. Si tratta di "Chocolate Texture": 9 tipi di cioccolatini della stessa misura (26x26x26mm) ma lavorati in differenti trame.
Ogni cioccolatino prende il nome di una diversa espressione onomatopeica giapponese.

1. “tubu-tubu” tocco di gocce di cioccolato.
2. “sube-sube” angolature lisce e levigate.
3. “zara-zara” granulare, come un casellario.
4. “toge-toge” cime appuntite.
5. “goro-goro” quattordici cubetti connessi tra loro.
6. “fuwa-fuwa” morbido e leggero con tanti piccoli fori.
7. “poki-poki” cornice di cubo fatta di bastoncini di cioccolato.
8. “suka-suka” cubo vuoto con mura sottili.
9. “zaku-zaku” bacchette sottili di cioccolato posizionate alternativamente a formare un cubo.

Un buon modo per coniugare arte e gusto.

Per saperne di più: Nendo


Aikido a Traversetolo (PR)

EVENTO

Martedì 3 febbraio dalle ore 20.00 alle 21.30 presso il Palazzetto dello Sport di Traversetolo ci sarà la lezione di presentazione del corso di Aikido.L'evento è gratuito e tutte le persone che vogliono conoscere la materia sono invitate a partecipare.

AIKIDO

L'AIKIDO è un'arte marziale tradizionale giapponese fondata dal Maestro MORIHEI UESHIBA. A differenza di altre arti marziali, per diretto volere del Fondatore, non si è trasformata in uno sport competitivo mantenendosi fedele alle caratteristiche originali di tramandare gli ideali spirituali della tradizione e della cultura giapponese.

Via della coordinazione mentale e fisica dell'energia, l'AIKIDO rappresenta un´eccellente disciplina, la cui pratica regolare conduce al perfetto equilibrio del corpo e dello spirito. Attraverso la pratica si sviluppa la coordinazione mente/corpo con l'apprendimento dei movimenti di base, le cadute, le tecniche di proiezione o di immobilizzazione.

La pratica è formata, sia da tecniche eseguite a mani nude (Taijutsu), sia da tecniche con l'uso di armi (Bukiwaza) ovvero spada di legno (Bokken) e bastone (Jo).

Tecnica di difesa ideale, l'AIKIDO impone, prima di tutto di distruggere l'aggressività del suo avversario dimostrandogli l'inutilità dell'attacco.

Disciplina fisica e morale completa, di una straordinaria efficacia l'AIKIDO permette di acquisire un perfetto controllo di sé.

Le tecniche di Aikido sono il mezzo, rivolto a tutti, che consente di conoscere meglio noi stessi, non sono un fine, rivolto a pochi, per primeggiare su altri o per sentirsi più forti.

Infatti tra i tanti motti lasciati dal Fondatore dell'Aikido uno dice: "Pratica per conoscere".

MAESTRO

Sergio Ravazzoni ha iniziato la pratica dell'Aikido nel 1987 a Parma, e dal 1996 ha iniziato l'insegnamento. Nei 28 anni di pratica ha avuto modo di frequentare diversi stage in Europa e in Giappone dove si è recato 5 volte per stare a stretto contatto con i maggiori esponenti dell'Aikido a livello mondiale.Questo ha sicuramente permesso di accrescere notevolmente l'esperienza, non solo tecnica ma anche su altri aspetti della cultura orientale.

Per qualsiasi altra informazione visitare il sito www.aikidoparma.it o scrivere a aikidoparma@mac.com o telefonare al 347-8089640.

Fonte: ParmaToday


Il kabuki vuole diventare più “internazionale”. Sito internet dedicato e guide vocali per gli stranieri

TOKYO – L'arte giapponese del kabuki vuole diventare più internazionale: non nel senso di alterare le sue caratteristiche di teatro musicale profondamente radicate in una tradizione di 400 anni ma nel rendersi più agevolmente fruibile dagli spettatori non giapponesi.

La società che gestisce il mondo del kabuki, Shochiku, ha annunciato una espansione dei servizi per i visitatori stranieri, finalizzata a “aumentare il numero di fan del kabuki nel mondo” e “attrarre più visitatori esteri al teatro Kabukiza nel distretto di Ginza a Tokyo”. In futuro, inoltre, sono in programma nuove tournée internazionali (è già stato presentato nel mondo il 36 Paesi e 96 città – Italia compresa -, con 110 performance all'estero).

Per i turisti che arrivano a Tokyo, il Kabukiza è una delle tappe culturalmente più significative, resa più “accessibile” dalla possibilità di usufruire di una guida vocale (e un sistema di sottotitolazione): oltre allo spettacolo, comprende la visita alla galleria-museo al quinto piano della Kabukiza Tower (dove c'è anche un giardino pensile) e la piazzetta sotterranea dove si possono fare acquisti anche a tema. Nel museo _oltre a esibizioni temporanee, da ultimo una sulle performance all'estero- c'è anche la storia del Kabukiza, sorto nel 1889 e più volte ricostruito, da ultimo tra il 2010 e il 2013. Il nuovo edificio- il quinto, inaugurato nella primavera del 2013 - replica in buona parte le strutture degli anni '20 ma è stato reso più funzionale (oltre a essere ora sormontato da una torre…).

Il sito Internet è stato migliorato e presenta la traduzione anche in italiano. Il nome kabuki deriva dal verbo kabuku, che rimanda a un significato di eccentricità e violazione di norme sociali. Con il tempo, però, la parola ha finito per esser associata più che altro alla somma di ka (musica), bu (danza) e ki (azione teatrale). La prima performance di cui si ha notizia avvenne nel 1603. Nel 1609 lo shogun vietò la performance alle donne: da allora tutti i ruoli femminili sono interpretati da uomini (onnagata). Nell'ambito della presentazione delle nuove strategie di marketing, la Shochiku ha acconsentito a mostrare la “trasformazione” di un noto attore, Nakamura Kyozo, in onnagata attraverso una laboriosa cerimonia di trucco e vestizione (visibile nel video allegato), prima di un esempio di performance del ruolo femminile nello spettacolo “Fuji-musume” (The Wisteria Maiden), uno dei tre più rappresentati all'estero. Nakamura _diventato nel 1994 Nadai, il rango più alto degli attori kabuki - ha partecipato anche a varie tournée all'estero, dall'Europa agli Stati Uniti. “Crediamo nel crescente appeal internazionale di quello che è un classico della tradizione giapponese – afferma il direttore esecutivo di Shochiku, Tetsuya Okazaki – Penso che il Kabukiza debba diventare una tappa obbligata per chi visita Tokyo”.

Fonte: Il Sole 24 Ore


Haruki Murakami risponde ai suoi lettori!

Haruki Murakami tra gatti e amori, "Donna Letizia" in salsa giapponese.

Chissà se è una mossa di marketing, come quando infarcì le pagine de L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, del 2013 - primo letterato a farlo in maniera così scientifica - di marchi commerciali, da Lacoste a Brooks Brothers, da Mercedes a Apple, in un romanzo griffato che ha applicato il product placement d'élite alla letteratura di massa.

In quel caso lo scrittore giapponese Murakami Haruki aprì una nuova strada. Ora, ha deciso di seguirne una già molto frequentata, ma sempre redditizia in termini di rapporto con il lettore-acquirente.

Haruki -san sta per debuttare in una per lui inedita veste di «Donna Letizia» in salsa teriyaki . La casa editrice Shinchosha ha annunciato che il proprio autore sul sito Murakami-san no tokoro curerà una rubrica di consigli per i fan. Parlerà coi lettori, su qualsiasi argomento, dai gatti, animale che adora, alla squadra giapponese di baseball Yakult Swallows di cui è tifoso, fino alla musica (si dice che possieda una collezione di diecimila album). Ma risponderà anche alle domande «esistenziali». Vita, morte, dolore, amore. Temi su cui uno scrittore con la sensibilità e la visionarietà di Murakami - autore culto dell'assurdità e della solitudine nella società contemporanea - si immagina abbia molto da dire.

Lo scrittore, 65 anni, in eterno profumo di Nobel, un'esistenza tra Tokyo e gli Stati Uniti al riparo dai media, autore di romanzi come Norwegian Wood e 1Q84 , aveva già fatto qualcosa del genere anni fa, nel 2006, sul sito del giornale Asahi Shinbun . Questa volta però non ci saranno «discriminazioni» linguistiche: saranno accolte richieste inviate in altre lingue, oltre al giapponese. Una posta del cuore&dolore globale. Per inviare lettere a Murakami c'è tempo dal 15 alla fine di gennaio, poi lo scrittore risponderà sul sito nell'arco dei successivi due mesi. Una rara chance, offerta a molti fan, per chiacchierare col proprio idolo. Uno scrittore che per dispensare consigli su come affrontare ogni sorta di difficoltà dovrà uscire dai labirinti delle storie onirico-fantastiche in cui si infila per vincere le proprie ossessioni. Oppure trascinarci dentro anche i suoi lettori.

Fonte: IlGiornale