Intervista a Kunihiro Hagimoto. Di Edoardo Miotti
In occasione dell’uscita della collana monografica “Le ricette di Eataly”, nata dalla collaborazione tra il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con Eataly, incontriamo uno degli chef coinvolti nel progetto: Kunihiro Hagimoto (Osaka, 1983), chef del ristorante del pesce di Eataly Milano Smeraldo, che per ognuno dei volumi ha ideato una speciale ricetta, una personale interpretazione fusion delle cucine italiana e giapponese. Ogni volume tematico presenta una selezione di ricette gourmet create dai diversi chef della catena, caratterizzate da una particolare attenzione alla stagionalità, alla conoscenza delle diverse varietà dei prodotti, ai loro luoghi di provenienza. Per ognuna, oltre agli ingredienti e alla spiegazione di tutti i passaggi, ci sono consigli, commenti e varianti per la preparazione.
Raccontaci della tua formazione e di come ti sei avvicinato, e appassionato, alla cucina... Ho iniziato ad appassionarmi alla cucina quando avevo circa 13-14 anni. Cucinavo a casa piatti della tradizione giapponese o cinese. Non ero tanto bravo e mi piaceva soltanto far saltare i cibi in padella, come il riso alla cantonese. Poi dopo un po’ ho notato che mi piaceva anche preparare da mangiare per gli altri e mi faceva piacere ricevere complimenti per come cucinavo! Così mi è venuta voglia di imparare meglio, diventare cuoco e farne una professione. Così sono andato alla scuola alberghiera di Osaka, per due anni. Dopodiché mi sono trasferito a Tokyo e ho fatto esperienza in diversi ristoranti rinomati. Il primo anno ho fatto il cameriere e il secondo anno ho iniziato a fare l’assistente cuoco. Preparavo il pane, i dolci, gli antipasti…
Come hai scoperto la cucina italiana? Ho iniziato a lavorare fin da subito in ristoranti italiani a Tokyo. Ho scelto la cucina italiana perché quando andavo alla scuola alberghiera ci insegnavano tutte le cucine del mondo, francese, spagnola, giapponese, cinese, italiana. Quella che preferivo era la cucina italiana. Per essere più preciso, mentre frequentavo la scuola, c’era un programma televisivo che si chiamava “Ryōri no Tetsujin” (in inglese “Iron Chef”) in cui si sfidano due chef che hanno un’ora di tempo per creare una ricetta e cucinare con degli ingredienti che scopriranno solo in quel momento. Guardavo sempre questo programma e mi ha colpito uno chef che cucinava piatti italiani. Così quando sono andato a Tokyo ho scelto subito di lavorare in un ristorante italiano. E dopo, sempre a Tokyo, sono andato a lavorare proprio nel ristorante dello chef che vedevo in TV, che a quei tempi era il ristorante più rinomato del Giappone. Inoltre questa è stata anche la mia prima esperienza di vera alta cucina.
E quando sei arrivato in Italia? Ho cominciato a lavorare a vent’anni e ho sempre lavorato in ristoranti di cucina italiana in Giappone. Un giorno arriva una cliente che mi consiglia un ristorante di Kobe dove andare a mangiare vera cucina italiana tradizionale. Sono quindi andato in quel ristorante dove erano tutti italiani, sia il proprietario che i cuochi. Ho mangiato benissimo e ho scoperto che quella che facevo io era un tipo di cucina italiana ma un po’ rivisitata. Quella era quindi la prima volta che ho davvero mangiato cucina italiana tradizionale. Mi è piaciuta! E mi sono divertito tantissimo anche a passare il tempo insieme ai gestori. In seguito ho lavorato da loro e poi mi è venuta voglia di andare in Italia per approfondire la mia conoscenza della cucina italiana. Quindi ho iniziato a studiare italiano mentre lavoravo e dopo due anni, nel 2009, ho preso il biglietto e sono venuto in Italia. La prima città in cui sono stato è Bologna. Qui sono stato molto fortunato perché ho iniziato a lavorare subito in una trattoria consigliatami da un amico che lavorava con me in Giappone. A me sarebbe andato bene un qualsiasi ristorante, bastava che fosse in Italia, invece mi sono ritrovato Da Amerigo, molto importante sia a livello nazionale che internazionale con tre gamberi del Gambero Rosso e una Stella Michelin. Ho fatto un anno lì come cuoco e mi sono occupato a rotazione di tutto, dagli antipasti, ai primi, dai secondi ai dolci. Ho imparato moltissime cose sia sulla cucina che su come funziona un ristorante. Era davvero tutto curato nel dettaglio, con ingredienti sempre a Km 0 e prodotti della zona. Dopo Bologna, ho deciso di andare in Puglia in un albergo 4 stelle che aveva un ristorante, La Fontanina Relais. Lì, complice la nonna dello chef, ho imparato a fare specialità pugliesi come orecchiette e strascinati. In seguito il livello si è alzato e sono andato da Moreno Cedroni ad Ancona. Da lui ho imparato tante cose nuove, come la cottura del pesce, le temperature, i tempi… All’inizio mi sembrava tutto molto strano, però dopo ho capito quanto sia importante creare un piatto bilanciato, bello. Dopo Ancona ho deciso di prendermi un po’ di tempo per girare l’Italia, non per lavorare. Sono stato a Napoli per cinque mesi, poi a Torino. Sono passato anche da Firenze.
Hai contatti/amicizie con la comunità giapponese a Milano? Sì, poche ma ci sono. La mia hair stylist, un amico designer e un altro che lavora come impiegato presso un’importante azienda giapponese. Siccome mi piace mangiare la cucina giapponese, che mi manca abbastanza da quando sono in Italia, vado spesso nei ristoranti giapponesi. E così ho fatto amicizia con vari ristoratori.
I tuoi posti del cuore a Milano... C’è una gelateria a conduzione familiare che si chiama Rita in via Solferino. Fanno un gelato buonissimo, fresco e fatto proprio da loro. E in più sono molto simpatici. Poi, fra i ristoranti di cucina giapponese dove vado spesso, c’è Sumire, in via Varese. Altri luoghi in città dove amo andare sono il parco Sempione e il parco Indro Montanelli. Trovo molto rilassante andare al parco. Non pensavo di trovare così tanto verde in una città come Milano.
E quelli in Giappone... Sicuramente Osaka, dove sono nato, perché è una città come Napoli, se volessimo fare un parallelo: la gente è molto aperta, c’è casino, i cibi sono molto buoni e anche economici. La gente è molto divertente e allegra. Poi Kobe, dove sono stato per 3/4 anni. Ho molti amici lì, per me è come se fosse la mia seconda città natale. E il manzo di Kobe mi piace tantissimo! E ancora, Tokyo e Kyoto. Se dovessi pensare a dei luoghi del cuore in queste quattro città direi che per quanto riguarda Tokyo le discoteche (ride). Non sono un tipo da discoteca, però quando avevo 22 anni sono andato per la prima volta nella mia vita in discoteca con i miei colleghi. Non ci volevo andare ma i miei colleghi mi ci hanno trascinato e dopo quella volta ci sono andato tutte le sere. Tokyo ha discoteche fantastiche, la musica, le luci: è tutto bellissimo. Di Kyoto invece mi piace molto il mercato perché le verdure lì sono molto buone, si possono mangiare semplicemente sotto aceto o sotto sale. Poi la città è rimasta molto tradizionale, le case… Kyoto da visitare è molto bella. Di Osaka invece mi piace il centro perché ci sono tante cose, negozi, ristoranti, karaoke, c’è un sacco di gente che si diverte... Quando non hai niente da fare vai a Osaka e trovi qualsiasi cosa che voglia fare!
Il tuo piatto preferito e quello che preferisci cucinare (sia giapponese che italiano)? Il mio piatto preferito italiano sono le tagliatelle alla bolognese … La prima volta che le ho mangiate a Bologna ho pensato che fossero la cosa più buona del mondo, mi hanno colpito tantissimo. Invece sono indeciso sul piatto giapponese. È difficile perché in Italia si mangiano solo certi piatti giapponesi, come tempura, sashimi, sushi, che in realtà costituiscono il 20% dei piatti tradizionali giapponesi. Mi piace ovviamente il sushi, ma anche il ramen, il tendon (una ciotola di riso con tempura e uovo cotto). Mi piacciono anche lo yakiniku e lo okonomiyaki (piatto della tradizione di Osaka, una specie di frittata simile nella forma alla pizza). Per quanto riguarda il piatto italiano che preferisco cucinare devo dire che piace cucinare tutto: do la stessa importanza a tutti i piatti. Se proprio devo sceglierne uno, forse perché attualmente lavoro al ristorante del pesce di Eataly, mi piace cucinare i piatti di pesce. Mentre i piatti giapponesi che preferisco preparare sono il riso al curry, lo okonomiyaki e il sushi.
Le tue passioni e interessi nel tempo libero... Nel tempo libero mi piace guardare video e fare ricerche su Youtube perché a casa non ho la televisione (ride). Ad esempio mi piace la break dance e allora guardo i video su Youtube. E ancora ascolto musica, seguo l’hip hop, i video di Michael Jackson, cose così... uso Youtube anche per lo studio della lingua italiana… Faccio tutto su Youtube! Mi piace anche stare con gli amici, e condividere con loro l’esperienza del mangiare bene andando in diversi ristoranti, ma al tempo stesso amo anche prendermi i miei spazi e rilassarmi da solo a casa. Mi piace inoltre anche il nuoto, per questo appena ho un po’ di tempo vado in piscina a farmi delle belle nuotate!
Raccontaci del progetto «Le ricette di Eataly», nato dalla collaborazione tra il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con Eataly, e che ti vede fra gli chef coinvolti... È un progetto molto bello perché sono tanti gli chef che hanno collaborato e hanno ideato le ricette. Ognuno di loro ha messo il suo tocco personale e la sua esperienza. È molto bello anche come si presenta: sono venti volumi che escono settimanalmente ogni martedì in edicola con il Corriere della Sera o la Gazzetta dello Sport. Ogni volume è tematico, ad esempio il primo volume è dedicato alle verdure primavera-estate, poi ci saranno volumi dedicati ai formaggi, al pesce, alla carne. Non sono dei semplici ricettari, ma vi si trovano anche approfondimenti relativi alle materie prime e agli alimenti. Per quanto riguarda la mia parte, ho ideato una ricetta per ogni volume, in totale venti ricette, basate sul concetto di fusion tra la cucina italiana e quella giapponese.
È stato molto difficile e faticoso creare una ricetta per ogni tema. L’ho fatto in tanti modi, o applicando la tecnica giapponese a ingredienti italiani, oppure usando una ricetta italiana ma con ingredienti giapponesi. O ancora, il piatto all’apparenza sembra italiano ma in realtà all’assaggio i sapori sono quelli della cucina giapponese. Ho provato diverse combinazioni e in più, consapevole del fatto che questi libri sono per chi deve provare a replicare la ricetta a casa e godersi il piatto, ho pensato anche ai gusti che potevano piacere agli italiani e a come combinarli con gusti giapponesi. Anche gli ingredienti sono stati scelti in modo che non sia troppo difficile reperirli. Per esempio, per semplificare invece di usare il mirin, che è il sake dolce utilizzato in Giappone, uso miele italiano. Da gennaio, mese in cui il progetto ha iniziato a prendere vita, ho pensato tutti i giorni, quasi senza dormire, a quali ricette creare. Si tratta di un progetto importante per me, sono le mie ricette e credo alla fine di essere riuscito bene nell’intento. Spero che chi le leggerà le trovi interessanti e abbia voglia di provare a rifarle a casa.
I tuoi progetti futuri? Sono un tipo che fa del suo meglio nell’immediato. Non penso spesso al futuro. A 25 anni volevo avere un mio ristorante e sognavo molto. Ora lo stare in Italia mi fa stare bene, mi fa fare del mio meglio e pensare giorno per giorno. Non ti so quindi dire i miei progetti futuri (ride). So solo che quello che desidero ora, e nel prossimo futuro, è trasmettere i miei sentimenti, a quante più persone possibili, attraverso i miei piatti.
Per concludere, hai una ricetta semplice e veloce da suggerire ai nostri lettori? Sì, il pesce alla griglia alla teriyaki. Si cuoce sulla griglia il pesce (può essere salmone, branzino, orata, ricciola). Nel mentre si prepara una salsa miscelando miele, salsa di soia e un goccio d’acqua da cuocere fino a farla caramellare. Una volta unita la salsa al pesce, si può servire con un po’ di insalata e ci sta molto bene anche la maionese. È un piatto semplice e molto buono. Accompagnato a un riso in bianco per me è perfetto.
Di Edoardo Miotti
Galleria:
L'arte del sushi. A cura di Stefania Viti
NOVITA’ IN LIBRERIA 10 GIUGNO
L’ARTE DEL SUSHI
a cura di Stefania Viti
UN VIAGGIO GASTROCULTURALE ALLA SCOPERTA DEL PIATTO SIMBOLO DELLA CUCINA GIAPPONESE E DEL SUO MONDO
Feltrinelli Gribaudo - Euro 12.90 - Pagine 160
Tra i tanti, c'è anche il contributo di Giappone in Italia!
“L’arte del Sushi”, ovvero un viaggio gastroculturale, alla scoperta del valore e del significato che si cela dietro al piatto simbolo della cucina giapponese e al suo mondo, il sushi è uno dei piatti più gustati al mondo eppure tra quelli meno conosciuti. Ad accompagnarci in questo percorso, le penne di esperti che attraverso brevi ma prestigiosi saggi sulla storia, la geografia, l’economia, il cinema e la letteratura, nonché interviste e testimonianze, ci aiutano a comprendere e conoscere meglio i segreti di un piatto semplice solo all’apparenza, che è stato capace di sedurre il mondo. Il volume, che si apre con la prefazione di Allan Bay, raccoglie i saggi di Pio D’Emilia, Miciyo Yamada, Niccolò Geri, Davide Oltolini, Stefano Carrer, Associazione Culturale Giappone in Italia, Paola Scrolavezza, Graziana Canova Tura oltre all’intervista a Minoru “Shiro” Hirazawa di Stefania Viti, giornalista esperta di società e cultura giapponese e curatrice del volume. Il volume si rivolge agli appassionati della cucina in generale ma anche a tutti coloro che desiderano avvicinarsi alle culture orientali: grazie alla sua forma snella ed eterogenea permette a chiunque lo avvicini di scegliere il proprio personale approccio di lettura. Corredano il volume schede di approfondimento su argomenti interessati ma ancora poco noti come l’ Umami il gusto dal nome giapponese ma che appartiene al mondo, e su Wakasa-nuri, l’antica tecnica della laccatura degli hashi, le bacchette per il cibo, tipica della città di Obama, prefettura di Fukui (Giappone). Incorniciano il testo una sezione di tavole tratte dall’ "Hokusai Manga", opera geniale dell’artista giapponese Katsushika Hokusai (1760-1849) e altre tratte dalla prima edizione italiana del manga "Edomae no Shun" (Hazard Edizioni), best seller giapponese sul sushi. Di particolare interesse, inoltre, la traduzione della Tavole Cronologiche sullo sviluppo del Washoku, la cucina tradizionale giapponese riconosciuta Patrimonio Intangibile dell’Umanità UNESCO nel dicembre 2013 e il ricco glossario finale. Il volume è l'edizione ampliata, aggiornata e illustrata del volume "Il Sushi", uscito nel 2013 nella collana Feltrinelli Real Cinema insieme al DVD "Jiro e l’arte del sushi", sempre curato da Stefania Viti. Stefania Viti presenterà il libro -in anteprima a Carloforte all’interno di Girotonno- Domenica 31 maggio alle ore 21. L’incontro, condotto da Ambra Pintore, giornalista di Videolina, e da Andy Luotto, si terrà all'interno di uno dei maggiori momenti di visibilità della manifestazione, ovvero il talk show sul palco allestito sul lungomare.
Stefania Viti, giornalista, laureata in Lingua e Letteratura Giapponese all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha vissuto in Giappone per circa dieci anni. Si occupa di Giappone contemporaneo e i suoi articoli sono pubblicati su testate nazionali e internazionali tra cui “Il Messaggero”, “D la Repubblica delle Donne”, “L’Espresso”, “Fashion”, “East”, “GQ Italia”. Ha lavorato come editor nella rivista giapponese “amarena”, ha scritto per “The Japan Times” e curato la rubrica di tendenze “+ 8 Racconti da Tokyo” per Repubblica Tv. Si occupa di progetti di comunicazione per grandi eventi, prevalentemente riguardanti il Giappone, come il Milano Manga Festival. È membro dell’AISTUGIA (Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi). Per Feltrinelli ha curato il volume Il Sushi uscito nella collana Real Cinema insieme al DVD Jiro e l’arte del sushi, di cui questo volume è un’edizione ampliata, aggiornata e illustrata.
Ami dagli occhi color del mare di Valerio Sericano
Pubblichiamo con piacere la presentazione dell'e-book "Ami dagli occhi color del mare" (Edizioni Esordienti) a cura dell'autore Valerio Sericano. Buona lettura!
Ami dagli Occhi Color del Mare
Una storia d'amore che narra dell'incontro fra mondi lontani, sullo sfondo del dramma giapponese dell'11 marzo 2011
Che cosa può unire l'Argentina del primo novecento con la Genova di oggi e il Giappone contemporaneo? Un filo rosso che racconta storie di vita, d'amore e di lontananza, narrate attraverso le emozioni di personaggi che non volteggiano in mondi eterei e surreali ma vivono nel pieno la realtà, colorandola a tinte forti con le proprie esperienze quotidiane.
L'editore ha incluso il romanzo nella collana “L'amore ai tempi del web” perché la storia principale narra dell'incontro quasi casuale su un social network di uno studente universitario italiano con una coetanea giapponese. Un incontro che porterà il protagonista a sognare una storia d'amore “esotica” e fuori dal mondo reale. Quando il giovane sarà chiamato a vivere sul serio quella storia, incontrando nel mondo reale la sua fidanzatina telematica dopo essere volato a Tokyo e poi a Sendai, scoprirà un mondo che inizialmente non capirà per nulla, ma del quale s'innamorerà inesorabilmente attraverso esperienze ingenue e un po' naif. I due giovani protagonisti vivranno una magica storia d'amore fino a che l'onda nera dell'11 marzo 2011 non travolgerà tutto quanto. Da quel giorno per loro nulla sarà più come prima e si troveranno a vivere non più il loro sogno fatato, ma una realtà dura, che li costringerà a compiere delle scelte dolorose.
Il giovane protagonista italiano smetterà fatalmente di sognare, ma nel ricordo dell'antica storia d'amore vissuta cento anni prima da un proprio avo in Argentina, sarà il sogno a compiere il viaggio inverso andando a bussare alla sua porta...
Il romanzo offre diverse chiavi di lettura, ma su tutte prevale il tema dei rapporti a distanza e dell'incontro fra culture diverse e lontane. Vivendo un amore per mezzo di lettere che attraversano gli oceani come accadeva cento anni fa, oppure chiacchierando davanti ad una webcam come è possibile fare oggi, poco cambia quando i protagonisti sono fisicamente separati da migliaia di chilometri di distanza. Di fronte alla voglia di due innamorati di sfiorarsi, toccarsi e baciarsi, anche la tecnologia più progredita è costretta fatalmente ad arrendersi
L'autore: Valerio Sericano è al suo secondo romanzo. Pur non trascurando gli excursus storici, il suo ambito spazia dal filone romantico sentimentale al mondo fantasy. Laureato in storia, nutre una grande passione per lo studio delle culture orientali e di tutto quanto appartiene in particolare al mondo del Sol Levante.
Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 1987 KB
Lunghezza stampa: 219
Editore: Edizioni Esordienti E-book (5 maggio 2015)
Disponibile su: Amazon.it
Lingua: Italiano
Prezzo: Euro 4,99
Link: http://www.amazon.it/dagli-occhi-color-Lamore-tempi-ebook/dp/B00X6NK9UO/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1431075399&sr=8-1&keywords=ami+dagli+occhi+color+del+mare
Le coloratissime carpe del kodomo no hi
Il 5 maggio in Giappone si festeggia il kodomo no hi, la festa dei bambini! I koinobori sono l'usanza più significativa e gioiosa di questa festa nazionale: sono delle enormi carpe di carta o di stoffa dipinte a colori vivaci, che ondeggiano come nuotassero nell'aria. Questi pennoni, che prendono il nome da koi che significa appunto "carpa", condensano tutte le valenze simboliche della festa, celebrata come un augurio di energia fisica e spirituale, oltre che di crescita e successo sociale. Ogni famiglia che vanti uno o più figli maschi, per l'occasione segnala orgogliosamente al mondo la propria ricchezza issando sul tetto, per mezzo di corde, in cima a una lunga asta di bambù, tante carpe quanti sono i bambini in casa.
Nakata ambasciatore del Giappone nel mondo: la nuova vita di Mister Hide
Segnaliamo qui di seguito l'intervista di Stefania Viti a Hidetoshi Nakata, pubblicata sul sito del Messaggero.
Per leggere l'intervista clicca qui.
Joe Hisaishi. Le cinque musiche che tutti conoscono
Mancano ormai pochi giorni all'inizio del Far East Film Festival, il più importante festival di cinema asiatico esistente in Europa, che si terrà a Udine da giovedì 23 aprile a sabato 2 maggio con 70 film e 11 diverse aree geografiche (dal super kolossal “Dragon Blade” con Jackie Chan, Adrien Brody e John Cusack all’epic action “The Taking of Tiger Mountain”, passando per la sezione speciale dedicata alle martial arts hongkonghesi). Prenderà il via con un appuntamento destinato a fare storia: il concerto evento del grande maestro giapponese Joe Hisaishi, alla sua prima assoluta in Italia. L’attesa è davvero alle stelle, i 1.000 biglietti disponibili sono stati venduti in poco più di 24 ore in tutto il mondo e a Udine arriveranno fan da Spagna, Svizzera, Gran Bretagna, Francia, Giappone, Germania e da tutta Italia, un soldout da record.
Sul palco del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dove riceverà anche il Gelso d’Oro alla carriera, giovedì 23 aprile alle ore 20:30, il Maestro giapponese – leggendario compositore dei capolavori di Miyazaki e Kitano – dirigerà la RTV Slovenia Symphony Orchestra e si siederà anche al pianoforte, sfogliando pagine in perfetto equilibrio tra cinema e produzione solista.
Uno straordinario viaggio capace di spaziare dai colori sofisticati del minimalismo a quelli densi e gioiosi, assolutamente inconfondibili, che hanno fatto di Hisaishi uno degli ultimi (altissimi) autori di musiche sinfoniche per il grande schermo.
JOE HISAISHI: le 5 musiche che tutti conoscono
Joe Hisaishi – One Summer's Day (La Città Incantata)
https://www.youtube.com/watch?v=d1ni1sVCgEk
È il brano principale della colonna sonora di “La Città Incantata”, il film d’animazione capolavoro di Hayao Miyazaki, acclamato all’unanimità come uno dei migliori film della storia, che vinse l’Oscar per il miglior film d’animazione, l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e che nel 2001 divenne il film con il maggiore incasso nella storia del Sol Levante superando anche Titanic
Joe Hisaishi – Tonari no Totoro (Il mio vicino Totoro)
https://www.youtube.com/watch?v=BdNksb9Rtic
È uno dei brani più amati di “Il mio vicino Totoro”, il celebre film d’animazione giapponese, diretto da Miyazaki, inserito nella speciale classifica dei 500 migliori film della storia, dalla rivista britannica Empire, supervisionata da Quentin Tarantino, Mike Leigh e altri grandi registi mondiali
Joe Hisaishi – Ashitaka Sekki (Principessa Mononoke)
https://www.youtube.com/watch?v=RtPm5GiJ_iM
È la traccia iniziale di “Principessa Mononoke”, uno dei film più amati e premiati del celebre regista Miyazaki. Acclamate e apprezzatissime anche le musiche, al punto da pubblicare, su etichetta Tokuma Japan Communications, ben 4 album contenenti la colonna sonora del film
Joe Hisaishi – Summer (L’Estate di Kikujiro)
https://www.youtube.com/watch?v=qEb4TG10jW8
Il brano è stato inserito nella colonna sonora di “L’Estate di Kikujiro”, celebre film di Takeshi Kitano presentato al Festival di Cannes nel 1999, ed è diventato uno dei pezzi più famosi del Maestro, scelto anche per la campagna mondiale della Toyota Corolla
Joe Hisaishi – Okuribito (Departures)
https://www.youtube.com/watch?v=UiyFeT0Tpkk
È il penultimo brano e uno dei principali della colonna sonora di “Departures”, il film diretto da Yojiro Takita che si è aggiudicato l’Oscar al miglior film in lingua straniera nel 2009 e in Italia è stato distribuito dalla friulana Tucker Film. Il brano è stato inserito nell’album della colonna sonora, registrato assieme alla Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra e la NHK Symphony Orchestra, ed è stato pubblicato dalla Universal Music Japan.
Lo Special Gala Concert del FEFF 17, ricordiamo, è una co-produzione tra il Far East Film Festival e il Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”con Newbility Arts & Entertainment Limited (Cina) e Azalea Promotion, presentata da AMGA - Energia & Servizi; Centro Commerciale Città Fiera, Credifriuli – Credito Cooperativo Friuli; Demar Caffè; GLP - Intellectual Property Office; H.I.S. - Specialisti dei viaggi in Giappone; IDEAPROTOTIPI - Prototypes for the Industry; Nonino Distillatori e Prontoauto.
Con la partecipazione tecnica di Fazioli Pianoforti e Lorenzo Cerneaz Pianoforti - Rivenditore Esclusivo Steinway & Sons per il Friuli Venezia Giulia.
Per maggiori informazioni: http://www.fareastfilm.com/EasyNe2/homepage.aspx
Naruto: Masashi Kishimoto premiato dal Ministero della Cultura Giapponese
Masashi Kishimoto, creatore del celebre manga Naruto, ha ricevuto pochi giorni fa un premio da parte del Ministero della Cultura Giapponese per la sua opera pluridecennale.
Per saperne di più leggi l'intero articolo:
Esquilino, l'albero della pace per le vittime di Nagasaki
Nel giardino del dipartimento di Studi Orientali della Sapienza, vicino a piazza Vittorio, piantato iil Kaki nato dai germogli della pianta sopravvissuta to ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Per leggere l'intero articolo clicca sul seguente link:
Hizen, forno ufficiale Nabeshima. Piatto con disegno geometrico
Hizen, forno ufficiale Nabeshima
(1670 - 1700 circa)
Piatto con disegno geometrico
Porcellana decorata in blu cobalto sotto vetrina e smalti policromi sopra vetrina
diametro 15 cm
La porcellana di Nabeshima veniva realizzata a Okawachi vicino ad Arita, sotto l’autorità del clan di Nabeshima. I signori feudali appartenenti a questo clan, estremamente orgogliosi delle loro moderne tecniche di lavorazione, erano soliti portare in dono porcellane e spade ai signori delle altre province per dimostrare il loro prestigio.
La maggior parte delle porcellane di Nabeshima, vennero eseguite nell’era Enpou (1673-1681); erano decorate esclusivamente con quattro colori: rosso, blu, verde e giallo, e i loro disegni, ispirati alle piante o a i decori dei kimono. La composizione di questi piatti è spesso basata sulla tensione creata dall'alternanza dei decori a spazi completamente vuoti. In questo caso il piatto è decorato con un motivo geometrico ispirato a decorazioni tessili; si tratta di un unicum: non sono stati trovati infatti esemplari simili. Ne risulta una composizione davvero unica, elegante e minimale che anticipa il design contemporaneo.
L'esterno del piatto, come tipico nella produzione di Nabeshima, è decorato con tre gruppi di shippo tsunagi (monete legate) e un motivo a pettine sulla base.
Fonte: Piva Arte Giapponese
Expo, tutto il buon cibo giapponese oltre la cultura del sushi
Il Messaggero, 24 marzo 2015
Con i suoi 4170mq sarà uno dei padiglioni più grandi di Expo 2015 a Milano. E visto l’interesse che la cucina giapponese (washoku, la cucina tradizionale è diventata patrimonio Unesco nel 2013) sta riscuotendo in Italia e nel mondo, anche uno dei più attesi. Ma cosa si mangerà nel Padiglione Giappone di Expo? Lo ha svelato JRO – The Organization to Promote Japanese Restaurants Abroad – a un evento organizzato a Milano presso InKitchen e dedicato alla cucina e ai ristoranti nel padiglione. “L’obiettivo”, spiega l’organizzazione, “è andare oltre il sushi e cercare di presentare la cultura culinaria giapponese in tutta la sua completezza”.
Articolo di Stefania Viti, per scaricare il pdf completo vai su www.stefaniaviti.com.