Un tanka alla settimana
"Se frequenti la dimora
di quella persona scomparsa,
o cuculo,
porta il messaggio
che sempre io piango al ricordo di lei."
"Naki hito no
yado ni kayowaba
hototogisu
kakete na ni nomi
naku to tsugenamu."
なき人の
宿に通はば
郭公
かけてねにのみ
なくと告げなむ
Anonimo
Otaku Coin, la nuova criptovaluta per gli otaku
Nasce in Giappone l'Otaku Coin, la nuova criptovaluta creata appositamente per gli appassionati di anime, manga e videogame
Negli ultimi mesi, uno degli argomenti più discussi è stato sicuramente il boom delle criptovalute, monete virtuali che possono essere utilizzate per comprare e vendere sul web, e non solo. Sono infatti moltissimi i negozi e le attività commerciali che li stanno introducendo come forma di pagamento alternativa di fianco a contanti e carte di credito. Soprattutto in Giappone, le criptovalute sono diventate una vera e propria moda. Basti pensare ai giganteschi cartelloni pubblicitari di Shibuya che promuovono i Bitcoin (la moneta virtuale più diffusa) oppure il gruppo di idol Kasō Tsūka Shōjo (Crytpo Currencies Girls), in cui ognuna delle sei ragazze del gruppo in cui ogni componente rappresenta una moneta virtuale (Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum, NEO, Monacoin, Cardano, NEM e Ripple).
Non è un caso, quindi, che il Giappone sia uno dei paesi con più scambi in criptovalute al mondo. Si calcola, ad esempio, che un terzo degli scambi in Bitcoin sia effettuato proprio dalla Terra del Sol Levante, incoraggiati anche dalle martellanti pubblicità in televisione o su internet. Mentre in alcuni paesi è vietata la pubblicizzazione delle monete virtuali (come in Cina o in Corea del Sud) in Giappone vengono addirittura trasmessi spot televisivi sulle varie criptovalute. Una corsa che si è solo in parte arrestata in seguito all'attacco informatico a Coincheck, punto di riferimento in Giappone per lo scambio di criptovalute, in cui sono stati rubati più di 580 milioni di dollari, considerato il più grande nella storia nel mondo delle valute digitali. Altro furto avvenne nel 2014 a spese di Mt. Gox, altra piattaforma di scambio, la cui sede era nel famoso quartiere di Shibuya. All'epoca la società aveva perso una cifra compresa tra i 400 e i 480 milioni di dollari, spingendo i legislatori giapponesi a varare una legge per regolamentare gli scambi di Bitcoin.
Non c'è da stupirsi quindi che l'azienda Tokyo Otaku Mode - attiva da anni nel settore dell'intrattenimento made in Japan - abbia creato una nuova criptovaluta, l'Otaku Coin, dedicata appunto agli otaku. Questo termine si riferisce a tutte quelle persone appassionate in maniera ossessiva di anime e manga, e a tutti i prodotti correlati ad essi. Il lancio dell'ICO (Initial Coin Offering, ovvero il valore iniziale con cui viene immessa una moneta sul mercato) è previsto per l'estate 2018. Ma la cosa veramente unica è il modo in cui i fan di Tokyo Otaku Mode potranno ottenere gli Otaku Coin. Oltre ad acquistarli normalmente, si potrà guadagnare moneta virtuale guardando anime, condividendo contenuti e scrivendo recensioni. Uno degli obiettivi degli sviluppatori è quello di mettere in comunicazione appassionati di anime e manga con autori e sviluppatori di tutto il mondo fornendo loro una piattaforma condivisa su cui poter fare acquisti o supportare economicamente progetti e creatori di contenuti, senza preoccuparsi delle fluttuazioni dei tassi di cambio. La creazione di un ecosistema basato sui contenuti otaku permetterà di produrre contenuti di qualità grazie al rapporto diretto tra fan e autori. Un circolo virtuoso che permetterà ai cripto-finanziatori di ricevere in cambio, sempre in criptovaluta, piccole percentuali, come conseguenza della messa in commercio di videogame, musica e manga. Fra le menti dietro l'operazione ci sono Taro Maki (presidente di GENKO), Nobuhiro Oga (presidente di Shogakukan) e Palmer Luckey (fondatore di Oculus VR).
A fianco di Tokyo Otaku Mode, sono molte le aziende giapponesi che stanno studiando come entrare nel mercato delle criptovalute. È solo di pochi giorni fa, ad esempio, la notizia che il colosso della messaggistica LINE vuole creare una propria piattaforma per la compravendita di monete virtuali.
Il cioccolato rosa per San Valentino in Giappone
L'ultima novità della Barry Callebaut è il cioccolato rosa, prodotto naturalmente, senza coloranti e additivi, che ha portato successivamente alla creazione del Kit Kat Chocolatory Sublime Ruby.
Per San Valentino in Giappone, come in tantissimi altri paesi, la tradizione vuole che si regali del cioccolato, e quest'anno, per le ragazze, tra i dolci da comprare, c'è una novità. Questa innovazione è la cioccolata rosa che sta spopolando nelle cioccolaterie di Tokyo, inventata dalla casa svizzera Barry Callebaut nel settembre 2017. Ѐ il primo nuovo cioccolato introdotto da 80 anni, infatti l'ultimo inventato è stato il cioccolato bianco prodotto negli anni '30. Con il suo colore rosa shocking è il regalo perfetto per San Valentino. Il cioccolato rosa "Ruby Chocolate", è meno dolce, con un retrogusto fruttato vicino ai frutti di bosco. Il colore non deriva da additivi o coloranti, ma dal tipo di fava di cacao che racchiude lo stesso pigmento. Successivamente la divisone giapponese del gruppo Nestlé, grazie all'invenzione della Barry Callebaut e collaborando con lo chef Yasumasa Takagi, ha lanciato il nuovo Kit Kat Chocolatory Sublime Ruby, disponibile nei negozi solo in Giappone e Corea del Sud, come il "Ruby Chocolate". Questi due paesi sono stati scelti a causa dell'inaspettato successo avuto dai vari gusti del Kit Kat in questi due mercati.
[blockquote align="none" author="Yasumasa Takagi"]“Sono davvero onorato di essere parte di questo momento decisivo nella storia del cioccolato, col quale ho lavorato per più di trent’anni”, ha dichiarato. “Ho creato un KitKat particolarmente semplice che permette di godere della caratteristica fragranza fruttata e sottile acidità del cacao rosa al suo massimo”. [/blockquote]
Sandra Martinez, capo globale della produzione dolciaria di Nestlè, ha affermato che il Giappone è il mercato che ha reso Kit Kat così iconico grazie a tutti i gusti differenti che ha creato. È un brand moderno in sintonia con i millenial, rappresenta quindi il marchio giusto per portare il primo cioccolato rosa del mondo.
Il Kit Kat rosa si andrà ad aggiungere ai gusti già presenti in Giappone, più di 300, come quello al wasabi, ai fiori di ciliegio, alla salsa di soia, ai fagioli e a molti altri. Il suo successo deriva dal nome: la sua pronuncia è “kitto katto” (in katakana: キットカット), e ha un suono che somiglia a quello di kitto katsu きっと勝つ, “vittoria certa”. Inoltre il colore rosa richiama i fiori di ciliegio ed è molto usato nell'estetica kawaii, la cioccolata di questa innovativa sfumatura risulterà un regalo molto gettonato per San Valentino.
Un tanka alla settimana
"Ebbene, mi dico,
se faccio questo succede quello,
se faccio quello...
ahi, non so cosa dire,
non va bene proprio niente."
"Soeni tote
to sureba kakari
kaku sureba
ana iishirazu
ausa kirusa ni"
そへにとて
とすればかかり
かくすれば
あな言ひしらず
あふさしるさに
Anonimo
Un tanka alla settimana
"Anche se sarò separato
da te, in una lontananza
infinita al di là delle nubi,
come potrei lasciarti
distante dal mio cuore?"
"Kagiri naki
kumoi no yoso ni
wakaru to mo
hito o kokoro ni
okurasamu ya wa."
かぎりなき
雲井のよそに
わかるとも
人を心に
をくらさむやは
Anonimo
Un tanka alla settimana
"In questo mondo,
quale dimora
potrei chiamare mia?
Ovunque portino i miei passi,
via adagerò il mio corpo."
"Yo no naka wa
izure ka sashite
wa ga naramu
yukitomaru wo zo
yado to sadamaru."
世中は
いづれか指して
わがならむ
行きとまるをぞ
宿とさだまる
Attribuita a Semimaru
Un giorno a Yokohama
Una tranquilla giornata a Yokohama
Era da un po’ di tempo che avevo in mente di recarmi a Yokohama ma non avevo mai trovato il momento giusto per andarci. Eppure Yokohama non è una meta che passa inosservata: la città, centro della prefettura di Kanagawa, è seconda in Giappone per numero di popolazione, è un fondamentale scalo commerciale per l’area di Tokyo e uno dei porti più importanti del paese.
Con alcuni amici perciò decidiamo di passarci una giornata. Da Tokyo, partendo dalla stazione di Shinjuku, prendiamo la Shonan-Shinjuku Line e in circa 35 minuti arriviamo. È una fresca e bella mattinata e, usciti dalla stazione, una delle prime cose che sentiamo è un piacevole odore di mare, il che ci sorprende visto l’intensa attività portuale della città. Camminando un po’, l’atmosfera non fa che migliorare e ci accorgiamo di quanto poco basti per allontanarsi dalla bella ma frenetica Tokyo: troviamo chi parla sulle panchine, chi passeggia sul lungomare, chi fa jogging e chi porta a spasso il cane. Il tutto con davanti un mare tranquillo.
Per giungere alla nostra prima tappa passiamo vicino alla zona del porto che fu storicamente adibita alla permanenza degli stranieri, conosciuta come Kannai. Yokohama, con l’apertura del Giappone agli altri Stati a seguito della restaurazione Meiji del 1868, è stato il primo porto nel quale agli stranieri fu consentito commerciare. Gli edifici presenti (in gran parte ricostruzioni a seguito di disastri naturali e bombardamenti) sono infatti in linea con lo stile dell’epoca. Passiamo attraverso il bello (ma piccolo) parco Yamashita e arriviamo alla nave-museo Hikawa Maru. Questo transatlantico era stato per molti anni un lussuoso mezzo di trasporto nelle rotte tra Yokohama, Vancouver e Seattle. Nel dopoguerra fu messo in disarmo, attraccato permanentemente, e aperto ai visitatori. La nave è fedelmente conservata come quando era in attività ed esplorando l’interno della nave abbiamo l’impressione di rivivere le esperienze degli ospiti di inizio XX secolo. Molto suggestivo.
Senza accorgercene si fa ora di pranzo e allora cogliamo l’occasione per recarci in uno delle zone che rendono celebre Yokohama, la sua Chinatown. Nonostante sia presente anche in altre città come Nagasaki e Kobe, la Chinatown di Yokohama è la più grande di tutta l’Asia ed ha una popolazione residente stimata tra le 3000 e 4000 persone. Fatti pochi metri ci sembra davvero di essere entrati in una via affollata di Shangai, con ristoranti che fanno a gara per sgargianti decorazioni ed altri negozi che mettono in vendita un po’ di tutto: amuleti, lanterne, incenso, spezie e oggettistica tradizionale cinese. Per una cifra fissa, quasi tutti i ristoranti offrono menu all you can eat e noi, ovviamente, ne approfittiamo passando più di due ore impegnati a provare qualsiasi cosa ci ispiri.
Un po’ appesantiti usciamo dal ristorante e dopo un altro breve giro nel quartiere, ci dirigiamo verso la Yokohama Marine Tower, il più grande faro su terraferma del mondo. All’ingresso prendiamo l’ascensore e dopo una salita a dir poco lunga ci troviamo all’ultimo piano dove è possibile accedere all’osservatorio. La torre infatti, alta 106 metri, offre una vista speciale della città e se il tempo è dalla vostra parte, è possibile vedere anche il monte Fuji. Purtroppo non siamo stati molto fortunati e del monte Fuji abbiamo visto sì e no la sagoma, ma in compenso la vista della città, dato anche che il sole stava tramontando, era davvero notevole. Rimaniamo per un po’ incantati ad ammirare questa città, così viva ma allo stesso tempo tranquilla, e una volta usciti oramai è già buio. La fortuna stavolta è dalla nostra parte perché in periodo autunnale/invernale a Yokohama di norma vengono allestite delle belle illuminazioni nella zona del lungomare, e così tornare a passeggiare da quelle parti diventa la nostra mossa successiva. Oltre alle luci che, unite con la vista e il rumore del mare danno vita a un effetto molto piacevole, nelle strade della baia troviamo anche molte bancarelle, negozi, spettacoli all’aperto e tanta tanta gente.
Quel giorno il tempo è volato, e giusto il tempo di bere qualche birra e mangiare qualcosa che già era ora di tornare verso Tokyo. Tanti erano i posti che ancora volevamo vedere, come per esempio il complesso Cosmoworld con la sua ruota panoramica, il museo del ramen, il grande giardino Sankeien, la fabbrica della birra Kirin e molti altri. Troppi per un solo giorno!
Soddisfatti e, nonostante le attività della giornata, rilassati dalle belle caratteristiche della città, prendiamo il treno con l’intenzione però, prima o poi, di ritornare per finire i nostri itinerari.
Marco Furio Mangani Camilli
Un tanka alla settimana
"Ogni volta che viene
la fine dell'anno,
sempre di più,
fitta cade la neve
e logora si fa la mia vita."
"Aratama no
toshi no owari ni
naru goto ni
yuki mo wa ga mi mo
furi masaritsutsu"
あらたまの
年の終りに
なるごとに
雪もわが身も
ふりまさりつつ
Ariwara no Motokata
Un tanka alla settimana
"Sotto la coltre di neve
un sentiero ove nessuno passa
è, forse, il cuore umano?
Senza lasciare orma
si dileguano i fuochi del sentimento."
"Yuki furite
hito mo kayowanu
michi nare ya
atohaka mo naku
momoi kiyuramu"
ゆきふりて
人も通はぬ
道なれや
跡はかもなく
思ひきゆらむ
Oshikoshi no Mitsune
Una ricetta di vita - Kabocha no Nimono
Zucche e...Limoni!
All'arrivo di dicembre, in Italia, ci siamo ormai abituati al freddo pungente della stagione invernale. Non è così? In Giappone è lo stesso, in questo periodo fa davvero molto molto freddo. Ogni anno prima di Natale, intorno al 22 dicembre, ricorre il Solstizio d'Inverno. È il giorno con il periodo di sole più breve e la notte più lunga. In questa giornata, la tradizione giapponese prevede che si mangi la zucca bollita (kabocha no nimono) e, dopo pranzo, ci si immerga in un bagno di acqua calda e yuzu, un tipo di agrume giapponese, simile al limone.
Fin dai tempi antichi, è abitudine consumare in inverno le zucche coltivate e maturate durante l'estate. Si dice che le vitamine di cui è ricco il vegetale, consentano di superare l'inverno senza ammalarsi. Naturalmente, quando si parla di zucca, una delle ricette a cui si pensa subito è proprio il kabocha no nimono, che vi presentiamo oggi.
Oltre a mangiare la zucca, l'altra usanza giapponese tipica del Solstizio Invernale è il yuzuyu, cioè il bagno con i yuzu. Come è noto, la maggior parte dei giapponesi ogni giorno non fa solo la doccia, ma si immerge anche nell'ofuro (una specie di vasca da bagno), pieno fino all'orlo. In questa giornata, appena gli agrumi noti come yuzu vengono fatti galleggiare in acqua, i giapponesi non vedono l'ora di immergersi. Gli yuzu sono frutti tipici invernali. Hanno un profumo fresco e molto caratteristico, a metà strada tra i limoni e le arance.
Si dice che il forte odore tenga lontani gli influssi negativi. Inoltre, è molto diffusa la credenza che se gli yuzu, dopo essere stati utilizzati per il bagno, vengono utilizzati come ingredienti in qualche ricetta, riscaldano il corpo e aiutano a far passare i malanni.
Kabocha no Nimono - Preparazione:
In Italia, potremmo definire il kabocha no nimono un contorno di verdure.
- Tagliare la zucca a cubetti. Non devono essere né troppo grandi né troppo piccoli, ma della misura in cui possano essere un facile boccone. Smussa gli angoli, affinché il cubetto non si sfaldi durante la cottura.
- Immergere la zucca nel brodo (dashi) a base di alga conbu o a base di alga conbu e katsuobushi (fiocchi di tonno essiccato)
- Aggiungere mirin (saké dolce per uso culinario), salsa di soia e sale. Far bollire finché la zucca non diventa tenera.
Il kabocha no nimono - all'interno dei piatti bolliti - è forse il più comune. Si mangia al Solstizio d'Inverno, ma in Giappone si mangia abitualmente durante tutto l'anno, caldo appena tolto dal fuoco, lasciandolo riposare a temperatura ambiente o anche freddo, in estate.
Keiko Irimajiri
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