GLI AINU DEL GIAPPONE – V. PRESERVAZIONE CULTURALE E MEMORIA
La situazione contemporanea degli Ainu, è intimamente connessa con la strategia adoperata durante gli anni di assimilazione. In genere, quando si fa riferimento alla cultura giapponese, la si intende come una cultura “omogenea”, nonostante vi siano attualmente differenti gruppi etnici. Per quanto concerne gli Ainu e la tradizione culturale, possiamo considerarla come un lavoro di costruzione o come un prodotto soggetto alla condizione di trasformazione. Ciò ha richiesto periodi di intensa attività finalizzati all’affermazione dei propri diritti e dei propri aspetti religiosi, come pure momenti di grande passività, fino a includere una fase in cui essi erano tentati ad integrarsi nelle credenze del gruppo dominante. Quest’ultimo atteggiamento era dovuto alla considerazione che essi avevano della loro tradizione, come appartenente oramai al passato.
Le teorie sulla modernizzazione, pongono in relazione antagonistica la tradizione e il cambiamento e il primo passo verso la rivitalizzazione necessita proprio di una sintesi tra di essi. L’immagine che noi, come pure gli Ainu hanno della loro tradizione culturale, è certamente il risultato della loro specifica storia, la quale ha subìto e subisce ancora differenti interpretazioni. In realtà, non vi è un’unica immagine di un processo continuo di costruzione della stessa, ma uno spettro di possibili costruzioni dato dal fatto che gli individui apprendono dall’esperienza e riconsiderano il loro punto di vista. Ciò può essere visto e interpretato, come un lavoro di costruzione/trasformazione. Più precisamente, essi sperimentano i mutamenti della moderna società giapponese e quegli elementi essenziali vengono etichettati come “memoria”.
Mi piace ascoltare la mia amica Sachiko, quando mi racconta del mondo Ainu. Mi parla dell’esistenza di una complessa relazione fra il mondo degli dèi (Kamui Moshiri) e il mondo degli uomini (Ainu Moshiri); una interazione costante, tanto che attraverso i sogni è possibile connettersi con i propri antenati e ricevere indicazioni su vicende quotidiane. Tale relazione, uomo - divinità o Kamui, è alla base della tradizione orale, intrisa di storie che parlano di benedizioni ricevute dopo aver correttamente eseguito le cerimonie. Scongiuri e altre formule tentano di onorare le divinità e ottenerne i favori. Di fatto, il rituale stesso viene considerato come avente un forte potere manipolatore delle energie.
Nella cosmologia Ainu, tre sono i concetti chiave, Ramat, Kamui e Inau. Tutto ciò che esiste è dotato di Ramat. Esso è l’essenza di tutte le cose. E’ l’anima degli uomini, il principio vitale degli animali e delle piante, la forza che muove il vento, che agita il mare, che trascina i fiumi, il sostrato degli oggetti casalinghi o di quelli utili alla caccia. Solo gli organismi morti, gli oggetti rotti, ciò che deve decomporsi per rimettere in circolazione la materia di cui è costituito, non ha Ramat. Questa percezione animista del mondo, fa sì che essi attribuiscano potere sacro a oggetti come ad esempio gli amuleti offerti alle divinità per averne i favori. E’ possibile discolparsi per mezzo di rituali e offrendo loro Inau, bastoncini di legno intagliati nel legno del sacro salice, lunghi da pochi centimetri ad oltre un metro. Essi presentano una punta ad una estremità per poterli conficcare nel suolo, mentre all’altra, possono presentare trucioli (kike) come a formare dei capelli o un mantello sacro con potere protettivo. In questa complessa cosmogonia, dove il mondo degli déi e quello degli uomini si trovano in un universo parallelo, vanno così a formare una dimensione armonica.
“Inau”, presso il Museo dell’Hokkaidō. Foto di Flavio Risi.
La dinamica inerente i valori alla base della tradizione religiosa, era favorita dal fatto che le ideologie religiose continuano ad esistere non solo nella memoria, ma anche nella pratica, come dimostra il fatto che gli Ainu celebrano ancora diversi rituali religiosi. Essi includono le cerimonie: Iyomante (“sacro invio dell’orso”, esso era la manifestazione terrena del dio supremo delle montagne, Kira-Mante-Kamui (o Kim-un-Kamui), che assumeva tale travestimento per discendere sulla terra. Il rito prevedeva la cattura di un cucciolo d’orso, che veniva allevato come un animale domestico, fino all'età di tre-quattro anni, nutrito con il cibo migliore e a cui venivano offerte birra sacra di miglio e preghiere. In passato, quando l’animale era molto piccolo e senza denti, una delle donne del villaggio diventava la sua ‘madre putativa’ e lo allattava al seno. L’idea fondamentale che è alla base di questi costumi e dello Iyomande stesso, è che il dio-orso gioisce delle stesse cose di cui gioiscono gli esseri umani); Shakushain (il nome di Shakushain si deve alla più importante ribellione Ezo nel 1669, quando il capo Shakushain venne ucciso. Dal 1946, il 23 settembre di ogni anno, viene organizzato un evento che commemora proprio la figura di Shakushain); Marimo Festival (il termine marimo deriva da mari, che in lingua giapponese è tradotto come “biglia”, mentre mo è un termine generico per le piante che crescono in acqua. Il primo “Marimo Festival”, venne celebrato presso il lago Akan, nel 1950. Cerimonie simili in passato, vennero etichettate dalle autorità giapponesi, come “cruenti”, “incivili” o “inventate” e inoltre, quando l’Hokkaidō fu annesso al Giappone, nel 1868, la pratica dello Iyomante venne proibita. Per quanto riguarda il Marimo Festival, con il tempo ha acquisito un importante riscontro, non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Infine la cerimonia di Shakushain, vide la creazione di una statua a Shizunai che è possibile visitare nel Parco Mauta, sulla costa meridionale dell’Hokkaidō. Accanto alla statua sorge lo “Shakushain Memorial Museum”, costruito nel 1978 da un castello abbandonato, che è possibile visitare durante tutto l’anno, con ingresso gratuito.
Cerimonia dell’orso “Iyomante”, foto scattata presso il Museo dell’Hokkaidō.
Quando parliamo di rituali religiosi e di attività culturali, intendiamo pratiche il cui potenziale è stato sottostimato per secoli. L’attuale pratica, non è meramente una questione di rappresentazione, ma diviene una modalità o una interpretazione in versione moderna, grazie alla quale gli Ainu si servono per attrarre turisti e giornali. In questo modo, percepiscono la loro tradizione religiosa come quel frammento che è andato perduto, come qualcosa di esterno a se e che essi stessi si sforzano di recuperare. Si tratta dunque di un patrimonio religioso e culturale che è stato ridimensionato per sfruttarne una nicchia commerciale.
Tra gli Ainu sussiste il forte ideale secondo cui, il cammino di coesistenza tra essi stessi e i giapponesi non-Ainu, potrebbe svilupparsi in una maniera costruttiva includendo rispetto per ognuna delle due culture, sia nelle piccole comunità regionali, sia nella grande società giapponese.
Esiste in realtà, una diversa maniera fra gli individui di intendere la promozione della cultura Ainu, poiché diversi sono i punti di vista e diverse le idee. Essa rappresenta un elemento di inestimabile valore del proprio patrimonio e una risorsa preziosa sia per gli Ainu stessi, che per la società giapponese la quale, attraverso una politica di promozione, tenta di realizzare una società multiculturale, traducendo questo impegno in un immenso sforzo per sostentare il popolo Ainu.
Sabrina Battipaglia
Haiku - Fiori di pruno:
Fiori di pruno:
si raccoglie il fresco
negli angoli della stanza
sumi-zumi ni
nokoru samusa ya
ume no hana
-Yosa Buson
dal 04/05/2020 al 08/05/2020
Cos'è successo in Giappone questa settimana? Ecco alcune news!
notizie raccolte dal 27/04/2020 al 01/05/2020
DICHIARAZIONE DELLO STATO DI EMERGENZA
Il Governo ha dichiarato che la dichiarazione dello stato di emergenza si estende fino al 31 maggio a causa della diffusione del Covid-19. Il Primo Ministro Abe è apparso in un programma il 6 maggio, e ha espresso l’intenzione di revocare prima del 31 maggio se possibile sentendo le opinioni degli esperti intorno il 14 maggio. Chiederà agli esperti le loro opinioni su com’è cambiato il numero di contagi e se gli ospedali siano sufficientemente attrezzati. Dopo di che, ha aggiunto che chiederà agli esperti di creare dei criteri oggettivi, che poi spiegherà, per aiutare la decisione di revocare o meno lo stato d’emergenza.
AUMENTO DELLE VENDITE DI MCDONALD
McDonald’s Japan ha annunciato il 7 maggio che le vendite in aprile erano aumentate del 6,5 % rispetto all’aprile dell’anno scorso. Mentre l’industria della ristorazione si trova in una situazione difficile, è aumentata la domanda di take away e a domicilio. McDonald ha sospeso il servizio nei locali durante la notte a Tokyo all’inizio di aprile. Dal 29 aprile, tutti i circa 2900 punti in tutto il Giappone hanno sospeso il servizio tutto il giorno. Anche a causa di questo il numero di clienti in aprile è diminuito del 18,9 %, pur non inficiando ill fatturato. Ha deciso di continuare le misure restrittive fino almeno al 14 maggio. Poi, prenderà una decisione in base alle richieste del Governo e dei comuni.
ESAME PCR
Fino ad ora, ci si poteva sottoporre all’esame PCR per il Covid-19 quando una febbre più di 37,5 gradi continuava per quattro giorni. Tuttavia alcune persone improvvisamente si sono sentite male prima, così il Ministro della Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale Kato, il 6 maggio, ha comunicato che l’esame PCR seguirà due nuovi criteri: se si pensa di avere la febbre alta, si può farlo immediatamente, chi ha invece già un’altra indisposizione può farlo anche se la febbre è lieve. Il Ministero della Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale ha detto che annuncerà presto un nuovo programma per l’esame PCR.
CONVENIENCE STORE VENDE LE VERDURE DI CUI HANNO CHIUSO I LUOGHI DI VENDITA
Una grande azienda di convenience store sta provando a vendere le verdure che a causa della diffusione del Covid-19 erano vendute in luoghi ora chiusi. Per il trasporto delle verdure utilizza gli autobus ad alta velocità di cui gli incassi sono diminuiti, così da sostenere anche queste aziende. Ha iniziato LAWSON il 4 maggio: acquista direttamente 9 tipi di verdure come melanzane e peperoni che sarebbero dovute essere vendute a “Michi no Eki (letterariamente significa stazione di via, è un luogo sulle strade dove si può riposare, mangiare, comprare, corrispettivo giapponese degli Autogrill)” a Mashiko-Machi, nella prefettura di Tochigi che continua la chiusura temporanea,e le vende nei convenience store. Una persona che ha comprato le verdure in questi store ha detto : “sono felice, perché è come avere Michi no Eki vicino a casa mia visto che non posso andare da nessuna parte adesso”.
Fonti:
DICHIARAZIONE DELLO STATO DI EMERGENZA
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200506/k10012419741000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012419741000/k10012419741000.html
AUMENTO DELLE VENDITE DI MCDONALD
https://news.goo.ne.jp/article/asahi/business/ASN5764H1N57ULFA01K.html
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200506/k10012419271000.html
ESAME PCR
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200506/k10012419171000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012419171000/k10012419171000.html
CONVENIENCE STORE VENDE LE VERDURE DI CUI HANNO CHIUSO I LUOGHI DI VENDITA
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200506/k10012418761000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012418761000/k10012418761000.html
Tanka - Sul letto d'erba
Sul letto d'erba
mentre incombe la notte...
Se qualcuno chiedesse di me
faglielo sapere col tuo grido,
oca selvatica che per prima arrivi.
Kusa-makura
yuube no sora o
hito towaba
nakite mo tsuge yo
hatsu-kari no koe
- Fujiwara No Hideyoshi
GLI AINU DEL GIAPPONE – IV. ALLA RICERCA DI UN DIALOGO ARMONICO
Al termine del Secondo Conflitto Mondiale, il Giappone venne occupato militarmente e posto sotto la tutela americana. Il generale Douglas McArthur, comandante delle forze americane nel Pacifico, ebbe il compito di creare tutte le condizioni favorevoli per un Giappone democratico, nonché una parte decisiva nella redazione della nuova Costituzione, entrata in vigore nel maggio 1947. Il Giappone diventava una democrazia parlamentare nella quale l’imperatore restava solo un simbolo dello stato e dell’unità nazionale, senza avere alcuna parte nella nomina del governo. Il Giappone vedeva imporre da McArthur una drastica riforma agraria che annientò il ceto dei latifondisti e ridistribuì fra i coltivatori le grandi proprietà e le terre date in affitto, per un totale pari a più di un terzo della superficie coltivata.
Tali terre ora confiscate, vennero donate agli Ainu grazie alla LPN o Legge di Protezione dei Nativi che entrò in vigore nel marzo del 1899. Vi fu la possibilità di assegnare agli Ainu cinque ettari di terra e attrezzi per coltivarla, concessione revocabile se la terra non veniva coltivata per 15 anni. Gli Ainu in questo modo si trovarono di fronte ad un crocevia: rimanere fedeli alla propria identità rinunciando all’assistenza e al sostentamento o accettare la nuova proposta. La maggioranza degli Ainu “scelse” la prima strada. Si assistette a un trasferimento degli Ainu in zone decise da precisi piani regolatori, essi vennero impiegati nei campi, ricevettero l’assistenza medica e l’istruzione.
Veduta sul fiume Saru, area sacra agli Ainu. Foto dell’autrice.
L’inizio di questa nuova epoca nella storia giapponese, fu contrassegnata dalla miseria della maggior parte dei suoi abitanti, incluso gli Ainu. Fu necessario così un punto di confluenza che prese forma a partire da una nuova lettura della tradizione e della storia Ainu. Un ispiratore fu Yamamoto Tasuke che inculcò negli attivisti degli anni sessanta e settanta, la necessità di far rivivere la tradizione culturale e, in questo modo venne ripresa l’arte del ricamo, si riprese a danzare, a celebrare i rituali ancestrali, col fine di rinvigorire i simboli della etnicità in una cornice di resistenza. Sebbene alcuni ekashi più conservatori ritenevano queste cerimonie una farsa e che addirittura arrecavano offesa agli dei, non erano pochi quelli che invece appoggiavano queste celebrazioni, intendendole come una opportunità di creare e di consolidare un sentimento di appartenenza a una comunità con gli stessi ideali e lo stesso passato culturale. Proprio in questi anni, era cominciato un interesse verso i processi di resistenza indigena che si stavano riscontrando nel resto del mondo, così gli ideali di autonomia vennero abbracciati da leaders Ainu e da Nomura Giichi (avvocato e attivista, il primo Ainu ad entrare a far parte della Dieta giapponese). Nel maggio del 1997 il governo giapponese approvò la Law for the Promotion of the Ainu culture and for the dissemination and advocacy for the traditions of the Ainu and the Ainu culture, legge che abolì le disposizioni della legge del 1899 ancora in vigore. Molti attivisti accettarono con poco entusiasmo la promulgazione di questa nuova legge. Si decise di approvare il testo senza apportare alcuna modifica ma, venne emessa una risoluzione supplementare nella quale, all’unanimità, i membri della Dieta dichiaravano che gli Ainu erano un “popolo indigeno” del Giappone.
Parco Akan intorno al villaggio “Akan Kotan”, Kushiro. Foto dell’autrice.
Pochi giorni prima del G8 sul lago Tōya, in Hokkaidō, dal 7 al 9 luglio 2008, si svolse un altro vertice, dal 1 al 4 luglio 2008, una sorta di ‘Controvertice della società civile’. Centinaia di rappresentanti da tutto il mondo, erano lì per discutere di diritti umani delle minoranze, per proporre una “via indigena” alla sostenibilità. Su spinta del G8 da un lato e dell’ONU dall’altro, si giunse ad un provvedimento importante, vale a dire la risoluzione del 6 giugno del 2008, in cui il popolo Ainu venne riconosciuto come minoranza etnica. Un altro passo avanti è stato compiuto quando un nuovo atto, che riconosce legalmente gli Ainu come popolo indigeno del Giappone è stato promulgato il 26 aprile 2019 ed è entrato in vigore il 24 maggio 2019.
Esso propone nuove sovvenzioni ai fini del turismo nell'isola di Hokkaidō e inoltre lo Stato permetterà agli Ainu rimasti di abbattere gli alberi nelle foreste di proprietà nazionale, per l'uso nei rituali tradizionali.
Diverse sono state le occasioni, nel corso degli anni, in cui si è cercato un punto d’incontro tra le due culture, quella maggioritaria e quella degli Ainu. La costruzione dei villaggi indigeni ne è un esempio importante. Si può affermare dunque che, enormi passi avanti sono stati compiuti e, siamo in attesa che possano verificarsene di nuovi, sulla scia di una sempre più armoniosa convivenza dei due gruppi.
Sabrina Battipaglia
Haiku - Soffia il vento:
Soffia il vento:
si tengono forte
i boccioli di pruno
kaze ga fuku
ume no tsubomi wa
shikkari to
-Uejima Onitsura
Dal 27/04/2020 al 01/05/2020
Cos'è successo in Giappone questa settimana? Ecco alcune news!
notizie raccolte dal 27/04/2020 al 01/05/2020
MANCANZA DI MANODOPERA PER IL LAVORO AGRICOLO
Nell'ultimo decennio il numero di persone che si dedicano all'agricoltura è diminuito di circa un milione, l'anno scorso la popolazione attiva era solo di 1,68 milioni circa. In più, a causa della diffusione del COVID-19, gli eventi che permettevano l'introduzione di nuovi lavoratori agricoli sono stati annullati, rendendo la mancanza di manodopera un serio problema per il Giappone. Per questo motivo la “Associazione delle società agricole giapponesi”, a cui aderiscono circa duemila enti agricoli, ha creato un sito che offre posti di lavoro in campo agricolo: “Ci sono tante aziende che hanno molto bisogno di personale in questo momento. Vorremmo che le persone che sono rimaste disoccupate a causa della diffusione del COVID-19 che sono disponibili venissero a lavorare per noi per un breve periodo".
IL CINEMA TEMPORANEO
Mentre i cinema sono chiusi a causa della diffusione del COVID-19, è stato aperto un “cinema temporaneo” per sostenere i cinema e le case di distribuzione cinematografiche in tutto il Paese. Fondato dal regista Kazuyuki Soda e dalla casa di distribuzione “TOFOO”, il "cinema temporaneo" è una piattaforma in cui vengono pubblicati nuovi film a pagamento. Con questo sistema, si può selezionare il film che si vuole vedere e il cinema dove sarebbe dovuto uscire così i profitti vengono distribuiti tra i cinema e le case di distribuzione.
Ad oggi è stata programmata l'uscita di 10 nuovi film, anche se si spera che questa sia solo una misura provvisoria e si possa tornare al cinema alla fine dell'epidemia.
MASCHERINE TRASPARENTI
Il 15 aprile, l’interprete della lingua dei segni Kohei Ehara ha tradotto la conferenza stampa della governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, utilizzando una mascherina trasparente invece di una normale. Infatti, la lingua dei segni viene comunicata con non solo le mani, ma anche con i movimenti della bocca e le espressioni facciali che sono impediti dalle comuni mascherine. Ehara ha spiegato che accompagnando clienti sordi ha spesso dovuto abbassare la mascherina per fare vedere la bocca, quindi le mascherine trasparenti sarebbero l'ideale per facilitare la comunicazione rimanendo in sicurezza, e si spera che possano diventare popolari in futuro.
INIZIO DELLA SCUOLA SPOSTATO A SETTEMBRE
A causa della diffusione del COVID-19, è stato proposto dal Primo Ministro Shinzo Abe di spostare l'inizio del nuovo anno scolastico, che in Giappone si tengono a aprile, a settembre. Questo permetterebbe di non aumentare la disparità di istruzione ma avrà sicuramente un certo impatto sulla società, per questa ragione si sta cercando il modo migliore per farlo.
Fonti:
MANCANZA DI MANODOPERA PER IL LAVORO AGRICOLO
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200428/k10012408131000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012408131000/k10012408131000.html
IL CINEMA TEMPORANEO
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200430/k10012411081000.html
https://headlines.yahoo.co.jp/article?a=20200429-00010001-kaiyou-ent
MASCHERINE TRASPARENTI
https://headlines.yahoo.co.jp/hl?a=20200501-00010000-fukushi-soci
ESAMI DI AMMISSIONE SPOSTATI A SETTEMBRE
https://headlines.yahoo.co.jp/hl?a=20200429-00000520-san-pol
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200430/k10012411221000.html
Tanka - Solitaria e triste -
Solitaria e triste -
sono l'erba galleggiante
tagliata alla radice:
la corrente più forte
mi trascina con sé.
Wabinureba
mi o uki-kusa no
ne o taete
sasou mizu araba
inan to zo omou
-Ono No Komachi
Hanafuda: Aprile
Aprile è rappresentato dal glicine (fuji 藤) e dal cuculo (hototogisu 時鳥), insieme rappresentano la tarda primavera e l'inizio dell'estate, si dice che quando il cuculo canta nelle notti d'estate sembri dire la frase: "torna a casa".
Il cuculo è anche simbolo di onore e avanzamento di carriera come nella leggenda del samurai Yorimasa presente nel Heike monogatari, romanzo epico giapponese che narra della guerra tra due clan rivali alla fine del XII secolo.
L'imperatore Konoe era perseguitato ogni notte da un mostro volante detto Nue, per riuscire a sconfiggerlo venne chiamato un samurai di nome Yorimasa, un guerriero capace e valoroso che aveva vinto molte battaglie ma non aveva mai ricevuto il riconoscimento che gli spettava. Yorimasa non era particolarmente interessato a lottare contro il mostro ma non poteva rifiutare un ordine dell'imperatore, così si presentò una notte nel cortile del palazzo imperiale armato di arco e solo due frecce: una per il mostro e una per l'uomo che l'aveva suggerito per il lavoro.
Il samurai riuscì ad abbattere il Nue con una sola freccia e l'Imperatore gli regalò una speciale spada in segno di ringraziamento, proprio in quel momento si sentì il canto di un cuculo e Yorimasa recitò la seguente poesia:
hototogisu
na o mo kumoi ni
aguru ka na
yumihari tsuki no
iru ni makasete
Che si può tradurre con: anche il cuculo / innalzerà la sua reputazione / fino al regno delle nuvole. / Perché fa affidamento per la sua mira / sul fidato arco della luna.
GLI AINU DEL GIAPPONE – III. APPUNTI DI UN INCONTRO PER CASO
Secondo le stime, il numero degli Ainu esistenti in Hokkaidō si aggirerebbe intorno alle 24.000 persone o 13.000 secondo un censimento del 2018. Uso il condizionale poiché ricercare un numero preciso non è cosa di poco conto.
Durante le interessanti conversazioni con Sachiko, ella mi raccontava a più riprese, della lunga storia degli Ainu, delle vicende legate ai primi contatti con i giapponesi e a come le vicissitudini si siano evolute col fine di trovare un accordo comune, per una pacifica convivenza. Storie che vi narrerò in questo e nel prossimo racconto.
Di come nel corso del tempo, per sfuggire alle discriminazioni, gli Ainu abbiano persino negato la propria origine e attraverso i matrimoni misti creato una via di fuga, ma ciò non è bastato. Come in ogni incontro che si rispetti, ciascuna delle due parti in causa porta con se il suo bagaglio culturale e fino a che non venga raggiunto un dialogo, un punto di incontro, non si può parlare di contesto armonioso.
Durante i periodi Tokugawa (1603-1868) e Meiji (1868-1912), i giapponesi imposero riforme e assimilazione alle comunità Ainu. I tentativi di assorbire gli Ainu e le loro terre, ebbero inizio almeno dalla seconda metà del VII sec. dopo la costituzione del “ritsu-ryō” (lo stato basato su codici penali ed amministrativi modellati sull’impero cinese dei Tang). Durante il periodo Heian (794-1192), il governo centrale cominciò a sgretolarsi, Ezo (il nome antico dell’Hokkaidō) rimase nelle mani della famiglia Abe, che sospese i tributi a Kyōto. Negli anni successivi, carestie e pericoli nell’Honshū, spinsero un consistente numero di immigrati a trasferirsi sull’isola. Altra ondata migratoria si verificò in seguito alle campagne fra le famiglie imperiali e militari che si estesero fino alla regione di Ōu (nell’Honshū). Continue guerre fra famiglie costituirono i presupposti per le migrazioni verso un nuovo mondo.
Agli inizi del periodo Kamakura (1192-1333), il commercio andò sviluppandosi e i giapponesi presero a commerciare con gli Ainu. Durante il periodo Muromachi (1338-1573) i traffici vennero gestiti dagli Ashikaga e il commercio riguardava prodotti come sakè, riso e altri in cambio di salmone, alghe, pelli di animali, piume d’aquila.
Quando il numero degli immigrati aumentò notevolmente, cominciarono i problemi legati a richieste di zone di pesca più ampie. Tale richiesta urtò il lavoro dei nativi, dando luogo ad episodi spiacevoli, come quello del 1456, quando un fabbro di Kajimura (oggi Hakodate) venne ucciso da un capo clan. I nativi per ribellarsi massacrarono gli immigrati. L’anno seguente il capo clan Kosamaynu, tentò l’assalto a Fukuyama, e colonia dopo colonia cadde nelle mani dei nativi, mentre i rifugiati trovarono riparo presso Matsumae e Kaminokuni.
Ezo era abbandonato a se stesso tra mercanti e rivolte dovute a falsificazione di pesi e misure, del divieto per gli Ainu di conoscere la lingua e la cultura giapponese. Il malcontento si diffuse presto culminando nel 1644, quando il capo Henauke, incitò una rivolta presto sedata.
Statua del capo Shakushain, Shizunai. Foto dell’autrice.
La più importante ribellione Ezo vi fu nel 1669, quando Shakushain capo degli Ezo stanziati ad est dell’isola presso il fiume Shibuchari, uccise Onibishi, capo degli Ainu stanziati ad ovest di Ezo, presso il fiume Saru, a seguito di una disputa su alcuni territori di caccia e pesca.
Shakushain cercò un compromesso con i giapponesi, ma perse la vita in questa occasione.
A Nosyappu, è stato innalzato un monumento ai caduti giapponesi in questa battaglia, mentre la statua di Shakushain si trova a Shizunai.
Shakushain Memorial Museum, Shizunai. Foto di Flavio Risi.
Il governo Tokugawa nel 1806, inviò truppe sull’isola di Ezo, sulle isole Curili e Sachalin occupando con le sue guarnigioni i territori settentrionali. Nel 1855 il governo era impegnato in una politica di controllo su tutta l’area e di assimilazione dei nativi. Seguiva la Restaurazione Meiji del 1868, ed era tempestivamente avviata la colonizzazione dell'Hokkaidō (“Circuito del mare del nord”), il nuovo nome dell’Ezo datogli dal 1868. A Tokyō, il nuovo nome di Edo dal 1868, sorse il Kaitakushi (“Ufficio per lo sviluppo del territorio”), la principale istituzione amministrativa della conquista dell’Hokkaidō.
L'intero Hokkaidō fu mappato, suddiviso in appezzamenti, ridenominati in giapponese e trascritti in kanji. Sapporo (dalla lingua ainu Sat-poro-pet “grande fiume secco”), fu scelto come capoluogo amministrativo e si diede inizio a lavori di deforestazione e di costruzione di vie di comunicazione.
Si assistette ad una politica di assimilazione. Dichiararsi Ainu voleva dire sentirsi attribuire aggettivi come “inferiore”, “ignorante”, “sudicio”. Paradossalmente, gli Ainu soffrivano la discriminazione razziale, mentre la loro esistenza veniva negata, sotto la convinzione che in Giappone tutto formava parte di un unico popolo.
L’impegno degli Ainu della successiva generazione, fu all’insegna di una ripresa dell’autocoscienza Ainu di essere culturalmente differenti e del recupero della dignità come condizione indispensabile della lotta contro l’emarginazione tanto materiale quanto morale.
Sabrina Battipaglia