Tanka - Se fosse a casa
Se fosse a casa
fra le braccia amate
riposerebbe, povero viandante.
Qui, lungo la strada, si dissolve
sopra un letto d'erba.
Ie naraba
imo ga te makan
kusa makura
tabi ni koyaseru
kono tabibito aware
-Shōtoku Taishi
GLI AINU DEL GIAPPONE – VII. A SPASSO TRA I VILLAGGI RICOSTRUITI
Nel corso del tempo, gli Ainu hanno assistito ad un passaggio di grande interesse, fondato su un meccanismo iniziale che considerava loro “ultimi”, fino ad un invito al folklore. I centri turistici, in questo modo, hanno acquisito un valore aggiunto divenendo le principali porte d’accesso verso un universo ancora pervaso dal mistero. In realtà, la presenza degli Ainu sull’isola rimane circoscritta ai villaggi ricostruiti, consacrati interamente al turismo. La politica di assimilazione forzata degli Ainu nella società giapponese, dopo la Restaurazione Meiji, vide il divieto delle tradizionali pratiche indigene come i tatuaggi femminili, le barbe e gli ornamenti maschili e addirittura parlare la propria lingua, operando una conversione alla politica agricola. In questo contesto, la riappropriazione e il controllo della propria immagine è risultata alquanto necessaria e l’etno-turismo a tal proposito si è rivelato un supporto significativo.
Secondo gli antropologi il ruolo dell’etno-turismo si rivela essenziale, poichè passa attraverso la conservazione e lo sviluppo delle espressioni culturali contemporanee. La potenza generatrice che esso possiede stimola la ricerca attenta dei rituali e degli oggetti tradizionali, cooperando in tal modo la rivitalizzazione degli antichi saperi e supportando la formulazione delle rivendicazioni identitarie. La qualità delle loro prestazioni in aggiunta alla ricerca di autenticità culturale è accompagnata da un investimento formativo costante. Si tratta della creazione di una reale riappropriazione dell'identità. Gli sforzi dunque verso l’etno-turismo, possono essere percepiti ora come una seria possibilità di riconoscimento. Attualmente tre sono i villaggi ricostruiti attivi: il Poroto Kotan; il Nibutani Kotan e l’Akan Kotan.
Il Poroto Kotan (“grande villaggio lacustre”), originariamente sorgeva nel distretto urbano di Shiraoi, nel 1965 venne dislocato sulle rive del Lago di Poroto, andando a formare un museo all'aperto il cui fine era la conservazione e la diffusione della tradizione culturale Ainu. Nonostante il sito sia attualmente chiuso per i lavori di riqualifica dell’area e per il complesso progetto di museo e parco, ho voluto comunque ricordare come è stato fino ad ora, inserendone una breve descrizione. L'ingresso del villaggio era custodito da una grande statua, alta 16 m, nota come Kotankorkur (“la statua del capo”. La struttura comprendeva cinque Chise («casa in paglia»), un fienile, una sala per gli spettacoli di danza e di musica, un giardino botanico, uno zoo in miniatura con l'orso, un canile per cani da caccia Ainu, un centro espositivo molto fornito la cui documentazione è bilingue (giapponese e inglese), un museo e numerosi negozi di souvenirs. Il giardino botanico, accoglieva circa 50 tipi di piante utilizzate dagli Ainu sia come rimedi naturali che in cucina. L’operazione del villaggio di Shiraoi è stata assolutamente unica, il principale beneficiario degli sforzi di conservazione e di rivitalizzazione della cultura Ainu. Quando l’ho visitato nel mese di agosto 2019, esso appariva come un enorme cantiere a cielo aperto. La riapertura era prevista per il 24 Aprile 2020, poi a causa del virus COVID-19, è stata posticipata al 29 Maggio 2020, mentre i Giochi Olimpici di Tokyō sono stati spostati per l’anno 2021.
Statua del capo “Kotankorkur”, presso il “Poroto Kotan”, Shiraoi. Fonte: https://hokkaido-labo.com/en/shiraoi-poroto-kotan-11471
Il secondo villaggio è il Nibutani Kotan (Niputai, in lingua ainu sta per “il luogo dove gli alberi crescono in abbondanza”. Nibutani di fatto, è un quartiere nella città di Biratori in Hokkaidō. Si tratta di una foresta ove, la ricca bellezza delle stagioni, che si caratterizza di una primavera scintillante, di un’estate dai colori vivaci e ancora degli scenari dai toni caldi che contraddistinguono l'autunno fino al bianco candore dell'inverno, si riflettono nelle acque del fiume Saru. Il villaggio accoglie il “Museo della Cultura Ainu”, che dispone di una vasta collezione di oggetti della tradizione Ainu, assieme a una più modesta collezione, esposta in maniera permanente, nel Museo di Kayano Shigeru, fondato nel 1972. Caratterizzato da oltre 10.000 manufatti, oggetti da lui stesso messi insieme nel corso del tempo. All’esterno dei musei, sono stati realizzati diversi Chise, nei quali si alternano rappresentazioni come i riti e le danze tradizionali. Al loro interno, ogni Chise prevede un focolare impiegato sia per il riscaldamento che per la cucina, ma soprattutto per la venerazione di Fuchi Kamuy, la divinità del fuoco, la quale veglia sulle famiglie residenti. Il focolare, si presenta con una rastrelliera di legno fissata al soffitto, per consentire al pesce o alla carne l’affumicatura tipica. Accanto al “Museo della Cultura Ainu”, si erge il “Museo Storico del fiume Saru”, fondato nel 2010, considerato un archivio estremamente interessante. Esso custodisce al suo interno, un modello in scala del territorio circostante prima che la diga fosse stata costruita, con gli spazi culturali chiaramente condannati, posti in evidenza. Tra gli oggetti che fanno parte della collezione, spade di ferro, ciotole e aghi, accumulati nel corso dei secoli, dal commercio con i giapponesi. Simile ad un ufficio turistico, completa l'istituzione precedente offrendo molte informazioni sulle pratiche socioculturali aborigene.
Nibutani non è paragonabile ai centri turistici, poiché la regione è l'unico distretto in Giappone ove tra 500 persone che vi abitano, la maggioranza (più dell'80% della popolazione) è Ainu. Un crescente interesse per la loro cultura porta un numero maggiore di turisti, così a partire dal 2011, si assiste ad una interessante iniziativa che vede protagonisti gli artigiani. Il progetto prende il nome di (Takumi no michi, 匠 の 道), che sta per “la via degli Artigiani”. Gli accurati lavori artigianali presto hanno ottenuto lo status ufficiale di “mestiere tradizionale”, rilasciato dal Ministero dell'Economia nel 2013. Ma il Nibutani continua, ad ogni modo, a prendere le distanze dai villaggi turistici. Durante la mia visita nel mese di agosto del 2019, ho constatato che l’aria che si respira non è quella di un villaggio turistico, ma di un’area in cui artigianato/arte Ainu la fanno da padrona, tra collezioni museali e botteghe impolverate dei diversi artigiani/artisti.
Il villaggio “Nibutani Kotan”, a Biratori. Foto dell’autrice.
Infine vi è l’Akan Kotan. Il villaggio sorge sulle rive del lago Akan, all'interno del Parco Nazionale, dove vivono circa 200 Ainu. Esso è l'unico ad offrire prestazioni per tutto l'anno e rappresentazioni socio-culturali della vita Ainu. Caratterizzato di un’arteria principale, contraddistinta da negozi di souvenirs (artigianato Ainu), ristoranti ove è possibile degustare piatti tipici, caffè e altro ancora, la quale conduce al centro del villaggio ove un teatro detto “ikor” offre agli ospiti la possibilità di assistere a spettacoli di danza, di ascoltare la musica tradizionale e seguire con attenzione i racconti dall’ekashi e dalla fuchi, in grado di trasmettere l’autentico spirito d’armonia tra Ainu e natura, si può visitare anche una Pon-Chise, cioè una piccola casa tradizionale e il Museo della Memoria cha ha la funzione di preservare e diffondere la cultura Ainu. Molte sono le attività svolte durante l’anno come le lezioni di ricamo, di intarsio del legno, di musica tradizionale, di storia.
Il villaggio “Akan Kotan”, Kushiro. Foto dell’autrice.
La sensazione che mi ha accompagnato durante la mia visita al villaggio, nell’agosto del 2019, è stata di industria turistica. Negozi, supermercati, ristoranti, workshops, spettacoli, era tutto un richiamo alla cultura indigena. L’Ainu Kotan stesso, può dunque essere definito un marchingegno di sopravvivenza fortemente collegato all’economia del turismo. Queste attività, sono di vitale importanza per gli Ainu ma, allo stesso tempo, hanno suscitato numerosi dibattiti poiché il turismo può assumere una connotazione negativa, quando l’immagine delle tradizioni sacre è alterata, facendo apparire tutto artificioso, o addirittura risultare prive di qualsiasi veridicità storica, rimandando l’immagine di una vita che non esiste più.
Tuttavia, se l’etno-turismo si fonda su condizioni sane, può anche tradursi in un formidabile supporto socio-economico. L’impulso delle economie locali, può in effetti migliorare la qualità della vita degli interessati, e impedirne la semplice estinzione, creando una fitta rete di impieghi. Gli aborigeni in questo modo, partecipano attivamente all’economia rivelandosi un valido esempio di collaborazione tra comunità con mutuo interesse.
Sabrina Battipaglia
Hanafuda: Maggio
Sulle carte del mese di maggio è rappresentato l'iris (ayame 菖蒲). L'iris è simbolo di virilità e spesso si usa, rappresentato o fisicamente, durante la festa dei bambini il 5 maggio. Nella carta speciale di questo mese è raffigurato un iris nell'acqua vicino ad un ponte, questo è un riferimento ad un capitolo del l'Ise monigatari, una famosa collezione di poemi del X secolo.
La storia narra di un ufficiale della corte imperiale di Kyoto che, assegnato ad un avamposto nell'Est del paese, lasciò la corte e la sua famiglia per intraprende il lungo viaggio. Lungo la strada lui e i suoi compagni di viaggio si persero e arrivarono ad un posto chiamato yatsuhashi o "otto ponti", un area paludosa ricoperta di iris in fiore dove il fiume si divideva in otto, ogni parte attraversata da un ponte. Fermatosi a riposare per un momento e sentendosi triste per la mancanza della moglie, l'uomo compose questa poesia:
Karagoromo
kitsutsu narenishi
tsuma shi areba
harubaru kinuru
tabi wo shi zo omou
Traducibile in: Il mio abito cinese/ A lungo indossato in tutta comodità/ Così come la moglie che ho./ Dopo aver fatto tanta strada insieme/ Medito su questo viaggio.
Nonostante sembra non esserci un collegamento col fiore di iris, le prime sillabe di ogni verso formano la parola ka-ki-tsu-ba-ta, che è il nome della specie di iris che cresce nelle zone paludose. La sillaba ha della quarta riga viene pronunciata ba in kakitsubata perché in hiragna il ba (ば) si forma apponendo un dakuten (come due piccole virgolette) alla sillaba ha (は), è quindi da considerarsi una specie di gioco di parole.
Haiku - Tra la barca e la riva
Tra la barca e la riva
A separarci si alza
Un salice
Fune to kishi
Yanagi hedatsuru
Wakare kana
-Masaoka Shiki
dal 11/05/2020 al 22/05/2020
Cos’è successo in Giappone questa settimana? Ecco alcune news!
notizie raccolte dal 18/05/2020 al 22/05/2020
OSPEDALI UNIVERSITARI IN DIFFICOLTÀ FINANZIARIE A CAUSA DEL COVID-19
Secondo i direttori degli ospedali universitari, per curare le persone contagiate dal COVID-19 e per prevenirne la diffusione, sono state drasticamente ridotte le operazioni chirurgiche e le visite per altre malattie. Di conseguenza, gli ospedali stanno perdendo reddito e si trovano in difficoltà finanziarie. Oltre che negli ospedali universitari, si sono verificati problemi simili anche nelle cliniche e negli ospedali generali. Per questi motivi i direttori vorrebbero il sostegno immediato del governo al fine di prevenire il crollo finanziario.
CHIUSI TUTTI I SENTIERI DEL MONTE FUJI
Ci sono quattro vie per salire sul monte Fuji da Shizuoka e da Yamanashi, ogni anno molte persone vi si recano per escursioni durante l’estate tra luglio e settembre. Quest’anno le due prefetture hanno deciso di chiudere tutti i sentieri e i rifugi di montagna per evitare assembramenti a causa del COVID-19. È la prima volta dal 1960 che vengono chiuse tutte le vie per il monte Fuji. La prefettura Shizuoka ha detto : “quest’anno godetevi il monte Fuji da lontano al posto di salire.”
BONUS DI 200,000 YEN PER GLI STUDENTI IN DIFFICOLTÀ
Il 19 maggio, il governo ha deciso di offrire un sostegno economico agli studenti che hanno perso il loro lavoro part-time a causa del COVID-19 e si trovano in difficoltà finanziarie. Il bonus varierà tra i 100,000 e i 200,000 yen a seconda della gravità della situazione e potranno riceverlo, rivolgendosi alla propria scuola, circa 430,000 studenti che frequentano corsi di specializzazione, università, scuole professionali e scuole di lingua giapponese. Il Ministero dell’Educazione, della Cultura, dello Sport, della Scienza e della Tecnologia ha detto che vorrebbe rendere disponibile il denaro già da giugno.
OLTRE 10,000 DISOCCUPATI A CAUSA DEL COVID-19
Il Ministero della Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale ha svolto un’indagine sul numero di persone che sono state licenziate o non sono riuscite a ottenere un contratto di lavoro: da fine gennaio al 21 maggio sono state circa 10,835, con un notevole aumento ad aprile (circa 4,400). Sebbene non si stato pubblicato il dettaglio dei settori, si suppone che i più colpiti siano quello turistico e alberghiero e in parte quello della ristorazione. Il Ministro della Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale Kato ha dichiarato : "Ci impegneremo a raccogliere in tempo reale le informazioni sui licenziamenti e sulla sospensione delle assunzioni e vorremmo incoraggiare le aziende a utilizzare sussidi per l’adeguamento dell’occupazione per incoraggiarle a mantenere le assunzioni."
Fonti
OSPEDALI UNIVERSITARI IN DIFFICOLTÀ FINANZIARIE A CAUSA DEL COVID-19
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200518/k10012435321000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012435321000/k10012435321000.html
CHIUSI TUTTI I SENTIERI DEL MONTE FUJI
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200518/k10012434471000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012434471000/k10012434471000.html
BONUS DI 200,000 YEN PER GLI STUDENTI IN DIFFICOLTÀ
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200519/k10012435761000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012435761000/k10012435761000.html
OLTRE 10,000 DISOCCUPATI A CAUSA DEL COVID-19
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200522/k10012440191000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012440191000/k10012440191000.html
Tanka - Pioggia notturna
Pioggia notturna
sulla capanna d'erbe
nostalgia del passato -
non aggiungere lacrime
o cuculo di montagna.
Mukashi omou
kusa no yori no
yo no ame ni
namida na soe so
yama hototogisu
-Fujiwara No Toshinari
GLI AINU DEL GIAPPONE – VI. CULTURA MATERIALE E ALTRI RACCONTI
L’annessione formale dell’Ezo (attuale Hokkaidō) nella frontiera giapponese nel 1868, originò numerosi cambiamenti sociali nel popolo Ainu, che aveva sviluppato sino ad allora una cultura propria, a partire dalla forte relazione con l’ambiente naturale circostante.
Differenti per la carnagione bianca, i capelli ondulati e gli occhi senza “plica mongolica”, essi hanno sempre vissuto di caccia e di pesca. La caccia era effettuata da parecchi cacciatori con i cani al loro seguito. La stagione invernale vedeva le donne fiancheggiare gli uomini nella pesca dei salmoni in riva al fiume. Era tagliata legna da ardere, pestato il miglio nel mortaio, sgusciati i legumi…Durante la stagione estiva, invece, era molto diffusa la pesca della trota. Altra distinzione si poteva fare tra la pesca fluviale, per la quale ogni villaggio o individuo aveva un territorio ben definito e quella marittima, in cui venivano utilizzate barche lunghe 3-4 m. I più pescati erano tonni, mammiferi marini, molto ricercati per farne delle pellicce, così come per altri utilizzi lo erano balene e delfini. Sempre durante la stessa stagione estiva veniva preparata la corteccia d’olmo per la realizzazione degli abiti, mentre in autunno ci si dedicava alla raccolta dei frutti che la natura riservava loro. Inoltre era praticata la raccolta della corteccia di frassino o di betulla per il tatuaggio e ancora altri legni come quello del salice, della magnolia, del lillà, per la realizzazione degli inau. Donne e bambini si recavano in montagna per la raccolta di castagne, di uva selvatica e ancora aglio, angelica, noci, funghi, radici, venivano raccolti aiutandosi con diversi utensili. Per quanto riguarda le risorse ittiche dei mari e dei fiumi, erano costituite da crostacei di vario genere, tartarughe marine, foche, balene e salmoni.
Il villaggio tradizionale detto kotan nella lingua Ainu. Nell’Ezo Zoshi, (“Il libro di Ezo”) si legge che villaggi erano costituiti da 5-7 case, quelli con più di 10 case invece erano da considerarsi grandi, dislocati nelle valli fluviali o lungo la costa dove il cibo risultava più facilmente raggiungibile, soprattutto quando trote e salmoni risalivano la corrente per la deposizione delle uova. Nell'Ottocento furono costretti a trasferire i propri agglomerati in prossimità degli stabilimenti ittici dei giapponesi dove vennero convogliati al lavoro forzato. Il risultato fu la comparsa del villaggio tradizionale con le caratteristiche case di corteccia e foglie di bambù, con la grandezza di 7m x 5m, provviste di tre finestre, compresa la rorun-puyar (“la finestra sacra”), un'apertura questa, sul lato opposto dell'ingresso, attraverso la quale gli dei entravano ed uscivano e si immettevano gli strumenti cerimoniali ed era proibito affacciarvisi.
Casa tipica Ainu detta “Chise”, presso il villaggio di Biratori. Foto dell’autrice.
La casa prendeva il nome di chise ed era più un luogo di adorazione dei Kamui (“divinità”). La casa Ainu ai nostri occhi risulterebbe come una grande stanza, una sorta di loft moderno, ma con una visione un tantino diversa: vi era una parte “altissima”, nel senso religioso, ossia l'angolo nord-est in cui era posizionato l'inau di Chise-Koro-Kamui, il nume protettore della casa; molto “alto” era anche la rorun puyar, la finestra sacra. Dal focolare verso la porta d'ingresso, si cominciava a scendere verso il “basso” della casa. Questo il motivo per cui gli ospiti e il padrone di casa stavano in “alto”, mentre le donne e i bambini avevano posto in “basso”. Due rotoli di stuoia distesi per terra o sul pavimento fungevano da sedie. Sulle pareti e sul soffitto erano appesi i loro beni: spade decorate, utensili domestici, abiti, vasi. Al centro della stanza in una buca rettangolare di un metro per un metro e mezzo, era posizionato il camino, su cui pendeva una pentola sospesa ad un gancio regolabile. Lungo le pareti erano disposti tavolati, isolati da paraventi di stuoia, che costituiscono il letto. I più benestanti si coprivano con pellicce, mentre gli altri dormivano vestiti tenendosi stretti per scaldarsi.
Gli edifici attigui alle case erano dotati di servizi igienici separati, okkayoru per gli uomini e menokoru per le donne, ad esse era affidato un deposito per la conservazione degli alimenti detto pu.
Un abito tradizionale Ainu detto “Attush”, presso il Museo dell’Hokkaidō. Foto dell’autrice.
Gli Ainu realizzavano i propri abiti tradizionali con pelle d'uccello e piume di gabbiano o cormorano, con rovesci di orso, di cervo, di cane, o indumenti in pelle di pesce, come trota o salmone. Ancora giacche in fibra di corteccia dette attush in tessuto d'olmo, che una volta ricamate o decorate divenivano capi da cerimonia. In seguito al commercio con il Giappone, all’inizio del Novecento, gli Ainu acquistarono massicce quantità di cotone, prendendo cosi a ricamare.
Di questi abiti si distinguono delle varianti, come i chikarkarpe ossia “cose decorate da noi”, gli abiti ricavati dalle fibre delle ortiche detti retarpe ossia “bianco”, dal colore del tessuto, assai diffusi presso gli Ainu di Sachalin. Altre tipologie erano i kaparamip ossia “vestiti sottili”, per la cui realizzazione era utilizzata una grande quantità di cotone bianco; i ruunpe vestiti ricamati con piccole applicazioni. Tra gli accessori delle donne vi erano la matanpushi ossia una fascia ricamata, i ninkari gli orecchini a cerchio (entrambi portati originariamente dall'uomo), una collana detta rekutunpe realizzata con una striscia di stoffa stretta e lunga con piastre di metallo, oppure collane sempre femminili, la cui lunghezza raggiungeva il seno, dette tamasay o shitoki con sfere di vetro. Le donne più anziane utilizzavano grembiuli maidari ornati con i tradizionali motivi. I sandali venivano realizzati con la corteccia, oppure fatti di vite durante il clima mite, mentre quelle di pelle di salmone, essendo più ruvide risultavano essere ottime per camminare sul ghiaccio o ancora vi erano scarpe fatte di legno e cinghie di pelle.
Collane tipiche dette “Tamasay”, presso il Nibutani Culture Museum, Biratori. Foto dell’autrice.
I primi cambiamenti che segnavano l’ingresso nell’età adulta, riguardavano l’indossare un abito lungo a tunica, simile ad un kimono kaparamip per intenderci, si assumeva l'acconciatura tipica, oltre che la crescita della barba, segno di grande virilità e saggezza. Per quanto riguardava le donne, esse prendevano ad indossare abiti lunghi ed ampi, fermati da cinture di tessuto e a tatuarsi. Il matrimonio, nella cultura Ainu, era di tipo ambiliano, vale a dire che era l’uomo ad accogliere nella casa paterna la sua sposa, ma dopo un breve periodo trascorso con i genitori, gli sposi prendevano a costruire la loro capanna. Una volta concluso il matrimonio, il marito poteva completare il tatuaggio attorno alle labbra della moglie, cominciato all’atto del fidanzamento, e che si concludeva con dei puntini sino alle orecchie.
Una importante pratica tradizionale era il tatuaggio. Questo tipo di ornamento veniva eseguito dall’età di 12-13 anni, proseguendo fino agli anni del matrimonio; intorno ai 19-20 anni per gli uomini, 16-17 anni per le donne. Il tatuaggio alle labbra era essenziale per il matrimonio; si cominciava dalla pubertà per essere completato al raggiungimento del 18° anno di età; quello alle braccia era consuetudine completarlo a 20 anni ed infine il tatuaggio alle mani, poteva anche essere terminato dopo il matrimonio, ma non dopo la nascita del primogenito. A scopo ornamentale su sopracciglia, avambraccio, dorso della mano, mentre le dita venivano decorate con disegni di anelli e di altri gioielli. Gli uomini ricorrevano al tatuaggio di rado o solo per scopi terapeutici. Per realizzare il tatuaggio si utilizzava la corteccia di frassino o di betulla tagliata a pezzi e bollita, producendo così un infuso di colore verdastro, che non influiva in alcun modo sul tatuaggio. Dei piccoli tagli erano inferti sulla parte interessata e si procedeva con l’applicazione del nerofumo depositato sul fondo del recipiente, infine per mezzo di un canovaccio, si applicava l’infuso per tre volte. Durante il ciclo femminile, il lavoro era interrotto per la maggiore sensibilità provata. Per accelerare il processo di guarigione bisognava astenersi dal mangiare carne e grasso e rimanere in casa per almeno una settimana.
Donna Ainu con tatuaggio tradizionale intorno alla bocca, foto scattata presso il Museo Kawamura Kaneto, Asahikawa.
Altro aspetto della cultura Ainu è la lingua. Priva di un sistema di scrittura proprio, di conseguenza i racconti, le leggende sono state trasmesse oralmente. Il genere più diffuso era detto Yukar (yukara in giapponese), genere in cui venivano raccontate le gesta di eroi e in cui il divulgatore di storie poteva essere una donna anziana o un anziano uomo, scelti in base alle spiccate qualità nel saper raccontare, nel gioco mnemonico, nella recitazione. Un altro genere di letteratura orale detto Yaysama, ma in questo caso era una donna che cantava una canzone, improvvisata e frutto delle sue emozioni.
La produzione artistico-artigianale era piuttosto povera, nonostante il senso artistico molto sviluppato che manifestano nell’intaglio, dove sono maestri. Sono famose le loro guaine di spade e le impugnature dei loro coltelli con rappresentazioni sacre. Anche il ricamo è molto sviluppato, caratterizzato da simboli come spirali che si interrompono e si intrecciano, venendo a formare vaghe figure di cuori o rosoni, di croci o di scaglie di pesce. Hanno dimenticato da secoli la produzione della ceramica, provvedendosi di recipienti, vasi, bottiglie e quant’altro dai giapponesi, contro scambi in natura (pelli d’orso, penne di rapaci per le frecce, pesce secco, alghe secche e simili), non hanno si direbbe, mai sviluppato una loro metallurgia, per simili ragioni.
Nonostante la “scelta” di molti Ainu di convertirsi alla cultura maggioritaria, quello a cui si assistette dopo è l’esempio di come una tradizione culturale non scompare, bensì si trasforma.
Sabrina Battipaglia
Haiku - Piogge del quinto mese:
Piogge del quinto mese:
una sera segretamente
tra i pini la luna
samidare ya
aru yo hisokani
matsu no tsuki
-Yoshikawa Ryōta
dal 11/05/2020 al 15/05/2020
Cos’è successo in Giappone questa settimana? Ecco alcune news!
notizie raccolte dal 11/05/2020 al 15/05/2020
STATO DI EMERGENZA REVOCATO IN 39 PREFETTURE
Il 14 maggio, il Primo Ministro Abe ha annunciato la revoca dello stato di emergenza per via del calo dei contagi in 39 prefetture, tra cui: Tokyo, Saitama, Chiba, Kanagawa, Osaka, Kyoto, Hyogo e Hokkaido. Ha inoltre dichiarato che nonostante la revoca i contatti con le persone dovrebbero essere ridotti, di limitare lo spostamento tra prefetture il più possibile, di continuare a fare smart working e differenziare l’orario d’inizio lavoro, e sopratutto di astenersi da andare in luoghi come bar, negozi o karaoke.
APPROVATO L'ESAME DELL'ANTIGENE
Il 13 maggio, è stato approvato dal Ministero dalla Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale l'utilizzo dell'esame dell'antigene per rilevare l'infezione da COVID-19. Questo esame è più rapido rispetto al PCR e simile a quello dell'influenza, eseguibile con tampone nasale e un kit che da il risultato in circa 30 minuti. A causa del rischio di trasmettere il virus l'esame dell'antigene verrà fatto solo in strutture mediche che già fanno l'esame PCR e possiedono tutte le misure di sicurezza, tra cui quelle di Tokyo, Kanagawa, Osaka e Hokkaido. Tuttavia questo esame è meno accurato e si prevede di fare anche l'esame PCR per confermare le reazioni negative.
LOTTATORE DI SUMO MORTO A 28 ANNI PER COVID-19
L’8 aprile il lottatore di Sumo Shobushi è stato ricoverato all'ospedale universitario di Tokyo con febbre a più di 38° e difficoltà respiratorie. Dato il rapido peggioramento delle sue condizioni è stato poi portato in un altro ospedale dove è stata confermata la diagnosi di COVID-19. Nonostante le cure è deceduto il 13 maggio a soli 28 anni. Il Ministero della Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale afferma che è la prima volta che una persona di età inferiore ai 29 anni è morta a causa del virus. Alla comparsa dei primi sintomi, amici e familiari avevano cercato di contattare un centro sanitario e a trovare un ospedale disponibile per 3 giorni senza riuscirci. Secondo l’annuncio della Japan Sumo Association, nel periodo in cui il defunto Shobushi era contagiato i centri sanitari e le istituzioni mediche a Tokyo erano affollati, per questo non hanno potuto fare l’esame e fornire il trattamento in tempo.
DIRETTIVE PER RIAPRIRE I RISTORANTI
Un gruppo di ristoranti nel settore dei servizi alimentari ha annunciato linee guida per riaprire i ristoranti: oltre a sterilizzare a fondo i locali se lo spazio non è sufficiente è necessario limitare l’ingresso, disporre le sedie in modo da potersi sedersi a di più di 1 metro di distanza e evitare di condividere i posti con clienti di altri gruppi. È anche stato suggerito di evitare di mangiare al ristorante se si ha la febbre o la tosse.
Fonti:
STATO DI EMERGENZA REVOCATO IN 39 PREFETTURE
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200514/k10012430241000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012430241000/k10012430241000.html
APPROVATO L'ESAME DELL'ANTIGENE
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200513/k10012427581000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012427581000/k10012427581000.html
LOTTATORE DI SUMO MORTO A 28 ANNI PER COVID-19
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200513/k10012428091000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012428091000/k10012428091000.html
DIRETTIVE PER RIAPRIRE I RISTORANI
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200514/k10012429971000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012429971000/k10012429971000.html
Tanka - Fuori dalle tenebre
Fuori dalle tenebre
per un sentiero scuro
debbo inoltrarmi.
M'illumina di lontano,
luna della cresta dei monti.
Kuraki yori
kuraki michi ni zo
irinubeki
haruka ni terase
yama no ha no tsuki
-Izumi Shikibu