La vestizione del Kimono
a cura di Tomoko Hoashi
con commento di Rossella Marangoni
Il kimono - letteralmente, cosa da indossare - cela particolari complessità di indossamento e accorgimenti non visibili all'occhio inesperto. L'eleganza del tradizionale abito femminile giapponese verrà illustrata e mostrata durante il sesto incontro della rassegna "Frammenti di Giappone".
giovedì 21 aprile ore 18.30
"Frammenti di Giappone al Museo d’Arte e Scienza" nasce dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Giappone in Italia e l’Associazione Amici del Museo d’Arte e Scienza di Milano.
Il progetto si articola in otto serate che hanno lo scopo di presentare alcuni aspetti propri della cultura classica giapponese proponendo degli incontri che siano lontani da una facile banalizzazione e che esaltino la ricchezza del patrimonio culturale nipponico.
Per il programma completo dell'iniziativa clicca qui.
Si consiglia la prenotazione.
Museo d'Arte e Scienza di Milano
via Quintino Sella 4, 20121 Milano
(angolo Piazza Castello - M1 Cairoli, M2 Lanza)
Per informazioni:
Telefono: +39 02 72 022 488
E-mail: info@museoartescienza.com
Sito: www.giapponeinitalia.org
Un haiku alla settimana
Fiori di glicine.
Il muschio sull’orlo delle gronde
è invecchiato.
Akutagawa Ryūnosuke
Mondo Zen
Supponete che io mi copra la testa con la veste e sollevi le mani in aria: se vedete solo le mie mani, probabilmente pensate che non siano altro che due oggetti, ma se mi scopro, vedete che sono una persona, non solo due mani. Allo stesso modo, dovete capire che l'osservazione degli oggetti come entità separate non è che una verità parziale...
Di nuovo, prendete un cerchio con un centro: senza il centro non vi è alcun cerchio, senza il cerchio, nessun centro. voi siete il centro, il cerchio è l'universo; quindi, se voi esistete, l'universo esiste; se voi sparite, l'universo, allo stesso modo, sparisce: tutto è connesso e interdipendente. Questa scatola sul tavolo non ha un'esistenza indipendente: esiste in relazione ai miei occhi, che la vedono diversamente dai vostri e in modo ancora diverso da un'altra persona. Di conseguenza, se io fossi cieco, per me la scatola cesserebbe di esistere...
L'esistenza intera è relativa, eppure ognuno di noi crea il proprio mondo, percependolo secondo il proprio stato mentale.
Maestro Zen Hakuun Yasutani (1885-1973)
in I tre pilastri dello Zen
Matsuri, feste religiose e chiave di lettura della società giapponese
ROSSELLA MARANGONI e FULVIO CINQUINI presenteranno le principali feste religiose, specchio della società giapponese.
giovedì 14 aprile ore 18.30
“Frammenti di Giappone al Museo d’Arte e Scienza” nasce dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Giappone in Italia e l’Associazione Amici del Museo d’Arte e Scienza di Milano.
Il progetto si articola in otto serate che hanno lo scopo di presentare alcuni aspetti propri della cultura classica giapponese proponendo degli incontri che siano lontani da una facile banalizzazione e che esaltino la ricchezza del patrimonio culturale nipponico.
Per il programma completo dell'iniziativa clicca qui.
Si consiglia la prenotazione.
Museo d’Arte e Scienza di Milano
via Quintino Sella 4, 20121 Milano
(angolo Piazza Castello – M1 Cairoli, M2 Lanza)
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Telefono: +39 02 72 022 488 begin_of_the_skype_highlighting
+39 02 72 022 488 end_of_the_skype_highlighting
E-mail: info@museoartescienza.com
Sito: www.giapponeinitalia.org
Antiquariato giapponese
Rarissimo esemplare di ebira con ricche decorazioni in lacca maki-e.
Utilizzata fin dal periodo medievale, questo tipo di faretra lasciava le frecce completamente a vista, legate assieme e con le punte infilate nell’alloggiamento inferiore protette da appositi divisori.
Questo esemplare è di altissima qualità e porta sul fronte ben evidente un grande kamon di tipo janome (occhio di serpente), mentre sul retro sono poste due farfalle e la decorazione è arricchita con kamon di tipo fuji. La provenienza potrebbe quindi essere quella del clan Katô.
Le decorazioni sono realizzate in lacca takamaki-e (a leggero rilievo) con oro e argento su fondo nero.
Giuseppe Piva
www.giuseppepiva.com
Ancora Zen
Immaginate di mettere una grossa roccia accanto a una persona che stia facendo zazen. Poiché la roccia non è viva, non importa per quanto tempo stia lì, non verrà mai in mente nemmeno un pensiero. Diversamente dalla roccia la persona che sta facendo zazen accanto a essa è un essere umano vivente. Anche se stiamo seduti, fermi come la roccia, non possiamo dice che non ci verranno in mente dei pensieri. Al contrario, se così non fosse, dovremmo dire che quella persona non è più viva. Ovvio, però, che la verità dell'esistenza non significa mai diventare inerti come una roccia. Per questa ragione, la cessazione dei pensieri nella mente non è la condizione ideale di una persona che sieda facendo zazen; è assolutamente normale che nascano dei pensieri, eppure se li rincorriamo non stiamo facendo zazen ma stiamo pensando. E allora, quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento?
In breve, mirare a mantenere la postura zazen con tutto il corpo, lasciando andare i pensieri, è l'espressione più appropriata per descrivere quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento. Che cosa vuol dire lasciare andare i pensieri? Be', quando pensiamo, pensiamo a qualcosa, e ciò significa afferrarsi a quel qualcosa con il pensiero. Durante lo zazen, invece, apriamo la mano del pensiero che sta cercando di afferrare qualcosa, e ci tratteniamo semplicemente dall'aggrapparci. Questo è lasciare andare i pensieri.
Kosho Uchiyama, Opening the Hand of Thought
Evanescente come rugiada: l'estetica del mondo fluttuante
Il quarto appuntamento di Frammenti di Giappone vedrà la dott.ssa Rossella Marangoni analizzare l'estetica del periodo Edo durante l'incontro:
EVANESCENTE COME RUGIADA: L'ESTETICA DEL MONDO FLUTTUANTE
giovedì 7 aprile ore 18.30
"Frammenti di Giappone al Museo d’Arte e Scienza" nasce dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Giappone in Italia e l’Associazione Amici del Museo d’Arte e Scienza di Milano.
Il progetto si articola in otto serate che hanno lo scopo di presentare alcuni aspetti propri della cultura classica giapponese proponendo degli incontri che siano lontani da una facile banalizzazione e che esaltino la ricchezza del patrimonio culturale nipponico.
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Si consiglia la prenotazione.
Museo d'Arte e Scienza di Milano
via Quintino Sella 4, 20121 Milano
(angolo Piazza Castello - M1 Cairoli, M2 Lanza)
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Note stagionali: Aprile
Se c’è un mese dell’anno che è tutto sui fiori, quello è aprile. Fra lo svanire delle fioriture di pruno e pesca e la preparazione per guardare le fioriture di ciliegio, può essere un mese in cui non puoi mai avere troppi temi floreali in corso, soprattutto i ciliegi (sakura).
Ovviamente questo è un momento ideale per guardare sbocciare i fiori di ciliegio – forse con un chabako-temae all’aperto sotto gli alberi. La terza domenica di aprile, è tradizione tenere un tè in memoria in onore di Yoshino, una famosa geisha il cui tempio familiare è uno dei luoghi più famosi in Giappone per vedere le fioriture di ciliegio. C’è un tipo di tana chiamato “Yoshinodana” che è particolarmente adatto in questo periodo.
Oppure, se ne avete abbastanza di fiori di ciliegio dopo aver partecipato a un festival locale di troppo sulla fioritura, l’8 aprile si celebra la nascita del Buddha. È tradizione nei templi locali immergere una statua del Buddha nel tè e decorarla con i fiori ma per la stanza del tè non c’è carenza di kakemono Zen da utilizzare.
L’elemento chiave da ricordare è che questo è un momento di celebrazione. Il clima sta diventando più caldo, i fiori iniziano a sbocciare ed è tempo di guardare alla transizione alla stagione del furo all’inizio di maggio. È bene utilizzare colori chiari e ceramiche di Iga, Karatsu, Shigaraki e Mishima con motivi floreali. Potete utilizzare un kama con ampia flangia (sukigi-kama) per proteggere i vostri ospiti dal calore del ro.
Alcune altre immagini da usare includono la raccolta delle foglie di tè (che cade generalmente all’inizio di maggio), la semina, gli uccelli come l’allodola (hibari), la rondine (tsubame) e l’uguisu, e le farfalle. Tsubame – rondine – è un nome poetico popolare per gli utensili con grandi bocche.
Cha no mizu no
Chiri na otoshiso
Sato-tsubame
O cara rondine
Non fare niente nella nostra acqua
Quando prepariamo il tè all’aperto
Kikaku
Tratto dalla newsletter del sito Philly Tea
Traduzione di Mariella Minna