Approfondimenti: Senchadō, La Via del Sencha

Avete mai sentito parlare di Senchadō? L’ospitalità in Giappone riveste da sempre particolare importanza. Servire il tè è una delle sue massime espressioni, tanto da rappresentare una forma d’arte vera e propria. Con “Cerimonia del tè” di solito ci si riferisce al Chadō o Sadō, anche conosciuto come Cha no Yu (茶の湯 · “Acqua calda per il tè”). Ossia il cerimoniale dove regna sovrano il tè in polvere Matcha (抹茶) e che rappresenta la Cerimonia del tè per eccellenza.

Ma… sarà davvero l’unico tipo di cerimonia del tè esistente?

Senchadō 煎茶道 La Via del Sencha

Se infatti Chadō (茶道) è la “Via del Tè”, Senchadō (煎茶道) letteralmente significa “Via del Sencha”. Altro non è, che una versione meno nota del più famoso Chadō che propone un diverso tipo di cerimonia e di tè. Il Sencha infatti è un tè verde (緑茶 · Ryokucha) che, all’opposto del Matcha, non viene macinato ma lasciato sfuso. Il Senchadō non a caso nasce appositamente come alternativa al Chadō tradizionale, anche se per certi aspetti finisce per ispirarvisi o esserne influenzato.

La prima – quasi simbolica – differenza è data quindi dal tipo di tè. Nel Chadō, costituendo esse il tè in polvere, le foglie sono parte stessa della bevanda; nel Senchadō invece la preparazione avviene per infusione. Sia Matcha sia Sencha originano dalla Cina. Ma, mentre il Matcha risale al periodo della Dinastia Song (960-1279), il Sencha era in uso sotto la Dinastia Ming (1368-1644)– anche se probabilmente esisteva già da prima.

La differenza cardine risiede però nella medesima ragion d’essere del Senchadō: l’intento di contrapporsi alla disciplinata etichetta del tradizionale Cha no Yu. Fin dai suoi albori, il cerimoniale del Sencha promuove infatti un approccio più libero, meno codificato, all’arte del tè. Un po’ più “easy”– se così è concesso dire. Un approccio caratterizzato dalla ricerca di una semplicità, intesa come antitesi alla codificazione del Chadō.

Photo credits: hibiki-an.com

Tratto distintivo del Senchadō è poi anche il piacere estetico e la pregiatezza degli utensili adoperati (sovente infatti, le cerimonie Sencha possono accompagnare esposizioni d’arte). Questo aspetto ci riporta però anche al Cha no Yu delle origini… quando ancora non era tale. Ossia prima che il maestro zen Sen no Rikyū lo codificasse consacrandolo definitivamente come “Via del Tè”.

Prima di allora, anche l’esecuzione di quel Chadō allo stadio embrionale avveniva in funzione dell’esibizione degli oggetti. Motivo per cui Rikyū decise di intervenire, spostando il focus dall’esterno all’interno, dall’esteriorità alle persone coinvolte, rendendo il cerimoniale più essenziale e meno elaborato. Pur tuttavia cristallizzandolo, come sappiamo, con regole ben definite ispirate al Wabi-Sabi.

Mentre il popolare Matcha ha ormai da tempo varcato i confini della cerimonia (pensiamo ai dolci al matcha o al matcha-latte…), anche il Sencha, dalla sua, riscuote molto successo. Oggi è forse il tè più amato dai giapponesi… il più popolare, seppur a livello informale.

Origini della cerimonia: Ingen e Baisaō

Le origini del Senchadō risalgono al XVII secolo – circa cinque secoli più tardi rispetto a quelle del “proto-Chadō” – quando un monaco cinese noto in Giappone come “Ingen” giunse portando con sé novità culturali interessanti. Sarebbe stato proprio lui infatti a introdurre il servizio da tè e il modo di servire e consumare la bevanda, tipici del Gōng Fū Chá (工夫茶), l’arte del tè cinese. In particolare, quella in stile Ming. In contemporanea anche i mercanti cinesi che giungevano in Giappone – nonché quelli giapponesi estimatori della cultura cinese – contribuirono alla sua diffusione.

Il tè in foglie fece così comparsa sulla scena andando ad affiancare il Matcha – sino ad allora incontrastato –, riscontrando l’apprezzamento dei circoli della classe colta. Il cerimoniale Sencha quindi, che nasce sul calco dell’omologo cinese, è figlio degli ambienti intellettual-artistici dell’epoca. E giacché in quegli ambienti la cultura cinese andava parecchio “di moda”, non stupisce che ne abbia conservato lo stampo. A differenza del Chadō tradizionale, che dall’iniziale forma opulenta “Shoin-cha” gradualmente passa alla forma “Wabi-cha”, il Senchadō non conosce una simile metamorfosi. Divenuto anzi esso stesso simbolo di tale raffinatezza culturale, si diffuse in seguito anche presso la popolazione alfabetizzata urbana e rurale.

Photo Credits: ifuun.com

È interessante però come vi siano degli incredibili punti di similitudine fra le storie dei due cerimoniali. Proprio come per il Chadō, l’inizio del Senchadō è segnato da un personaggio apripista, Ingen, che dalla Cina importa una certa tradizione legata all’arte del tè. È colui che dà l’input.

Per il Cha no Yu tradizionale l’apripista era stato il monaco giapponese Eisai, il quale, oltre a fondare la scuola Zen Rinzai, aveva importato il metodo di preparazione Matcha. Come dicevamo all’inizio, vi è poi una certa similitudine con il Chadō degli inizi nel piacere del gusto estetico e nel focus sugli oggetti raffinati (inizialmente cinesi nella forma Shoin-cha).

Inoltre, anche Ingen fonda una particolare scuola Zen, la Ōbaku. E proprio da questa scuola, un secolo più tardi, uscirà un personaggio che pure si rivelerà fondamentale nella storia del cerimoniale Sencha. Qualcuno che vi lascerà la sua impronta… il “Rikyū del Senchadō”: un monaco noto con il nome di Baisaō. Un po’ come accadde al Chadō infatti, anche il Senchadō conoscerà un suo secondo padre.

La Via del tè in semplicità

In sostanza, il cerimoniale del Sencha prese forma da riunioni informali di cui arte e letteratura divennero da subito tema centrale. Si trattava di incontri conviviali che avevano luogo presso le dimore di anfitrioni colti e benestanti, di cui gli invitati ammiravano le collezioni. Collezioni per lo più composte di Karamono (唐物), opere in stile cinese o provenienti dalla Cina. La fine arte cinese, in particolare quella di epoca Ming, si è già detto, era molto apprezzata in questi ambienti. Quindi l’arte del Sencha, essa stessa di impronta cinese, non poteva che sposarsi perfettamente con i gusti di tali artisti e intellettuali.

Molto meglio di quanto non potesse fare il Chadō– che propone invece un’estetica sobria, una disciplina spirituale vera e propria nonché un rituale molto codificato. Un tale approccio cozzava con i bisogni di questi intellettuali… i quali intendevano viversi l’arte del tè con più spensieratezza, unitamente ad una sana contemplazione della bellezza raffinata. Ricercavano un tono rilassato ed informale che dalla cerimonia tradizionale non potevano avere. Ma il Cha no Yu tradizionale, visto appunto come troppo elaborato, formale e rigido, non stette stretto solamente alla classe colta…

Photo Credits: jalan.net

Nel XVIII secolo fece infatti la sua comparsa un monaco, Gekkai Gensho, il quale diede al cerimoniale un ulteriore boost di popolarità. Nato sotto il nome di Kikusen Shibayama, egli divenne presto noto con il soprannome di “Baisaō”, ossia “[venerabile] anziano venditore di tè”. Monaco e poeta, divenne famoso grazie ai suoi viaggi per le strade di Kyōto durante i quali vendeva Sencha come ambulante– cosa che gli valse appunto l’appellativo (anche se in realtà le sue erano vendite a offerta libera).

Come gli intellettuali benestanti, anche Baisaō rimase colpito dall’approccio dei maestri del tè cinesi, che con tanta naturalezza riuscivano a sposare compostezza a leggerezza. Arrivò così a ritenere l’arte del Sencha un modo altrettanto valido di perseguire una Via spirituale attraverso il tè– tanto quanto quella tradizionale legata al Matcha. Iniziò così a farsene attivo promotore presso il grande pubblico, in quel di Kyōto.

Raggiungendo il suo obbiettivo: nel tempo divenne così oggetto di riverenza che anche il tè Sencha crebbe di popolarità!

Photo Credits: wikipedia.org

Baisaō, padre del Senchadō

Proprio come gli intellettuali benestanti, anche Baisaō si dimostrò insofferente all’impostazione del Chadō tradizionale, preferendogli di gran lunga la più libera arte del tè Ming. La stessa scuola Ōbaku, da cui proveniva, era specializzata nella preparazione per infusione (d’altronde, era stata creata dallo stesso Ingen). È ragionevole pensare quindi che il monaco fosse già predisposto all’approccio del Senchadō, provenendo da tale scuola.

Baisaō però temeva che con il tempo il Senchadō finisse per seguire le orme del Cha no Yu. Cominciando, ad esempio, dalla consuetudine di rivendere, dopo la loro morte, gli utensili appartenuti ai rinomati maestri del Chadō. Nel timore che anche i suoi strumenti potessero incorrere in un simile destino decise, proprio poco prima di morire, di bruciarli tutti. Sforzo che tuttavia risultò vano: dopo la sua scomparsa non solo spuntarono copie della sua attrezzatura ma addirittura anche un manuale di “istruzioni per l’uso”.

Ciononostante la tradizione legata al Sencha sembra aver comunque conservato una trasmissione per lo più studente-allievo, tanto che incappare in simili manuali sarebbe più difficile. Quindi forse una speranza, quella di Baisaō, non del tutto vana.

Altra svolta si ebbe poi quando un conoscente dello stesso Baisaō ideò un nuovo metodo di produzione del tè, diverso anche da quello cinese. Seguendo tale procedura, le foglie venivano cotte al vapore (passaggio mancante nella procedura cinese tradizionale) per poi venir essiccate. È a questo punto che il termine “Sencha” (letteralmente “tè bollito”) sarebbe nato o quanto meno avrebbe preso a designare questo specifico metodo di produzione ‘made-in-Japan’.

Il cerimoniale Sencha continuerà a fiorire sino a tarda epoca Tokugawa (1603-1868): dall’era Meiji, la sua popolarità comincerà a calare fino a divenire sempre più circoscritto– differentemente dalla sua controparte tradizionale. In ogni caso, come accadde per il cerimoniale del Matcha, anche su quello del Sencha si fonderanno diverse scuole.

La cerimonia del Sencha

Cos’ha dunque di particolare questo cerimoniale rispetto a quello del Matcha? L’ambientazione – la casa da tè – oggigiorno non è molto dissimile da quella del Chadō. Le cerimonie sono aperte sia a piccoli sia a grandi gruppi di persone e, proprio come quelle del Chadō tradizionale, possono avere luogo anche all’aperto se il tempo lo consente. Aldilà del diverso tipo di tè e di preparazione, ciò che lo distingue è il tono più rilassato e la presenza di momenti informali alternati a quelli formali. E poiché qui l’estetica raffinata è valorizzata, è consuetudine per l’ospite della cerimonia esporre i propri oggetti d’arte – almeno i principali – che si tratti di cerimonie pubbliche o private.

Come nel Sadō, al loro arrivo gli ospiti possono essere fatti accomodare in una sala d’attesa e, prima dell’inizio della cerimonia, può esser loro servita una bevanda.

Photo credits: ekiten.jp

Gli utensili adoperati, proprio come nel Chadō, possono variare a seconda della scuola (alcune ad esempio si servono di oggetti giapponesi). Nel corso del cerimoniale gli oggetti, come teiera (急須 · Kyūsu) e tazzine, vengono portati su di un vassoio da uno o più assistenti. Se si opta per la qualità Gyokuro​ (玉露) – più pregiato – può essere che la teiera presenti forma particolare o che vi sia anche un bricco. Il Gyokuro​ si differenza dal Sencha standard per essere coltivato all’ombra invece che in pieno sole.

Per contro, vi sono anche varietà meno pregiate, perciò preparate meno di frequente– come Bancha o Hojicha.

Oltre a Kyūsu e tazzine, altri utensili tipici sono:

  • contenitore ermetico (per conservare le foglie di tè);
  • paletta in bambù (per raccogliere le foglie più piccole);
  • contenitore per le foglie scartate (ed eventualmente l’acqua usata per rivitalizzare il tè sfuso);
  • lo Yuzamashi, accessorio per raffreddare l’acqua che serve a risvegliare le foglie (può fungere anche da brocca una volta che il tè ha finito di macerare).

Photo Credits: hankyu-dept.co.jp

Temperatura e tempo d’infusione – oltre a quantità del tè e dell’acqua – sono parametri essenziali cui prestare attenzione. Poiché dalla loro miscela dipenderà il sapore finale, tendente all’umami (il quinto senso, “saporito”) piuttosto che all’amaro. Infine, anche qui fanno la loro comparsa i deliziosi dolcetti giapponesi, consumati prima del tè, come nel Chadō.

Senchadō e Chadō: due prospettive a confronto

Una cosa interessante da notare è come entrambi gli approcci si propongano la ricerca della semplicità – e il rifuggire l’elaboratezza – ma al contempo siano antitetiche l’una all’altra. Questo perché ognuna ricerca la semplicità (come positiva) e riscontra elaboratezza (come negativa) in dimensioni differenti.

Il Chadō la ricerca nell’esteriorità, mentre il Senchadō nella procedura e nell’atmosfera dell’arte del tè. Ciò che l’una vede di positivo o negativo in una determinata area, l’altra prospettiva non riesce a vederlo. Il Chadō, così come lasciatocelo da Rikyū, è essenziale e ripudia l’opulenza della dimensione esteriore. Il ‘troppo’ va eliminato. Poiché gli eccessi sensoriali distolgono dalla centratura meditativa da lui voluta per il Chadō, venendo l’attenzione catalizzata da ciò che appare e la concentrazione così intaccata. La bellezza nel Chadō di Rikyū non dev’essere quindi “raffinata” ma sobria. In questo modo si cerca di ridurre al minimo indispensabile ogni tipo di stimolo sensoriale.

I fautori del Senchadō per contro lamentavano sì troppa elaboratezza, ma non nella dimensione esteriore: bensì, nella codificazione stessa dell’arte del tè. Una codificazione ritenuta appunto eccessiva, tale da rendere l’esperienza – dal loro punto di vista – troppo inquadrata, rigida e formale. In questo senso dunque, ricercavano la semplicità: non nell’estetica, bensì nel modo di porsi e performare il cerimoniale. L’approccio per loro doveva essere più “light”. Mentre l’estetica cui erano abituati (e che magari il Chadō tradizionale poteva inquadrare come opulenta) non rappresentava un eccesso negativo, ma anzi una raffinata estetica. La sua contemplazione, qualcosa di del tutto naturale.

Due concezioni di semplicità/elaboratezza agli antipodi, indubbiamente. Ricapitolando: il Chadō ricerca la semplicità nel momento in cui tenta di eliminare tutto ciò che non è necessario e a tal fine opera una serie di accorgimenti applicando il criterio del “meno è più”; per il Senchadō sono proprio tali ‘rimedi’ messi in atto a far venir meno la semplicità– per come appunto dai suoi fautori intesa. Invece, essi ricercavano un metodo di preparazione più flessibile, maggiore libertà di espressione nonché il piacere della bellezza raffinata. E poi, come probabilmente avrebbe detto Baisaō: anche in questo modo, si può camminare lungo una Via spirituale.

Photo credits: girlschannel.net

Un’altra Via del Tè

Abbiamo visto che la cerimonia del Sencha è un modo diverso di vivere l’arte del tè, originatosi qualche secolo più tardi rispetto a quella del Matcha. “Senchadō” designa un modo alternativo di bere e gustare i tè verde giapponesi (più vegetali e dal sapore umami rispetto a quelli cinesi).

Rimane però comunque, a tutti gli effetti, parte integrante della Via del Tè… poiché, per quanto diverso, con il Chadō tradizionale condivide un medesimo cuore. Ossia, il voler in qualche modo entrare in comunione con qualcosa aldilà di sé stessi– oltre ad essere entrambi espressione di quell’ospitalità tanto valorizzata nella cultura giapponese. Come nel cinese Gōng Fū Chá e a differenza del Chadō, il metodo di preparazione è più semplice, sebbene nel tempo si sia formalizzato un pochino di più rispetto agli inizi.

Personalmente, non vedo perché Chadō e Senchadō non possano coesistere o debbano escludersi. Anzi, se vogliamo, possono essere due esperienze speculari… possono, per così dire, completarsi. In questo modo ciò che l’uno non è grado di dare in termini di esperienza, è l’altro a poterlo fare. Dopotutto, si può essere ben consapevoli o presenti a sé stessi in qualsiasi circostanza, situazione e luogo. Sono dell’idea che i due cerimoniali colgano due diversi aspetti di una stessa realtà.

Saranno anche inconciliabili nel momento stesso delle loro esecuzioni (le esigenze che l’una e l’altra cerimonia richiamano sono naturalmente diverse), tuttavia entrambe possono contribuire al benessere degli individui. Ognuna in momenti diversi. Ognuna nel proprio opportuno momento. Il Cha no Yu è preziosissimo in termini di disciplina spirituale… nell’insegnare la centratura meditativa. Il Senchadō invece può subentrare e svolgere il suo compito nel momento in cui si abbia bisogno di accedere a una “comunione con il Tutto”… in modo leggero.

Dopotutto, non c’è un tempo per ogni cosa?

Photo credits: theartofjapanesegreentea.com

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Consigli di etichetta in Giappone, le regole di comportamento sociale

Cos’è l’etichetta in Giappone? Prima di mettere piede in un nuovo posto, è giusto informarsi bene sul cosa fare e cosa non fare. Quindi che cosa dobbiamo aspettarci andando in Giappone?

Il Giappone è un paese che tiene in modo particolare all’etichetta, i giapponesi guardano molto le regole comportamentali che una persona osserva… e il più delle volte non te lo fanno capire! Non perchè non siano sinceri, ma perchè la loro delicatezza e timidezza tende molto a non farli esprimere liberamente.

Secondo la testata savvytokyo.com/ , ecco le cinque regole per rispettare l’etichetta in Giappone!

etichetta in giappone
Photo credits: savvytokyo.com

Non mangiare e bere sui treni o mentre si cammina

Non che sia una cosa particolarmente ineducata farlo, ma meglio evitarlo, perchè dà l’idea di qualcosa di trasandato. Il giapponese non ama molto la poca cura di sè stessi e degli altri, per questo vi sconsigliamo caldamente di farlo!
Questa regola ovviamente non vale sugli shinkansen e sugli aerei dove viene servito il cibo, in quel caso è bene consumare tutto.

etichetta in giappone
Photo credits: savvytokyo.com

Parlare a voce alta sui treni

Mai mai mai parlare a voce alta sui mezzi di trasporto! In Giappone farlo significa essere molto maleducati e poco rispettosi verso gli altri. Se proprio si riceve una telefonata, meglio rispondere quando si scende alla fermata, senza far sentire a tutti la propria discussione.

etichetta in giappone
Photo credits: savvytokyo.com

Manifestazioni pubbliche d’affetto

Sicuramente avete presente l’immagine di due giapponesi che si scambiano il biglietto da visita tenendolo con entrambe le mani. Ecco, questo è il modo in cui ci si presenta in Giappone. Giusto tenere il biglietto da visita con entrambe le mani ed il proprio nome a favore di lettura della persona che si sta conoscendo. In generale, i giapponesi sono molto timidi e molto conservatori, quindi non amano molto le manifestazioni pubbliche d’affetto. Evitare quindi i baci e gli abbracci in pubblico, un saluto a distanza è sempre più apprezzato ed elegante. Generalmente, il giapponese tende a perdere i suoi freni inibitori dopo qualche bicchiere in più, ma in quel momento sarà lui stesso a farsi vedere predisposto ad una manifestazione più “affettuosa”.

Usare in modo corretto le bacchette

Per quanto riguarda le bacchette, le regole da seguire sono più di una.
Quando si mangia, usare il più possibile le bacchette evitando le dita.
Mai giocherellare con le bacchette e quando non si sta mangiando è importantissimo ricordarsi di appoggiarle sull’apposito supporto e MAI verticalmente nel riso! Ricordiamo che questa immagine ricorda l’incenso che si mette a bruciare per il defunto, quindi davvero poco bello da vedere. Il piatto è sempre affiancato dal supporto per le bacchette, quindi è buona educazione utilizzarlo.
Mai passare il cibo da una bacchetta all’altra, perchè questo gesto ricorda un funerale tradizionale buddista, quando le ossa del defunto vengono passate tra le bacchette cerimoniali dei membri della famiglia.

etichetta giapponese
Photo credits: savvytokyo.com

Separare correttamente i rifiuti

In Giappone è importantissimo separare i rifiuti in modo corretto, in caso contrario i tuoi vicini potrebbero crearvi non pochi problemi ed esistono molte regole riguardanti questo. Spesso, a causa della non osservanza di queste regole, si arriva a veri e propri litigi e “vendette” davanti alla tua porta di casa.

Queste sono solo alcune regole da seguire per vivere serenamente e in modo rispettoso il Giappone, ma ci sono altri comportamenti che è giusto seguire come essere puntuali, non cercare mai scuse, non fumare mentre si cammina per strada, ma usufruire degli appositi “angoli per fumatori” e non versarsi la birra da soli ad una festa. In fin dei conti, basta un po’ di senso civico e di educazione.

Siete pronti quindi ad andare in Giappone, a rispettare e farvi rispettare, ora che sapete cos’è l’etichetta in Giappone!

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News & Curiosità dal Giappone: il Museo Ghibli ha ufficialmente aperto il suo primo store online!

Ci sono ottime notizie per i fan del maestro Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli! A causa della pandemia del Covid-19, il museo Ghibli di Mitaka (Tokyo) è stato uno dei più importanti siti turistici a chiudere temporaneamente le sue porte. Quella che doveva essere una breve chiusura di tre settimane ha finito per essere prolungata per un anno e mezzo circa. Anche se attualmente il museo ha riaperto le porte ai visitatori, il numero di questi è in calo perché molte persone continuano ad evitare viaggi e spazi chiusi.

 

credits:  jrailpass.com

Ma abbiamo una buona notizia per voi! Molti fan sono stati costretti a rimandare la loro visita al museo ma adesso c’è finalmente un modo per ricreare l’atmosfera dei film dello Studio Ghibli nelle proprie case. L’apertura del negozio online permetterà di acquistare i prodotti originali che prima erano in vendita solamente nello store Mamma Aiuto, situato all’ultimo piano del museo.

Sul sito è possibile scegliere tra una vasta gamma di articoli: dai gadget più famosi, all’oggettistica della cultura giapponese, fino ad arrivare ai prodotti per la casa! Le immagini sono solo un assaggio del mondo magico che potete trovare sul sito!

credits: ghibli-museum-shop.jp

Consigli utili per i fan italiani del Museo Ghibli

Al momento il servizio di spedizione è attivo solo in Giappone ma non disperate! I clienti internazionali possono sempre cercare servizi di spedizione alternativi per farsi consegnare gli articoli nel proprio paese. A tal proposito vi consigliamo il sito tenso.com molto utile per comperare i vostri items preferiti direttamente dal Giappone!

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Approfondimenti: La casa moderna giapponese

La casa moderna giapponese presenta delle caratteristiche particolari soprattutto in termini di spazi abitativi , piuttosto piccoli se paragonati alle nostre abitazioni. Per approfondire questo aspetto è necessario conoscere intanto il Giappone da un punto di vista geografico e sociale.

Questione geografica e sociale del Giappone

Il 75% della superficie del paese è composto da montagne e terreni collinari. Solo il 30,2% del terreno risulta abitabile. La limitata superficie abitabile fa sì che la densità di popolazione del Giappone sia tre volte più alta rispetto a quella europea. Le tre maggiori aree metropolitane dell’isola Honshū sono il Kantō (Area di Tokyo), Chukyo (Nagoya) e il Kansai (Ōsaka) e costituiscono il 51% del totale della popolazione giapponese.

credits:eubusinessinjapan.eu

Negli ultimi anni è cresciuta la forte migrazione dalle zone rurali a quelle urbane. Nell’anno 2013 è avvenuta quella più grande e contava ben 89,786 persone trasferitesi nelle maggiori aree di Tokyo, Nagoya e Ōsaka. Il limitato terreno edificabile in Giappone, dovuto alle sue caratteristiche geografiche e la densità di popolazione presente nelle aree urbane delle maggiori città, ha avuto una notevole influenza sulla costruzione delle case e soprattutto sulla loro dimensione.

Le dimensioni delle case moderne giapponesi

Mediamente un’abitazione moderna giapponese va dai di 50m² ai 70m².  Tuttavia, la dimensione può cambiare in base al tipo di appartamento e al posto in cui è situato. Ultimamente nei centri urbani si nota una maggiore presenza di appartamenti abitati da una sola persona. Su questo trend gioca un fattore fondamentale sociale del Giappone: i nuovi single. Dal 1973 infatti il declino del numero dei matrimoni è stato costante con l’aumento di giovani professionisti sempre più concentrati sulla carriera. Di conseguenza il settore delle costruzione di case mono-abitante registra un’altissima crescita. Seguendo questo trend, nella città di Tokyo è sempre più comune trovare appartamenti chiamati one-room ワンルーム. Si tratta di monolocali di piccole dimensioni che vanno solitamente dai 13m² ai 20m² ma possono essere anche più piccoli.

 

credits:news-postseven.com

La concezione dell’arredamento

La dimensione degli spazi abitativi giapponesi moderni influisce sull’arredamento. Quando si tratta di arredare spazi più o meno ridotti, in primo luogo la scelta ricade su mobili e accessori di piccole dimensioni. Inoltre è importante che siano funzionali in modo da essere combinati e utilizzati in vari modi. Emerge da ciò il concetto di polifunzionalità di spazi e oggetti. Le diverse aree abitative possono essere utilizzate con finalità diverse ma anche una stessa piattaforma può funzionare come piano di seduta, scrivania, tavolo per mangiare ecc. Un esempio di polifunzionalità è l’idea nata in Giappone di includere nell’arredamento delle proprie case la cosiddetta Draw a line. Si tratta di un bastone in tensione da porre alla due estremità di un pavimento, soffitto o parete a cui si possono appoggiare o attaccare supporti, ripiani, luci e simili. Già negli anni Cinquanta il brand Heian Shindo aveva iniziato a produrre queste aste che con il tempo hanno avuto un successo inaudito. La Draw a line è una soluzione essenziale, salva-spazio e rappresenta l’incontro di semplicità, linearità e stile giapponese.

credits: heianshindo.com

La scelta dei mobili

I giapponesi scelgono abilmente i mobili per arredare le proprie case basandosi sul principio di far sembrare le stanze più grandi. I divani vengono spesso spostati verso gli angoli o il muro in modo da sfruttare tutto lo spazio a disposizione. Posizionando gli oggetti in tale maniera, il pavimento sarà più libero e di conseguenza la casa sembrerà anche più spaziosa.
I mobili sono normalmente bassi e larghi così da essere in grado di offrire una visione più ampia della stanza. Tavoli, letti ma anche sofà, tutti con altezze contenute in modo tale da mantenere la linea degli occhi bassa.Nelle case moderne giapponesi di solito la cucina e la sala da pranzo rappresentano un unico spazio. Ultimamente in Giappone sta crescendo il numero di cucine con bancone che serve per consumare pasti veloci come la colazione. Per i pasti più formali con la famiglia si usa il tavolo posto di fronte al bancone. Un altro aspetto che differenzia le cucine giapponesi dalle altre è che gli elettrodomestici molto spesso sono già incorporati nella cucina. In altre parole nelle cucine molto spesso sono già preinstallati gli elettrodomestici tradizionali come il forno, fornelli, lavello, frigorifero ecc.

credits:suumo.jp

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Kōyō 2021: I migliori post dove ammirare il foliage autunnale

L’autunno è già arrivato e come ogni anno, in Giappone è cominciata la stagione del Kōyō che include il periodo del Momiji e del Ginkgo foliage!

Il giappone lo sappiamo, è una nazione che, come l’Italia, presenta le 4 stagioni: Primavera (春 – haru), Estate (夏 – natsu), Autunno (秋 – aki) ed Inverno (冬 – fuyu). Con Kōyō, come abbiamo già detto in un precedente articolo, si intende infatti quel periodo dell’anno in autunno dove possiamo assistere al cambiamento del colore delle foglie. Ci sono varie specie di alberi in Giappone, ma quelli autoctoni che ci regalano questo splendido show sono in particolare gli Aceri e il Ginkgo Biloba. Infatti, grazie a queste specie possiamo assistere al periodo del Momiji, cambiamento delle foglie di acero, e al Ginkgo foliage.

Oggi vogliamo condividere con voi alcuni dei posti migliori per assistere a questo incredibile spettacolo della natura!

Momiji: Tempio Eikando, Kyoto

Momiji

Photo credits: kyoto.travel

Situato poco distante dal centro di Kyoto, i giardini del tempio Eikando offrono un incredibile vista durante il Momiji. Inoltre, essi sono illuminati anche di notte offrendo così un incredibile emozione notturna. Solitamente, il periodo migliori per godere di questo incredibile spettacolo è durante la seconda metà di novembre o alla fine del mese stesso.

Arashiyama, Kyoto

Momiji

Photo credits: hisgo.com

Ci spostiamo nella periferia di Kyoto per trovare Arashiyama, un angolo di Giappone che ci offre montagne ricoperte da boschi. Ed è proprio in questo periodo dell’anno, durante il Momiji, che queste distese di alberi si trasformano in un mosaico multicolore che si riflette nel fiume Sagano. Qui il foliage solitamente dura fino ad inizio dicembre, permettendoci così un’esperienza irripetibile ed uno spettacolo unico nel suo genere.

Momiji: Tempio Tofukuji, Kyoto

Momiji

Photo credits: japan-guide.com

Dall’arancione al rosso, questi i colori che disegnano e circondano il Tempio Tofukuji, uno dei luoghi più popolari per il Kōyō e il Momiji. Quando vi troverete qui, vi sembrerà davvero di immergervi in un mare di foglie di acero, circondandovi di una sensazione di immensa pace e tranquillità. Il momento migliore per godere di questo spettacolo è da metà a fine novembre,

Viale Jingu Gaien Ginkgo, Tokyo

Ginkgo biloba

Photo credits: japantravel.com

E dal momiji passiamo al Ginkgo foliage, un altro dei simboli del Giappone. L’albero di Ginkgo Biloba è conosciuto come Icho ed è l’albero ufficiale della città di Tokyo. Infatti, molte delle strade della città sono costeggiate da questi possenti alberi. Il luogo più famoso per godere dello spettacolo delle meravigliose foglie gialle di Ginkgo è infatti il viale che si trova nel parco Meiji-jingu Gaien. Qui, da fine novembre, il panorama passa dal colore verde dell’estate a un brillante giallo che ci accompagna fino a inizio dicembre.

Parco di Ueno, Tokyo

Dall’Hanami con i suoi fiori di Sakura, al Momiji e i colori dell’autunno, il parco di Ueno a Tokyo è sempre uno dei posti migliori per godere di questi spettacoli della natura. Istituito quasi 150 anni fa e casa di più di 9000 alberi, questo bellissimo posto è uno dei luoghi privilegiati per la visione del foliage da metà novembre a inizio dicembre.

Momiji: Giardino Rikugien, Tokyo

Momiji

Photo credits: japan-guide.com

Se invece preferite farvi trasportare indietro nel tempo, il giardino Rikugien è il posto perfetto per voi. Restaurato nel 1878 ma originario del periodo Edo, qui potrete assistere ad un’esperienza unica del Kōyō. Infatti, gli alberi che circondano il lago soo illuminati anche di notte in modo da poterli ammirare anche dopo il tramonto. Un paesaggio unico che Tokyo offre ai suoi visitatori dove si possono ammirare le luci e le foglie rifflesse misticamente sulla superficie dell’acqua. Il periodo migliore è da metà novembre a inizio dicembre e il parco ha un costo di ingresso pari a 300¥.

Parco Nazionale di Oze, Nikko

Photo Credits: https://national-parks.org/japan/nikko

Ci spostiamo a nord di Tokyo e arriviamo a Nikko all’interno del parco nazionale. I sentieri che troviamo qui rendono questo un luogo perfetto per la visione del Kōyō. Fra cascate, paludi e praterie, Oze è un habitat unico anche per il kusamomiji, ovvero i colori autunnali dell’erba. Passo dopo passo vi troverete immersi nelle fronde rosse e dorate, una visione magica che vi accompagnerà da fine settembre sino a circa metà ottobre.

Parco Nazionale Daisetsuzan

Photo credits: japan-guide.com

Se preferite godere di questo meraviglioso spettacolo in modo più privato evitando le folle, il Parco Nazionale Daisetsuzan è ciò che fa per voi. Qui Hokkaido si veste di rosso, oro e arancione ed questo parco vanta anche il primato del Kōyō. Infatti, trovandosi molto a nord. fra vulcani, laghi, montagne e sorgenti caled è quasi sempre la prima location a vedere il cambiamento delle prime foglie!

Momiji: I cinque laghi del Fuji

Momiji

Photo credits: hisgo.com

E per i più tradizionalisti, non poteva di certo mancare il panorama del Monte Fuji. Anche in autunno, il signore del Giappone ci regala una vista spettacolare. Vedere il cambiamento delle foglie all’ombra del Monte Fuji è un evento incredibile che sicuramente diventerà un’esperienza unica nella vostra vita. Inoltre, potete anche noleggiare una barca per visitare il lago Kawaguchiko. Infatti, da qui potrete ammirare la bellezza del paesaggio che vi circonda e vederlo riflesso nella superficie del lago. Questo vi permetterà di sentirvi completamente avvolti e immersi in quello che è il vero Kōyō giapponese. Da fine ottobre a metà novembre, questo è la meta da sogno per assistere al foliage.

In Conclusione

Il Kōyō è uno dei periodi più magici in Giappone, un’esperienza che almeno una volta nella vita va affrontata. Tuttavia ricordiamo che il periodo del foliage può variare di anno in anno a seconda delle previsioni meteo. Proprio per questo, ogni anno il Giappone rilascia il forecast ufficiale!

Pronti a godere dell’immenso spettacolo del Momiji e Ginkgo foliage durante il Kōyō?! Siamo curiosi di vedere le vostre foto!

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News & Curiosità dal Giappone: Cosa ci invidiano i giapponesi?

Per le News & Curiosità dal Giappone: Cosa ci invidiano i giapponesi?
Noi italiani ci troviamo spesso ad invidiare ciò che hanno in Giappone… ma dal Giappone che cosa ci invidiano?


Photo Credit: https://twitter.com/hydro_homies/

Secondo alcune ricerche e l’articolo di excite i giapponesi dicono:
“L’Italia ha fontane che servono acqua frizzante e acqua fredda…” le fontane sono definite strutture pubbliche invidiabili per i giapponesi!

A noi sembrano normali, ma per i giapponesi è qualcosa di unico avere l’acqua gratis che possa essere raccolta nelle bottigliette. Così dicono, che “l’Italia ha l’acqua gratis e ci sono vari rubinetti, uno per l’acqua frizzante, uno per l’acqua fredda e uno per l’acqua semplice, tutti gratuiti.”

trovano bellissimo poter bere acqua frizzante o fredda in una giornata calda e che siano in tutta Italia! Non solo in una parte del paese!

Esistono strutture chiamate “Case dell’acqua”. Per noi sono cose normali, per i giapponesi sono invece qualcosa di unico! Sembra una grandissima fortuna poter portare la propria bottiglia e riempirla con acqua locale di buona qualità con un buon retrogusto! L’acqua è gratuita e l’acqua frizzante invece costa solamente 0,05 € al litro. È un ottimo modo per risparmiare denaro e non sprecare bottiglie di plastica.

Excite ha raccolto vari commenti di giapponesi in visita in Italia, sorpresi dalla presenza queste fontane e dalla possibilità che offrono.

“Nei ristoranti le acque frizzanti vengono presentate addirittura come i vini! Ognuna di loro ha le sue caratteristiche!”

“Addirittura ci sono acque frizzanti naturali, com’è possibile?”

Il segreto è l’effervescenza naturale: con l’attività vulcanica, l’anidride carbonica si dissolve in acqua sotto pressione nelle profondità del sottosuolo. L’acqua effervescente sale naturalmente attraverso le sorgenti calde.

Per i giapponesi, la possibilità di avere l’acqua a disposizione in fontane pubbliche è qualcosa di unico. E l’Italia sembra l’unico Paese che possa servire acqua davvero di buona qualità, perchè, se per loro andate negli Stati Uniti, le tre scelte potrebbero essere “acqua arrugginita”, “acqua calcarea” oppure “niente acqua”. Insomma, abbastanza diverso dalla scelta tra “acqua fredda” , “acqua naturale” e “acqua frizzante”

Insomma, quando vi capiterà di vedere una fontana pubblica o una casetta dell’acqua, prestatele un po’ di attenzione e sappiate che per qualcuno, dall’altra parte del mondo, quella struttura è un miracolo!

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News & Curiosità dal Giappone: Ramen o Pasta? Feumen!

Ramen o pasta stasera? Se non riesci a decidere allora il nuovo ristorante Feumen, situato nel quartiere di Aoyama a Tokyo, potrebbe avere la soluzione per te! Nato dalla collaborazione di due rinomati chef giapponesi, Ayumi Sato e Hiroto Sato, è un ristorante molto particolare. I noodles che vengono offerti, come dice lo stesso slogan in giapponese rāmen demo nai, pasuta demo nai ラーメンでもない、パスタでもない, non sono nè pasta nè ramen!

I noodles Feumen

I noodles Feumen sono di medio spessore, di colore giallo, preparati con una farina di grano reperibile in Hokkaidō e nel Kyūshū. Questa è la chiave per renderli né troppo morbidi né troppo duri. Vengono serviti freddi con sopra una calda salsa di gamberi molto piccante e con un mix di spezie. A queste si possono aggiungere tanti altri condimenti. Quello più popolare al momento è il condimento onsen tamago 温泉卵. Si tratta di un uovo tradizionale giapponese cotto lentamente nelle acque calde dell’onsen ovvero le “terme giapponesi”. L’uovo viene poi combinato con del formaggio in polvere per dare quel tocco di gusto in più ispirato all’italianità.

 

 

Feumen

credits: gnavi.co.jp

L’interno del ristorante: fra arte e sicurezza

 

L’interno del ristorante offre al cliente un mix di paesaggi naturali e artistici con un bancone centrale che ricorda l’albero creato dal paesaggista di fama mondiale Seijun Nishihata, circondato da diverse opere di Nana Soeda, giovane pittrice emergente. Il locale è dotato anche di una terrazza per godersi i noodles in una calda giornata di sole.

Interno Ristorante Feumen

credits: prtimes.jp

Infine un’altra particolarità è che sia l’ordinazione che il pagamento avvengono online. Basta infatti scansionare all’ingresso il codice QR e registrare la carta di credito sul sito web per visionare il menù. Con un semplice tocco si può ordinare e pagare il proprio pasto in perfetta sicurezza!

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Approfondimenti: La casa tradizionale giapponese

Se ci chiediamo quali siano le caratteristiche di una casa tradizionale giapponese le possiamo vedere tutte guardando un qualunque tempio in Giappone: austerità, materiali leggeri e porosi, pareti interne ed esterne molto sottili. La casa tradizionale giapponese, come la conosciamo oggi, ha le sue origini nelle case dei ricchi agricoltori nei primi anni del periodo Edo (1603-1868) costruite con strumenti e metodi importati dalla Cina e dalla Corea. Il materiale predominante è il legno, scelto dagli architetti giapponesi in una continua ricerca di armonia e sintonia con la natura. Il legno è un materiale leggero che riassume in sé il concetto di transitorio: il calore che trasmette agli ambienti interni, le sue irregolarità e texture sono elementi considerati di alto valore estetico.

La zona d’ingresso si chiama genkan 玄関, ed è quel luogo in cui è necessario togliersi le scarpe prima di entrare. La presenza del gradino, che pone il genkan ad un piano inferiore rispetto al resto della casa, serve proprio a definire il confine fra lo spazio interno abitativo e quello esterno. Allo stesso tempo però, proprio per la sua posizione ribassata rispetto agli altri piani della casa, il genkan si pone come uno spazio in continuità con la natura e non di separazione da essa. 

credits: jp.fotolia.com

 

Washitsu 和室: la stanza tradizionale giapponese

Le stanze di una casa tradizionale giapponese hanno la pavimentazione in tatami 畳 ovvero composta da pannelli rettangolari modulari rivestiti da paglia intrecciata. Queste stuoie non solo conferiscono bellezza alle case ma aiutano anche a conservare il calore durante le fredde giornate invernali. Tutte le stanze hanno questo tipo di pavimentazione fatta eccezione per la cucina e i corridoi, dove il materiale predominante è il legno. Proprio per questo tipo di pavimentazione è difficile utilizzare le sedie all’interno delle stanze tradizionali. A queste si preferiscono invece cuscini speciali utilizzati per sedersi chiamati zabuton 座布団.

tatami casa tradizionale

credits: jp.fotolia.com

Un’altra peculiarità delle case tradizionali giapponesi sono le porte scorrevoli: i fusuma 襖. Si tratta di pannelli rettangolari con il lato lungo in verticale che separano i locali interni della casa. Sono costituiti da una struttura in legno a reticolato ricoperta da cartone e da uno strato di carta o tessuto su entrambi i lati. Anticamente venivano dipinti per abbellire la residenza con scene naturali come paesaggi montani, foreste o animali. Esiste poi un altro tipo di parete scorrevole chiamata shōji, realizzata in carta di riso montata su un telaio in legno. A differenza dei fusuma, gli shōji separano l’interno delle case dall’esterno. Inoltre, essendo la carta che li riveste molto sottile, permettono alla luce naturale di filtrare attraverso la porta.

 

fusuma casa tradizionale

credits: jp.fotolia.com

 

L’ofuro nella casa tradizionale giapponese

La stanza da bagno nelle case tradizionali giapponesi è normalmente separata da quella adibita alla toilette.  L’ofuro お風呂 tradizionale è una vasca di legno compatta e profonda rispetto alle vasche comuni, colma d’acqua ad una temperatura di circa 43 °C o anche più calda. Costruita tradizionalmente in legno hinoki ヒノキ, cipresso giapponese, la vasca a contatto con i vapori e con l’acqua calda emana una fragranza molto particolare. Prima di utilizzare l’ofuro ci si siede su un piccolo sgabello all’interno della stanza per lavarsi corpo e capelli e si entra nella vasca solamente dopo essersi ben sciacquati. Fare il bagno per molti è un’esperienza che va oltre la semplice igiene personale. Per alcuni è religiosa, per altri curativa. Entrambi i due aspetti sono strettamente connessi al rito della purificazione: non ci si immerge nell’acqua bollente solo per una questione di igiene ma anche per purificare l’animo.

ofuro casa tradizionale

credits:tatezou-house.com

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News & Curiosità dal Giappone: l'autunno in Giappone fra momiji e sapori stagionali

Il Giappone è famoso per offrire panorami mozzafiato e unici in tutto il mondo per ogni stagione dell’anno. Molti considerano proprio l’autunno il periodo in assoluto più bello. Il motivo risiede nel fatto che quando le temperature cominciano ad abbassarsi dopo la torrida estate, le foglie si tingono di sfumature di colore arancione, rosso, giallo e marrone. Questo fogliame autunnale è uno spettacolo magnifico della natura che ha ispirato artisti e poeti per secoli e secoli.
Il fenomeno naturale delle foglie che cambiano colore in giapponese è detto kōyō 紅葉. Questo kanji ha però anche una seconda lettura, ovvero momiji, che indica più precisamente le foglie d’acero giapponese tinte di rosso. Entrambe le parole simboleggiano l’autunno nella cultura giapponese.

L’inizio della stagione del kōyō in Giappone varia a seconda della temperatura, latitudine e altitudine ed il momento migliore per osservare il fenomeno cambia da regione a regione: ad esempio in Hokkaidō, che è la regione più a nord e quindi più fredda, inizia già a metà settembre, in altre città più a sud come Tokyo o Kyoto, dove quindi il freddo arriva dopo, bisognerà attendere il mese di novembre. Possiamo quindi dire che prima arriva il freddo prima appariranno i colori autunnali!

Diamo un’occhiata alle previsioni di quest’anno!

Kōyō Forecast 2021

photo credits: www.jrailpass.com

Il Giappone, oltre che per i paesaggi mozzafiato, è famoso anche per i suoi sapori stagionali e quindi per tutta una varietà di alimenti che è possibile gustare solamente in una particolare stagione. Si aggiudica il primo posto nella classifica dei cibi autunnali più popolari il pesce sanma さんま.

I cibi più ricercati durante questo periodo

Il pesce sanma vive nell’Oceano Pacifico ed è possibile mangiarlo appena pescato solamente nel periodo autunnale in quanto durante le altre stagioni nuota lontano dalle acque del Giappone per avvicinarsi solamente in autunno. Solitamente viene cucinato in maniera molto semplice, alla griglia e con un po’ di sale, ma il gusto è assicurato!

photo credits: mi-journey.jp

Un altro sapore che fortemente caratterizza l’autunno giapponese è quello della patata dolce, conosciuta con il nome di satsumaimo サツマイモ. Ogni anno, infatti, non appena si comincia a percepire nell’aria l’inizio dell’autunno nella maggior parte dei negozi, dai convenience store, conosciuti con il nome di konbini, ai negozi più lussuosi, cominciano ad apparire dolcetti al gusto di patata dolce di ogni tipo. Ad esempio nei konbini come il Lawson, il Seven Eleven e Family Mart appariranno magicamente crepes, crostatine, torte di riso, tutte al gusto di satsumaimo!

photo credits: km2.tsite.jp

Questo gustoso ingrediente è talmente ricercato in Giappone che ogni anno, proprio nel periodo autunnale, Mister Donut, una delle più famose catene di ciambelle al mondo, propone una linea di ciambelle al gusto di patata dolce.

photo credits: japantoday.com

Infine, un altro sapore che simboleggia l’autunno giapponese è quello della castagna, in giapponese kuri 栗. Viene utilizzata in vari modi ed è possibile trovarla nei dolci più disparati: all’interno dei macarons, sul dolce montblanc fino ad arrivare ai dolci più tradizionali giapponesi come i dorayaki どら焼き.

photo credits: elle.com, tsuboya.net

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NON PERDETEVI IL NUOVO NUMERO DI PAGINE ZEN!

É uscito il nuovo numero di PAGINE ZEN, ricco come sempre di approfondimenti e curiosità!

Ecco quali saranno gli argomenti che PAGINE ZEN andrà ad approfondire nel numero 125:

 

- Il Giappone Asuka e Nara
Quando l’estero divenne mainstream, influenze cinesi e coreane
Carla Ruscazio
Con approfondimento al link:
https://temizen.zenworld.eu/paginezen/approfondimenti/il-giappone-asuka-e-nara-quando-l-estero-divenne-mainstream-influenze-cinesi-e-coreane

- 天地人轉 (転)
Ten-Chi-Jin-Ten (marobashi) - Cielo / terra / persona / adattarsi
Calligrafia di Bruno Riva - shodo.ch

- Giappone: disegno e design
Dai libri illustrati Meiji ai manifesti d'arte contemporanea
Eleonora Lanza
Con approfondimento al link:
https://temizen.zenworld.eu/paginezen/approfondimenti/giappone-disegno-e-design-dai-libri-illustrati-meiji-ai-manifesti-d-arte-contemporanea

- Il Tè
Dalla Cina: storia, leggenda, estetica (prima parte)
Isabella Doniselli Eramo - www.icooitalia.it
Con approfondimento al link:
https://temizen.zenworld.eu/paginezen/approfondimenti/il-te-dalla-cina-storia-leggenda-estetica-prima-parte

- Prezioso verde
La collezione di giade del Museo d’Arte Orientale di Venezia
Elena Riu - https://orientalevenezia.beniculturali.it/
Con approfondimento al link:
https://temizen.zenworld.eu/paginezen/approfondimenti/prezioso-verde-la-collezione-di-giade-del-museo-d-arte-orientale-di-venezia

- Corea
Fondazione dalle Origini Celesti
Dalila Bruno
https://temizen.zenworld.eu/paginezen/approfondimenti/corea-fondazione-dalle-origini-celesti

- I pirati dei mari orientali
Veronica Gambilare
Con approfondimento al link:
https://temizen.zenworld.eu/paginezen/approfondimenti/i-pirati-dei-mari-orientali

- Kusari-Dō
Percorrendo la Via Guerriera della Catena
Christian Russo - www.yoshinryu.com
Con approfondimento al link:
https://temizen.zenworld.eu/paginezen/approfondimenti/kusari-do-la-via-guerriera-della-catena

- La Neve di Yuzawa
Immagini dal Giappone
Recensione di Anna Lisa Somma - www.bibliotecagiapponese.it

 

--- Questo il link all'intero numero 125 di Pagine Zen
https://temizen.zenworld.eu/paginezen/archivio/pagine-zen-125

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