Un tanka alla settimana

"Come la vetta del monte Fuji,
di un fuoco sterile,
se devi bruciare, brucia pure,
levando fumo inutile
che neppure la divinità spegne"

"Fuji no ne no
nuranu omoi ni
moeba moe
kami dani ketanu
munashi keburi o"

富士の嶺の
ならぬおもひに
燃えばもえ
神だに消たぬ
空しけぶりを

Ki no Menoto


Tra gyaru e visual kei: alla scoperta della moda giapponese

Il Giappone contemporaneo non è il Paese rigido e quadrato che molti immaginano. Tra gli strati della società, convivono e si influenzano reciprocamente numerose sottoculture, caratterizzate da altrettanti stili d'abbigliamento. Questo viaggio cercherà di analizzare alcune tra i kei (stili) più importanti e che maggiormente hanno plasmato la moda e l'immaginario giapponese degli ultimi decenni.

 

Decora Fashion: il termine decora è un adattamento fonetico dell'inglese decorative. Come suggerisce il nome, questa moda è caratterizzata dall'uso spropositato di accessori e dai numerosi strati di vestiti, che si sovrappongono gli uni gli altri. Di solito, i colori usati negli abiti sono tinte neon, che rendono questo look facilmente riconoscibile. Non sono rari, tuttavia, toni più neutri, come il rosa chiaro o il grigio. Nato a fine anni '90, raggiunge il picco della popolarità  a metà anni 2000, dopodiché è sfumato nel fairy kei.

 

 

Bōsō Zoku: letteralmente, “bande della guida spericolata”. Il termine indica le gang di motociclisti amanti delle corse, della velocità e dei veicoli modificati. Popolari dalla fine degli anni '80, ancora oggi vengono identificati come teppisti dediti al disturbo della quiete pubblica. Il look è caratterizzato da giacche di pelle molto lunghe, bende, borchie e catene. Spesso i loro abiti sono decorati con kanji e simboli dell'Impero Giapponese. Nella cultura di massa sono celebrati da manga come Shonan Junai Gumi e film come God Speed You! Black Emperor.

 

 

Dolly kei: moda popolare negli ultimi anni, che punta ad avere un vibe fiabesco, rifacendosi all'aspetto di bambole antiche, con abiti ricercati e un po' rococò. Pur dividendosi in molte sottocategorie, ci sono vari elementi ricorrenti: stratificazione degli abiti, diversi tipi di tessuto e abbondanza di laccetti, ricami e fiocchi. Gli immancabili accessori vanno da croci e rosari (tipici della sottocategoria Cult Party kei) fino a teschi, ossa e pezzi di bambole rotte. Anche i colori sono molto eterogenei e si passa dalle tinte pastello del Mori kei (stile della foresta, che fa uso abbondante di motivi legati alla natura e materiali sostenibili) fino a tonalità più scure. Altra sottocategoria è il Fairy kei, che, rispetto al Dolly kei, punta ad elementi più pop, ispirati alle icone degli anni '80. Colore predominante? Rosa, ovviamente.

 

Gyaru: gyaru è la traslitterazione giapponese dell'inglese girl, o gal. Il nome deriva da una marca di jeans, chiamata gurls, in voga negli anni '90, rivolti a un pubblico giovanile. Ora, invece, la moda gyaru è apprezzata tanto da studentesse (chiamate kogals, ovvero giovani gals), quanto da giovani lavoratrici. Anche in questo caso, il look gyaru racchiude un'infinità di sottocategorie. Caratteristiche comuni a tutte sono il look estremamente glamour, la pelle abbronzata, il make up vistoso - con ciglia finte - e una grande attenzione per l'acconciatura (spesso "irrobustita" da parrucche o extension). 

 

Visual kei: stile collegato alla scena musicale J-rock e J-metal, a cui spesso si fa riferimento proprio come visual kei. Caratterizzato da un look molto glam e sfarzoso, derivato dalla moda glam metal anni '80, con capelli cotonati, trucco pesante e abiti esagerati. Abiti che spesso fanno leva sull'ambiguità sessuale, puntando a uno stile androgino, come la famosa band Versailles. Gli iniziatori di questo stile furono gli X Japan a inizio anni '90, che coniarono il termine a partire da uno dei loro slogan: visual shock. Il visual kei annovera tra le sue fonti d'ispirazione anche la moda vittoriana, creando numerosi punti di contatto con lo stile gothic lolita. È popolare soprattutto tra i fan delle band che seguono questo stile.


Un tanka alla settimana

"Sulla montagna estiva,
si ritirò, forse,
colei che ama?
Il cuculo leva
un canto disperato."

"Natsuyama ni
koishiki hito ya
irinikemu
koe furitatete
naku hototogisu"

夏山に
恋しき人や
入りにけむ
声ふりたてて
なくほととぎす

Ki no Akimine


Un tanka alla settimana

"Nella pioggia estiva
scrosciante,
quale pena affligge
il cuculo che si lamenta
tutta la notte?"

"Samidare no
sora mo todoro ni
hototogisu
nani wo ushi to ka
yo tada nakurama"

五月雨の
空もとどろに
郭公
なにを憂しとか
夜ただなく覧

Ki no Tsurayuki


Tre haiku di Filippo Minacapilli

Il poeta Filippo Minacapilli ha voluto condividere con noi tre suoi recenti componimenti poetici, ispirati agli haiku giapponesi.

Fior di ciliegio
Delicate emozioni
Sgorga l'amore

 

 

La luna rossa
silenziosa sui tetti
stupisce il poeta

 

 

Calice rosso
Una sera di giugno
Desidero te

 

Filippo Minacapilli è un poeta italiano, autore di due raccolte poetiche che contengono sia poesie libere che haiku.
Le sue due raccolte antologiche sono "Magia di luce in versi" (Edizioni DivinaFollia) e "Riflessi d'acqua" (Bertoni Editori), che ha come tematica l'amore, inteso come incanto e tormento.

Nato ad Aidone (EN), Minacapilli è stato docente di Scienze umane in diversi istituti superiori. Fa parte di associazioni culturali, collabora con giornali on line, occupandosi prevalentemente di temi sociali e culturali ed è giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta, attività che gli consente di approfondire dinamiche sociologiche e di affrontare problematiche interpersonali complesse. La sua passione poetica, nata casualmente, si è consolidata nel tempo. Molto apprezzati gli Haiku, cui l’Autore riserva ampio spazio nella sua scrittura con notevole padronanza della tecnica e dello stile.


Un tanka alla settimana

"Se in questo mondo
mai esistessero
menzogne,
come sarei felice
delle parole degli altri!"

"Itsuwari no
naki yo nariseba
ika bakari
hito no koto no ha
ureshikaramashi"

いつはりの
なき世なりせば
いか許
人の事の葉
うらしからまし

Anonimo


Un tanka alla settimana

"Quando sento il richiamo
del cuculo che canta,
mi struggo di nostalgia
per la terra
ove lasciai il mio cuore."

"Hototogisu
naku koe kikeba
wakarenishi
furusato sae zo
koishikarikeru"

ほととぎす
なく声きけば
わかれにし
古里さへぞ
恋しかりける

Anonimo


Un tanka alla settimana

"Ahi, che delirio:
dormiente o desto,
sempre mi tormenta la brama!
Dove manderò il mio cuore
per trovare quieto oblio?"

"Warinaku mo
nete mo samete mo
koishiki ka
kokoro wo izuchi
yaraba wasuremu"

わりなくも
寝ても覚めても
恋しきか
心をいづち
遣らばわすれむ

Anonimo


Tra sogno e realtà - Intervista a Fuco Ueda

Fuco Ueda, classe 1979, è una delle artiste contemporanee giapponesi di maggior successo. I suoi dipinti - che normalmente vengono inseriti all'interno della corrente pop surrealista nipponica - mischiano sapientemente immagini leggere ed eteree con elementi più inquietanti. Grazie alle sue iconiche e riconoscibilissime opere d'arte, debitrici in una certa misura dell'influenza di Yoshitomo Nara, Ueda sta diventando sempre più popolare, sia in patria sia all'estero. L'abbiamo intervistata in occasione della sua prima mostra in Italia, che sarà ospitata da Dorothy Circus Gallery a partire dal 9 giugno.

 

-Qual è stato il suo percorso artistico?

Dopo terminato il liceo, dove ho studiato arte, ho proseguito gli studi in un'università di arte di Tokyo.

 

 

- Sembra che nelle sue opere ci numerosi elementi contraddittori. Ad esempio ci sono giovani donne e bambine innocenti, accanto a numerosi elementi macabri e orripilanti. Che significato hanno?

Nel 2011 ho pubblicato in Giappone un libro di illustrazioni dal titolo “Lucid Dream”. “Lucid Dream” (sogno lucido) è quella particolare condizione in cui durante un sogno ci si rende conto di star sognando. Ce ne accorgiamo dicendo “Ma questo è un sogno”, ma ugualmente continuiamo a sognare. Uno degli aspetti più interessanti di un sogno lucido è il venire sommersi completamente da immagini e figure che superano ampiamente la nostra immaginazione, nonostante cerchiamo di manipolare coscientemente il sogno. Ho scelto questo titolo perché si avvicina straordinariamente a quello che voglio esprimere con lo stile delle mie opere. Secondo me, nel realizzare un dipinto c'è insita la gioia di essere completamente sopraffatti dalle immagini. Ci è possibile raggiungere posti che normalmente non potremmo nemmeno sfiorare, nascosti nel profondo del nostro inconscio. I motivi delle mie opere finiscono per essere ragazze, animali, insetti e giganteschi crisantemi. Sono tutte immagini simboliche, esseri estranei a un normale rapporto servo-padrone. Forse non ci è possibile comprendere sufficientemente queste misteriose relazioni. L'ansia o la paura di non poter comprendere le altre persone, la trovo estremamente interessante e stimolante.

 

 

- Le sue opere sono state esposte, tra l'altro, alla Galleria Jonathan Levin di Jersey City, insieme ad altri artisti della Galleria Kogure. Da dove è nata questa collaborazione?

È stata la Galleria Jonathan Levin che ha contattato la Galleria Kogure. All'inizio speravo di poter organizzare una mia mostra personale, ma la Galleria Kogure ha pensato potesse essere una buona chance per presentare altri artisti giapponesi e così è diventata una mostra "a quattro".

 

- A questo proposito, sembra che nelle opere degli altri artisti della Galleria Kogure, come ad esempio Takuto Yamamoto o Takahiro Hirabayashi, ci siano numerose somiglianze con la sua pittura. Secondo lei quali potrebbero essere i punti di contatto?

Prima di tutto, la galleria ha una forte tendenza verso la pittura rappresentativa. Una peculiarità di questi artisti è il mix tra l'influenza della tecnica pittorica tradizionale giapponese (nihonga, cioè pittura giapponese) e differenti sottoculture giapponesi. Inoltre la galleria Kogure ha una tendenza nel preferire artista dalla tecnica molto raffinata.

 

- Ha esposto anche in altre galleria all'estero? Ha mai partecipato a fiere d'arte

I miei quadri sono stati esposti in varie gallerie, sia in mostre di gruppo, sia in "personali". Per esempio, a Taiwan, in Germania o in America. In particolare sono stata tante volte a Los Angeles, alla Galleria Thinkspace. Per quanto riguarda le fiere d'arte ho partecipato molte volte a quelle che si svolgono in Asia, come a Taiwan o a Hong Kong.

 

 

- Le sue opere sono state d'ispirazione per lo sviluppo del videogame The Path. È stata coinvolta direttamente nello sviluppo?

Per quanto riguarda The Path, sono stata contattata dall'autore che mi ha detto che era stato molto influenzato dalle mie opere. Purtroppo non ho giocato al gioco, quindi non posso dire precisamente.

 

- Da quali film, libri, opere d'arte o manga è stata maggiormente influenzata nella sua arte?

Oltre all'arte, quello che per me costituisce la maggior fonte d'ispirazione è la letteratura giapponese antica, i vecchi manga e i film. Gli autori che mi piacciono di più sono Yumiko Kurahashi, Hyakken Uchida, Yukio Mishima, Tatsuhiko Shibusawa. Di manga mi piacciono molto quelli di Jun Mihara, Moto Hagio, Sakumi Yoshino, Fumiko Takano, Katsuhiro Otomo, Kazuo Umezu. I film mi piacciono tutti. Mi piace anche la danza, ad esempio Pina Bausch.

- Cosa ne pensa dell'arte giapponese contemporanea?

Penso che la scena giapponese sia un po' stagnante. Potrebbe essere dovuto alla cattiva influenza della lingua giapponese. Moltissimi artisti non parlano inglese - me compresa purtroppo - e questo non fa altro che creare ancora più distanza con il mondo dell'arte occidentale. In più, la sottocultura degli anime e dei manga che si è sviluppata in modo del tutto peculiare in Giappone, ha conquistato i cuori di molti più giapponesi rispetto all'amore per l'arte contemporanea. L'arte purtroppo non ha avuto la stessa forza aggregante, capace di cementificare una sottocultura attorno a essa. Gli artisti di successo lavorano per lo più all'estero, mentre le attività in Giappone sono molto limitate.

 

- Questa è la prima volta che espone una mostra in Italia. Quali sono le sue aspettative?

Ho grandi aspettative per questa mostra! L'Italia è la terra d'origine delle belle arti, non vedo l'ora di girare e visitare musei. E poi vorrei anche mangiare qualche cibo prelibato. Voglio proprio godermi questa trasferta in Italia.
Intervista e traduzione di Federico Moia


Un tanka alla settimana

"Benché m'immerga
nell'acqua, tra le onde
vano è cercare
quelle perle che svaniscono
e riaffiorano ad ogni soffio di vento"

"Kazukedomo
nami no naka ni wa
sagura rede
kaze fuku goto ni
ukishizumu tama"

潜けども
波のなかには
探られで
風吹ごとに
浮きしづむ球

Ki no Tsurayuki