La cucina Yōshoku

Mi chiamo Keiko Irimajiri e sono un'insegnante di cucina casalinga giapponese.
Oggi vorrei introdurvi la cucina Yōshoku (洋食), un genere di cucina giapponese diversa rispetto a quelle tradizionali come Sushi, Sashimi o Kaiseki-ryōri, ma molto popolare in Giappone.

I piatti Yōshoku (洋食) sono ricette in stile occidentale inventati o rielaborati in Giappone.

 (洋) significa "occidentale" e shoku (食) "mangiare" o "piatto"). 

Molte varietà di cibi, ingredienti e metodi di cucina sono stati estrapolati da culture straniere, come quella inglese, indiana, portoghese e italiana.
Per esempio, per quanto riguarda il riso al curry, esso è storicamente originario dell'India, ma è stato introdotto nella cultura culinaria giapponese come pietanza inglese.

Dopo aver sperimentato con la cucina occidentale durante il periodo Meiji, molti cuochi decisero di innovare la cucina giapponese. Pur ispirandosi al mondo occidentale, i cuochi non seguivano la ricetta originale, ma la adattavano alle preferenze di gusto dei consumatori giapponesi, creando, di fatto, sapori del tutto nuovi .

Tra questi ricordiamo: il riso al curry (カレーライス), l'insalata di patate (ポテトサラダ), l'omurice (オムライス), il korokke (コロッケ), l'hamburger (ハンバーグ), i gamberetti fritti (海老フライ), il katsudon (かつ丼) e gli spaghetti Napolitan (スパゲッティナポリタン).
Quando noi Giapponesi mangiamo Yōshoku (洋食), usiamo forchetta, coltello e cucchiaio, non solo le bacchette. Amiamo ogni genere di incontro tra culture lontane.

D'ora in poi, nelle mie lezioni di cucina casalinga giapponese preparerò anche i piatti Yōshoku (洋食), non solo quelli tradizionali. 

Spero che molti italiani vogliano imparare i segreti di questo tipo di cucina, in modo da poter replicare i piatti a casa.
Non vedo l'ora di conoscervi, vi aspetto alle mie lezioni!

Keiko Irimajiri


Immagine Kabocha no Nimono

Una ricetta di vita - Kabocha no Nimono

Zucche e...Limoni!

All'arrivo di dicembre, in Italia, ci siamo ormai abituati al freddo pungente della stagione invernale. Non è così? In Giappone è lo stesso, in questo periodo fa davvero molto molto freddo. Ogni anno prima di Natale, intorno al 22 dicembre, ricorre il Solstizio d'Inverno. È il giorno con il periodo di sole più breve e la notte più lunga. In questa giornata, la tradizione giapponese prevede che si mangi la zucca bollita (kabocha no nimono) e, dopo pranzo, ci si immerga in un bagno di acqua calda e yuzu, un tipo di agrume giapponese, simile al limone.

Fin dai tempi antichi, è abitudine consumare in inverno le zucche coltivate e maturate durante l'estate. Si dice che le vitamine di cui è ricco il vegetale, consentano di superare l'inverno senza ammalarsi. Naturalmente, quando si parla di zucca, una delle ricette a cui si pensa subito è proprio il kabocha no nimono, che vi presentiamo oggi.

Oltre a mangiare la zucca, l'altra usanza giapponese tipica del Solstizio Invernale è il yuzuyu, cioè il bagno con i yuzu. Come è noto, la maggior parte dei giapponesi ogni giorno non fa solo la doccia, ma si immerge anche nell'ofuro (una specie di vasca da bagno), pieno fino all'orlo. In questa giornata, appena gli agrumi noti come yuzu vengono fatti galleggiare in acqua, i giapponesi non vedono l'ora di immergersi. Gli yuzu sono frutti tipici invernali. Hanno un profumo fresco e molto caratteristico, a metà strada tra i limoni e le arance.

 

 

Si dice che il forte odore tenga lontani gli influssi negativi. Inoltre, è molto diffusa la credenza che se gli yuzu, dopo essere stati utilizzati per il bagno, vengono utilizzati come ingredienti in qualche ricetta, riscaldano il corpo e aiutano a far passare i malanni.

 

 

Kabocha no Nimono - Preparazione:

In Italia, potremmo definire il kabocha no nimono un contorno di verdure.

- Tagliare la zucca a cubetti. Non devono essere né troppo grandi né troppo piccoli, ma della misura in cui possano essere un facile boccone. Smussa gli angoli, affinché il cubetto non si sfaldi durante la cottura.

- Immergere la zucca nel brodo (dashi) a base di alga conbu o a base di alga conbu e katsuobushi (fiocchi di tonno essiccato)

- Aggiungere mirin (saké dolce per uso culinario), salsa di soia e sale. Far bollire finché la zucca non diventa tenera.

 

Il kabocha no nimono - all'interno dei piatti bolliti - è forse il più comune. Si mangia al Solstizio d'Inverno, ma in Giappone si mangia abitualmente durante tutto l'anno, caldo appena tolto dal fuoco, lasciandolo riposare a temperatura ambiente o anche freddo, in estate.

 

Keiko Irimajiri

Per imparare a cucinare questa e altre ricette, segui i nostri corsi di cucina K's Kitchen .


Washoku kentei - A tu per tu con chi l'ha voluto portare in Italia

In Italia, la cucina giapponese è sicuramente una delle più apprezzate e popolari. E, nonostante tutto, anche una delle meno conosciute. Nell'opinione comune, infatti, è facile che la ricchissima tradizione gastronomica del Paese del Sol Levante sia appiattita al solo sushi, magari anche mangiato in uno di quei ristoranti "all you can eat" che abbondano nelle nostre città e che di giapponese non hanno quasi nulla. Per correggere questa innocente inconsapevolezza e diffondere una vera conoscenza della tradizione alimentare giapponese – chiamata anche washoku (il carattere “wa “ significa armonia, e si usa normalmente per indicare il Giappone; “shoku” è il carattere che indica “mangiare”) – Fumiaki Tamada ha deciso di portare in Italia il corso Washoku culture. Il corso, la cui prima lezione si è tenuta lo scorso sabato 25 febbraio presso i locali della scuola di lingue Eurasia Academy, continuerà fino a maggio e offrirà una ricca panoramica sulla cultura alimentare giapponese. Ma di cosa si tratta esattamente? Lo abbiamo chiesto direttamente al signor Tamada.

“Il corso washoku culture si prefigge lo scopo di diffondere la conoscenza della reale cultura alimentare giapponese, cercando di aumentare la consapevolezza verso questa tradizione gastronomica. La cucina giapponese infatti non è solo un insieme di tecniche e ricette, ma ha radici profondamente ancorate alla storia e alla cultura del nostro Paese, che oggi si tendono a ignorare. Ma senza conoscere queste basi non è possibile comprenderla fino in fondo e si rischia di dimenticare il motivo per cui certi piatti si preparino o si consumino in un certo modo.”

Il pubblico accorso alla prima lezione, in realtà, non era proprio numerosissimo. “Temo che molte persone non abbiano capito esattamente in cosa consiste il corso” ci spiega Tamada. “Noi non vogliamo insegnare le tecniche della cucina, ma la cultura della cucina, che sta dietro quelle tecniche. Alla fine del corso, dopo il superamento di un esame, si ottiene il certificato washoku kentei (kentei significa certificazione), che attesta la conoscenza della cultura alimentare giapponese.” Un corso molto sui generis, quindi, ma nel cui successo Tamada crede fermamente, senza farsi scoraggiare dai numeri iniziali. "Pensavamo fosse un momento ideale per proporre questo corso in Italia, dal momento che moltissimi giovani sono interessati alla cucina giapponese e, conseguentemente, alla cultura giapponese trasmessa attraverso la cucina. Alla fine, è la nostra prima volta, e anche una delle prime che viene proposto fuori dal Giappone, da quando la certificazione è stata istituita nel 2011. La prima impressione è molto positiva. Durante la lezione, c'è stata una bella atmosfera, molto familiare. I partecipanti hanno creato subito un rapporto diretto con la maestra, cosa che ha favorito anche le domande e gli interventi. E' stato anche un esempio della squisita ospitalità giapponese.”

Ma a chi è rivolto esattamente un corso così particolare? Anche su questo, Tamada ha le idee ben chiare. “Il nostro corso è indirizzato sia ai semplici appassionati di cucina giapponese, che ai professionisti operanti nel settore della ristorazione. Non voglio criticare nessuno, ma oggi c'è davvero poca consapevolezza circa la vera tradizione gastronomica giapponese, anche da parte degli addetti ai lavori. Grazie alla collaborazione dell'Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi e del suo presidente Minoru Hirazawa – o, come è più conosciuto, Shiro-san di Poporoya – ho già raccolto numerosi contatti di professionisti interessati. Per ora c'è un unico corso base, ma pensiamo di crearne in seguito uno esclusivamente dedicato agli addetti ai lavori. Per i semplici appassionati, invece, c'è anche la possibilità di frequentare solamente una singola lezione, un'ottima soluzione per chi non ha la possibilità di essere sempre presente nei tre mesi di corso”

Dopo averci parlato entusiasticamente della sua creatura, Tamada inizia a raccontarci la sua storia, e delle circostanze che lo hanno spinto a proporre il washoku kentei agli Italiani. "Sono arrivato in Italia nel 1979, alle dipendenze di un calzaturificio giapponese che collaborava con vari brand italiani. In seguito mi sono messo in proprio, spostandomi da Roma a Milano. Sono più di 30 anni che la mia società opera nel trading nel settore tessile. Negli ultimi anni, una flessione degli affari mi ha spinto a cercare nuove strade da percorrere. Grazie ad alcuni amici giapponesi, ho conosciuto la realtà del washoku kentei, che in quel momento stava cercando proprio alcuni collaboratori all'estero per poter diffondere i loro corsi anche fuori dal Giappone. Conoscendo la grande passione degli Italiani per il cibo e la cucina giapponese, ho deciso di tentare la sfida”.
Una vicinanza forse scomoda quella di due tradizioni alimentari così importanti, entrambe, non a caso, inserite nel novero dei Patrimoni Culturali Immateriali dell'Unesco. Tamada, tuttavia, non reputa che le due culture culinarie siano così distanti.”Senza dubbio non ci sono delle vere e proprie somiglianze, visto che le due tradizioni sono frutto di due culture differenti, e il rapporto che esiste tra queste è molto profondo. È dalla cultura che nascono i piatti. Ci possono però essere in futuro vari punti di contatto, o delle reciproche influenze. Basti vedere come oggi chef e cuochi italiani si ispirino sempre più alle tecniche di lavorazione o agli ingredienti della cucina giapponese. È una cosa che fa capire come sia ricercata e richiesta la vera tradizione alimentare giapponese. Credo molto in uno scambio di questo tipo, di materiali, di tecniche e di idee, anche per poter avviare dei progetti insieme.”

Federico Moia


Corsi di sushi, sashimi e cucina giapponese a Milano a cura di Kyoko Higuma

CORSI DI CUCINA GIAPPONESE a cura di KYOKO HIGUMA
Corsi di sushi, sashimi e cucina giapponese a Milano

Un affascinante viaggio nel mondo della cucina giapponese, alla scoperta dei segreti, delle tecniche e degli ingredienti che la rendono così amata e apprezzata in tutto il mondo.

La Maestra Kyoko Higuma, una delle massime esperte di cucina giapponese in Italia, sarà la guida d’eccezione per un ciclo di 5 lezioni che si terranno il lunedì sera.

Nei primi due incontri impareremo a tagliare il pesce come un vero maestro giapponese, a cuocere il riso in modo corretto e a preparare deliziosi maki. Le successive tre lezioni saranno invece dedicate alla preparazione di un perfetto tempura e del brodo, ma anche alla scoperta di okonomiyaki e teriyaki, piatti forse meno conosciuti ma tipici della tradizione giapponese… e soprattutto gustosi!

Ogni incontro avrà una durata complessiva di tre ore.

Al termine di ogni lezione è prevista una vera cena giapponese tra tutti i partecipanti e la Chef Higuma, ove sarà possibile gustare specialità giapponesi, oltre naturalmente a quanto preparato durante la serata.

A tutti i partecipanti verrà rilasciata una dispensa che aiuterà a ricordare le nozioni apprese.

Per informazioni e prenotazioni: info@corsicorsari.it

 

Luogo: Cucina Privata, via Gustavo Faro 20, Milano

Data e ora: dal 31 ottobre, dalle 19.30 alle 22.30(cena inclusa)

Costo totale: 1 incontro 85,00 € (IVA inclusa), sconto 10% per due o più incontri

 Informazioni: info@corsicorsari.it


Corsi di sushi, sashimi e cucina giapponese - Milano

Un’affascinante viaggio nel mondo della cucina giapponese, alla scoperta dei segreti, delle tecniche e degli ingredienti che la rendono così amata e apprezzata in tutto il mondo.

La Maestra Kyoko Higuma, una delle massime esperte di cucina giapponese in Italia, sarà la guida d’eccezione per un ciclo di 5 lezioni che si terranno ogni venerdì.

Nei primi due incontri si imparerà a tagliare il pesce come un vero maestro giapponese, a cuocere il riso in modo corretto e a preparare deliziosi maki. Le successive tre lezioni saranno invece dedicate alla preparazione di un perfetto tempura e del brodo, ma anche alla scoperta di okonomiyaki e teriyaki, piatti forse meno conosciuti ma tipici della tradizione giapponese… e soprattutto gustosi!

Ogni incontro avrà una durata complessiva di tre ore: una prima parte di showcooking e successivamente i partecipanti potranno cimentarsi nella realizzazione del piatto proposto.

CORSO DI SUSHI E SASHIMI | 13 MAGGIO

    Sashimi, carpaccio giapponese e Sushi

  • Dimostrazione di come si sfiletta il pesce
  • Dimostrazione del taglio per il sashimi
  • Dimostrazione del taglio per il carpaccio giapponese
  • Preparazione del riso bianco
  • Preparazione dell’aceto di sushi = sushizu
  • Modalità e tecnica di condimento del riso bianco e aceto = shari
  • Dimostrazione e preparazione del riso persushi
  • Dimostrazione della tecnica per il faremakieuramaki
  • Dimostrazione della tecnica per il faretemaki

CORSO DI SHIJINRYORI | 20 MAGGIO

    Cucina Zen Vegetariana

  • Preparazione di dashi e salsa base con sesamo e aceto
  • Variazione del piatti con le verdure di stagione
  • Cottura con brodo giapponese
  • Condimento con salsa di sesamo
  • Condimento con aceto di riso
  • Verdure saltate con gusti giapponesi

Gli incontri si terranno presso Well-Kome, via Bezzecca Milano, venerdì 13 maggio e venerdì 20 maggio, nella fascia oraria 19.00-22.00.

Evento a cura di Higuma Kyoko e in collaborazione con il ristorante giapponese Well-Kome.

  • Dove: Wellkome, via Bezzecca 1, Milano
  • Calendario: SUSHI E SASHIMI 13 maggio; SHIJINRYORI 20 maggio
  • Orari: dalle 19.00 alle 22.00 (cena inclusa)
  • Ore totali: 3 h il singolo incontro; 15 h il pacchetto completo di cinque incontri
  • Costo totale: 1 incontro: 75,00 € (IVA INCLUSA); 2 incontri: 150,00 € (IVA INCLUSA); 3 incontri: 225,00 € (IVA INCLUSA)
  • Iscrizioni: entro una settimana dall'inizio del corso
  • Iscritti*: *5-10
  • Prenotazioni: info@corsicorsari.it / T. 02 70108702

Corso di Sakè Sommelier - Milano

La Sakè Sommelier Association (SSA), in collaborazione con sakecompany.com, e con il supporto dell'Associazione culturale Giappone in Italia, è lieta di presentare il suo secondo corso intensivo per sakè sommelier a Milano. Il corso, volto a promuovere la conoscenza, la valorizzazione e la distribuzione della più antica e più celebrata bevanda alcolica del Giappone, è patrocinato dalla Prefettura di Yamagata e avrà luogo dal 15 al 17 febbraio 2016, presso il QKing - Corestaurant di via Tartini 13 a Milano.

Il corso è rivolto a un pubblico variegato di professionisti, mixologist, sommelier, addetti ai lavori, ma anche a semplici appassionati ed amanti della bevanda giapponese, e prevede lezioni su strategie di presentazione, degustazione e vendita del sakè. Tre giornate di full-immersion nel mondo del sakè, al termine delle quali, a coloro che supereranno l'esame, sarà assegnato il prestigioso certificato ufficiale di Sakè Sommelier SSA . Durante il corso, poi, saranno distribuiti tutti i materiali necessari insieme ad un elegante notebook, dotato di glossario, schemi e suggerimenti fondamentali.

Il corso sarà tenuto da Lorenzo Ferraboschi, Sakè Sommelier e Sakè Educator SSA, scelto dalla SSA per la sua esperienza e competenze in materia di sakè. Ferraboschi, infatti, dopo aver vissuto quasi dieci anni in Giappone, è tornato in Italia insieme alla moglie Maiko (ambasciatrice della prefettura di Yamagata) e ha fondato sakecompany.com. Sakecompany.com è il primo negozio online dedicato all’importazione e alla distribuzione di sakè di qualità e alla diffusione della cultura del sakè in Europa. Ferraboschi lavora, infatti, con produttori locali giapponesi che praticano quotidianamente l’arte della produzione del sakè nelle sue varie declinazioni.

Al corso sarà presente un Toji, un master sake brewer giapponese proveniente da una cantina di Yamagata, una delle zone più rinomate per la produzione di sakè. Parteciperà, inoltre, il sakè sommelier e mixologist Christian Maspes del “The Shard” di Londra, che mostrerà l'uso del sakè nella preparazione dei cocktail. Infine, il sommelier giapponese Nakagawa Ichiro, insignito del prestigioso livello Sakashou (sake sommelier di ultimo livello), tratterà l’ argomento del food pairing.

Il corso si concluderà con una festa per celebrare i nuovi Sake Sommelier SSA, che si terrà nel pomeriggio dell’ultimo giorno, il 17 febbraio, dalle ore 17.00 in poi, sempre presso QKing - Corestaurant di via Tartini 13. La festa è aperta a tutti coloro che desiderano degustare svariate qualità di sakè in compagnia degli esperti del settore. L’ingresso è libero, ma su invito: per partecipare all'evento sarà necessario inviare una mail all'indirizzo mail: corsi@sakesommelierassociation.it

Date e orari: Dal 15 al 17 febbraio 2016 (tre giorni).
Registrazione dalle ore 9.00, lezioni dalle 9.30 alle 17.30-18.00
Luogo: QKing - Corestaurant, via Tartini 13, Milano (MM3 Dergano)
Prezzo: Il prezzo del corso è di 475€ (IVA inclusa)
Per iscriversi: https://sake-sommelier-association.eventbrite.it
Per informazioni: corsi@sakesommelierassociation.it


Gli Edamame

Il termine "Edamame" sta a indicare i fagioli di soia che generalmente vengono cotti, lessati o al vapore, per pochi minuti e consumati da soli leggermente salati, oppure all’interno di zuppe o insalate.
I fagioli di soia sono un piatto tipico del Giappone. Durante l’epoca Edo, venivano venduti cotti come cibo veloce in strada insieme ai rami ai quali erano attaccati, una sorta di antico street food. Il nome deriva infatti dalla combinazione delle parole “eda” (枝) , che significa “ramo”, e “mame” (豆) che significa “fagiolo”.
I giapponesi consigliano di mangiarli come snack accostandoli alla birra (allo stesso modo in cui da noi si accostano le patatine all'aperitivo) ed effettivamente gli edamame, dal gusto delicato, sono molto apprezzati.
Gli edamame sono ricchi di vitamina C, di vitamina E, di magnesio e potassio e sono un’ottima fonte di proteine. Fondamentale è che i tempi di cottura non siano mai troppo lunghi (4/5 minuti al massimo) perché il prodotto deve comunque rimanere croccante. Non è facilissimo reperirli freschi, se non nei negozi dedicati alla cucina etnica, però è più facile trovarli surgelati. Uno dei modi più rapidi per cucinarli è quello di cucocerli al vapore con il loro baccello per una decina di minuti e salarli in superficie. Se invece li comprate surgelati e già sgranati sono perfetti in zuppe, minestre o in un sugo rosso per la pasta. Esistono anche delle ricette dolci realizzate con questi fagioli: una delle più famose è lo Zundamochi, dolce estivo tipico dell'area di Miyagi.

 


L'arte del sushi. A cura di Stefania Viti

NOVITA’ IN LIBRERIA 10 GIUGNO

L’ARTE DEL SUSHI

a cura di Stefania Viti

UN VIAGGIO GASTROCULTURALE ALLA SCOPERTA DEL PIATTO SIMBOLO DELLA CUCINA GIAPPONESE E DEL SUO MONDO

Feltrinelli Gribaudo - Euro 12.90 - Pagine 160

Tra i tanti, c'è anche il contributo di Giappone in Italia!

“L’arte del Sushi”, ovvero un viaggio gastroculturale, alla scoperta del valore e del significato che si cela dietro al piatto simbolo della cucina giapponese e al suo mondo, il sushi è uno dei piatti più gustati al mondo eppure tra quelli meno conosciuti. Ad accompagnarci in questo percorso, le penne di esperti che attraverso brevi ma prestigiosi saggi sulla storia, la geografia, l’economia, il cinema e la letteratura, nonché interviste e testimonianze, ci aiutano a comprendere e conoscere meglio i segreti di un piatto semplice solo all’apparenza, che è stato capace di sedurre il mondo. Il volume, che si apre con la prefazione di Allan Bay, raccoglie i saggi di Pio D’Emilia, Miciyo Yamada, Niccolò Geri, Davide Oltolini, Stefano Carrer, Associazione Culturale Giappone in Italia, Paola Scrolavezza, Graziana Canova Tura oltre all’intervista a Minoru “Shiro” Hirazawa di Stefania Viti, giornalista esperta di società e cultura giapponese e curatrice del volume. Il volume si rivolge agli appassionati della cucina in generale ma anche a tutti coloro che desiderano avvicinarsi alle culture orientali: grazie alla sua forma snella ed eterogenea permette a chiunque lo avvicini di scegliere il proprio personale approccio di lettura. Corredano il volume schede di approfondimento su argomenti interessati ma ancora poco noti come l’ Umami il gusto dal nome giapponese ma che appartiene al mondo, e su Wakasa-nuri, l’antica tecnica della laccatura degli hashi, le bacchette per il cibo, tipica della città di Obama, prefettura di Fukui (Giappone). Incorniciano il testo una sezione di tavole tratte dall’ "Hokusai Manga", opera geniale dell’artista giapponese Katsushika Hokusai (1760-1849) e altre tratte dalla prima edizione italiana del manga "Edomae no Shun" (Hazard Edizioni), best seller giapponese sul sushi. Di particolare interesse, inoltre, la traduzione della Tavole Cronologiche sullo sviluppo del Washoku, la cucina tradizionale giapponese riconosciuta Patrimonio Intangibile dell’Umanità UNESCO nel dicembre 2013 e il ricco glossario finale. Il volume è l'edizione ampliata, aggiornata e illustrata del volume "Il Sushi", uscito nel 2013 nella collana Feltrinelli Real Cinema insieme al DVD "Jiro e l’arte del sushi", sempre curato da Stefania Viti. Stefania Viti presenterà il libro -in anteprima a Carloforte all’interno di Girotonno- Domenica 31 maggio alle ore 21. L’incontro, condotto da Ambra Pintore, giornalista di Videolina, e da Andy Luotto, si terrà all'interno di uno dei maggiori momenti di visibilità della manifestazione, ovvero il talk show sul palco allestito sul lungomare.

Stefania Viti, giornalista, laureata in Lingua e Letteratura Giapponese all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha vissuto in Giappone per circa dieci anni. Si occupa di Giappone contemporaneo e i suoi articoli sono pubblicati su testate nazionali e internazionali tra cui “Il Messaggero”, “D la Repubblica delle Donne”, “L’Espresso”, “Fashion”, “East”, “GQ Italia”. Ha lavorato come editor nella rivista giapponese “amarena”, ha scritto per “The Japan Times” e curato la rubrica di tendenze “+ 8 Racconti da Tokyo” per Repubblica Tv. Si occupa di progetti di comunicazione per grandi eventi, prevalentemente riguardanti il Giappone, come il Milano Manga Festival. È membro dell’AISTUGIA (Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi). Per Feltrinelli ha curato il volume Il Sushi uscito nella collana Real Cinema insieme al DVD Jiro e l’arte del sushi, di cui questo volume è un’edizione ampliata, aggiornata e illustrata.


Expo, tutto il buon cibo giapponese oltre la cultura del sushi

Il Messaggero, 24 marzo 2015

Con i suoi 4170mq sarà uno dei padiglioni più grandi di Expo 2015 a Milano. E visto l’interesse che la cucina giapponese (washoku, la cucina tradizionale è diventata patrimonio Unesco nel 2013) sta riscuotendo in Italia e nel mondo, anche uno dei più attesi. Ma cosa si mangerà nel Padiglione Giappone di Expo? Lo ha svelato JRO – The Organization to Promote Japanese Restaurants Abroad – a un evento organizzato a Milano presso InKitchen e dedicato alla cucina e ai ristoranti nel padiglione. “L’obiettivo”, spiega l’organizzazione, “è andare oltre il sushi e cercare di presentare la cultura culinaria giapponese in tutta la sua completezza”.

Articolo di Stefania Viti, per scaricare il pdf completo vai su www.stefaniaviti.com.


Chocolate texture: la nuova collezione di Nendo

Il brand "Nendo", fondato nel 2002 dal giovane designer giapponese Oki Sato, ha presentato sul suo sito web la nuova e originalissima collezione. Si tratta di "Chocolate Texture": 9 tipi di cioccolatini della stessa misura (26x26x26mm) ma lavorati in differenti trame.
Ogni cioccolatino prende il nome di una diversa espressione onomatopeica giapponese.

1. “tubu-tubu” tocco di gocce di cioccolato.
2. “sube-sube” angolature lisce e levigate.
3. “zara-zara” granulare, come un casellario.
4. “toge-toge” cime appuntite.
5. “goro-goro” quattordici cubetti connessi tra loro.
6. “fuwa-fuwa” morbido e leggero con tanti piccoli fori.
7. “poki-poki” cornice di cubo fatta di bastoncini di cioccolato.
8. “suka-suka” cubo vuoto con mura sottili.
9. “zaku-zaku” bacchette sottili di cioccolato posizionate alternativamente a formare un cubo.

Un buon modo per coniugare arte e gusto.

Per saperne di più: Nendo