Andare a un chaji
Questo fine settimana sono stato invitato a un chaji organizzato da uno dei nostri insegnanti, Drew Hanson.
“Chaji” significa letteralmente qualcosa tipo “evento del tè” ed è considerato il culmine della pratica del tè. È più formale di un chakai (“incontro per il tè”), che ha un format più flessibile. In un chaji, tutto è attentamente determinato. Inizia con un pranzo che ha un numero stabilito di portate. Quando è portata dentro la prima portata, ciascuna persona riceve un vassoio con due tazze e un piatto. In una tazza c’è il riso, nell’altra una zuppa e nel piatto c’è il sashimi. Una volta che tutti hanno ricevuto il proprio vassoio, simultaneamente tolgono i coperchi dalle tazze, li poggiano l’uno sull’altro e li mettono su un lato del vassoio. Da questo punto in poi, ogni passo ha una coreografia attenta: cosa c’è in ogni portata, quando entra nella stanza e come è servita. Anche gli ospiti devono fare attenzione alla tempistica perché devono mangiare determinate cose prima che sia servita la portata successiva.
Se siete il padrone di casa, il cibo è di gran lunga la parte più stressante. Il menù è pianificato mesi in anticipo e la cucina inizia giorni prima perché ogni elemento del pranzo richiede una preparazione speciale. E, dato che le portate sono servite calde, il padrone di casa ha bisogno di aiutanti in cucina per essere sicuro che tutto sia pronto nel momento esatto.Leggere di più
Pazienza, pazienza
L’altro giorno uno studente mi ha chiesto: “Tutti fanno degli errori e lei corregge ripetutamente tutti. Come fa a essere così paziente?” Che cos’è la pazienza? Voglio dire, io utilizzo del tempo e presto attenzione, è questa la pazienza?
Quante volte abbiamo detto a noi stessi: “Devo essere più paziente”. Moltissime cose richiedono pazienza ogni giorno. Con il nostro lavoro, le nostre attività, i nostri figli, gli amici, la famiglia e le faccende quotidiane come la lavanderia o gli acquisti dal droghiere, tutto compete per avere il nostro tempo e la nostra attenzione. Qualche giorno sembra che abbiamo appena il tempo di respirare. Tuttavia la pazienza richiede tempo e nelle nostre vite abbiamo poco di questo bene.
Nonostante tutte le nostre vite affaccendate, viviamo una vita comoda. I miei genitori avevano una sola auto e mio padre andava in macchina al lavoro. Mia madre prendeva l’autobus per andare al lavoro. I miei nonni non avevano la macchina. La necessità ci rende pazienti. Quando si ha poco, ci vuole più tempo a fare le cose e quindi si devono fare dei programmi conseguenti. L’aspettativa che le cose si verifichino in un certo schema temporale ci rende impazienti.Leggere di più
Aikidō: Modelli di comportamento
L’aikidō è inevitabilmente una attività sociale in quanto, a qualsiasi grado di abilità è necessario un partner per praticare e un luogo deputato. I praticanti di aikidō condividono una conoscenza “iniziatica” rispetto ai non praticanti. Questa circostanza li rende solidali fra loro e separati a chi è estraneo all’arte. La pratica dell’aikidō comporta un alto grado di intimità fisica e richiede fiducia reciproca tra i praticanti. Ciò aiuta a creare un alto senso di cameratismo fra i membri di un dōjō.
Il senso di cameratismo si sviluppa in diversi modi, fra questi la definizione di turni per il mantenimento del dōjō in maniera comunitaria. Dal pulire il tatami a lavare le docce, imbiancare i locali o aggiustare impianto elettrico o idraulico. Da ogni membro del dōjō ci si aspetta un contributo. Ogni dōjō ha il suo responsabile didattico, ma a chiunque abbia raggiunto shodan può essere richiesto di tenere la lezione occasionalmente.
Tutte queste responsabilità condivise servono a sviluppare un forte senso di appartenenza alla comunità fra i membri del dōjō.
Periodicamente le associazioni nazionali e internazionali organizzano giornate di incontro, stages, che costituiscono un’occasione offerta ai praticanti per allargare la propria conoscenza, entrare in contatto con nuovi maestri e allievi a diversi livelli.
Chiara Bottelli, nipponista, si occupa di turismo responsabile e artigianato
Kokoro
Camera16 contemporary art
Camera16, via Pisacane 16, 20129 Milano tel +39 02 36601423 www.camera16.it
info@camera16.it
Edoardo Hahn
KOKORO
a cura di Serena Zacheo, Enzo Dal Verme e Carlo Madesani
con il Patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano
Inaugurazione: giovedì 26 maggio ore 18.00
26 – 28 maggio 2011
Camera16, via Pisacane 16, Milano
orari: martedì - sabato / 15.00 - 19.00
A due mesi dalla catastrofe naturale che ha colpito il Giappone, Camera16 propone una iniziativa benefica a sostegno delle vittime.
Ottanta fotografi hanno donato un’immagine per dare vita alla mostra fotografica KOKORO (in Giapponese significa cuore).
Tutte le opere (di autori conosciuti o emergenti) saranno in vendita al prezzo simbolico di 50 euro ciascuna. Chi lo desidera potrà aggiungere una donazione extra. Il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza tramite il conto speciale attivato dal Consolato Generale del Giappone a Milano.
Sul sito di Camera16 si possono visionare le immagini degli artisti che hanno aderito all’iniziativa.
KOKORO è stata organizzata con l’aiuto di: Associazione Culturale Giappone In Italia, Associazione Nazionale Fotografi Professionisti Tau Visual, Tommaso Basilio, cpf Bauer, Emanuele Beluffi, Sara Cervo, Franco Fino, Fotografi Senza Frontiere, Fondazione Studio Marangoni, Andrea Mineo, Photogalleria, Photographers Pro, Giorgio Repossi, Arianna Rinaldo, Shoot For Change, Ilenia Zane, Zoom.
Un ringraziamento particolare a Shades International per la sponsorizzazione tecnica.Leggere di più
Basta mettere i fiori nel vaso
Il chabana è spesso difficile e mi intimidisce abbastanza perché in realtà non ci sono molte regole, linee guida e procedure. Bisogna farlo e guardare i risultati, ripetendo di volta in volta. Il modo in cui sono disposti i fiori dice molto del padrone di casa. Attraverso la scelta dei fiori, del vaso e della disposizione, vediamo nel suo cuore.
Spesso, abbiamo poche scelte di fiori in inverno ma ora c’è abbondanza di fiori tra cui scegliere. Ne servono solo alcuni. Talvolta si è fortunati e gli abbinamenti si producono da soli. Ad esempio, ho avuto molto piacere per la disposizione di questo mese per la dimostrazione del tè del Giardino Giapponese di Portland.
Sono uscita di mattina presto nel mio quartiere per cercare i fiori per il chakai. Un mio vicino ha un’azalea molto grossa e gli ho chiesto se potevo raccoglierne qualcuna. Dopo aver ottenuto il permesso, ho visto questo ramo a cascata e l’ho portato nella stanza del tè per disporlo.
Non so se potete vedere in questa foto ma i fiori hanno una sfumatura leggermente rosata verso i bordi dei petali. Il ramo a cascata era sottostante il livello dell’apertura e il gambo era piuttosto corto e il vaso di bambù era perfetto. L’ho messo con attenzione nel vaso per guardarlo. Non ho fatto nient’altro dopo di ciò. Non l’ho agitato, non l’ho ridisposto, non l’ho spuntato. I fiori e le foglie erano ancora umidi per la pioggia mattutina e la disposizione, benché un po’ selvatica, aveva un aspetto piuttosto innocente.
In questo caso la lezione per me è iniziare a disporre il chabana ancora prima di aver tagliato i fiori. Cercare e cercare i fiori e immaginare in quale vaso dovrebbero stare. Prima scegliere i fiori e poi il vaso.
Tradotto da Mariella Minna dal blog di Sweet Persimmon
La dimensione religiosa nell’aikidō
Alla base delle tecniche dell’aikidō sta il valore filosofico dell’armonia: l’aikidō insegna che tutte le cose sono collegate e che, lavorando in armonia con le energie dell’universo e di tutte le cose che lo compongono, ciascuno può raggiungere lo scopo senza conflitti. Lavorare in opposizione ai movimenti armonici dell’universo oltre a essere difficile può provocare gravi danni.
I testi di Ueshiba e dei suoi divulgatori descrivono lo spirito dell’aikidō come una filosofia dell’armonia tra l’individuo e il mondo, che agisce formando la personalità del praticante attraverso l’insegnamento delle sue tecniche. Le lezioni di aikidō intendono insegnare agli studenti a riconoscere la natura armoniosa dell’universo e adattarsi a questa in piena armonia.Leggere di più
Antiquariato giapponese
Sukashi tsuba
TSURU NO ONGAESHI
Seconda metà del periodo Edo (1603 - 1867)
Ferro traforato; bordi traforati.
Diametro: 7,8 cm
Spessore: 8 mm
Firma: MasatsuneLeggere di più
Cerimonia del tè
a cura di Tomoko Hoashi e Alberto Moro
La via del tè è una delle più famose arti tradizionali giapponesi, una dimostrazione per far avvicinare il pubblico milanese a questa pratica sarà tenuta durante il settimo incontro della rassegna "Frammenti di Giappone".
giovedì 28 aprile ore 18.00 e ore 19.00
"Frammenti di Giappone al Museo d’Arte e Scienza" nasce dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Giappone in Italia e l’Associazione Amici del Museo d’Arte e Scienza di Milano.
Il progetto si articola in otto serate che hanno lo scopo di presentare alcuni aspetti propri della cultura classica giapponese proponendo degli incontri che siano lontani da una facile banalizzazione e che esaltino la ricchezza del patrimonio culturale nipponico.
Per il programma completo dell'iniziativa clicca qui.
E' richiesta la prenotazione.
Museo d'Arte e Scienza di Milano
via Quintino Sella 4, 20121 Milano
(angolo Piazza Castello - M1 Cairoli, M2 Lanza)
Per informazioni:
Telefono: +39 02 72 022 488
E-mail: info@museoartescienza.com
Sito: www.giapponeinitalia.org
Umiltà per conoscere, umiltà per insegnare
Riprendendo in parte quanto già affrontato in questo blog sul rapporto Sempai-Kohai, mi piacerebbe focalizzare ora l’attenzione su un’ulteriore relazione molto importante per la cultura e il pensiero giapponesi, ovvero quella tra maestro e allievo. Le motivazioni per soffermarsi su tale aspetto sono innumerevoli. In Asia ogni corrente di pensiero influenza e viene influenzata dalle altre: l’arte trova ispirazione e al contempo si relaziona al pensiero etico-civile e religioso, a principi estetici che formano e regolano la vita quotidiana. Maestro significa guida spirituale, di conoscenza di sé, ma anche di vita, oltre ad essere insegnante della disciplina conosciuta. Diverse culture asiatiche condividono l’idea che, per far entrare dentro di sé la conoscenza, sia indispensabile aprire la propria mente, ripulirla da ogni pregiudizio o convizione personale e saper accettare insegnamenti, critiche, ordini dai propri superiori. Riconoscere la propria ignoranza e umilmente iniziare ad ascoltare e osservare.
Ciò significa che lungo il percorso di insegnamento-apprendimento si stabiliscono precisi ruoli, compiti, posizioni gerarchiche da mantenere e rispettare con totale dedizione.
Recenti studi mi hanno portata ad analizzare nel profondo questa realtà.Leggere di più
La vestizione del Kimono
a cura di Tomoko Hoashi
con commento di Rossella Marangoni
Il kimono - letteralmente, cosa da indossare - cela particolari complessità di indossamento e accorgimenti non visibili all'occhio inesperto. L'eleganza del tradizionale abito femminile giapponese verrà illustrata e mostrata durante il sesto incontro della rassegna "Frammenti di Giappone".
giovedì 21 aprile ore 18.30
"Frammenti di Giappone al Museo d’Arte e Scienza" nasce dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Giappone in Italia e l’Associazione Amici del Museo d’Arte e Scienza di Milano.
Il progetto si articola in otto serate che hanno lo scopo di presentare alcuni aspetti propri della cultura classica giapponese proponendo degli incontri che siano lontani da una facile banalizzazione e che esaltino la ricchezza del patrimonio culturale nipponico.
Per il programma completo dell'iniziativa clicca qui.
Si consiglia la prenotazione.
Museo d'Arte e Scienza di Milano
via Quintino Sella 4, 20121 Milano
(angolo Piazza Castello - M1 Cairoli, M2 Lanza)
Per informazioni:
Telefono: +39 02 72 022 488
E-mail: info@museoartescienza.com
Sito: www.giapponeinitalia.org