Intervista a Kataoka Risa

https://vimeo.com/120544584

Nell'incantevole atmosfera del Salone degli Affreschi della Società Umanitaria di Milano, martedì 24 febbraio Giappone in Italia ha incontrato Kataoka Risa. Durante l'intervista Risa ci ha raccontato di come sin da piccola si sia avvicinata a questo affascinante strumento e di come per lei la musica costituisca un ponte tra culture diverse.

Risa Kataoka e Giappone in Italia vi aspettano venerdì 27 febbraio alle ore 20.45 presso la Società Umanitaria in via San Barnaba 48, Milano.


Murakami inedito sul New Yorker: pubblicato il racconto "Kino"

Parte di una raccolta di racconti mai uscita in inglese, "Kino" esce sul New Yorker e, in inglese, si può già leggere online. Nella storia tutte le passioni di Murakami: la musica jazz, la corsa, il silenzio come modo di essere.

Ci sono tutte le travi che reggono il mondo di Murakami: la corsa, il jazz di ieri, il gusto per un impianto stereo di ottima qualità, i dettagli che galleggiano in un silenzio sospeso. Il racconto inedito dello scrittore giapponese porta il nome del suo protagonista, Kino, ed è uscito sull'ultimo numero del New Yorker: parte di una raccolta pubblicata la scorsa primavera e mai tradotta negli Stati Uniti, come altri in precedenza - Scheherazade e Yesterday - vede la luce sul settimanale americano. E si può leggere anche online, in inglese.

Il bar di Kino: calmo, silenzioso, ordinato. Il bar che Kino apre dopo la separazione dalla moglie è una sorta di doppio. Come molti personaggi maschili di Murakami - basta pensare a Tengo di 1Q84 - è solitario senza essere votato alla meditazione, riempie i vuoti con le abitudini, si rapporta con discrezione al mondo. Il suo passato, il presente e "gli spazi intermedi" - che nella storia avranno un peso quasi superiore al dato reale - si srotolano dietro il bancone oppure osservando il salice davanti all'entrata. Con una colonna sonora che va da Coleman Hawkins a Billie Holiday.

Per leggere "Kino" clicca qui.

Fonte: RaiNews


Kataoka Risa, Musiche tra Oriente e Occidente

ASSOCIAZIONE CULTURALE GIAPPONE IN ITALIA
in collaborazione con M.A.P. EDITIONS

PRESENTA

Venerdì 27 febbraio 2015, ore 20,45
Milano, Società Umanitaria, Salone degli Affreschi (accesso da via San Barnaba 48)

"MUSICHE TRA ORIENTE E OCCIDENTE"
Kataoka Risa, Koto

Musiche della tradizione giapponese, Bach, Holst, Walker, Kataoka

Ingresso con sottoscrizione della quota associativa annuale di 15,00 €.
Ingresso gratuito per i Soci Sostenitori.

Il giorno 27 febbraio la giovane e già acclamata artista Risa Kataoka sarà protagonista del concerto dal titolo “Musiche tra oriente e occidente”. Sarà un appuntamento di livello internazionale che vedrà coinvolta una delle più importanti e raffinate interpreti di koto, arpa giapponese, per la prima volta in Europa dopo i numerosi tour in Asia.

Un appuntamento che permetterà per la prima volta al pubblico di Milano di apprezzare alcuni dei brani più significativi della tradizione musicale giapponese uniti a una personale rivisitazione di autori celebri quali J.S.Bach, G.Holst e il famoso inno “Amazin Grace” - nonché una composizione originale della stessa interprete dall'evocativo titolo “Canton Road”, brano che verrà eseguito in anteprima per l’Europa. I brani del concerto sono stati tutti creati o rielaborati sapientemente per lo strumento giapponese. Il koto, strumento raro in Europa e di difficile ascolto dal vivo, sarà quindi l'assoluto protagonista di questa speciale serata all'insegna del dialogo tra le culture musicali e del confronto tra due tradizioni lontane geograficamente ma forse non così tanto intellettualmente.

Il concerto si svolgerà all'interno della splendida cornice del Salone degli Affreschi della Società Umanitaria di Milano. Avrà il suo via alle ore 20.45 e sarà introdotto da una breve presentazione dell’attività dell’Associazione Culturale Giappone in Italia.

Un’occasione unica per ascoltare uno dei più importanti strumenti della musica giapponese attraverso il virtuosismo di una sua interprete di spicco quale Risa Kataoka.


Kataoka Risa

Kataoka Risa insegna all'Accademia musicale di Osaka, dove ha conseguito una laurea con specializzazione in koto.

Da giovanissima inizia gli studi di koto e shamisen e nel corso degli anni vince diversi premi nazionali come performer.

Nel 2000 vince il premio come miglior musicista giapponese al Festival Internazionale degli Studenti di Kyoto e l'anno dopo ottiene il primo premio nella sezione Nuovi Talenti al Festival delle Arti organizzato dal Ministero degli Affari Culturali Giapponese.

Ha studiato canto sia in stile tradizionale (jiuta) sia belcanto.

Tra i suoi concerti più importanti ricordiamo il tour in Asia e Pacifico organizzato dalla Japan Foundation, e la serie di concerti prodotta per la Kansai Opera Company.

Ha inciso un cd, già molto apprezzato, dal titolo "Kaguya".

Per maggiori informazioni potete visitare il sito personale di Risa Kataoka www.risakoto.com.

Su Youtube potrete inoltre ascoltare una sua reinterpretazione del famosissimo brano "Amazing Grace": http://bit.ly/1CHZiaU

 

 


Il Koto

Il koto è uno strumento cordofono appartenente alla famiglia della cetra, derivato dal guzheng cinese e introdotto in Giappone durante il periodo Nara.

Il corpo dello strumento è costituito da una cassa armonica, lunga circa due metri e larga tra i 24 ed i 25 cm, costruita, in genere, con legname di Paulownia (Paulownia Tomentosa o kiri, in giapponese). Su di essa corrono tredici corde di uguale diametro ed aventi stessa tensione, ognuna delle quali poggia su di un ponticello mobile (ji).
Il koto viene suonato poggiandolo sul terreno tramite quattro piccoli piedi di legno. Il suonatore si pone in ginocchio o seduto di fronte ad esso e pizzica le corde tramite l'ausilio di tre plettri (tsume) fissati al pollice, all'indice e al medio della mano destra. Di solito la mano sinistra non viene utilizzata per suonare ma per produrre una serie di abbellimenti agendo sulle corde, tendendole.

San Valentino in Giappone

In Giappone la festa di San Valentino viene celebrata seguendo un preciso rituale: il 14 febbraio le ragazze offrono del cioccolato (industriale o fatto a mano, solitamente scuro) al ragazzo che amano come strumento di comunicazione non verbale. Se costui accetta l'amore della ragazza, può ricambiare con un altro gesto non verbale che consiste nel consegnare a sua volta un dono alla ragazza il 14 marzo, il White Day.

Solitamente il dono che viene consegnato per il White Day consiste in un pacchetto di cioccolato bianco (ma anche biscotti, dolci in genere o anche peluche, gioielli e biancheria intima, l'importante è che sia di colore bianco o chiaro), ed è più costoso di quello di San Valentino.

Anche se in Giappone San Valentino è considerata festa degli innamorati, le ragazze non regalano il cioccolato unicamente ai propri fidanzati ma anche a uomini con cui hanno semplice rapporto affettivo ad esempio agli amici, ai colleghi o al loro capo.

In genere i cioccolatini che vengono regalati all'innamorato o a un ragazzo a cui si vuole fare una dichiarazione ("Honmei choco") hanno una bella confezione e talvolta vengono anche realizzati a mano o comprati a caro prezzo.

Esistono poi i "Giri choco": questo tipo di cioccolatini sono legati a sentimenti meno intensi e vengono regalati ai colleghi, agli amici o al capo ufficio perché è considerato piacevole per gli uomini ricevere anche questo tipo di cioccolato. Anche in questo caso è tradizione che il White Day gli uomini ricambino, offrendo un regalo alle le donne da cui hanno ricevuto la cioccolato.

Fonti: Wikipedia, www.sulgiappone.it


Gotokuji, il tempio dei gatti giapponesi

È il luogo dedicato ai Maneki Neko, letteralmente “gatto che dà il benvenuto” o “gatto della fortuna”.

Chi non ha mai visto quelle simpatiche statuine a forma di gatto, con la zampina alzata e un specie di sorriso? Ristoranti e negozi a gestione giapponese e cinese abbondano di questi particolari oggetti. In vendita ce ne sono di diverse grandezze e di svariati colori. Quello originale, però, è bianco. Sono i Maneki Neko, letteralmente “gatto che dà il benvenuto” o “gatto della fortuna”.

Origini
Le origini di questo gattino, vero mito della cultura giapponese, sono da ricercarsi nel passato, anche se la datazione è ancora molto incerta. Potrebbe trattarsi della fine del cosiddetto Periodo Edo, fra l’inizio del 1600 e la fine del 1800. Secondo la leggenda, un giorno, durante un gran temporale, un feudatario trovò riparo sotto un albero, davanti al tempio Gotokuji, a Tokio. Poco dopo passò di lì un gatto bianco che fece cenno all’uomo di alzarsi e seguirlo, proprio con la sua zampa. Il feudatario si alzò, in un gesto di grande rispetto e al tempo stesso di immensa fiducia. Qualche istante dopo, l’albero dove riposava venne colpito da un fulmine. Il gatto bianco aveva salvato la vita del feudatario e da quel giorno viene giustamente venerato e considerato di buon auspicio.

Altre ipotesi
Altre fonti, meno accreditate, farebbero risalire l’origine del sacro micio nella leggenda di una prostituta di nome Usugumo. Al suo adorato gatto venne tagliata la testa ritenendolo stregato. Uno dei clienti della prostituta le regalò una statuetta a forma di gatto, molto simile al suo, per consolarla. Un’altra leggenda ancora narra di un’anziana signora che fu costretta a vendere il suo micio per povertà e poco dopo si mise a fare delle statuette con le sue sembianze. La signora poi inizio a venderle e da lì, la fortuna del micio con la zampetta alzata.

Un mito
Al di là delle ipotesi, più o meno verosimili, questo oggetto è diventato un vero e proprio simbolo in Giappone. Anche se da diversi anni il Maneki neko è uscito dai confini giapponesi per andare a scuotere la sua zampetta in molte altre parti del mondo, il suo regno rimane sempre il tempio da cui, probabilmente, è partito, quello di Gotokuji. All’ingresso se ne trovano centinaia, bianchi ma di varie misure, dai più grandi ai più piccini. E’ anche possibile comprare uno o più Maneki Neko al negozio di souvenir, per poi adagiare il proprio acquisto in compagnia degli altri gattini porta fortuna e lasciare così una traccia di sé nella culla di una cultura leggendaria.

Fonte: La Zampa.it


Marco Milone - Storia del Go

Ecco una breve introduzione al libro "Storia del Go" di Marco Milone (Youcanprint, 2014, 172 p.):

"Le origini del gioco sono incerte, e le leggende fanno risalire il gioco al leggendario imperatore cinese Yao (2337-2258 a.C.), che, secondo la versione principale, lo fece inventare dal suo consigliere Shun allo scopo di insegnare a suo figlio Danzhu la disciplina e la concentrazione, oltre che l'equilibrio interiore. Esistono tante teorie, tra le quali pure che il materiale del gioco del go fosse inizialmente utilizzato per predire il futuro. La prima testimonianza scritta del gioco è ritenuta quella presente negli annali intitolati Zuo Zhuan, risalenti probabilmente al IV secolo a.C. Il gioco viene menzionato anche nel libro XVII dei "Dialoghi di Confucio", risalente al III secolo a.C. circa, e in due dei libri di Mencio (III secolo a.C.). Essendo un gioco aristocratico non godette probabilmente di un articolato impianto teorico sin dagli albori: bisognerà attendere sino al 1050 per una maggiore popolarizzazione del gioco e vedere il primo trattato completo sul Go".

Per saperne di più clicca qui.


Kawari kabuto tosei gusoku - Armatura per samurai

Kawari kabuto tosei gusoku
Armatura per samurai, XVIII secolo
Metà del Periodo Edo (1615-1867)

 

Il raro elmo “di forma straordinaria” è realizzato con un coppo in ferro e una sovrastruttura in harikake, un impasto di lacca e cartapesta leggero e al contempo resistente agli urti. La sagoma ricorda il rostro di un rapace ed sui lati sono applicati due straordinari wakidate a forma di ali di uccello.

La corazza a due valve (ni-mai dō) presenta due tipi diversi di piastre e di legature ed è ornata con bordi dorati e incisi. Sul petto sono riportati il mon principale e, al centro, un ura-kamon molto raro: si tratta probabilmente del simbolo di una branca minore del clan Date, cui è riferibile il mon a tre barre verticali presente su tutta l’armatura. Il mon è presente anche traforato, molto grande, tra le maglie in ferro dei kote (protezione delle braccia) e dello haidate (protezione delle cosce).

Sotto la corazza è incluso un manchira, ovvero una protezione aggiuntiva per il torso: si tratta di un corpetto “armato”, trapuntato con inserti esagonali in ferro.
Dietro le piastre centrali dello yodarekake (protezione del grembo) è stata ricavata una tasca in pelle.

Fonte: Piva Arte Giapponese


La buona sorte con il lancio dei fagioli 'fukumame' al Setsubun Festival

La data del 3 febbraio marca il giorno di Setsubun, durante il quale i giapponesi, per allontanare gli spiriti maligni, gettano una varietà di fagioli di soia chiamata 'fukumame' al grido: ‘Oni wa Soto, Fuku wa Uchi’ (Escano i mali ed entri la fortuna)’. Molti templi e santuari a Tokyo e Osaka celebrano Setsubun e il lancio dei fagioli durante festival articolati, in cui animatori, lottatori di sumo e perfino Hello Kitty invitano alla giornata della fortuna. Ovviamente la corsa ad accaparrarsi un sacchetto di ‘fukumame’ è a dir poco agguerrita.

Inoltre, è usanza di cibarsi di questa varietà di fagioli di soia in questi giorni, accompagnando il pasto con lunghe preghiere di augurio per una lunga vita in salute. Nella regione del Kansai l’usanza di legare il cibo a buoni auspici è ancora più particolare: sempre in occasione di Setsubun infatti, c’è la famosa tradizione di ‘eho-maki’, che consiste nel gustare un lungo rotolo di sushi di vari ingredienti rivolgendosi silenziosamente verso una precisa direzione considerata di buon augurio.

I fagioli ‘fukumame’ e gli eho-maki sono facilmente reperibili a buon prezzo in tutti i supermercati, perché tutti possano fare esperienza diretta della cultura giapponese.

Cosa aspettate a garantirvi un futuro prospero e in salute dunque?

Setsubun-e (Toyokawa Inari Tokyo Betsuin, Tokyo / Tomioka Hachiman Shrine)
http://www.gotokyo.org/it/tourists/topics_event/topics/130121/topics.html (Italiano)

Come mangiare l’’eho-maki’
http://www.alc.co.jp/speaking/article/kihon/10.html

Fonte: JNTO