Nendo: Invisible Outlines - Video-intervista al designer giapponese
https://vimeo.com/212215800
La nostra video-interview al designer giapponese Nendo, uno dei protagonisti della Milano Design Week 2017.
Video e intervista a cura di Giuseppe De Francesco
FujiQ Highland, emozioni da guinness (parte 2)
(...) Altre attrazioni del parco degne di nota sono:
Tentekomai - Se il vostro sogno è quello di provare l'ebbrezza di essere al comando di un aereo, questa è l'attrazione che fa per voi. Aperto l'anno scorso, il Tentekomai (letteralmente ''turbinio di attività'', ''attività frenetica'') vi mette alla guida di un piccolo aereo dove vi sarà possibile muovere le ali e soffrire le conseguenze delle vostre scelte. Tre minuti di corsa a 40km/h, sospesi a 32 mt dal terreno, sarete voi a dover decidere per una guida più cauta o più sportiva. Potrete sfruttare le correnti per passare 3 minuti a girare su voi stessi, o per godervi pacificamente il meraviglioso panorama intorno a voi.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=NoUrFZPJdag)
Tekkotsubanchou - per gli amanti del genere, una giostra a seggiolini sospesa a 47 mt di altezza non può essere trascurata. Grande classico dei parchi divertimento, questa attrazione sorge molto vicino al Dodonpa ed offre un panorama mozzafiato, soprattutto nelle giornate più limpide. Ad ogni giro, il Monte Fuji e la sua cornice appaiono placidi in lontananza, facendovi dimenticare che state volando sospesi nell'aria, appesi ad un filo, a 50km/h.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=V3NWcqIG0Sg)
Tondemina - Se desiderate capire come si sentono le pizze ad essere lanciate in aria dai maestri pizzaioli, questa è l'attrazione giusta per voi. Che tutti siano amanti della pizza, non è di certo un segreto. Ma potete dire di essere mai saliti su un'attrazione che ci assomiglia? Al FujiQ anche questo è possibile. Sponsorizzato da PizzaLa (nota catena di pizzerie in Giappone), il Tondemina è un pendolo gigante che con la sua struttura a forma di pizza vi fa volare sempre più in alto, fino ad arrivare al picco di 43mt durante il giro completo, il tutto mentre la struttura che contiene i 50 passeggeri gira su sè stessa. Per quanto possa sembrare una corsa semplice e lineare, in realtà sia i momenti di tensione che l'adrenalina accompagnano tutta la durata della corsa.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=FTnSVrUa04A)
Nel parco ci sono tantissime altre attrazioni; la Red Tower, il Panic Clock, il Mad Mouse o il Cool Jappaan sono tutte corse estremamente divertenti, ed anche se un pò più ''normali'' rispetto le precedenti, valgono la pena di essere visitate almeno una volta. Ad un altro genere appartiene invece il Fuji Airways, una simulazione di volo attorno al Monte Fuji che vi farà restare a bocca aperta sia per la bellezza suggestiva dei filmati che per la sensazione di trovarvi effettivamente in volo.
Il FujiQ vanta un'altra sezione per cui si è reso famoso nel resto del mondo: la sezione horror. Oltre al Bloodthirsty Ward, una struttura dedicata a farvi spaventare tramite il solo utilizzo di cuffie e suoni orrendi provenienti da tutti i lati, la casa del terrore più lunga del mondo si trova proprio qui:
Super Scary Labyrinth of Fear - Se non soffrite di cuore e vi considerate abbastanza coraggiosi da poter percorrere 900 mt di terrore puro, in mezzo ad infermieri insanguinati e zombie che vi rincorrono dappertutto, questo ospedale del terrore fa proprio al caso vostro. La visita non è inclusa nel biglietto giornaliero, ma vi posso assicurare che se sono i brividi che cercate, i 4€ di ingresso sono molto più che ben spesi. La durata complessiva del ''tour'' è intorno ai 30 minuti. Se però siete particolarmente impressionabili, e per la paura cominciate a correre gridando in maniera disperata (come ho fatto io), i tempi di percorrenza si accorciano drasticamente. Tutta la struttura è costellata di uscite d'emergenza, e nel caso in cui abbiate troppa paura potrete uscire in - quasi - qualsiasi momento. All'ingresso verrete divisi in gruppetti (non è possibile visitare la struttura individualmente) ed assisterete ad un filmato di introduzione, per capire la storia della clinica del terrore ed entrare nel mood giusto. Dopo il filmato ed una simpatica fotografia ricordo del vostro gruppo, sarete liberi di esplorare la struttura, gridare, piangere o fuggire, a seconda del grado di temerarietà personale. Inutile dire che tra i momenti di terrore vero vanno citati quelli in cui non si capisce se ''quella roba lì'' fa parte della scenografia o se è una persona viva: nel primo caso basta starci lontano, ma nel secondo caso preparate il vostro miglior scatto felino verso la prossima stanza! I vari infermieri zombie non si faranno problemi a corrervi dietro, sfiorarvi o semplicemente produrre dei suoni disumani da direzioni ignote. Personalmente ho provato la classica tecnica del ''pensa che tanto è tutto finto'', ma gli attori sono talmente bravi, e le ambientazioni, i suoni, gli odori, i trucchi e le scenografie talmente suggestive che questo stratagemma non ha funzionato oltre il primo minuto. Un particolare molto carino è la fine dell'attrazione: l'ultimo corridoio dà direttamente sulla gente in attesa di entrare nella struttura, sottoponendo la vostra ultima fuga per la salvezza agli sguardi divertiti (e già un pò terrorizzati) delle persone in coda.
(No spoilers! Solo per farvi un'idea --> https://www.youtube.com/watch?v=cfb05pXvmlk)
Nell'area del parco dedicata agli amanti dei manga, troverete il famoso Evangelion World, un interessante padiglione che contiene numerose riproduzioni in scala, filmati ed articoli dell'omonimo anime. Qui potrete farvi originali fotografie con i personaggi principali e comprare prodotti unici nel loro genere. In questa sezione si trova anche una casa stregata dedicata al manga Kitaro dei cimiteri, adatta anche alle famiglie.
Oltre a quelle citate, il parco offre alcune attrazioni dedicate ai più piccoli, tra cui il trenino di Thomas Land, la monorotaia di Hamtaro ed una Adventure Land dedicata a Kaiketsu Zorori, celebre protagonista di una famosa serie di libri per bambini.
Per concludere, il FujiQ è sicuramente un'esperienza imperdibile se vi trovate in quell'area, non solo per il divertimento e l'unicità del parco in sè, ma anche perchè sorge in una zona particolarmente magica sotto il punto di vista paesaggistico, costellata da laghi, montagne, sorgenti termali ed alberi in fiore che meritano di essere visti e vissuti almeno una volta nella vita.
Un tanka alla settimana
"Anche della brama amorosa,
come d'ogni cosa, un indirizzo
esiste, dicono;
ma, in piedi o seduto;
non mi pare di trovare uno sbocco."
"Koishiki ga
kata mo kata koso
ari to kike
tatare oredemo
naki kokochi kana"
恋しきが
方もかたこそ
ありと聞け
立てれおれども
なき心ち哉
Anonimo
Issey Miyake, a Milano il primo flagship store italiano
Dopo Parigi, Londra, Anversa e Zurigo, non poteva che essere Milano la sede del primo flagship store di Issey Miyake in Italia, data la vocazione sempre più internazionale e i forti legami con design e moda di questa città. “Il design è un atto di scoperta, 'making things', creare realtà, libertà, innovazione. Il design è lavoro che dona gioia alle persone. Per me Milano è già la città della creatività. Sono orgoglioso di esserne parte”, afferma Issey Miyake, stilista giapponese nato a Hiroshima nel 1938, celebre per le sue creazioni minimaliste e per la costante sperimentazione su tecniche e materiali, fra tutti il plissé. Ma Miyake non è, naturalmente, solo plissé, declinato in innovative collezioni quali Pleats Please e Homme Plissé. Questo risulta evidente dalla straordinaria pluralità di collezioni presentate nello store milanese, che spaziano dalla main line per uomo e donna alla iconica Bao Bao, da In-Ei - incursione dello stilista nel mondo del design in collaborazione con Artemide - a profumi, orologi e occhiali.
La scelta di Milano è dettata anche dal fatto che l’Italia assorbe il 50% delle vendite di Miyake in Europa e ogni anno il numero di nuovi acquirenti è in crescita. Per la maison di moda giapponese è quindi importante avere una presenza retail diretta sul territorio, come evidenzia Tempe Brickhill, direttore generale per l’Europa di Issey Miyake, in una recente intervista a “Il Sole 24 Ore”.
Il nuovo negozio, che ha aperto le sue porte lo scorso 15 marzo nell’ottocentesco Palazzo Reina in via Bagutta 12, si estende su circa 500 mq di superficie tra piano terra e piano signorile. Mentre di solito per le sue boutique Issey Miyake privilegia spazi iper moderni ed essenziali, per la prima volta ha scelto un edificio storico, costruito tra il 1826 e il 1831, e ha affidato il progetto di interior a Tokujin Yoshioka, artista e designer di fama internazionale che, oltre a seguire la progettazione degli store del marchio da oltre vent’anni, ha disegnato diversi modelli di orologi per la collezione Issey Miyake Watch.
Così Yoshioka racconta il concept dello store milanese, connubio perfetto di storia e futuro: “Un'unica estetica viene creata attraverso l' unione di uno storico paesaggio urbano con un avveniristico intervento negli interni, al fine di esprimere il passare del tempo. Siamo attratti da un passato arricchito da strati di storia e da un futuro opaco non ancora realizzato. Esprime il contrasto tra storia e futuro, attraverso i molti strati del tempo presenti nel tessuto delle pareti interne, contrapposi ad un futuristico alluminio colorato. Le rotonde sculture galleggianti (chiamati Floating Disk, ndr) di alluminio sono colorate con la stessa tecnica usata per tingere i tessuti. I colori scelti - blu, arancione e verde - simboleggiano l'energia della natura, e comunicano un senso di traslucidità e proiezione nel futuro. L'essenza del design, armonizzato con la tecnologia e il lavoro manuale, caratterizzano lo spazio del negozio, riflettendo la filosofia alla base delle creazioni di Issey Miyake”.
Il legame di Yoshioka con l’Italia è forte: da anni collabora con alcune tra le principali aziende di design, come Cassina, Driade, Kartell, Moroso e Glas Italia. Proprio per quest’ultima, ha realizzato la serie di tavoli in vetro Fountain – Glass Table presentata durante il Salone del Mobile 2017 nel flagship store Issey Miyake di via Bagutta: una sapiente fusione di tecniche artigianali e tecnologia industriale, ulteriore conferma della grande affinità fra la sua ricerca progettuale e quella dello stilista giapponese.
Edoardo Miotti
Aruitemo Aruitemo - Ritratto di una famiglia tra morte e memoria
“Un mare apparentemente calmo che, con l’alzarsi e l’abbassarsi della marea, è continuamente increspato da piccole onde.”: così descrive Koreeda Hirokazu il trascorrere del tempo in Aruitemo aruitemo.
Quelle tanto piccole quanto significative increspature sono raccolte nel film come foto in un vecchio album di famiglia che, sfogliato pagina dopo pagina, tratteggia, ma non rivela apertamente, la complessità delle vicende della famiglia Yokoyama, protagonista della pellicola.
Il film ritrae la famiglia durante l'annuale commemorazione della scomparsa del primogenito Junpei, annegato per salvare la vita di un ragazzino sconosciuto. L’interesse del regista si concentra sul quotidiano, su come i personaggi affrontino la loro nuova esistenza, svelando a poco a poco i rapporti tra gli anziani genitori, Toshiko e Kyōhei, e i due figli rimasti, Chinami e Ryōta. I genitori, del tutto incapaci di superare la perdita del figlio prediletto, sembrano vivere nel suo ricordo, lasciando che la morte domini le loro vite. Diverso è, invece, l’atteggiamento dei due figli: la maggiore sembra essersi lasciata il passato alle spalle vivendo il presente e pensando al futuro, mentre il minore, meno spensierato della sorella, è vittima della frustrazione del padre che non può fare a meno di paragonarlo al figlio perso e ritenerlo un buono a nulla.
L’anniversario si trasforma in una vera e propria rievocazione del dolore con la rituale visita del ragazzo salvato, espressamente voluta da Toshiko. L’episodio contrasta con il clima nostalgico e tranquillo percepito fino a quel momento dando sfogo alla crudeltà dei due genitori. La madre desidera ricordare costantemente al ragazzo il peso del sacrificio che la famiglia ha dovuto affrontare per salvare la sua vita, che, soprattutto secondo Kyōhei, non valeva certamente il prezzo che è stata pagata.
Aruitemo aruitemo è girato dal punto di vista di Ryōta che non risulta però essere il personaggio principale in senso assoluto. Protagonista della pellicola non è il singolo individuo, ma la collettività, in questo caso la famiglia Yokoyama nel suo insieme. Tuttavia Koreeda applica ai membri della famiglia un isolamento visivo per mettere in evidenza alcune di quelle piccole increspature che agitano la superficie di tranquillità della giornata. L’esempio più toccante è il mezzo primo piano su Yukari durante una conversazione con Toshiko: l’inquadratura cattura il sorriso della donna che si dilegua a poco a poco fino a sparire completamente quando la suocera afferma che forse la cosa migliore sarebbe che lei e Ryōta non avessero dei figli loro.
Ancora una volta Koreeda utilizza la memoria per dissolvere i confini tra realtà e finzione e il mezzo cinematografico per filtrare il reale. In Aruitemo aruitemo sono presenti diversi elementi che rievocano ricordi, alcuni propri della memoria di Koreeda (la figura di Toshiko è ispirata alla madre del regista), altri appartenenti ad una memoria collettiva e quindi presumibilmente noti anche allo spettatore e altri ancora di origine puramente fittizia.
Ai temi cari a Koreeda della morte e della memoria, in Aruitemo aruitemo si aggiunge quello della famiglia, la cui esplorazione, intima e personale, è condotta dall’interno, dal punto di vista di un figlio che vive un rapporto distaccato con i propri genitori. Come nei drammi familiari del cinema più tradizionale, Koreeda dipinge con una sensibilità tutta giapponese un modello della tipica famiglia nipponica, ma grazie all’universalità dei sentimenti presentati, il film risulta accessibile anche ad un pubblico occidentale. I personaggi sono persone del tutto ordinarie con preoccupazioni comuni a qualsiasi cultura, come il progressivo invecchiamento dei genitori e l’apprensione che ne deriva, nei cui atteggiamenti si celano tensioni e disaccordi non sempre dichiarati.
Allo spettatore non resta che lasciarsi condurre da Koreeda attraverso il mare dei sentimenti umani e le sue increspature, in cui si trova l’essenza della vita di tutti.
Maddalena Pologna
Un tanka alla settimana
"Leggiadro pino
sulla riva di Sumiyoshi,
se tu fossi una persona
ti chiederei
quante ere hai vissuto."
"Sumiyoshi no
kishi no himematsu
hito naraba
ikuyo ka heshi to
towamashi mono o"
住吉の
岸のひめ松
人ならば
幾世かへしと
問はまし物を
Anonimo
FujiQ Highland, emozioni da guinness (parte 1)
Situato alle pendici del Monte Fuji, il parco divertimenti più famoso del Giappone risalta su uno sfondo pittoresco: le vertiginose montagne russe spiccano su uno sfondo di alberi fioriti e colline verdi sovrastate dall'imponente eleganza del Monte Fuji, l'indiscusso protagonista del quadro. In primavera, data la bellezza del paesaggio circostante, il FujiQ è un'esperienza magica; per tutto il resto dell'anno, specialmente per gli amanti dell'adrenalina, è semplicemente un'esperienza imperdibile.
Il FujiQ con i suoi roller coaster futuristici, vanta numerosi record mondiali, insieme ad un'ampia varietà di attrazioni per famiglie ed aree dedicate agli appassionati di manga. L'entrata al parco costa circa 48€ per una giornata intera e permette il libero accesso alla maggiorparte delle strutture. In alternativa, l'ingresso alle attrazioni può essere pagato singolarmente (il prezzo varia intorno agli 8€ per corsa). Anche se un pò caro, vi posso assicurare che il parco li vale tutti, e che alla fine della giornata non ne avrete abbastanza. Un punto su cui consiglio di prestare attenzione è la scelta del giorno della visita: nel caso in cui progettiate di visitare il parco durante giorni di festa nazionale, preparatevi a lunghissime attese. In particolare durante la Golden Week, la media è di 3 ore di coda per ogni attrazione.
La sezione del parco dedicata agli amanti dell'adrenalina è composta da quattro attrazioni principali, ciascuna incredibile a modo suo:
Eejanaika - Se siete curiosi di vedere il mondo a testa in giù, questa è l'attrazione giusta. L'Eejanaika è il roller coaster con più giri su sè stessi al mondo ed appartiene alla categoria delle montagne russe ''a quattro dimensioni'' (per ulteriori informazioni cliccare qui ). Durante la corsa i passeggeri vengono sottoposti a 14 capovolgimenti nell'arco di un minuto. La posizione dei sedili (autonomi nel movimento rispetto al vagone) accompagna le numerose e mozzafiato cadute libere, permettendo al passeggero di osservare, seppure per brevissimi momenti, curiose prospettive sul paesaggio intorno a sè. La mancanza della struttura sotto i piedi e le continue evoluzioni della pista contribuiscono allo sviluppo di un senso di libertà e smarrimento che rendono il ricordo di questa montagna russa indimenticabile. L'Eejanaika, letteralmente ''Non è fantastico?'', pone una domanda a cui è facile rispondere. Sì, è decisamente fantastico. Tuttavia, essendo in tutti i sensi un'esperienza a 360°, lo consiglierei solo agli stomaci più forti!
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=cgbWjTGOqBk)
Fujiyama - altresì definito come il ''Re delle montagne russe'', è l'attrazione più antica all'interno del parco. Aperto al pubblico nel 1996, con i suoi 79 mt di altezza ha detenuto per un certo periodo il titolo di roller coaster più alto, più veloce e con la discesa più alta del mondo. Nonostante i suoi 21 anni di servizio la pista non delude affatto, l'ebbrezza della velocità e la sensazione di vuoto in caduta libera vengono anzi percepiti in maniera estremamente nitida. Durante la prima salita, in una giornata limpida è possibile osservare per lungo tempo l'elegante profilo del Fuji. Una buona distrazione da ciò che sta per succedere! 70 metri di caduta libera ed una pista che si sviluppa su 2km percorsa ad un picco di 130 km/h. Unica nota negativa, per colpa della durezza dei sedili e dei cambi di direzione a gran velocità, ne si esce con un gran mal di schiena.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=Xx4_NgCgGP4)
Takabisha - Se siete dei veri collezionisti di record nei parchi divertimento, di certo non potrete lasciarvi sfuggire il roller coaster con la discesa più ripida al mondo. Aperta al pubblico nel 2011, questa attrazione è senza dubbio una delle più imprevedibili e sconvolgenti del parco. Già a partire dal nome (''il prepotente'' , ''il tiranno'') , potete cominciare a farvi un'idea su cosa vi aspetti. Il primo tratto viene percorso al buio completo. Dopo qualche giro della morte e qualche curva a velocità folle, si arriva alla parte che dà senso al nome della corsa. Una salita verticale (sì esatto, a 90° rispetto al terreno) che culmina in una discesa tanto ripida da non poter vedere la pista nemmeno sporgendosi in avanti. L'angolo che vanta il record mondiale (e che vi farà andare in tachicardia) è di 121° , e rende questa attrazione assolutamente unica ed impressionante. Sulla cima il vagone rallenta considerevolmente, per poi fermarsi brevemente sul ciglio della discesa e favi ammirare il panorama mentre soffrite i secondi più lunghi del mondo. Dall'infame discesa in poi, si susseguono altri giri della morte ed altre emozionanti evoluzioni, certamente non da meno rispetto le altre piste.
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=M9Vy_YzhwHE)
Dodonpa - last but not the least (anche perchè è il mio preferito), vi presento il roller coaster con l'accelerazione più potente del mondo. Vi siete mai chiesti cosa prova un pilota di un Formula 1 durante la partenza? Salendo su questa attrazione ve ne farete un'idea. Aperto al pubblico nel 2001, il Dodonpa si appropria immediatamente di due record mondiali: roller coaster più veloce del mondo (perso alcuni anni dopo), e roller coaster con la maggiore accelerazione al mondo (titolo che detiene tutt'ora). Nonostante la durata della corsa sia di poco inferiore al minuto, è l'attrazione che più mi ha lasciata a bocca aperta (e che a dirla tutta, più mi ha terrorizzata!). A partire dall'ingresso, l'attesa in coda è accompagnata dall' insistente suono dei tamburi giapponesi, che fa montare la tensione ed il senso d'inquietudine. La partenza, momento cardine dell'attrazione, viene effettuata all'interno di un tunnel con tanto di semafori e countdown, il quale occasionalmente ha dei ''malfunzionamenti''. Alla fine del conto alla rovescia, alle volte viene improvvisato un problema tecnico per cui la partenza viene ritardata di alcuni secondi, sottoponendo i passeggeri ad un lancio a sorpresa ancor più gradevole di quello in previsione. Alla fine del countdown, si passa dunque da 0 a 172 km/h in 1.8 secondi. Se provate ora a contare due secondi, e pensate che in quel tempo venite sparati ad una velocità che rende impossibile persino gridare, probabilmente potete cominciare ad immaginare l'originalità di questa attrazione. Per rendere quest'esperienza ancora più stravolgente ai vostri occhi, specifico che la forza alla quale si viene sottoposti durante la partenza, è molto simile a quella a cui vengono sottoposti gli astronauti nella fase di decollo. A questa velocità la corsa prosegue su una discesa tanto ripida da riuscire a sollevare completamente il corpo dal sedile, per poi terminare in una serie di evoluzioni che nel complesso rendono questa attrazione un'esperienza straordinaria. Sia per la sensazione di totale impotenza durante la prima fase che per l'overdose di adrenalina durante il resto della pista, questa è senza dubbio la mia attrazione preferita. Attualmente è in fase di rinnovo, ma verrà riaperta al pubblico a breve (luglio 2017).
(Per vedere la corsa completa --> https://www.youtube.com/watch?v=woyRp9nN_gg)
(to be continued)
Un tanka alla settimana
"Solo quello che si vede
durante il sonno
dovrei chiamare sogno?
Anche questo mondo effimero
non mi sembra una realtà."
"Nuru ga uchi ni
miru o nomi ya wa
yume to iwamu
hakanaki yo o mo
utsutsu to wa mizu."
寝るがうちに
見るをのみやは
夢といはむ
はかなき世をも
現とは見ず
Mibu no Tadamine (898 - 920)
Un tanka alla settimana
"Orsù, fiore di ciliegio,
anch'io cadrò come te.
Dopo un breve attimo
di fioritura, mi vedranno
in pietoso stato."
"Iza sakura
ware mo chirinamu
hitosakari
arinaha hito ni
ukime mienamu."
いざさくら
我もちりなん
一盛り
有りなば人に
憂めみえなん
Sōku
Prossima destinazione - Ciliegi fioriti
“Ogni giorno è un viaggio e il viaggio è la dimora” scriveva il poeta Matsuo Bashō (1644-1694), nelle prime righe del suo diario in pellegrinaggio attraverso il Giappone. Questo haiku torna alla mente scorrendo le tappe del percorso che ripercorre una delle antiche strade che collegavano Edo (l’attuale Tōkyō) a Kyōto e al resto del Paese. Ai tempi del poeta si viaggiava a piedi e sono ancora tanti i sentieri percorsi da escursionisti-pellegrini che si fermano ad accendere un bastoncino d’incenso in ogni santuario sul cammino. Ancora oggi il sentiero di Bashō si snoda attraverso paesaggi eterni e antichi luoghi di culto, tagliando boschi secolari e campi di riso. Il viaggiatore può recuperare il contatto con il passato, si può immaginare come si viveva nel Giappone del periodo.
Fu il primo shogun, Togugawa Ieyasu, a volere questa via di collegamento chiamata Nakasendō , la via in mezzo alle montagne, contrapposta a quella che costeggiava il mare. Alcuni degli undici snodi di smistamento della posta e delle stazioni di rifornimento che punteggiano il primo tratto, raggiungibili un tempo solo a piedi, hanno mantenuto il fascino di allora e conservano la tipica architettura rustica. Alla ruralità dei villaggi si alterna la solennità composta dei santuari shintoisti.
Al termine della guerra civile, grazie ai Tokugawa emerse una nuova classe: i chōnin (abitanti della città) la nuova borghesia cittadina. I membri della classe artigiana e mercantile che abitavano le città esercitavano professioni molto diversificate: il mercante all'ingrosso accanto al venditore ambulante, l'incisore e il forgiatore di spade, il ristoratore e il proprietario di mescite di sakè. Artigiani e artisti che ci hanno lasciato pettini, ventagli, kimono, ceramiche, paraventi, monili e così via, oggetti di fattura e gusto squisiti. Questo è l’ambiente che ritroviamo visitando Tsumago e Magome. Passeggiando nelle viuzze principali ci si imbatte nelle botteghe artigiane che risalgono all’epoca Edo (1603 - 1868), come le antiche case nobiliari dall’inconfondibile architettura con porte scorrevoli affacciate su giardini curatissimi.
Dai villaggi agricoli alla città la distanza è breve. A Kyōto, possiamo ancora trovare il quartiere che fu delle geisha e dei samurai come nel XVII secolo. Uno dei fenomeni culturali che si svilupparono nel periodo Edo fu proprio la nascita dei quartieri di piacere, vere e proprie città nelle città. La loro istituzione mirava a porre sotto controllo governativo il fenomeno della prostituzione. Il termine "quartiere di piacere" però è un'etichetta fuorviante: non si tratta solo di un luogo dedicato al commercio sessuale, ma un organismo complesso dove nuove forme d'arte, musica e letteratura nacquero e si svilupparono, contribuendo a fare della cultura di Edo uno dei momenti più brillanti della storia giapponese. Addirittura vennero coniati nuovi termini per definire le qualità del "frequentatore dei quartieri di piacere", lo "tsūjin" l'uomo di mondo, arbitro indiscusso di eleganza. Solo in un secondo tempo entrarono a far parte di quel mondo anche le geisha: venivano infatti chiamate per allietare i banchetti, con la musica del loro shamisen e a intrattenere gli ospiti. Il termine significa "persona versata nelle arti di intrattenimento". Esistevano sia gli uomini-geisha (otoko geisha) sia le donne-geisha (onna geisha). Tra le case da tè nel quartiere di Gion, a Kyōto, è possibile ancora incontrare una donna con l’inconfondibile trucco e abbigliamento tipico.
A Kyōto la ricchezza di siti sacri riflette la molteplicità di culti. Templi buddhisti e santuari Shintō coesistono in un Paese che possiamo definire laico: stato e chiesa non interferiscono fra loro. È un tratto peculiare della storia religiosa giapponese la coesistenza di numerosi culti diversi, come lo Shintō, il Buddhismo - a loro volta già influenzati da confucianesimo e taoismo - oltre a una miriade di Nuove Religioni, movimenti caratterizzati da elementi presi da una o più religioni esistenti. Ad eccezione del Jōdo Shinshū e della tradizione di Nichiren, nessuna delle scuole giapponesi storiche rivendica l’assoluta verità o l’esclusione delle altre scuole.
A Nara possiamo visitare per esempio il tempio Todaiji che contiene un grande Buddha legato alla scuola Kegon, una delle prime scuole del buddhismo antico. Lo spostamento della capitale da Nara a Kyōtō nel 794 d.C. coincide con un ulteriore sviluppo del buddhismo giapponese, grazie ai contatti con la Cina. Le due correnti principali che nacquero e si svilupparono in questo periodo, grazie al contatto diretto con il buddhismo cinese, furono la Tendai e la Shingon, alle quali si aggiunse la dottrina del buddhismo amidista.
La dottrina Tendai si fonda principalmente sul Sūtra del Loto, sullo studio dei testi e sulla meditazione e ha il suo centro di culto sul Monte Hiei. Nel complesso monastico del monte Koya, invece, la scuola Shingon ha un approccio più pratico alla dottrina e allo studio dei testi predilige l’uso di immagini simboliche, i mandala, i mudra, i gesti rituali e i mantra, formule magiche più vicine al buddhismo tantrico.
I templi del Monte Koya sono quasi tutti circondati dai famosi “giardini asciutti”, impropriamente chiamati giardini zen. Karesansui, è il giardino tipico della cultura giapponese, i cui elementi (acqua, piante, montagne) sono rappresentati in maniera simbolica da sole pietre e ghiaia. L'acqua viene rappresentata da "fiumi" di ghiaia il cui moto si scontra con l'emergere dal suolo di grosse pietre disposte in modo apparentemente casuale, allo scopo di simboleggiare il dinamismo delle forme della natura. L’idea che i monaci Zen usino i giardini per la meditazione è una leggenda; in Giappone i monaci Zen meditano quasi sempre al chiuso. Un altro esempio di religiosità genuina e più popolare è la devozione al Buddha Amida che si sviluppa in Giappone dal X secolo. Il Padiglione della Fenice, Byōdō-in, prima residenza della famiglia Fujiwara, diventò un bellissimo esempio di sincretismo religioso, un tempio dedicato al Buddha Amida che unisce la scuola Jōdo-shū (il Buddhismo della pura terra) e la scuola Tendai.
Chiara Bottelli
www.ilbuontempo.it