Haiku - Calma distesa -
Calma distesa -
frinire di cicale
intride le rocce.
Shizukasa ya
iwa ni shimi-iru
semi no koe
-Matsuo Bashō
GLI AINU DEL GIAPPONE – X. CONCLUSIONI DI UN VIAGGIO
In genere, la ricerca tende allo stato ideologico che classifica anziché analizzare, etichettando lo stile di vita degli Ainu come “arretrato” e “statico”. In accordo con la letteratura antropologica, il termine “tradizionale”, si riferisce alla generale categoria di cacciatori-raccoglitori che vivono in società egalitarie con una estesa divisione del lavoro tra comunità. Realizzando l’integrazione in un gruppo maggioritario, gli Ainu hanno impiegato le loro specificità in varie modalità. Una di queste riguarda la strategia di enfatizzazione degli elementi peculiari del proprio patrimonio culturale, dunque, la questione ruota intorno a quali credenze e ideologie appartengono attualmente agli Ainu, quali sono gli aspetti che vengono enfatizzati, quali invece quelli trascurati.
Vi è una differenza molto considerevole tra una tradizione genuina (con la capacità di flessibilità) e una tradizione inventata (molto più rigida). La forza e l’adattabilità della prima non devono essere confuse con l'invenzione della tradizione.
Attraverso pratiche come la danza, il cibo, il ricamo, viene a crearsi il fenomeno del revival culturale che fa rivivere pratiche passate negate e ora riconsegnate. La difficoltà di questo processo di riconsegna è una messa in discussione dei termini “appartenenza razziale” e “modernità”, ove parlare di modernità sottolinea una scelta o meglio una negoziazione del loro patrimonio culturale.
Gradualmente si sono venuti a formare dei veri e propri centri culturali, che costituiscono eccellenti esempi di conservazione degli aspetti fondamentali della cultura Ainu tradizionale. Il turismo, in aggiunta, gioca un ruolo indispensabile per l’affermazione dell’etnicità Ainu, la quale si colloca progressivamente attraverso l’etno-turismo che diviene luogo d’espressione personale e di ridefinizione identitaria in continuo movimento. Esso col tempo è divenuto una parte integrante necessaria della sfera sociale Ainu contemporanea. A questo punto un dato importante emerge, ossia che la tradizione culturale non scompare, bensì si trasforma.
Questi centri, sono diventati col tempo luoghi in cui gli Ainu possono esprimere la loro identità, enfatizzando o meno gli aspetti distintivi del loro patrimonio culturale e religioso. I turisti e il grande pubblico sono, non solo invitati all’acquisto di prodotti di manifattura, ma hanno anche la possibilità di osservare come vengono realizzati e perfino realizzarli essi stessi durante i diversi workshop. Altra possibilità è quella di apprendere la storia Ainu, la mitologia, le tradizioni religiose e persino assaporare il cibo tradizionale. La loro presenza come gruppo indigeno dunque, non è solo relativa alle performances di danza e musica.
Centri culturali, villaggi ricostruiti ed etnoturismo sono divenuti “il luogo” in cui i simboli dell'identità Ainu contemporanea vengono costruiti e in cui vengono affrontati temi importanti quali i diritti umani, la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e dunque il tema della coscienza ecologica, attirando in questo modo l'attenzione dell'opinione pubblica. Non meno importante è la questione del rapporto tra persone e le relazioni che ne scaturiscono; rapporti tra Ainu stessi, tra Ainu e giapponesi, tra Ainu e il resto del mondo. Viene a crearsi in questo modo, senza contare però le sfumature tra i diversi livelli, un universo relazionale avente una triplice dimensione.
Quei rapporti tra Ainu e giapponesi di cui tanto si decantano gli aspetti di contrasto nel passato, sembrano oggigiorno differenti. Il Giappone che si è da sempre considerato un paese “monolitico”, ad un certo punto della sua storia, ha dovuto mettersi in discussione avendo incontrato un’altra storia, quella degli Ainu appunto. Come in ogni incontro umano che si rispetti, il primo passo da compiere è quello di conoscere il mondo altrui, poi di comprenderlo, di stabilire un contatto, sperimentando i punti di connessione e di conflitto, prima di giungere a creare una relazione. Questo processo ha caratterizzato anche il rapporto tra Ainu e giapponesi nel corso degli anni.
Se la cultura orale ha il potere di generare l’interazione fra individui e unire la persone in gruppi, lo stimolo per la conservazione delle tradizioni, la ricerca di nuovi significati nei rituali e negli oggetti tradizionali e la creazione di forme nuove, rende queste dimensioni sempre stimolanti da più punti di vista. Sebbene la ricerca e la promozione della cultura Ainu, da parte degli Ainu stessi è importante, diviene fondamentale il coinvolgimento degli individui non-Ainu dell’Hokkaidō. In questo senso, molte energie sono state investite in fatto di materiali educativi e di offerta di programmi validi proposti in età scolastica, oltre alla creazione di maggiori opportunità per gli Ainu, di confrontarsi con individui non-Ainu, attraverso la promozione di studi multietnici. Le recenti politiche di promozione della cultura Ainu, hanno visto un incremento sia dell’orgoglio relativo alla propria etnicità sia di un’altissima motivazione nel voler trasmettere la loro cultura nella società dell’Hokkaidō.
Kushiro city museum, Kushiro. Foto dell’autrice.
Tra gli ultimi sforzi a cui assistiamo da parte del governo giapponese, possiamo far riferimento alla legge promulgata il 26 aprile 2019 ed entrata in vigore il 24 maggio 2019, la quale oltre a riconoscere la minoranza etnica come “popolo indigeno”, propone nuove sovvenzioni legate al turismo nell'isola di Hokkaidō e permetterà agli Ainu di abbattere gli alberi nelle foreste di proprietà nazionale per i rituali tradizionali. Un altro passo importante, che si sta compiendo già da alcuni anni, riguarda il nuovo Museo Nazionale la cui apertura, che era prevista per il 24 aprile 2020, è stata posticipata per il 29 maggio 2020, a causa del COVID-19.
Prima di lasciare l’Hokkaidō e di salutare a malincuore la mia “famiglia Ainu” visito ancora qualche museo. Mi trovo al “Kushiro city museum”, in compagnia della mia amica Sachiko e ad attenderci vi è una Ricercatrice dell’Università di Hokkaidō e del Center for Ainu and Indigenous People. La sua guida è davvero interessante, poichè scopro degli oggetti Ainu di straordinaria bellezza che non avevo mai visto prima in nessun altro museo, come le else delle spade Ainu per esempio.
Museo di Kawamura Kaneto, Asahikawa. Foto dell’autrice.
Sachiko mi consiglia di visitare anche il museo Ainu di Asahikawa, che è il più antico museo Ainu in Asahikawa, costruito nel 1916, dal capo Ainu Kawamura Kaneto. Li incontro una componente delle Marewrew, conosciute durante il Festival dei Popoli Indigeni a Bergamo nel 2017, quando ho avuto la fortuna di organizzare il gruppo Ainu (di cui facevano parte le Marewrew, Oki Kano e l’artista Kohei Fujito), che mi fa da guida al piccolo museo.
Concluse anche queste due ultime visite museali, è arrivato purtroppo il momento dei saluti, dello scambio di regali, degli abbracci e di qualche lacrima. Ci ritroviamo come sempre al villaggio “Akan Kotan”, nel negozio di artigianato e d’arte di Kohei, dove non ci risparmiamo battute varie, ricordi passati, risate e tante foto assieme.
Il mio ovviamente non è un addio ma un arrivederci, perché curiosa dei prossimi avvenimenti che caratterizzeranno l’isola l’indomani della nuova apertura museale nel 2020. Dunque, arrivederci mio bell’Hokkaidō a te e al tuo meraviglioso popolo, gli Ainu.
Sabrina Battipaglia
Haiku - Quando arrivano i passeri
Quando arrivano i passeri
si agitano le ombre dei fiori
sullo schermo di carta
Suzume kite
shooji ni ugoku
hana no kage
-Natsume Sōseki
dal 08/06/2020 al 12/06/2020
Cos’è successo in Giappone questa settimana? Ecco alcune news!
notizie raccolte dal 08/06/2020 al 12/06/2020
SULL'ISOLA DI ISHIGAKI VIAGGIANO I PELUCHE AL POSTO DEI BAMBINI
Un tour unico si tiene nell'isola di Ishigaki, nella prefettura di Okinawa: i bambini che non possono viaggiare a causa del COVID-19 possono far visitare l'isola ai loro peluche preferiti. Una volta finito il tour i peluche tornano dai loro proprietari con le foto del viaggio. Ad esempio, una bambina di Nara, ha mandato il suo maialino di peluche, Bu-chan, sull'isola di Ishigaki, Bu-chan si è goduto la natura, i giri in barca nei fiumi e le nuotate al mare con i pesci. La guida locale che ha organizzato questo tour ha dichiarato: “Penso che ci siano tanti bambini che, anche se lo vorrebbero, non possono visitare l'isola. Sono contento però che possano divertirsi guardando le foto dei peluche”.
È MORTO SHIGERU YOKOTA, PADRE DELLA DONNA RAPITA DALLA COREA DEL NORD
Shigeru Yokota è il padre di Megumi Yokota che è stata rapita e portata in Corea del Nord nel 1977, quando era al primo anno di scuola media. È morto il 5 giugno, a 85 anni, e il suo funerale è stato celebrato a Kawasaki l'8 giugno. Shigeru e sua moglie Sakie hanno cercato per più di 40 anni di liberare la figlia e altre persone rapite dalla Corea del Nord. Tuttavia, l'uomo era molto malato e ricoverato in ospedale nella città di Kawasaki da aprile dell’anno scorso. Al suo funerale hanno partecipato più di 50 persone tra cui la sua famiglia, le famiglie delle persone rapite, funzionari del governo e sostenitori. Intorno alle foto di Shigeru sono stati appesi nastri blu, simbolo della sua attività.
L'UNIVERSAL STUDIOS JAPAN RIAPRE DOPO 3 MESI
L'Universal Studios Japan (USJ), un parco a tema ad Osaka, è stato chiuso per circa 3 mesi dalla fine di febbraio a causa della diffusione di COVI-19 ma l'8 giugno ha finalmente riaperto. Per entrare si deve indossare la mascherina e farsi controllare la temperatura. Uno studente in visita con gli amici ha detto : “sono rimasto a casa per tanto tempo, quindi non vedo l’ora di divertirmi. Vorrei liberarmi dallo stress degli ultimi 3 mesi”. Fino al 14 giugno possono entrare solo gli abitanti della prefettura Osaka e chi ha l’abbonamento annuale al USJ prenotando anticipatamente su internet. Il numero visitatori aumenterà gradualmente: dal 15 giugno potranno entrare i residenti della prefettura Osaka e dal 19 giugno quelli delle prefetture di Kyoto, Hyogo, Shiga, Nara e Wakayama.
APERTO UPOPOY, IL CENTRO PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA AINU
UPOPOY, situata a Shiraoi in Hokkaido, è una struttura pensata per la diffusione della cultura del popolo Ainu. UPOPOY significa “tante persone cantano insieme” in lingua Ainu. A causa dell’influenza del COVID-19, l'apertura della struttura è stata rinviata per due volte ma il 9 giugno è stata finalmente inaugurata ed aperta al pubblico. Il museo mostra oggetti d’artigianato che raccontano la storia e le tradizioni di questo popolo, mentre sul palcoscenico all'aperto sono messe in scena rappresentazioni musicali e di danza. L’Associazione Ainu dell'Hokkaido ha dichiarato: “Vorremmo tramandare la cultura Ainu a tutti da qui”.
TOSHIMAEN CHIDERÁ A FINE AGOSTO
Toshimaen, uno dei più grandi parchi dei divertimenti di Tokyo, ha annunciato che chiuderà alla fine agosto di quest’anno. Con 22 ettari di siti, attrazioni e piscine, il parco ha più di 90 anni di storia. Il sito verrà riaperto sotto la gestione dall'amministrazione municipale di Tokyo e sarà anche installata una struttura dedicata ad Harry Potter, la seconda al mondo dopo Londra. L’apertura è prevista per la primavera del 2023 e sarà gestita da WARNER BROS, con un contratto della durata di 30 anni, dopo il quale gli studio verranno trasformati in parco metropolitano.
Fonti:
SULL'ISOLA DI ISHIGAKI VIAGGIANO I PELUCHE AL POSTO DEI BAMBINI
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200606/k10012460171000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012460171000/k10012460171000.html
È MORTO SHIGERU YOKOTA, PADRE DELLA DONNA RAPITA DALLA COREA DEL NORD
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200608/k10012462731000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012462731000/k10012462731000.html
L'UNIVERSAL STUDIOS JAPAN RIAPRE DOPO 3 MESI
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200608/k10012462421000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012462421000/k10012462421000.html
APERTO UPOPOY, IL CENTRO PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA AINU
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200609/k10012464071000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012464071000/k10012464071000.html
TOSHIMAEN CHIDERÁ A FINE AGOSTO
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200612/k10012468551000.html
https://news.yahoo.co.jp/articles/08770cd916d8105265312e78bb15d475e28f82a8
Tanka - Sono sospinte dal vento
Sono sospinte dal vento
le nuvole divise tra le cime -
oche selvatiche all'alba
volando a mezza costa
si danno la voce.
Yoko-gumo no
kaze ni wakaruru
shinonome ni
yama tobikoyuru
hatsugari no koe
- Saigyō Hōshi
GLI AINU DEL GIAPPONE – IX. SAPORI E DISSAPORI
Quando si fa riferimento agli Ainu e alla propria cultura, si tende a prendere in considerazione aspetti come il tatuaggio, il ricamo tradizionale, le cerimonie e la loro trasformazione tra passato e presente, cosi come la danza, ma non viene mai menzionato il cibo. Se si ha la possibilità di andare in Hokkaidō, raccomando di prestare attenzione al cibo che qui assume altre sfumature o in alcuni casi si cambia proprio musica.
Oltre alle diverse varianti del ramen (Asahikawa Ramen, Sapporo Ramen, Hakodate Ramen),
piatti come il “Genghis Khan” (barbecue mongolo) è un piatto tipico dell’Hokkaidō, il sashimi di calamaro, il granchio reale, le “Jagabata” (Patate con burro), l’ “Unidon” (ciotola di riso con riccio di mare), o la montagna di gelato soffice e tanto altro ancora.
Ma se ci si avvicina più strettamente al mondo Ainu, possiamo citare una ulteriore differenza in fatto di cibo.
Tradizionalmente, le radici dopo essere state estirpate, lavate, bollite e ridotte in poltiglia, venivano utilizzate per la preparazione di dolci, oppure lasciate asciugare al sole per un successivo utilizzo nei mesi più freddi. Le verdure hanno da sempre occupato un posto di rilievo nell’alimentazione Ainu, come ad esempio un piatto tipico è il rataskep. Un altro piatto è la minestra chiamata ohaw, che a seconda degli ingredienti assumeva diversi nomi: ohaw di kam (“minestra di carne”); ohaw di pukusa (kitopiro in giapponese, “minestra di aglio selvatico”); ohaw di pukusakina (“minestra di anemone”). Altro alimento era il sayo, una farinata di grano, che si lasciava bollire assieme ad altri ingredienti, come il munchiro (“miglio”) ad esempio, infine lo shito, ossia riso e altre granaglie pestate nei mortai a formare degli gnocchi grossi, cotti in saporiti brodi di carne, il piatto principale durante la Chiesei-nomi (la cerimonia di costruzione della casa). Castagne impastate con lardo o con uova di pesce era un piatto prelibato. La carne animale, come quella di orso o di cervo, veniva prima bollita e poi asciugata al sole, oppure lasciata asciugare sulle cremagliere sul camino all'interno dell’abitazione. La bevanda tipica era la Kamui-ashkoro, una birra lattiginosa di miglio a basso contenuto alcolico.
“Rataskep”, presso il Ristorante “Harukor” di Shinjuku, Tokyō. Foto dell’autrice.
Diverse sono le possibilità di gustare il cibo Ainu, poiché esistono ristoranti o con menu esclusivo indigeno o che inseriscono anche piatti della cucina Ainu. Se vi trovate a Shinjuku, Tokyō, e volete fare una esperienza in un ristorante tipico Ainu, l’ “Harukor” può fare al caso vostro. Si tratta di un piccolissimo spazio ma molto accogliente nel quale è possibile assaggiare il “rataskep” ossia un piatto a base di zucca, mais ed erbe dall’aspetto morbido e vellutato come se si mangiasse un nostrano purè; oppure gli “imo-shito”, cioè dei grossi gnocchi a base di patate o di zucca fritti, il “Rokuniku sutēki” (tagliata di cervo), disposta nel piatto a mezzaluna, oppure è possibile provare la zuppa “ohaw”, saporita quella con salmone e verdure.
“Rokuniku sutēki” (tagliata di cervo), presso il Ristorante “Harukor” di Shinjuku, Tokyō. Foto dell’autrice.
Nel ristorante “Drive in Yukara”, presso il villaggio “Nibutani Kotan” a Biratori, è possibile gustare un ottimo ramen, il “kitopiro ramen”, che appare come un normale ramen, ma poi si è colti di sorpresa, quando si sente per primo il sapore di una cucina genuina e poi il gusto del kitopiro che è delizioso, e che non smetteresti mai di mangiare.
“Kitopiro ramen”, presso il Ristorante “Drive in Yukara”, villaggio “Nibutani Kotan”, Biratori. Foto di Flavio Risi.
Spostandoci verso il villaggio “Akan Kotan”, un ristorante in cui provare alcuni piatti Ainu è il “Banya”, dove oltre a diverse pietanze a base di kitopiro (come ad esempio in aggiunta ai ravioli, in una frittata oppure bollito) si possono mangiare salmone e altre specie di pesce come l’ “hokke” (un pesce simile allo sgombro) e lo “shishamo” (sperlano).
Un altro ristorante tipicamente Ainu, ma che in realtà nel menu offre anche altro, è il “Poronno”. Ci troviamo sempre all’interno del medesimo villaggio, qui si può gustare la “yukku Ohaw”, una zuppa a base di carne di cervo e verdure, accompagnato da una porzione di riso con fagioli, o la versione “chep Ohaw”, con salmone e verdure tra cui l’immancabile kitopiro.
“Chep Ohaw”, presso il Ristorante “Poronno”, villaggio “Akan Kotan”, Kushiro. Foto dell’autrice.
Altro piatto è il “konbushito”, tipico della regione di Hidaka, una sorta di gnocco gigante realizzato con farina di riso e sormontato da salsa d’alga kelp, le “puccheimo”, ossia patate lasciate fermentare durante l’inverno sotto la neve e servite a fette.
“Puccheimo”, presso il Ristorante “Poronno”, villaggio “Akan Kotan”, Kushiro. Foto dell’autrice.
Oppure si possono provare alcuni tipi di bevande come quella chiamata “Sikerebe” (un infuso di sughero Amur usato dagli Ainu per il mal di gola e mal di stomaco), oppure la “Setaento” (con balsamo vietnamita che viene utilizzato per il potere rinfrescante dopo pasto, quando si è ammalati annusandolo semplicemente o messo nel porridge) e infine la “kabanoanatake” (a base di chaga che cresce in abbondanza nella foresta Akan e che è utile per rafforzare il sistema immunitario).
“Marimo mojito”, presso il Ristorante “Ajishin”, nei pressi del villaggio “Akan Kotan”, Kushiro. Foto dell’autrice.
Un ultimo ristorante che cito e che sento davvero di consigliare per l’ottimo gusto dei suoi piatti è l’ “Ajishin”, in cui il menu è prevalentemente dell’Hokkaidō, ma si possono trovare anche piatti della cucina Ainu. Si tratta di un posto incantevole, a gestione familiare, in cui vi risparmio la solita lista di piatti a base di zuppe, di pesce, ma cito solo una bevanda che è una invenzione tutta loro e che è detta “marimo Mojito”, a base di rhum bianco, ghiaccio tritato, acqua gassata, sciroppo di menta e per finire alga marimo.
Termina qui il mio viaggio all’insegna del cibo Ainu, che devo dire mi ha trovato perplessa in alcuni casi, forse perché non preparata al gusto di alcuni piatti, ma che mi ha saputo regalare anche nuovi “viaggi di gusto” che porterò ovviamente sempre con me.
Sabrina Battipaglia
dal 01/06/2020 al 05/06/2020
Cos’è successo in Giappone questa settimana? Ecco alcune news!
notizie raccolte dal 01/06/2020 al 05/06/2020
IL GOVERNO APRIREBBE IL GIAPPONE A 4 PAESI
Attualmente il governo vieta l’ingresso in Giappone a persone di 111 paesi e zone del mondo per prevenire la diffusione del Covid-19. Non è il caso di Thailandia, Vietnam, Australia, Nuova Zelanda, paesi in cui il coronavirus non ha avuto larga diffusione e legati al Giappone da uno stretto rapporto economico. Inizialmente si prevede l’ingresso solo per ragioni lavorative, discutendo sulle modalità, ad esempio fare l’esame PCR prima di venire in Giappone.
REALIZZAZIONE DEI GETA DA INTERNO
I Geta sono tradizionali zoccoli di legno con due regoletti. I giapponesi si mettono i geta quando vanno alle feste estive e a vedere gli spettacoli pirotecnici. A Numata nella prefettura Gumma, vengono fatti da tanto tempo. Quest’anno l’ordine dei Geta è diminuito del 80 % rispetto all’anno scorso perché le feste estive e gli spettacoli pirotecnici sono stati annulati uno dopo l’altro a causa del Covid-19. Per questo una fabbrica di Numata ha iniziato a realizzare i geta da interno, con la suola di gomma, per le persone che lavorano a casa. Hanno fatto anche i geta con i tacchi diversi altezza, cioè i tacchi in cui ci sono verso la punta del piede sono un po’ alti e i tacchi in cui ci sono verso il tallone sono un po’ bassi, per permettere ai polpacci di allungarsi. Alcuni modelli sono stati ricoperti con il washi, la carta decorativa giapponese.
PRIMO “ALLARME TOKYO”
Dopo aver finito la dichiarazione dello stato d’emergenza Tokyo sta aprendo gradualmente i negozi e dal primo giugno anche grandi magazzini e cinema. Ma il 2 giugno, sono stati confermati 34 nuovi contagi del Covid-19 a Tokyo. Dal 15 maggio, non ci sono mai stati più di 30 nuovi contagi al giorno. Per questo, Tokyo ha lanciato il “Tokyo allarme” per attirare l’attenzione dei cittadini sulla situazione. La governatrice Koike di Tokyo ha detto che sono aumentati contagi nei ristoranti in cui si mangia e si beve di notte. Tuttavia i negozi hanno appena ripreso l’attività possono rimanere aperti.
INIZIA IL NUOVO ESAME PER CONTROLLARE IL COVID-19 CON LA SALIVA
L’esame PCR per controllare il Covid-19 richiede liquido dalla parte posteriore del naso. In quel momento per i dottori è difficile non essere contagiati, soprattutto se il paziente deve starnutire. Il 2 giugno, il Ministero della Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale ha deciso di farlo con la saliva: questo esame è più semplice da fare rispetto a quello eseguito fino ad ora e i pazienti non devono preoccuparsi di trasmettere il Covid-19 ai medici. L’esame viene eseguito su persone con sintomi febbrili e tosse da entro 9 giorni. Questo permetterà di controllare molte persone e più rapidamente di prima.
Fonti:
IL GOVERNO APRIREBBE IL GIAPPONE A 4 PAESI
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200601/k10012453711000.html https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012453711000/k10012453711000.html
REALIZZAZIONE DEI GETA DA INTERNO
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200531/k10012452591000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012452591000/k10012452591000.html
PRIMO “TOKYO ALLARME”
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200602/k10012455831000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012455831000/k10012455831000.html
INIZIA IL NUOVO ESAME PER CONTROLLARE IL COVID-19 CON LA SALIVA
https://www3.nhk.or.jp/news/html/20200602/k10012454771000.html
https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012454771000/k10012454771000.html
Haiku - Erbe dell'estate -
Erbe dell'estate -
degli antichi guerrieri
reliquie d'un sogno.
Natsu-kusa ya
tsuwa-mono-domo ga
yume no ato
-Matsuo Bashō
Tanka - Nei calici del sake
Nei calici del sake
petali di pruno galleggiano.
Dopo aver bevuto
con l'amico del cuore
cadano pure i fiori...
Sakazuki ni
ume no hana ukabe
omoudochi
nomite no nochi wa
chirinu to mo yoshi
-Ōtomo No Sakanoue
GLI AINU DEL GIAPPONE – VIII. LA RIVITALIZZAZIONE DELLE ARTI
A seguito della Restaurazione Meiji e, dopo un periodo di negazione della cultura tradizionale Ainu da parte del governo giapponese si assistette ad un passaggio di considerazione degli Ainu che attribuiva loro un nuovo significato. Divenuti un arricchimento della cultura maggioritaria, si assistette alla ripresa delle diverse pratiche tradizionali Ainu come il tatuaggio, la danza, la lingua.
Quando si parla di cultura tradizionale Ainu, e più precisamente alle arti, si fa riferimento alla danza, alla musica e all’artigianato. Ed è proprio dalle loro forme originarie che voglio partire, per poter comprendere come sono state recuperate e riproposte nella contemporaneità.
Partendo dalla danza, una forma tradizionale era detta Upopo, in cui protagoniste erano le donne, sedute in cerchio, che per accompagnarsi si davano ritmicamente dei colpi sul petto, mentre in coro si elevavano voci intrise di tradizione Ainu. In realtà esso era una sorta di introduzione ai vari balli per rompere il ghiaccio e riscaldare l'atmosfera. Oltre all’Upopo, esisteva anche una variante detta Rimse che vedeva i partecipanti invece in piedi. Originariamente si riferiva ad una combinazione di balli e canti, derivata da una parata di ballo. Oltre al Rimse dell’emush, accompagnato da grida coraggiose, poiché era la danza di intimidazione degli dèi malvagi, ne esistevano altri tipi che avevano per tema gli animali, ed erano caratterizzati dai relativi suoni onomatopeici, come il Chikapne di Hararki con il tema dell'uccello; il Chironnup con il tema della volpe; il Fumperimse con il tema della balena. Quest’ultimo cominciava con una scena in cui una donna anziana trovava una balena indebolita, la notizia presto si diffondeva fra gli abitanti del villaggio, che accorrevano dando così il via alla rappresentazione. Pare che per realizzare i desideri, gli abitanti del villaggio effettuassero questa magica danza. Altro tipo di rappresentazione era il tapkar che vedeva la sola presenza degli uomini nel battere lentamente i piedi a terra. Queste accennate, sono però solo alcuni esempi. La danza tradizionale Ainu è stata riconosciuta nel 1984 come patrimonio dell’umanità.
Attualmente i villaggi turistici sono le porte di accesso alle rappresentazioni di danza tradizionale. Se lo studioso storce il naso, il turista sarà ben lieto di aver potuto assistere ad una emozionante rappresentazione indigena.
In questi centri, le rappresentazioni a cui possiamo assistere sono il risultato della difficile ricostruzione di un mondo che senza dubbio ha subito modificazioni di varia natura, confrontandosi di volta in volta con le diverse fasi storiche. Sebbene il villaggio “Poroto Kotan” è attualmente chiuso per i lavori di riqualifica e di realizzazione del nuovo progetto museale e parco tematico, la cui apertura è prevista per il 29 maggio del 2020, è possibile ancora continuare ad assistere agli spettacoli nel villaggio Akan Kotan per esempio.
Tra gli spettacoli quello dal titolo “Lost Kamuy”, improntato sulla simbiosi tra gli Ainu e il lupo dell’Hokkaidō, portato in scena a partire dal 19 marzo 2019. Si tratta di un vero e proprio spettacolo per il quale è stata studiata appositamente una commistione tra musica tradizionale Ainu e musica moderna non Ainu, tra danza tradizionale Ainu e danza contemporanea non Ainu. Rimanendo sempre in tema di danza, un altro spettacolo denominato “Traditional dances”, mostra proprio le danze tradizionali della durata di qualche minuto e precedute da una voce narrante che spiega il significato di ciascuna danza. Altro spettacolo ancora è lo “Iomante Fire Festival”, che segna la ripresa dell’antico rituale dell’orso. Per quel che riguarda gli spettacoli esterni al teatro “Ikor”, dall’ultima settimana di gennaio, fino al mese di marzo, il lago Akan si trasforma in un palcoscenico singolare durante il Festival del ghiaccio, che offre ogni sera una dimostrazione sotto un cielo di fuochi d'artificio. Un’altra occasione di vivere un’esperienza dal sapore Ainu è detta “Kamuy Lumina”. Non si tratta di uno spettacolo, ma di una passeggiata nella foresta durante la quale è possibile sperimentare il contatto con la natura e il riconnettersi con le divinità. A ricordare questo impegno c’è la grande scultura del gufo che osserva gli uomini e protegge il villaggio Akan. Inoltre, sono molteplici le attività che si possono svolgere all’Akan Kotan durante l’anno, come le lezioni di ricamo, di intarsio del legno, di musica tradizionale, di letture di storie Ainu.
Una sezione del teatro “Ikor”, presso il villaggio “Akan Kotan”, Kushiro. Foto dell’autrice.
Passando alla musica e partendo da quella tradizionale, tra gli strumenti utilizzati vi era una sorta di cannuccia-fischietto (wakka-kukutu o chi-rekte-kuttar), un corno di corteccia (kosa-bue), un tamburo (kaco) utile per accompagnare i canti sciamanici, una sorta di cetra a cinque corde (tonkori) e una specie di arpa ebraica (mukkuri).
Strumenti musicali e musica sono stati utilizzati come forme espressive per inviare questo o quell’altro messaggio. Ecco allora la nascita di alcuni gruppi musicali, primo fra tutti quello denominato “Ainu Rebels”, gruppo che mescolava musica tradizionale, danza tradizionale, con elementi hip-hop. Dall’anno della sua formazione, il 2006, il gruppo musicale è rimasto attivo fino al 2010 e, contava fino a 15 membri. A capo vi era Mina Sakai, di origine Ainu, la quale ha spiegato che ha voluto tale formazione musicale per rivendicare l'orgoglio nella sua eredità, essere un esempio e incoraggiare gli altri a fare lo stesso. Il gruppo si è concentrato principalmente su musica dal vivo e spettacoli di danza. La stessa cantante, nel 2011 da il via ad un altro progetto dal titolo “Imeruat”. Si tratta di un duo musicale composto da lei e dal pianista Masashi Hamauzu. Se volessimo descriverne il genere, sarebbe meglio dire che si tratta di un mix tra Alternative, Pop, Progressive, Elettronica, World music, Rock, Etnica, Ainu, Classica. Mina utilizza nel canto tre lingue; Ainu, giapponese e inglese. Un altro gruppo musicale a cui possiamo far riferimento e l’ “Oki Dub Ainu Band”, con il cantante e musicista Oki Kano. Solista e membro del gruppo musicale, il suo è un approccio alla musica di tipo contemporaneo, miscelando vari generi musicali come il Reggae, l’elettronica con melodie folk Ainu, ha ricevuto non solo elogi in Giappone, ma anche in tutto il mondo, divenendo il maggior musicista di “tonkori” vivente. Un gruppo tutto al femminile è quello delle “Marewrew”, attivo sul tema della riproduzione e della trasmissione della canzone tradizionale Ainu “Upopo”. La preziosità del loro lavoro è quello di cantare e di creare, attraverso la ritmicità di schemi, una sorta di trance naturale. Un’altra musicista esperta di “mukkuri” era Umeko Ando, venuta a mancare nel 2004, la quale utilizzava i suoni Ainu e li riproponeva in versione tradizionale. Altro aspetto delle arti è l’artigianato.
L’interesse per gli Ainu nei confronti della pratica dell’intarsio, a partire da oggetti di utilità quotidiana, fu una conseguenza alla mancanza di formazione in campo agrario, cui vennero obbligati dalla politica di assimilazione dal governo giapponese. Prima dai wajin immigrati sull’isola, poi in seguito al progetto di promuovere l’Hokkaidō e le sue bellezze paesaggistiche come attrazione turistica, gli Ainu videro aumentare le richieste di manufatti artigianali. Ben presto le tecniche dell’intarsio vennero migliorate, così quando si assistette alla massiccia presenza delle forze armate dell'occupazione americana sul territorio giapponese, per gli Ainu fu una occasione di un nuovo mercato. Da qui in poi vennero prodotte grosse quantità di sculture in legno per soddisfare le differenti richieste di souvenir tipici.
Esempio di prodotti Ainu per i turisti. Questa linea è stata creata da Kohei Fujito del laboratorio Kumanoya, presso il villaggio “Akan Kotan”, Kushiro. Foto dell’autrice.
Attualmente, sono soprattutto i villaggi ricostruiti ad offrire la possibilità di esporre i propri prodotti di artigianato, sia che si tratti di intarsio tradizionale più propriamente detto che di manufatti di ogni genere, pensati e realizzati per soddisfare la curiosità del turista di turno.
Chi visita l’Hokkaidō oggi sarà accompagnato dalla forte sensazione che la presenza Ainu sia ovunque all’interno dell’isola, che il passato è rimescolato assieme al presente, in tutti i campi, per dar vita a qualcosa di “attualmente intrigante” ai fini turistici. Di qualsiasi rimescolamento si tratti, tale strategia di rivitalizzazione appare essere una buona via alla sopravvivenza, per cui non ci resta che godere della cultura Ainu e della bellezza dell’isola.
Sabrina Battipaglia