JF Digital Collection, la nuova piattaforma online della Japan Foundation

Dal 1972, la Japan Foundation è un’istituzione attiva nella diffusione e nella promozione della cultura giapponese in tutte le sue forme, sia in Giappone che all’estero.

Con 4 sedi in patria e 25 filiali in 24 paesi, il suo scopo principale è quello di realizzare programmi globali di scambio culturale che creino opportunità di interazione tra persone provenienti da ogni parte del mondo. 

Attraverso le numerose attività e servizi offerti, essa coltiva fiducia e amicizia, oltre che occasioni per stabilire legami attraverso la cultura, la lingua e il dialogo.

A seguito dell’ormai nota situazione pandemica, la Japan Foundation ha portato online le sue attività e le ha raccolte nella JF Digital Collection.

Si tratta di una nuova piattaforma in cui si trovano numerosi materiali tra interviste, articoli, video e approfondimenti legati al Giappone che sarà a disposizione di tutti, appassionati o curiosi, gratuitamente.

“Il covid-19 ha infettato molti aspetti della nostra vita sociale e individuale, limitando in modo considerevole le nostre opportunità di relazione. Nonostante i programmi di scambio culturale in tutto il mondo abbiano subito restrizioni, sosteniamo che questa situazione non debba scoraggiare la nostra innata curiosità.”

Tutti i contenuti, in giapponese con sottotitoli in inglese, sono disponibili a questo link: https://bit.ly/2MZRIKE

 

Amanda de Luca


NEWS dal 25/01/2021 al 29/01/2021

Cos’è successo in Giappone questa settimana? Ecco alcune news!

notizie raccolte dal 25/01/2021 al 29/01/2021

 

PROBABILMENTE LA QUANTITÀ DI POLLINE A TOKYO QUESTA PRIMAVERA SARÀ SUPERIORE ALL'ANNO SCORSO

È quasi arrivata la stagione del polline. Le persone con questo tipo di allergia hanno problemi come raffreddore e prurito agli occhi. Il governo metropolitano di Tokyo, esaminando i risultati delle indagini di medici ed esperti, ha previsto quanto polline volerà a Tokyo questa primavera. Il polline di crittomeria e cipresso è 1,8 volte quello dell’anno scorso ed è probabile che aumenti. Inizierà a circolare dal 12 al 16 febbraio, un po’ prima del solito. È probabile che quello di crittomeria sia nell’aria a marzo e quello di cipresso probabilmente da fine marzo ad aprile. Il governo metropolitano di Tokyo consiglia alle persone che hanno allergia di indossare occhiali e vestiti resistenti al polline, e di non bere troppi alcolici o fumare, in modo che i sintomi non peggiorino.

 

REGOLA DEL COPYRIGHT PER IL COSPLAY

Sono necessari i diritti d’autore sul cosplay? Il governo ha deciso di sviluppare regole per prevenire problemi di copyright, dato che il cosplay sta anche diventando più popolare all’estero. Attualmente, se questo produce un profitto, il rapporto con la legge è ambiguo. Il governo si aspetta che sia un punto principale della strategia “Cool Japan” per diffondere la cultura giapponese all’estero e sosterrà il suo sviluppo attivo. Gli anime giapponesi hanno molti fan stranieri e il numero di eventi cosplay è aumentato. Se il cosplay è per scopi non commerciali, allora non tocca la legge sul copyright, ma se si riceve una retribuzione, ad esempio pubblicando foto su un sito o SNS come Instagram, o facendo un evento cosplay, c’è possibilità di violazione dei diritti d’autore.

 

VACCINAZIONE CONTRO IL COVID-19

Chi ha registrato la residenza in comune si può vaccinare contro il Covid-19 in Giappone. Si possono vaccinare anche gli stranieri e sarà gratuito. Si riceverà un biglietto di vaccinazione per posta dal comune in cui si vive. Dopo aver ricevuto il biglietto, si prenota per telefono per concordare data e luogo. Il posto sarà un ospedale o una palestra nella città in cui si vive, e qui si dovrà mostrare il biglietto all'accettazione. Poi, si compileranno dei documenti dichiarando le condizioni fisiche e le malattie che si è avuto in precedenza. Il medico controllerà se è possibile fare il vaccino. Le persone vaccinate riceveranno il certificato della vaccinazione, anche perché saranno necessarie due dosi: il certificato verrà utilizzato per fare la seconda dose. Dopo aver fatto la vaccinazione, si dovrebbe rimanere nel luogo di somministrazione per almeno 15 minuti, per controllare se ci si sente bene.

 

PISTA DI PATTINAGGIO FATTA A MANO SULLA RISAIA

Nella città di Kawamata, nella prefettura di Fukushima, la gente del luogo annaffia la risaia per fare una pista di pattinaggio in inverno. L’acqua nella risaia si è trasformata in ghiaccio con uno spessore di circa 10 cm, per le molte giornate fredde che ci sono state quest’anno, e ora si può pattinare. Il 26 gennaio si è tenuta una lezione di pattinaggio della scuola elementare presso la pista. Circa 40 bambini hanno partecipato. Un bambino ha detto: “non vedevo l’ora che arrivasse il giorno in cui avrei potuto pattinare’”.

 

 

Fonti:

 

PROBABILMENTE LA QUANTITÀ DI POLLINE A TOKYO QUESTA PRIMAVERA SARÀ SUPERIORE ALL'ANNO SCORSO

https://www3.nhk.or.jp/news/html/20210121/k10012826851000.html

https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012826851000/k10012826851000.html

 

REGOLA DEL COPYRIGHT PER IL COSPLAY

https://this.kiji.is/725651339103485952?c=39546741839462401

 

VACCINAZIONE CONTRO IL COVID-19

https://www3.nhk.or.jp/news/html/20210127/k10012835841000.html

https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012835841000/k10012835841000.html

 

PISTA DI PATTINAGGIO FATTA A MANO SULLA RISAIA

https://www3.nhk.or.jp/news/html/20210127/k10012834531000.html

https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012834531000/k10012834531000.html


Tanka - Se fosse a casa

Se fosse a casa

fra le braccia amate

riposerebbe, povero viandante.

Qui, lungo la strada, si dissolve

sopra un letto d’erba.

 

ie naraba

imo ga te makan

kusa makura

tabi ni koyaseru

kono tabibito aware

 

-Shōtoku Taishi


Haiku - Il sole del mattino

Il sole del mattino

raggiante

sorge sopra i boschi gelidi.

 

ura-ura to

asahi izuru shimo no

hayashi kana

 

-Iida Dakotsu


CHALLENGE EDITORIALE "Il Giappone e lo sport"

Il 2021 sarà l'anno in cui l'impegno di Giappone in Italia volgerà soprattutto verso una nuova idea di community! I nostri soci, che ogni anno gentilmente ci forniscono il loro supporto tesserandosi e partecipando alle nostre attività (anche virtuali!), saranno sempre più coinvolti nella costruzione e nell'arricchimento dei contenuti dell'Associazione, con articoli, immagini, esperienze.

Giappone in Italia dà il via alla sua prima challenge editoriale per il 2021!
Tutto il mondo è in attesa delle Olimpiadi di Tokyo, un'attesa che ancora infiamma il cuore non solo di ogni sportivo, ma di chiunque senta il desiderio di sana competizione e rispetto reciproco, superamento delle diversità e vicinanza. Proponiamo dunque, come tema della prima challenge "Lo sport in Giappone".

Gli articoli selezionati dalla redazione saranno pubblicati secondo calendario editoriale nelle settimane successive, previa eventuale revisione.

Scaricate qui il bando di partecipazione.

 


I giardini giapponesi: un percorso attraverso questa forma d'arte

Molti studiosi paragonano i giardini giapponesi a dipinti. Questo poiché essi, nella storia e cultura del Giappone, non furono quasi mai dei semplici luoghi da attraversare per giungere a un edificio, e nemmeno furono pensati solo come elementi decorativi della struttura che attorniavano. Essi furono sempre delle vere e proprio opere d’arte da ammirare come quadri, oltre che da sperimentare, vivere.

Questo parallelismo tra un dipinto e un giardino può spingersi ancora più in là se pensiamo alla varietà delle tipologie di strutture che esistono: come l’arte visuale ci stupisce con opere sempre differenti, anche il giardino in Giappone assume diversissime sfaccettature, varie per metodo, per stile, collocazione, tecnica.

Il giardino giapponese ha una profonda relazione con l’edificio che accoglie: quasi sempre queste due strutture non vengono pensate separatamente, ma si completano l’un l’altra. Il giardino è parte della stessa architettura, e l’architettura apre le sue porte al giardino, che si insinua in questa. Non ha una funzione decorativa rispetto all’edificio, né è un luogo che viene utilizzato solo come attraversamento per andare dall’estero all’interno (basti pensare che molti giardini non sono nemmeno attraversabili). Esso è qualcosa da osservare, ammirare, solo alcune volte percorrere. È un luogo  di sentieri da scoprire e che attiva la nostra immaginazione.

Nonostante le tipologie di giardino siano molto differenti tra loro, e facciano riferimento e concezioni e tecniche diverse, è possibile ricondurre questa forma d’arte a un antico modo di pensiero a proposito della natura. Shintoismo e buddhismo zen sono i culti che plasmano la concezione di natura che a sua volta è linfa vitale per le arti sin dalla tradizione. Lo shintoismo vede nelle forme della natura la presenza del sacro, dei kami, e per questo esercita rispetto e venerazione nei confronti di questa. Sin dall’antichità il culto shintoista prevede l’adornare elementi naturali (come ad esempio pietre o alberi) per mettere in evidenza i luoghi di possibile manifestazione della divinità, per ricordare come luogo naturale e entità sacra non si pongano su differenti livelli di realtà, ma siano invece in continuità tra loro. In concreto: la divinità non risiede in un luogo altro rispetto al mondo umano e naturale, ma silenziosamente è presente nel mondo negli elementi che lo compongono. In un modo molto simile, seppur differente, il buddhismo zen vede continuità in tutte le cose: l’uomo deve cercare di non vedersi più come un soggetto astratto dal tutto, ma deve comprendersi come inserito nella realtà delle cose, nella natura in divenire. Non deve mortificarsi, solamente comprendersi come parte di una realtà in cui nessun ente sussiste per se stesso. Nel corso della storia, e ancora oggi, spesso i due culti si sono intrecciati al punto da fondersi: i kami dello shintoismo vengono a volte considerati delle manifestazioni del Buddha.

Il sentimento estetico che si sviluppa da queste premesse va dunque nella direzione dell’apprezzamento e rispetto per ciò che già esiste nel mondo, per la natura che diviene: essa è dimora del sacro, ed è anche ciò che tutti siamo al fondo. È l'accettazione e ammirazione delle cose per come esse sono e si danno, seppur effimere o destinate a perire.

L’arte pone le sue radici in queste concezioni, e nella forma dell’architettura di giardini si concretizza nella valorizzazione degli elementi della natura così per come sono, senza il desiderio di volerli addomesticare o sottomettere. Compito dell’architetto è quello dunque di predisporre un giardino in cui nulla sembri artificiale o posto dall’esterno, ma piuttosto dove gli elementi della natura vengano valorizzati per ciò che sono, poiché detengono una bellezza che non è costruita o creata, ma è scoperta e valorizzata, interpretata. Ciò viene espresso molto bene dallo studioso Teiji Itō nel confrontare un giardino occidentale con uno orientale: in occidente, l’architetto si pone come colui che organizza e plasma la materia, che impone una forma; in oriente, invece, l’ordine è prima percepito e poi accettato. Itō crede dunque che si tratti di scoprire un nuovo tipo di naturalezza: non quella di un paesaggio incontaminato, ma quella che l'artista fa emergere e scopre nella natura attraverso tecniche differenti.

L’arte dei giardini, comunque, non ha interpretazioni univoche: quando ci troviamo di fronte a uno di questi, la nostra immaginazione può vagare, come davanti a un quadro o a un’opera d’arte. Solo, non dovremmo pensare a questo come a un oggetto posto in un museo. Dovremmo invece pensare al giardino come a un insieme di elementi vivi, pulsanti, in trasformazione, in continuità con ciò che lo circonda. Il resto è lasciato agli occhi di chi guarda: questo percorso tra diverse tipologie non vuole quindi essere un modo per fornire un’unica interpretazione a chi legge, ma vuole piuttosto essere un invito e una traccia per chi voglia perdersi in questa meravigliosa forma d’arte.

 

Fonti:

Sophie Walker, Il giardino giapponese

 

a cura di Susanna Legnani


NEWS dal 18/01/2021 al 22/01/2021

Cos’è successo in Giappone questa settimana? Ecco alcune news!

notizie raccolte dal 18/01/2021 al 22/01/2021

 

VENTISEI ANNI DAL GRANDE TERREMOTO DI HANSHIN-AWAJI: CENTINAIA DI CANDELE FORMANO LA SCRITTA "GANBAROU"

Questo 17 gennaio sono già passati 26 anni dal grande terremoto di Hanshin-Awaji, che aveva ucciso 6434 persone. Al parco della città di Kobe, nella prefettura di Hyogo, anche quest’anno le famiglie dei defunti si sono riunite e hanno pregato in silenzio alle 5:46 del mattino, orario in cui si verificò il terremoto. Nel parco, le candele erano accese e allineate a forma della parola “Ganbarou”, che in giapponese significa “facciamo del nostro meglio”. Si è pensato che lo stato attuale in cui molte persone si trovano a causa del Covid-19 fosse un po' come 26 anni fa, e il messaggio è stato lanciato con la speranza di superarlo, come lo slogan di “Ganbarou Kobe” che è stato il motore della ricostruzione. La dichiarazione dello stato di emergenza è stata rilasciata nella prefettura di Hyogo per prevenire la diffusione del Covid-19. Nella città di Kobe si è comunque consigliato di pregare a casa in modo da non affollare il parco. Circa 20000 persone sono arrivate al parco entro la sera, quasi la metà dell’anno scorso.

 

NASO FUORI DALL MASCHERINA: ANNULLATO IL SUO ESAME DOPO VARI AVVERTIMENTI

In Giappone si è tenuto un “esame comune” per l’ammissione all’università il 16 e il 17 gennaio. A causa della diffusione del Covid-19 è stato necessario indossare una mascherina in modo appropriato nei luoghi dell’esame. Secondo il "Centro per gli esami di ammissione dell’università", che ha condotto la prova, c’era una persona che aveva il naso che usciva dalla mascherina nella sede di Tokyo. Per questo motivo, le persone del Centro per gli esami di ammissione lo hanno avvertito di indossarla sul naso sei volte durante l’esame. La sesta volta è stato avvertito: “la prossima volta che te lo diremo, l’esame non sarà più valido”. Tuttavia, questa persona non ha seguito queste indicazioni e tutti gli esami sono stati invalidati. In questo contesto, se non è possibile indossare una mascherina a causa di una malattia, si può fare l’esame in un’altra stanza. Tuttavia non c’era stata alcuna dichiarazione preventiva da questa persona.

 

LA NUOVA MUTAZIONE DEL COVID-19 INFETTA TRE PERSONE CHE NON SONO STATE ALL'ESTERO

Nel Regno Unito e in altri paesi, il Covid-19 è mutato e il virus che è diventato più contagioso si sta diffondendo. Il 18 gennaio è stato scoperto che questo virus mutato aveva infettato tre persone che vivevano nella prefettura di Shizuoka. Non hanno precedenti di soggiorno all’estero e non è stato confermato che abbiano avuto contatti con persone infettate dal virus mutato. Ci sono 45 persone in Giappone che sono state contagiate da questo virus. Tuttavia, questa è la prima volta che non si capisce la via dell’infezione. Si sono ammalati all'inizio di gennaio, due sono già guariti e uno continua ad essere a casa per curarsi. Il Ministero della Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale e la prefettura di Shizuoka stanno indagando sulla via dell’infezione considerando che esiste la possibilità di contagio nella città giapponese, e stanno controllando la diffusione di virus mutati.

 

"WHITEOUT": 140 AUTO BLOCCATE IN UN INCIDENTE

Il 19 gennaio si è verificato un incidente in cui molte auto si sono scontrate sull’autostrada nella città di Osaki, nella prefettura di Miyagi. Una persona è morta e circa 140 auto sono rimaste bloccate. Un uomo che è passato da questo posto poco prima dell’incidente ha fatto un video con il suo smartphone per registrare cosa stava succedendo fuori. Con il video, si capisce che l’aria circostante era bianca di neve e la strada di fronte non era chiaramente visibile. L’uomo ha detto: “avevo paura. Se avessi passato quel posto poco dopo sarei rimasto coinvolto nell’incidente”. Nel luogo in cui è avvenuto c’era vento forte. I gestori dell’autostrada hanno detto che la neve che si era accumulata è stata spazzata via dal vento ed è diventata un “Whiteout” dove non si vedeva nulla.

 

 

Fonti:

 

VENTISEI ANNI DAL GRANDE TERREMOTO DI HANSHIN-AWAJI: CENTINAIA DI CANDELE FORMANO LA SCRITTA "GANBAROU"

https://www3.nhk.or.jp/news/html/20201101/k10012691571000.html

https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012691571000/k10012691571000.html

 

NASO FUORI DALL MASCHERINA: ANNULLATO IL SUO ESAME DOPO VARI AVVERTIMENTI

https://www3.nhk.or.jp/news/html/20201101/k10012690641000.html

https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012690641000/k10012690641000.html

 

LA NUOVA MUTAZIONE DEL COVID-19 INFETTA TRE PERSONE CHE NON SONO STATE ALL'ESTERO

https://www3.nhk.or.jp/news/html/20201104/k10012694461000.html

https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012694461000/k10012694461000.html

 

"WHITEOUT": 140 AUTO BLOCCATE IN UN INCIDENTE

https://www3.nhk.or.jp/news/html/20201104/k10012694901000.html

https://www3.nhk.or.jp/news/easy/k10012694901000/k10012694901000.html

 


Tanka - Mentre guardavo il cielo,

Mentre guardavo il cielo,

i miei pensieri hanno vagato lontano;

mi sembra di vedere la luna nascente

sopra il monte Mikasa

alla lontana Kasuga.

 

Ama no hara

furisake-mireba

kasuga naru

mikasa no yama ni

ideshi tsuki kamo.

 

-Nakamaro Abe


Haiku - Tra i convolvoli notturni

Tra i convolvoli notturni

una ragazza parla

nella lingua di Kyoto.

 

Yūgao ni 

miyako namari no

onna kana

 

-Masaoka Shiki


La percezione dello spazio nella visione degli artisti giapponesi contemporanei

Perché è così importante pensare agli spazi che ci circondano? Essi sono ciò in cui viviamo e a contatto con cui trascorriamo il nostro quotidiano, mettono in forma certe esigenze e bisogni, ma rappresentano anche contesti culturali, storici, economici, sociali differenti.

In un periodo come quello che stiamo vivendo è inevitabile soffermarsi spesso a pensare allo spazio in cui ci troviamo: spazio chiuso di una casa, di un ufficio, di un supermercato, o spazio aperto di una strada, un parco, una piazza. Il covid-19 rappresenta un insolito nella nostra quotidianità, tanto da ribaltare completamente la percezione di ciò che abbiamo intorno: ecco infatti che le distanze si dilatano, vengono prediletti gli spazi aperti a quelli chiusi, quelli solitari a quelli affollati.

In questi tempi, dunque, dove il mondo in cui viviamo assume una fisionomia differente dal solito, vorrei portare il lettore alla scoperta di alcuni modi di percepire lo spazio in opere di artisti giapponesi contemporanei. Sarà inoltre interessante notare come, in maniera inconsapevole, alcune delle caratteristiche di queste visioni ben si adattino al difficile momento che stiamo vivendo.

Innanzitutto, è bene iniziare da alcune caratteristiche più generali. Per esempio, è da considerare come in Giappone molto spesso i luoghi vengano percepiti in maniera relazionale: quasi nessuna costruzione si estrania dal resto, ma anzi lo spazio viene percepito fondamentalmente come fluido e connesso. Se tutto ciò può sembrare veramente molto astratto, vi invito allora a portare la mente a un santuario shintoista: a chi ha mai visto video in merito o visitato il Giappone sarà probabilmente parso di notare come camminando per le strade delle città si possano spesso incontrare torii di santuari. Il torii del santuario shintoista è un elemento che viene inserito in diversi contesti, anche non prettamente religiosi, per segnalare l’avvicinamento a uno spazio sacro. È una struttura aperta, che non pone un limite netto tra i luoghi. Sensazioni simili sono percepibili in tutta la stessa città giapponese, dove il limite tra case e strade è più labile di ciò a cui siamo abituati, e anche nelle sue abitazioni tradizionali, in cui l’interno si relaziona in modo continuo con gli esterni attraverso i fusuma, gli shoji e altri elementi architettonici che promuovono la continuità.

La relazione di un luogo con ciò che lo circonda non è quasi mai trascurata nella strutturazione degli spazi in Giappone. Il rapporto con la natura è qualcosa di profondamente radicato nella cultura, e trae le sue radici dal culto autoctono, dallo zen e non solo. Questa relazione è talmente presente sin dai tempi più antichi che gli studiosi pensano che il riferimento alla natura sia divenuto, in ambito artistico, una sorta di corrispondente all’ideale della bellezza in occidente. Questo rapporto emerge allora nei modi dell’arte, ma anche nell’abitare, nello strutturare i luoghi. Shizen significa natura, il darsi spontaneo delle cose, ed è in questa esperienza che i giapponesi nella tradizione colgono la bellezza: trovata e scoperta più che creata. La natura e le cose del mondo già possiedono una loro particolare bellezza, nostro compito è quello di scovarla anche negli angoli più insospettabili, renderle giustizia, valorizzarla.

Un’esperienza interessante viene individuata dall’architetto Arata Isozaki nei suoi studi, e in particolare nel saggio Japan-ness in Architecture: kehai o kaiwai. Questo tipo di concezione è utile probabilmente a riassumere molte delle caratteristiche che lo spazio ha in oriente: kehai è uno spazio delimitato in modo vago, non necessariamente legato a ciò che è materiale, ma piuttosto composto da entità variabili, visibili ma anche invisibili. Lo spazio non solo è legato agli edifici e oggetti che lo compongono, ma piuttosto si caratterizza per tutti quegli elementi che magari non riusciamo a vedere, ma percepiamo con i nostri sensi: in questo modo i luoghi vengono pensati come fluidi, si sovrappongono l’uno con l’altro, sono legati agli eventi e alle situazioni. Per comprendere tutto ciò nel concreto, basta ancora una volta pensare alle città giapponesi: persino camminando tra i negozi è a volte possibile scorgere dei piccoli santuari o templi, e in quel momento comprendiamo che lo spazio in cui ci troviamo è connesso, fluido, in divenire, ci fornisce differenti stimoli di natura diversa.

 

 

Invito dunque chi legge a seguire questo piccolo percorso tra differenti opere di artisti giapponesi, che attraverso architetture e installazioni ci porteranno a scoprire modi diversi di vivere e percepire lo spazio di ogni giorno.

 

Fonti:

A. Isozaki, Japan-ness in architecture

 

a cura di Susanna Legnani