Tako – Gli Aquiloni
In tutti i paesi del mondo gli uomini hanno sempre cercato modi e mezzi per comunicare con i loro dei e in Oriente furono gli aquiloni a rappresentare il contatto fra la terra e il cielo.
L’uomo comunica il suo pensiero a una forma costruita in seta e bambù che, sospinta dal vento, vola in alto verso il destinatario del messaggio. Il filo teso permette alla mano di guidare l’aquilone nel cielo e di richiamarlo poi a terra quando, per imperscrutabili ragioni, si sente che la comunicazione è avvenuta.
I primi aquiloni nascono in Cina già intorno all’anno 1000 a.C e, grazie ai viaggi di monaci, navigatori, esploratori e commercianti, si diffondono ben presto in tutti i paesi orientali, assorbendo gli usi e costumi delle tradizioni locali. Quando arriva in Giappone l’aquilone prende il nome di “tako” e il suo ideogramma assomiglia a quello di “kaze” , il vento, che per ogni aquilone rappresenta l’elemento vivificante. L’aquilone infatti, essendo più pesante dell’aria, ha bisogno di una forza che gli permetta di volare. Grazie al vento che lo rende vivo e alla mano dell’uomo che gli trasmette un significato l’aquilone diventa, di volta in volta, un gioco, un simbolo, un oggetto utile, uno strumento di lavoro, un’arma di combattimento e tante altre cose ancora. Gli aquiloni costruiti in forma di animali, pesci, uccelli, insetti solitamente rappresentano i protagonisti delle fiabe e delle leggende popolari e il loro volo racconta l’una o l’altra storia. Per esempio un aquilone in forma di carpa veniva fatto volare per favorire la forza nei bambini maschi, così come diventano forti le carpe che risalgono i fiumi controcorrente.
Aquiloni dalle forme più geometriche e funzionali erano usate per i riti della semina o per la pesca d’altura. Sotto un aquilone si mettevano alcuni semi che, strattonando il filo di traino, cadevano “dal cielo” fecondando il campo e favorendo così un buon raccolto. Su altri aquiloni i pescatori aggiungevano un filo libero con un’esca attaccata in fondo. Lasciando volare gli aquiloni sull’acqua bastava aspettare che il pesce abboccasse. Legato alle tradizioni animiste l’uso degli aquiloni per purificarsi dalle cattive azioni e dalle disgrazie dell’anno: durante una festa gli abitanti del villaggio facevano volare più in alto possibile i loro aquiloni, a cui avevano raccontato le proprie storie e al tramonto tagliavano i fili, lasciando così andare via, insieme agli aquiloni, tutte le negatività. Il giorno dopo, chi trovava gli aquiloni caduti li bruciava completando così la purificazione. Usi meno poetici ma altrettanto pacifici per sistemare questioni litigiose: due gruppi avversari costruivano due grandi aquiloni, di solito rettangolari, e vi dipingevano sopra figure di draghi e di mostri terrificanti della mitologia giapponese. Il giorno convenuto i due gruppi, costituiti a volte da centinaia di persone, innalzavano gli aquiloni e col filo dell’uno si cercava di agganciare a far cadere a terra l’altro, che così perdeva la gara e nel villaggio si ristabiliva la pace. Nei periodi di guerra l’aquilone veniva usato per spaventare il nemico e convincerlo a ritirarsi: si attaccavano a grandi aquiloni corde vibranti che, nottetempo, sibilavano sugli accampamenti nemici per intimorirli, come fossero spiriti inviati dagli dei.