Storia del Tanka – dal XVII secolo a oggi

Makiko Kasuga
Breve panorama storico del tanka
seconda parte – clicca qui per leggere la prima parte

4) Il waka nell’era moderna

Dopo il periodo dello Shin-kokin-waka shū il waka cadde nel mondo del manierismo.
Nei confronti di questo waka tradizionale cominciò a sorgere una reazione da parte della critica nel periodo fra il 17° e il 18° secolo.
Nell’epoca Edo, sotto il dominio dello Shogunato dei Tokugawa, Mabuchi Kamo e altri studiosi della letteratura giapponese antica proposero un ritorno al Manyō-shū, rivalutandolo.

Dopo la sera,
il vento di riva nato
dal mare spira
fino alla città di corte
e pivieri cantano.
Kamo-no-Mabuchi

Mabuchi propose uno stile ispirato al Manyō, sostenendo che nel waka si possono esprimere sentimenti veri. Quindi, verso la fine dello shogunato dei Tokugawa, in località distanti sia da Edo che da Kyoto comparvero poeti, amanti del Manyō-shū, che scrissero riprendendone le forme e lo spirito.

Nel lungo giorno
di primavera avvolto
nella foschia,
vivo per il presente, giocando
a palla coi bambini.
Ryōkan

Ryōkan lasciò numerosi waka composti in tono di straordinaria purezza e semplicità secondo lo stile Manyō, vivendo nel suo paese natale, Echigo².

Fumo serale,
lascia che si levi
solo per oggi,
domani troverò legna
solo per domani.
Tachibana-no-Akemi

Anche Akemi scrisse tanka nel gusto del Manyō. Nei suoi versi esprimeva sempre un interesse verso l’uomo e la vita con un tono semplice.
Un poeta che invece trovò il suo ideale nel Kokin-shū fu Keiki Kagawa.
Keiki, sostenendo l’opinione per cui il tanka deve essere concepito come una creazione essenzialmente musicale anziché come l’espressione di un pensiero astratto, compose tanka raffinati, chiari ed eleganti.

Anche se è buio,
dal cielo sereno
scende un acquazzone,
mi fa dubitare che
cadano le stelle.
Keiki Kagawa

Keiki fondò l’associazione di waka “Kei-en-Ha” che sarebbe durata fino al periodo della Restaurazione Meiji; poi il gruppo penetrò nell’ambito imperiale chiamato “O-uta-dokoro-Ha”, e riuscì a influenzare il mondo del waka all’inizio dell’era Meiji.
Il tanka appartenente a questo gruppo venne, in seguito, chiamato “tanka della vecchia fazione” e fu costretto a scontrarsi col movimento per un nuovo waka.
I tanka composti nel periodo compreso tra Kamo–no-Mabuchi e i poeti del gruppo “Kei-en-Ha” vennero chiamati waka dell’era moderna.

5) Il tanka moderno

Con la Restaurazione Meiji venne importata la cultura occidentale, il Giappone progredì nella modernizzazione e fiorì il movimento innovatore del waka.
Naobumi Ochiai era un giovane studioso, ricco di spirito, profondo conoscitore della letteratura giapponese. Fondò l’associazione “Asaka-sya” nel 1893.

Curiosi, i fiori di hagi³
nel tempio di Hagi:
sceglierei qui
proprio la mia tomba
per la vita effimera!
Naobumi Ochiai (da Hagi–no-ya)

Ochiai ebbe l’idea di risuscitare il waka in un’ottica moderna, esprimendo un’idea di poesia ripresa dai testi europei importati e calando questi elementi europei all’interno del waka tradizionale.
Egli, inoltre, coltivava giovani poeti quali Saishū Onoe, Tekkan Yosano, Kun-en Kaneko ed altri, proponendosi loro come guida ma rispettando la personalità di ciascuno. Soprattutto creò l’associazione “Shin-shi-sha” con Tekkan Yosano, poi fondò nel 1900 la rivista “Myojō”, la cui portata sarebbe stata grandiosa.
L’attività di “Myojō” venne sorretta dalla sfarzosa antologia “Midaregami” (Capelli scomposti) del 1901 che raccoglieva tanka di Akiko Yosano.
Lo stile poetico di “Myojō” venne chiamato anche gusto “Seikin” (stella e viola), espresse liberamente i temi della sensualità e dell’io, portato della modernizzazione, e affrontò il diffondersi dello spirito romantico presso la gioventù.

Quanto è bella
la primavera sontuosa
dei capelli neri
ondulanti entro il pettine
di quella ventenne.
Akiko Yosano (da “Midaregami”)

Akiko descriveva spesso i suoi capelli neri come simbolo egocentrico, esibendo il suo narcisismo nei confronti della propria giovinezza.
Sulla rivista “Myojō” scrissero anche Utsubo Kubota, Hakushū Kitahara e Takuboku Ishikawa.
In contrasto con “Myojō”, Shiki Masaoka fondò l’associazione di tanka “Neghishi”. Osservando lo stile Manyō, propose un tanka teso a disegnare dal vero. Questo modo di disegnare dal “vero” fu approfondito in svariate maniere dai poeti del gruppo “Araragi”, formatosi dopo.

Sulle spine
nelle gemme della rosa
rossa cresciuta
in due shaku4 cade dolce
la pioggia primaverile.
Shiki Masaoka (dalla Raccolta di tanka di Shiki)

C’è un silenzio
sul lago come se stesse
per congelarsi
in armonia col cielo
bruciato dal tramonto.
Akahiko Shimagi (da Kiribi)

 

Cade la pioggia
su centinaia di grappoli
d’uva nera,
come se dicesse che
guarda il mio mutismo.
Mokichi Saitō (da Shōen)

“Afferrare, in modo giusto, la realtà e gli oggetti con la nostra anima e con i nostri occhi, e riflettere la vita di noi stessi e della natura come un tutt’uno”: con queste parole Mokichi sostenne l’idea di una poesia disegnata dal vero.
La rivista “Myojō” cessò la pubblicazione col numero 100 nel 1908, mentre lo stile della rivista “Araragi” ha dominato il mondo del tanka fino all’era Taishō (1912- 1926) e nei primi anni dell’era Shōwa (1926-1989).
Alla svolta della guerra russo-giapponese fra il 1904 e il 1905, fiorì il naturalismo teso alla voglia di scrutare la verità attraverso la realtà. In controtesi nei confronti della posizione presa dal gruppo “Myojō”, il poeta Saishū Onoe fondò nel 1905 il gruppo “Sha-zen-sō”.
E dalla scuola di Saishū sorsero Yūgure Maeda e Bokusui Wakayama in quanto poeti naturalisti.
Anche Utsubo Kubota, proveniente dal gruppo “Myojō”, produsse un’opera di tendenza naturalistica nel periodo di transizione dall’era Meiji all’era Taishō, fra il 1911 e il 1912.

Nell’ora in cui
rosseggia il fuoco
lasciato acceso
per bruciare gli sterpi,
si rattrista il monte.
Saishū Onoe (da Nikki-no-hashi )

Quando si alza
ondeggiante il girasole
bagnato d’olio
d’oro su tutto il corpo,
quanto è piccolo il sole!
Yūgure Maeda (da Ikuru-hi-ni)

Non sarà triste
il cigno che galleggia
senza esser tinto
né di azzurro del cielo
né di blu del mare?
Bokusui Wakayama (da Umi-no-koe )

Se l’acqua
di sorgente della fonte
s’alzasse su, poi
cascasse giù, di nuovo
s’alzerebbe più in alto.
Utsubo Kubota (da Izumi-no-hotori )

Il naturalismo teso a esprimere fedelmente la vita, il modo di vivere ma anche uno spirito poetico contrapposto sia alla società che all’epoca, vive coraggiosamente nel tanka contemporaneo.

Giorno in cui penso che tutti gli amici valgano più di me!
Compro dei fiori e sono
intimo con mia moglie.
Takuboku Ishikawa (da Ichi-aku-no-suna)

La poesia di Takuboku è amata per la sua alta cantabilità, i suoi versi appaiono familiari all’orecchio giapponese per la leggerezza del ritmo e il filo conduttore dello stile colloquiale. (Si noti anche il testo volutamente strutturato da Takuboku su tre versi.)
Non cantare,
non cantare, uccello
di primavera!
Il tramonto tinge di rosso
la superficie delle erbe.
Hakushū Kitahara (da Kiri-no-hana)

Hakushū, esprimendo il senso di tedio nella gioventù e l’oscillare dell’anima con delicata sensibilità, rinnovò la poetica nel mondo del tanka.
E’considerato uno dei due pilastri del tanka moderno insieme a Mokichi.
Fra il periodo Taishō e l’inizio del periodo Shōwa furono fondate tante associazioni di tanka fra cui spiccano “Mizugame”, “Chō-on” e “Kokumin-bungaku”, che si sono succedute fino ai nostri giorni.
Oltre a queste associazioni bisogna ricordare il poeta Chōkū Shaku, al secolo Shinobu Origuchi.

I fiori di kuzu5,
rinnovati nel colore
dopo il calpestio:
c’è uno ch’è passato
su questo sentiero.
Chòkū Shaku (da Umi-yama-no-aida)

E’ stato grande il merito di Origuchi per la letteratura giapponese e l’etnologia; egli ha influenzato le generazioni più giovani ma ha continuato ad aspirare a quell’antichità in cui l’attività dell’uomo era sorretta pure da un nonnulla.
Nel primo periodo Shōwa (sino alla fine della guerra), il naturalismo dello stile Araragi teso a disegnare dal vero e il realismo sono diventati la corrente principale. Eppure esisteva anche un mondo poetico ispirato al surrealismo.

Voglio andare
a divertirmi in città
nel bel tempo d’autunno
seguito da bestie e
uccellini in fila.
Samio Maekawa (da Shokubutsu-sai)

La poesia di Maekawa ha un’ispirazione libera e lontana dal realismo. L’autore, che non è di solito allegro, si diverte nel cogliere uno stato d’animo insolito.

Se sul colle
stendessi una vela bianca
fra due braccia,
il vento diventerebbe
vivo canto corsaro.
Fumi Saitō (da Gyo-ka)

Questa poesia splendida e allegra, disegnata in uno stile di favola, ha sorpreso i lettori per la freschezza dell’ispirazione, l’introduzione di uno stile colloquiale e l’apertura alla poesia occidentale.

6) Dal periodo successivo alla guerra fino ai nostri giorni

Dopo il periodo di rinnovamento del tanka nell’era Meiji che ne volle riplasmare la forma poetica tradizionale, che durava fin dal periodo Manyō, a partire dal Pensiero personale sull’estinzione del tanka di Saishū Onoe cominciò a diffondersi un’opinione negativa sul tanka.
Da allora in poi furono prodotti vari commenti sul crollo del tanka. Nonostante ciò il tanka continuò a resistere, come una molla che stimola i commenti sulla sua estinzione.
Dopo la seconda guerra mondiale Takeo Kuwabara si pose la domanda se potessero esistere o non esistere dei tanka in un ambito esterno al mondo dei tanka attraverso saggi quali La logica dell’arte secondaria e Il destino del tanka. Egli sosteneva la tesi che non si potesse contenere una coscienza così complessa come quella moderna all’interno di una forma poetica breve.
Contro questa tesi della negazione dei tanka alcuni poeti sopravissuti all’esperienza bellica, quali Yoshimi Kondō, Shūji Miya e Satarō Satō, hanno risposto con la loro opera concreta, propugnando un metodo con cui approfondire la possibilità per l’uomo di essere autentico nella realtà attraverso la consapevolezza della sconfitta del Giappone in guerra.
La logica dell’arte secondaria è diventata il nutrimento del rinnovamento del tanka nel dopoguerra e si è fatta la molla della prosperità dei tanka d’avanguardia, di cui proponiamo due esempi:

Pur proteggendo
l’idea sostenuta
dalla nazione,
proprio ora l’anima
detesta la guerra!
Yoshimi Kondō

Come se stessimo
ascoltando il suono
di una fonte oscura,
sia mia moglie che io,
mentre brucia una candela.
Shūji Miya

Nel periodo dal 1950 al ’55 è fiorito intorno al poeta Kunio Tsukamoto un tanka d’avanguardia nutrito dall’esigenza di un metodo nuovo. Differente dalle opere in cui viene cantata un’emozione della vita privata, il tanka d’avanguardia è stato un movimento di riforma espressiva con cui si tentava di elevare il tanka fino a un’espressione ideologica.
Dal ’55 al ’65 a questo movimento parteciparono Takashi Okai, Shūji Terayama e Takeshi Kasugai, ed essi ottennero il sostegno schiacciante dei giovani poeti. Questi autori avevano una forte disposizione per l’espressione metaforica, rinnegata dopo il rinnovamento del tanka nell’era Meiji, oltre che per un linguaggio studiato,innervato dal gusto di giocare e dal piacere della parodia.

Si sta trasformando
in liquido poco a poco
il pianoforte appoggiato
dai poeti di canto
rivoluzionario.
Kunio Tsukamoto

C’è una landa
estesa oscuramente
nel grembo materno,
quando mi volgo ad essa
sono un soldato di piombo.
Takashi Okai

Nell’attimo
di accendere un fiammifero
la nebbia sul mare
s’estende, c’è una patria
per cui immolarmi?
Shūji Terayama

Invece nella prima metà degli anni ’70 i giovani poeti evitano di lottare contro il tempo e la realtà e tendono di più verso un canto che rilancia l’interiorità personale in uno stile chiamato “il piccolo mondo dell’ideologia microscopica”. Si è parlato del pericolo corso dai giovani poeti di scivolare nell’indifferenza di fronte alla crisi della società.

Sale sull’erba
la locusta dello Spirito
Santo, allora
splende la luce bianca
nel mondo desolato.
Kimihiko Takano

Il critico Hiroshi Shino ha sostenuto, in funzione di un nuovo realismo, l’importanza delle sensazioni corporee, propugnando l’amplificazione dei materiali e il risanamento della cognizione del tempo.
D’altra parte Tadashi Iwata ha scavato nelle radici dell’uomo mettendo a fuoco i costumi territoriali, i caratteri etnici, il clima e l’ambiente in funzione post-avanguardistica. Il suo pensiero ha suscitato perfino un boom dell’ideologia del costume territoriale, influenzando le opere di Toshio Mae e Akiko Baba.

La tristezza
m’assale da quanto è
chiaro il cielo,
un albero, d’un tratto,
è ricoperto d’ombra.
Toshio Mae

Fior di ciliegio,
con tante primavere
nel mio corpo che,
invecchiando, rimbomba
come il suono d’un corso d’acqua.
Akiko Baba

Nel 1987 l’antologia Il giorno commemorativo dell’insalata di Machi Tawara ha registrato un milione di copie vendute e ha avuto molta risonanza nel mondo sia interno che esterno al tanka.
La poetessa ha afferrato il senso vitale dei giovani del suo tempo attraverso una scrittura colloquiale capace di mettere in rilievo il linguaggio quotidiano e dialogico; il suo libro ha avuto una forte risonanza presso la generazione giovanile, trascinandola verso i tanka.

Come ti permetto,
con due barattoli di
kanchū-hai 6,
di dirmi una cosa
come “Sposati!” ?
Machi Tawara

La Tawara descrive con una scrittura fresca il sentimento della donna che vive nei tempi moderni la sua esperienza dell’amore. In apparenza sembra che si esprima in modo del tutto naturale e schietto, eppure, scrutando in fondo la sua scrittura, essa si rivela sorretta da una forza espressiva esercitata e matura, capace di padroneggiare il ritmo dello schema fisso, la tecnica del makura-kotoba 7 usata fin dal Manyò-shū e altri artifici retorici.
Invece Hikaru Koike scrive tanka attraverso cui fa intravedere la profondità dell’essere, descrivendo cose qualunque in un modo realistico.

Soffia il vento
come se fosse un pezzo
di garza soffice,
facile da coprire
il cuore ferito.
Hikaru Koike

Scrivendo tanka, Hikaru evidenzia la sua consapevolezza della teoria linguistica di Ferdinand de Saussure. Egli crea emozioni attraverso le parole con cui si esprime, invece di creare parole stimolate dall’emozione.
Di recente sono entrate in scena opere considerate la “nouvelle vague” del tanka contemporaneo, opere che ruotano intorno a Hiroshi Homura e ad altri.
La loro poetica mira all’estremo del presente, arrivando al punto più lontano dal tanka moderno che aveva espresso le esperienze intime.

Mentre sul dorso
della tartaruga marina
che depone uova
strappo lo spillo di una bomba
a mano, l’alba rosseggia.
Hiroshi Homura

Poi sono apparsi anche numerosi tanka che hanno ingegnosamente utilizzato i segni e i costumi metropolitani.
Ricordiamo infine alcuni tanka del 1995, frutto d’uno stile che usa le parole in modo dimostrativo, individuando come nucleo poetico una piccola scoperta quotidiana.
Un esempio:
Alla finestra
c’è un paio d’occhiali
tolti per baciarti,
il cielo d’estate
si estende assai limpido.
Hiroshi Yoshikawa
(traduzione dal giapponese di Yasuko Matsumoto e Paolo Lagazzi)

Note:

1) Poesia praticata nel periodo della monarchia Kan in Cina.
2) Nome di un antico stato del Giappone; attualmente indica la maggior parte della prefettura di Niigata.
3) Arbusto appartenente alla famiglia delle leguminose, fa fiori di colore rosa-viola e bianco fra l’estate e l’autunno.
4) Unità di lunghezza antica, tuttora praticata; uno shaku è circa 30 cm.
5) Appartiene alla famiglia delle leguminose perenni; fiorisce in autunno in forma di farfalla di colore rosa e viola. Dalla radice viene prodotto un antiepilettico. La farina di kuzu è commestibile, e i tralci rampicanti vengono utilizzati per produrre un tessuto.
6) Bevanda alcolica a base di sake, confezionata in barattoli di latta.
7) Epiteto che viene usato nel waka per modificare alcuni termini fissi; in genere è di cinque sillabe.
Bibliografia essenziale:

– 10° volume (Introduzione al tanka) di Le opere di Yoshimi Kondō
edite da Iwanami-shoten;
– Storia dei tanka (n.° 18) a cura di Tadao Shimazu ed altri,
edita da Izumi-shoten;
– Leggere il classico (dal Manyō-shū) di Makoto Ooka,
edito da Iwanami-shoten;
– Grande enciclopedia del tanka contemporaneo
edita da Sansei-dō.

Tratto da:
Makiko Kasuga, La Nuca di Maitreya, a cura di Paolo Lagazzi e Yasuko Matsumoto, Bergamo, ed. Moretti e Vitali, 2011.