Il giapponese è davvero così difficile?

Avete mai considerato di apprendere la lingua giapponese?

Se sì e non vi siete ancora immersi in questo mondo fantastico, quasi sicuramente è perché vi siete sentiti scoraggiati dal pensiero comune che inquadra la lingua giapponese come estremamente complessa e inarrivabile. Dopo aver speso cinque e passa anni nello studio e aver acquisito due lauree (triennale e magistrale) posso finalmente affermare quello che fino ad ora ho sempre e solo ritenuto una mia opinione impopolare: il giapponese non è così difficile come si pensa! Questa, infatti, è sempre stata la mia risposta quando qualcuno, una volta scoperto il mio ambito di studi, mi chiedeva se fosse difficile imparare questa lingua.

Ovviamente non mi aspetto che mi crediate sulla parola, perciò andrò a proporvi qui sotto degli aspetti di questa meravigliosa lingua che sostengono la mia opinione. Siete pronti a lasciarvi convincere?

 

  • I tempi verbali

Quante volte studiando un’altra lingua europea o anche solo l’inglese a scuola vi siete chiesti quanti altri tempi verbali o quante altre coniugazioni irregolari esistessero? Sono abbastanza sicura che la risposta sia: “un numero infinito di volte”. Ebbene, in giapponese questo problema non sussiste! 

Innanzitutto il giapponese dispone unicamente di due tempi verbali…si avete capito bene, solo 2! Il primo è il passato, e il secondo lo possiamo chiamare non passato dal momento che è una forma che include sia il presente che il futuro. Inoltre, la forma del verbo non varia a seconda della persona ( “io”, “tu”, “egli”, “noi”, “voi”, “essi” ), in altre parole è quasi come se si parlasse sempre all’infinito. Vediamo un esempio per capire meglio:

Non passato Passato
食べる 食べます 食べました
Taberu Tabemasu Tabemashita
Mangiare Mangio/mangerò Ho mangiato

Quella che vedete nella tabella qui sopra è la coniugazione del verbo 食べる (taberu) che significa “mangiare”. Alle coniugazioni nella tabella si aggiungono ovviamente le versioni negative e la variazione in base al grado di formalità con cui ci si deve rivolgere all’interlocutore, ma, comprendendo anche quelle, il numero di coniugazioni rimane comunque infinitamente inferiore rispetto a quelle di una lingua come l’italiano.

Ma non è finita qui! Abbiamo accennato ai verbi irregolari, giusto? In giapponese anche di quelli non c’è da preoccuparsi più di tanto, perché solamente i verbi “fare” e “venire” sono irregolari e quindi gli unici di cui è necessario memorizzare le coniugazioni.

 

  • Prestiti linguistici e parole straniere

Guardando anime o film in lingua originale sottotitolati, avete mai notato parole che hanno un suono in qualche modo familiare, come per esempio カメラ kamera, タバコ tabako o アメリカ amerika? Se sì, complimenti! Vuol dire che hai già appreso qualche parola in giapponese! Queste parole vengono chiamate 外来語 gairaigo (lett. parole di derivazione straniera), oppure più semplicemente カタカナ語 katakanago, dal momento che vengono scritte con l’omonimo sistema di scrittura squadrato: il katakana. In giapponese esistono moltissime parole che derivano dall’inglese o da altre lingue europee, proprio come quelle che abbiamo citato all’inizio del paragrafo, perciò per chiunque abbia un minimo di conoscenza dell’inglese o di altre lingue come il portoghese, il tedesco o il francese sono sicura che sia un gioco da ragazzi memorizzare questo tipo di vocaboli! Ma per dare un’idea più concreta andiamo a vedere assieme la tabella qui sotto, dove sono riportati alcuni termini in katakana affiancati alla parola originale nella lingua da cui sono stati presi e alla traduzione in italiano.

Giapponese Lingua d’origine Italiano
カメラ kamera Camera (inglese) Fotocamera/macchina fotografica
タバコ tabako Tabaco (portoghese) Sigarette
バス basu Bus (inglese) Autobus
ドイツ doitsu Deutsch (tedesco) Germania
ピザ piza Pizza (italiano) Pizza

Come potete notare, anche se non sono completamente uguali alla parola italiana corrispondente, sono tutti termini in qualche modo comprensibili o facilmente intuibili.

 

  • Assenza di genere e di numero

In italiano, come voi tutti sapete, i sostantivi hanno un genere e variano in base al numero. Questo vuol dire che il sostantivo “sedia” per esempio è femminile e di conseguenza richiede l’articolo femminile adeguato “la” al posto che “il”. Inoltre se diciamo “sedia” intendiamo “una sedia”, il sostantivo è nella forma singolare, mentre la forma plurale è “sedie”. Ecco tutto questo in giapponese non succede. Le parole non sono né femminili né maschili e di conseguenza non hanno bisogno di un articolo che rispecchia questo aspetto. Inoltre, non esistono forme diverse per lo stesso sostantivo, che indicano se la forma è singolare o plurale. In altre parole いす isu, può essere tradotto sia come “sedia” che come “sedie”, tutto si basa sul contesto in cui è detta la frase. Facciamo un esempio: 

Hai invitato cinque amici a casa tua e noti che al tavolo ci sono solo quattro sedie, così dici ad uno dei tuoi amici:

椅子持ってきてくれますか。

Isu mottekite kuremasuka?

In questo caso possiamo tradurre la frase con: “Potresti portarmi la sedia?”. Ma nel caso in cui al tavolo non ci siano le sedie, dicendo la stessa frase si può intendere “Potresti portarmi le sedie?”.

Questo aspetto della lingua è indice di una struttura grammaticale più semplice.

 

  • Pronuncia 

A mio parere il fatto di essere italiani, o meglio, il fatto di saper parlare l’italiano, risulta sicuramente come un vantaggio per quanto riguarda la pronuncia della lingua giapponese. Infatti in giapponese non esistono suoni che l’italiano non abbia già, fatta eccezione per l’”h aspirata”. Inoltre, le vocali si pronunciano esattamente come in italiano e non variano di pronuncia pur restando scritte allo stesso modo, come per esempio succede in inglese. Un altro punto in comune è che anche in giapponese esistono le doppie e che si pronunciano esattamente come in italiano. L’unica differenza degna di nota sono gli allungamenti delle vocali, che esistono anche nella nostra lingua, ma non giocano un ruolo così importante come in giapponese. Infatti la differenza tra la parola おばさん obasan “zia” e la parola おばあさん obaasan “nonna”, per esempio, è solamente l’allungamento di una vocale! Tutto sommato però, possiamo dire che la pronuncia giapponese sia regolare e simile ai suoni già presenti nell’italiano.

 

Questi sono i motivi sulla cui base affermo che il giapponese non è così difficile come si pensa. Prima di lasciarci, tuttavia, vorrei fare un piccolo disclaimer. Con quello che ho scritto in questo articolo, non intendo dire che imparare il giapponese sia una passeggiata. Ovviamente anche il giapponese, come qualsiasi altra lingua straniera, ha i suoi aspetti un po’ più ostici. Quello che però volevo trasmettere a tutti voi è che quegli aspetti vengono bilanciati da altri aspetti positivi, come quelli che abbiamo visto in questo articolo.

Bene, detto questo, spero di avervi convinto e di rivedervi nel blog di settimana prossima dove andremo a vedere assieme come muovere i primi passi verso la padronanza del giapponese.

 

Testo originale scritto da @redhead.studies