“Ikigai: una fusione di costumi sardi e kimono”
Un ponte tra Sardegna e Giappone, uniti dalla moda e dall’arte della calligrafia. Questa l’ultima idea dello stilista quarantunenne cagliaritano Filippo Grandulli, da cui è nata la sua ultima collezione, in collaborazione con l’artista giapponese Tontoku Amagai, conosciuta in tutto il mondo. L’ha chiamata Ikigai, la sua ultima collezione, una parola nipponica che vuol dire un concetto: «La ragione di esistere, quell’impulso che ci spinge a trovare la bellezza e la realizzazione nella quotidianità», racconta entusiasta.
Gli abiti, applauditissimi all’ultima Fashion Week di Parigi, uniscono i costumi sardi con i kimono, cambiando, destrutturando: «La collaborazione con Tontoku Amagai è nata grazie ai social. Ho visto il suo profilo, con gradi tocchi di pennello crea magie».
Dopo il successo della sua precedente collaborazione con il fotografo giapponese SAI, che ha visto i suoi scatti di una Tokyo notturna e post pioggia trasformarsi in stampe su seta, Grandulli continua così ad approfondire il legame con il Sol Levante.
Con gli ideogrammi giapponesi Tontoku Amagai ha scritto concetti profondi e che arrivano a tutti: “amore”, “forza”, “benedizione”, “buon auspicio”, e tanti altri. «Vado in Giappone una volta l’anno, per me è una boccata d’aria, lì ho sempre trovato spirito di collaborazione ed entusiasmo. È una terra dove il bello si rivela nell’inaspettato, come un tempio dentro un grattacielo. Mi ha colpito il rispetto degli altri, un valore che sento in comune tra noi. C’è un legame speciale tra Sardegna e Giappone, siamo anche due blue zone, cioè due luoghi importanti per la longevità, con centenari da record».
Le foto degli abiti sono veri ritratti, opere di Daniele Coppi, curatore dell’immagine del marchio di Grandulli, e suo compagno di vita. Tontoku Amagai tiene mostre a New York e Madrid, e questa volta ha creato tre opere inedite, trasformate in stampe su tessuti. Anche i materiali non sono lasciati al caso: «Abbiamo scelto un tessuto leggerissimo, trattato con un effetto stropicciato, che ricorda davvero la carta alla vista e al tatt».
Gli abiti, spiega Grandulli, «reinterpretano alcuni volumi della tradizione sarda, l’abbondanza della gonna, la geometria della camicia, e li fondono con l’armonia minimalista giapponese».
Lui ha scelto una carriera in Sardegna, ormai da diversi anni. «Qui sento di poter dedicarmi con più calma e dedizione ai lavori che amo fare, la Sardegna regala tempo. Volevo fare lo stilista fin da bambino, sognavo abiti guardando un pezzo di stoffa». Ora la sua nuova collezione girerà il mondo mentre lui punta al prossimo obiettivo: «Incontrerò Tontoku presto in Giappone, e creeremo ancora insieme».