San Valentino in Giappone e il White Day!
Come in tutto il resto del mondo, in Giappone il 14 febbraio si festeggia il giorno di San Valentino バレンタインデー. Nel paese del Sol Levante però la ricorrenza ha preso un valore un po’ diverso dalla nostra, oltre ad avere varie usanze peculiari.
Bisogna innanzitutto comprendere che il Giappone, non essendo un paese particolarmente influenzato dal Cristianesimo, si cominciò a festeggiare il giorno di San Valentino solamente durante il secolo scorso.
Mentre qui è considerata un’occasione per gli innamorati di passare una giornata romantica insieme ed eventualmente scambiarsi reciprocamente dei regali, in Giappone di solito, durante questa giornata, è solamente la ragazza a regalare qualcosa al proprio amato, quasi sempre dei cioccolatini, acquistati o confezionati da lei stessa.
Il modo in cui la pratica di regalare cioccolato si sia sviluppata in Giappone non è, in realtà, ben chiaro: ci sono varie teorie al riguardo, tra cui, per esempio, che è si è diffusa grazie a Kunio Hara della Mary Chocolate Company, agenzia dolciaria di Tokyo, che si inventò la frase “Una volta l’anno, San Valentino è il giorno in cui le donne possono confessare il proprio amore con il cioccolato”. Questa frase si rivelò successivamente un’interpretazione sbagliata di una lettera che Kunio ricevette da un collaboratore stanziato a Parigi in cui il suo Socio parlava di come la festività venisse festeggiata in Occidente. Kunio, leggendo la lettera, si rese conto che, portando questa tradizione anche in Giappone, avrebbe potuto vendere più cioccolato, non realizzando però che in realtà aveva compreso male la lettera ricevuta e le usanze occidentali.
Altre fonti invece sostengono che questa pratica sia dovuta al movimento di liberazione delle donne, oppure semplicemente sia cominciata per imitare gli stranieri e promuovere le vendite dolciarie.
La teoria più popolare però è sicuramente quella legata alla Morozoff Confectionery, pasticceria di lusso di Kobe, che già nel 1936 aveva pubblicato un annuncio sul giornale con lo slogan “Invia cioccolato al tuo Valentino [la persona amata]”, e questa è la prima testimonianza in assoluto in Giappone della celebrazione della giornata. Il giornale su cui questo è stato pubblicato, il “The Japan Advertiser”, era però in inglese, e quindi era indirizzato solamente agli stranieri residenti nel paese del Sol Levante che erano già familiari con la pratica. Nonostante ciò, si pensa comunque che questo sia stato il primo tassello per la diffusione della celebrazione della festività. La piazza davanti alla stazione di Mikage, la più vicina alla vecchia sede principale della pasticceria, oggi si chiama “Piazza di San Valentino”. Inoltre, nel 1992 la città di Terni, luogo del martirio del santo, ha dato in dono alla città di Kobe la “Statua dell’Amore”, come riconoscimento del luogo di nascita della celebrazione di San Valentino in Giappone.
Oggigiorno in realtà, però, le donne che regalano il cioccolato non lo fanno solo al proprio amato o spasimante, ma anche ai propri amici, ai propri cari e persino ai colleghi.
Esistono quindi varie “categorie” di cioccolato: il Giri-choko 義理チョコ, “cioccolato dell’obbligo”, generalmente cioccolatini a basso prezzo e qualità, che vengono regalati a colleghi di lavoro, compagni di classe e conoscenti. La società giapponese è collettivista, e questo fa sentire le persone in obbligo di conformarsi il più possibile, e ciò si riflette anche in questa pratica, che fa sentire le donne in dovere di spendere tempo e denaro per fare questi regali. Negli ultimi anni l’usanza del Giri-choko è stata criticata molto e ormai si fa sempre meno.
Poi c’è il Tomo-choko 友チョコ, “cioccolato dell’amico”, cioccolatini regalati agli amici stretti, donati con sentimenti veritieri di affetto.
Il più ambito e conosciuto però è sicuramente il Honmei-choko 本命チョコ, ovvero “cioccolato del prediletto”. Questo è il cioccolato che si regala solamente alla persona che si ama veramente, e si usa sia per esprimere l’amore verso il proprio partner, sia per fare una vera e propria dichiarazione amorosa. Il cioccolato che viene regalato in questa occasione viene spesso preparato minuziosamente e confezionato in casa, oppure comprato in una pasticceria di lusso.
Recentemente, questo “rito” non viene effettuato solo dalle ragazze: pur rimanendo sempre la maggioranza, in generale è un gesto fatto da chiunque voglia esprimere i propri sentimenti nei confronti di un’altra persona.
Ci sono anche altre categorie di cioccolato meno conosciute, come il Jiko-choko 自己チョコ, “cioccolato autonomo”, che si acquista e si consuma da soli, pratica sempre più diffusa dopo il 2010, oppure l’Oshi-choko 推しチョコ, in cui i giovani postano sui social foto di dolci e regali che darebbero al proprio idolo o celebrità preferita se potessero passare la giornata insieme.
In Giappone c’è però un’altra festività legata al giorno di San Valentino, il White Day ホワイトデー.
Avviene il 14 marzo, esattamente un mese dopo la celebrazione precedente. Gli uomini che hanno ricevuto il Honmei choko, se ricambiano i sentimenti della spasimante, per dimostrare il loro affetto dovranno regalarle cibi come il cioccolato bianco, i marshmallows e caramelle, accompagnandoli con accessori bianchi come borse, fiori, creme e biancheria intima: questo perché in Giappone si suol dire che gli uomini dovrebbero regalare qualcosa che valga circa tre volte il prezzo del regalo ricevuto a San Valentino, secondo la regola del sanbai gaeshi (三倍返し, “ritorno triplo”).
Anche questa festa è nata da una campagna pubblicitaria di un’azienda dolciaria, la Ishimura Manseido, che nel 1977 ha invitato gli uomini a comprare i marshmallow, chiamandola appunto Marshmallow Day マシュマロデー. L’Associazione Nazionale dell’Industria Dolciaria ha poi attribuito nel 1978 il nome attuale di “White Day” alla giornata e il suo ruolo di “risposta” ai regali di San Valentino.
Da allora, questa festività si è diffusa anche in altri paesi dell’Asia orientale, infatti si festeggia anche in Cina, Corea, Taiwan, Vietnam e altri.
Complessivamente però, si tende a festeggiare e spendere sempre meno per queste due giornate, criticate negli ultimi anni sia da un punto di vista sociologico, con ruoli di genere che mutano continuamente, sia da un punto di vista economico, considerata talvolta uno spreco di soldi essendo una festività puramente commerciale, soprattutto nel paese del Sol Levante.