L’Obon, la luce che illumina l’estate

Una delle festività giapponesi più importanti durante l’anno è sicuramente l’Obon (お盆), la festa buddhista degli antenati e dei defunti, che si tiene generalmente per alcuni giorni a metà agosto, ma in alcune località cade un mese in anticipo. La differenza di periodo è dovuta principalmente all’utilizzo del calendario: l’Obon è celebrato infatti nel settimo mese, identificato con luglio secondo il calendario solare o con agosto secondo quello lunare. Durante questo periodo sono molti gli uffici e scuole che chiudono, creando così l’opportunità per le persone di visitare le rispettive famiglie.

Il nome ufficiale di questa ricorrenza è “urabon’e” (盂蘭盆会) e deriva dal sanscrito “ullambana” (“appeso al contrario”). Inoltre, in giapponese “bon” (盆) significa “vassoio”, ed è su questo oggetto che vengono sistemate le offerte per gli antenati. Secondo alcune teorie, nel tempo questa parola ha finito per indicare gli spiriti dei defunti stessi così da fondersi con “urabon’e”, diventando così il nome della festività.

L’origine della festa deriva dall’Ullambanasūtra. Questo sutra parla della pietà filiale e in particolare racconta che Maudgalyāyana (in giapponese Mokuren), uno dei più importanti discepoli del Buddha Gautama Siddhartha, riuscì a ritrovare la madre defunta grazie ai suoi poteri spirituali. Lo spirito era però condannato a soffrire la fame e la sete rimanendo appeso a testa in giù. Mokuren chiese quindi al Buddha il motivo di questo supplizio, e gli venne risposto che in una vita precedente la donna si era rifiutata di offrire cibo in elemosina a dei monaci, accumulando così karma negativo. Dopo questa spiegazione, il discepolo chiese quindi come avrebbe potuto aiutare la madre. La risposta del Buddha fu di invitare dei monaci il quindicesimo giorno del settimo mese, a preparare delle offerte e celebrare un rito per i defunti. Mokuren seguì le indicazioni e riuscì a mandare la madre in paradiso.

Esempio di altarino domestico preparato per l’Obon, courtesy PR Times https://prtimes.jp/main/html/rd/p/000000063.000014037.html

In occasione di Obon si ricordano e si celebrano gli antenati, diventando quindi un momento di ritrovo e condivisione. Le lanterne sono uno dei simboli più riconoscibili di questa festività. I preparativi possono cominciare già dal primo giorno del mese: da quel momento in poi i giapponesi visitano e curano le tombe dei propri cari, preparano le lanterne e rassettano e preparano l’altare domestico. La sera del primo giorno di Obon, il 13, le lanterne vengono disposte e accese davanti alle abitazioni, così che gli spiriti possano trovare con più facilità la strada di casa. Tra il 14 e la mattina del 16 si fanno offerte sugli altari domestici, dove si pensa che gli antenati alloggino. Durante la sera dell’ultimo giorno, il 16, si accendono fuochi che riaccompagneranno gli spiriti nell’aldilà. I fuochi possono essere anche scenografici, come accade in cinque monti nei dintorni di Kyōto. Altre attività caratteristiche sono il rilascio delle lanterne, recanti desideri o messaggi, lungo i fiumi o in mare, o danze bon odori che cambiano da zona a zona, rendendo l’evento molto simile a un matsuri.

Uno dei “fuochi delle cinque montagne” di Kyōto, courtesy The Gate, https://thegate12.com/jp/article/589
Danze bon odori durante l’Obon, courtesy Ongaku Natalie, https://natalie.mu/music/gallery/column/290517/963645

Oltre alle lanterne, durante l’Obon vengono esposti altre decorazioni molto particolari, lo shōryō uma (精霊馬, “spirito del cavallo”) e lo shōryō ushi (精霊牛, “spirito del bue”), che consistono in un cetriolo e una melanzana a cui sono stati aggiunti dei bastoncini in modo che questi sembrino le “gambe” degli ortaggi. Questi rappresentano gli spiriti degli animali che aiuteranno gli spiriti nel loro viaggio verso il mondo terreno: il primo giorno di Obon sarà il cavallo a portare velocemente i defunti alle proprie famiglie, mentre al contrario il bue permetterà loro di andarsene con calma una volta finito il tempo loro concesso. Entrambe le decorazioni vengono sistemate sull’altare o davanti alla casa.

Nonostante sia una festa celebrata in tutto il Giappone, come anticipato precedentemente, i giorni e i modi in cui viene osservata non sono sempre gli stessi, cambiano da regione a regione o persino da famiglia a famiglia. Ci sono quindi diverse categorie di Obon:

  • Hatsubon (初盆) “il primo Obon”

È il primo Obon che la famiglia di un defunto celebra dopo i consueti 49 giorni di lutto, perciò si festeggia con particolare attenzione e cura.

  • Kyūbon (旧盆) “il vecchio Obon”

È l’Obon celebrato in agosto secondo il “vecchio” calendario lunare, mantenuto in quanto nel mese di luglio le persone erano particolarmente indaffarate nei campi e quindi non era un buon momento per dedicarsi alle celebrazioni. A differenza del resto del Paese che festeggia ogni anno dal 13 al 16, la prefettura di Okinawa e l’arcipelago di Amami (prefettura di Kagoshima) seguono il calendario lunare anche nel contare i giorni, quindi le date variano anno per anno.

  • Shinbon (新盆) “il nuovo Obon”

Si tratta dell’Obon che segue il calendario solare, adottato nel periodo Meiji (1868 – 1912). Le località che festeggiano a luglio sono l’area di Tōkyō, le prefetture di Kanagawa e Shizuoka, la parte di città vecchia di Kanazawa nella prefettura di Ishikawa e alcune aree della prefettura di Kumamoto.

Il termine viene però a volte utilizzato come equivalente di Hatsubon.

Da celebrazione religiosa a festival, l’Obon detiene ancora un posto importante all’interno del calendario giapponese; che sia festeggiato a luglio o ad agosto, è in grado di trasmettere ugualmente un senso di festa e comunità palpabile anche dai visitatori, rendendolo un evento assolutamente da non perdere.

 

Francesca Mora