Gli yamabushi e il taki gyō

Nel vario panorama delle sette religiose più o meno riconosciute che operano in Giappone, una delle più iconiche e più antiche è quella degli yamabushi, monaci itineranti e asceti delle montagne.

Gli yamabushi sono praticanti dello Shugendō (修験道), religione che deriva dalla fusione di rituali, credenze e pratiche shintō e buddhiste. Si pensa che lo Shugendō affondi le sue radici nel periodo Nara (710 – 794), quando il Buddhismo, giunto in Giappone durante il secolo precedente, iniziò a mescolarsi con le religioni autoctone. Infatti, lo Shugendō si rifà al pantheon buddhista, riservando un posto d’onore per le figure di Fudō Myōō e del Buddha Dainichi, il Buddha cosmico. Oltre a questi elementi, si possono trovare anche culti tipici shintō come quelli della montagna e dei kami. Data questa sua caratteristica, lo Shugendō venne ufficialmente proibito nel 1872, durante gli anni di modernizzazione forzata del periodo Meiji (1868 – 1912), in quanto una delle politiche del governo dell’epoca era separare nettamente Buddhismo e Shintō, che fino ad allora avevano convissuto l’uno con l’altro nelle vite dei giapponesi, tanto che persino all’interno degli stessi templi e santuari non era raro trovare immagini o parti dello stesso complesso templare dedicati all’altra religione. Tuttavia, dopo la fine della Seconda guerra mondiale il movimento tornò a vivere grazie alla libertà religiosa concessa dalla nuova costituzione.

Gruppo di yamabushi in abiti tradizionali, courtesy Nikkō Shugendō, https://www.nikko-shugendo.com/akimine.html

Una delle pratiche tipiche dello Shugendō è il taki gyō (滝行), termine che indica i rituali e le prove ascetiche svolti sotto una cascata. L’atto si basa sul timore reverenziale provato nei confronti degli spiriti e divinità che risiedono nella cascata e può avere diversi obiettivi, come ad esempio l’ottenimento dell’illuminazione, di un miracolo, di poteri ed energia spirituali oppure la purificazione, la liberazione dai mali o un esorcismo. Solitamente, si indossa il cosiddetto gyōi (行衣), un abito completamente bianco simile allo yukata. Dopo essere stati purificati con sale, sakè o conchiglie, si effettuano poi esercizi di riscaldamento. A questo punto ci si può dirigere in preghiera verso la cascata, intonando mantra, recitando sutra o preghiere a seconda della scuola o setta di appartenenza. Una volta posizionatisi direttamente sotto il corso d’acqua, si deve resistere alla bassa temperatura della cascata e al suo impatto contro il corpo, così facendo comincerà a rimanere soltanto la sensazione di essere colpiti dall’acqua senza sentire più freddo e fatica. Una volta usciti e asciugati, occorre poi riscaldarsi. In questo modo, la forza dell’acqua è in grado di eliminare tutte le distrazioni terrene di chi vi si sottopone, facilitando quindi la concentrazione. Inoltre, permette di affrontare la natura e diventare un tutt’uno con essa, riducendo anche lo stress.

Partecipante al taki gyō che urla mentre viene colpito dall’acqua, courtesy Navitavi, https://www.navitabi.jp/article/7799#google_vignette

Tuttavia, al giorno d’oggi, il taki gyō è una pratica diffusasi anche tra i laici, che la eseguono per diversi motivi non religiosi. Ad esempio, può essere un espediente per fuggire dal caldo estivo, un allenamento per migliorare nelle arti marziali o negli sport, un addestramento a cui vengono sottoposti i nuovi impiegati di aziende private o un’esperienza organizzata per i turisti stranieri in visita in Giappone. Non è raro nemmeno assistere a un taki gyō durante un programma televisivo: celebrità, youtuber e personalità dello spettacolo contribuiscono alla popolarizzazione di queste pratiche anche nel mondo contemporaneo, nonostante siano nate come tecniche segrete riservate agli yamabushi. A testimonianza di ciò, si possono trovare facilmente diversi siti internet che consigliano le località migliori per il taki gyō a seconda della regione, oltre a pubblicare liste di benefici che ne possono conseguire.

Partecipanti al taki gyō in meditazione, courtesy Hagurokankō, https://hagurokanko.jp/n0424/

Il taki gyō è quindi una delle tante pratiche ascetiche a cui gli yamabushi si sottopongono per allenare il corpo e, soprattutto, la mente, per disfarsi delle preoccupazioni e tentazioni terrene, ma può anche essere un modo alternativo per apprezzare la natura e distrarsi dalla calura estiva.

 

Francesca Mora