Roma-Tokyo 1920: il raid in due album a colori
A quasi un anno dal centenario del primo raid aereo Roma-Tokyo, il giornale giapponese Tokyo Shimbun dedica un articolo in prima pagina sul numero del 26 Gennaio a un progetto tutto particolare. È il 1920 quando il tenente Aurturo Ferrarin e altri piloti compiono, in diverse tappe, un raid aereo dalla capitale italiana a quella giapponese. Solo pochi uomini giungeranno alla meta finale, tra cui anche Ferrarin, e riceveranno una grande accoglienza con festeggiamenti da parte del popolo giapponese. Evento che segnò un punto importante nella volontà di creare relazioni tra i due stati, venne ricordato in particolare da una serie di disegni di bambini di Tokyo che a quel tempo cercarono di ritrarre questa fenomenale impresa, e che vennero poi conservati in due album che Ferrarin riportò in patria.
Le opere di questi bambini sono state raccolte e sono consultabili oggi sul sito-album https://kinencho1920.com curato dall’artista Satoshi Dobara, in collaborazione con la Famiglia Ferrarin, l’Aeronautica militare Italiana, la Fondazione Italia Giappone, il Comune di Thiene, l’Istituto italiano di cultura a Tokyo, e l’Iwai Medical Foundation.
Ma vediamo più nel dettaglio la storia di questa impresa eccezionale, di come venne dipinta nell’immaginazione dei bambini, i quali produssero disegni che oggi – grazie al progetto kinencho1920 – sono facilmente consultabili da chiunque desideri viaggiare con la fantasia a quel tempo.
ROMA-TOKYO, 1920
Il raid fu pensato e immaginato in prima istanza da Gabriele D’annunzio, ma venne successivamente realizzato da un gruppo di aviatori. Il progetto di volo consisteva in 29 tappe con partenza da Roma e destinazione finale Tokyo, da svolgersi nell’arco di alcuni mesi, e fu sostenuto da entrambi i governi, giapponese e italiano.
Partirono da Roma 11 aerei e 22 persone, ma solo il tenente Ferrarin e altri tre uomini arrivarono alla meta. I mezzi dei tempi non erano del tutto adeguati per affrontare un raid del genere, infatti si parlava di effettuare un viaggio di quasi 18.000 km con biplani S.V.A, aerei rudimentali in legno e metallo. Molti dei piloti che intrapresero il volo si videro costretti a rinunciare, a causa di guasti o incidenti. Il tenente Arturo Ferrarin, originario di Thiene, il suo motorista Cappannini e il pilota Masiero con il suo motorista Maretto (che tuttavia non arrivarono in Giappone con il mezzo iniziale, ma dovettero sostituirlo) furono gli uomini che riuscirono a portare a termine questo viaggio.
Il 31 maggio 1920 gli aviatori italiani vengono accolti in Giappone con moltissimo entusiasmo, tanto che viene dichiarata Festa Nazionale e le celebrazioni continuano per circa quaranta giorni.
Ferrarin e gli altri piloti ricevono diversi doni e onorificenze, e vengono anche invitati al cospetto della Imperatrice Teimei, moglie dell’Imperatore Taisho. Il tenente documenta questo incontro nel suo libro “Voli per il mondo”, dove rievoca il colloquio avuto con l’Imperatrice e parla in particolare di due album di disegni prodotti da bambini giapponesi e donatigli in quell’occasione.
I DISEGNI DEI BAMBINI DI TOKYO
In occasione del raid Roma-Tokyo, e nella prospettiva dell’arrivo dei piloti dall’Italia, l’Imperatrice del Giappone chiese ai bambini (di età tra i 7 e 15 anni) delle scuole di Tokyo di preparare dei disegni di quell’incredibile impresa che si sarebbe compiuta. Di tutti i moltissimi disegni prodotti ne furono scelti 166, e vennero raccolti in due album che l’Imperatrice consegnò a Ferrarin come regalo per lo stato italiano, chiedendo che venissero consegnati alla famiglia reale. In realtà, gli album rimasero inizialmente al tenente, e successivamente presero due strade differenti. Uno di questi rimase agli eredi della famiglia Ferrarin, mentre l’altro venne conservato nel Museo Storico dell’Areonautica Militare di Vigna di Valle.
I disegni negli album sono di una stupefacente bellezza, anche considerando la giovane età di chi li produsse: tutti di diversi generi, a colori o con pittura nera, avevano in comune il sogno del volo e il legame tra il popolo italiano e quello giapponese. Il volo compiuto non fu solamente fisico allora, ma fu anche quello dell’immaginazione di molti bambini che aspettavano con impazienza e gioia questo evento. I disegni testimoniano le non scontate capacità artistiche di quei ragazzi, ma anche la volontà di conoscenza, tra popoli e dell’ignoto. Tra questi disegni vi furono anche quelli di alcune personalità che divennero in seguito conosciute, come Tanaka Isson (pittore), Junzo Yoshimura (architetto) e Hirotsugu Inanami (ufficiale e atleta).
KINENCHO1920 E SATOSHI DOBARA
Satoshi Dobara, artista giapponese con un passato di studi a Kyoto e Firenze, è una delle persone che si sono occupate della ricerca e valorizzazione di questi album, dando vita a un interessante progetto.
Dobara, amante della cultura e arte italiana, ritrae in una serie di suoi dipinti proprio dei biplani S.V.A, che sorvolano paesaggi dell’Italia e del Giappone. Tinte e atmosfere oniriche, colori delicati e semplicità del tratto rievocano quel mondo di immaginazione in cui anche ciò che sembra impossibile diviene realizzabile. L’artista, molto legato alla vicenda del raid Roma-Tokyo, è colui che per primo sviluppa un interesse nella ricerca dei due album, e ha anche occasione di conoscere la famiglia Ferrarin e molti degli eredi dei bambini che disegnarono e sognarono l’impresa.
Kinencho è un progetto curato dall’artista e da altre istituzioni, e si propone come un sito-album dove poter ammirare i disegni di quei bambini e comprendere la storia del raid del 1920 e il suo significato per i popoli che ne ebbero testimonianza. I disegni, in particolare, sono catalogati con nome del bambino, età e nome della scuola frequentata.
Lo scopo del sito non è solo, dunque, quello di illustrare questa splendida storia e avventura, ma anche comprenderne il suo significato, attraverso gli occhi dei bambini del tempo. Inoltre, un altro obiettivo del progetto è quello di «riallacciare i rapporti tra gli autori degli Album ed i loro discendenti per riscoprire le loro storie familiari», come riporta lo stesso sito «vogliamo riportare alla luce questo pezzo di storia e non perderlo mai più».
Fonti
https://kinencho1920.com/content/about-it.php
http://www.satoshi-dobara.com/index.html
https://www.tokyo-np.co.jp/amp/article/81974
Susanna Legnani