Nagura, le pietre giapponesi per l’affilatura di lame e katana

I Maestri armaioli giapponesi, abbigliati con costumi immacolati, creano katana in uno stato di totale concentrazione, per creare spade che “non si spezzano, non si piegano e tagliano con precisione”. Tale capacità e qualità di taglio è dovuta anche all’affilatura, praticata con pietre naturali. Tra i Maestri vi era anche Kousuke Iwasaki. Il suo libro Sulle lame (刃物 の 見方) è ancora considerato una delle opere principali di forgiatura giapponese, costruzione rasoi e affilatura. Ci soffermeremo proprio sul discorso dell’affilatura e gli strumenti per attuarla in maniera impeccabile.

 

Vi sono quattro tipi principali di nagura (pietre per l’affilatura): botan (ボタン), mejiro (目 白), tenjou
(天上) e koma (コマ o 細) . La Botan è costituita da particelle grossolane, e leviga velocemente grandi quantità di acciaio durante l’affilatura. La tenjou e la mejiro possiedono particelle fini (コマ o 细). Le botan a volte presentano inclusioni assimilabili a piccoli punti neri noti come “occhi di sabbia”. Le nagura sono costituite da un tipo di quarzo denominato tufo riolite. Questa è una roccia vulcanica acida formatasi da un processo deposizionale della cenere in seguito alle eruzioni vulcaniche.
La successione delle pietre durante l’affilatura è la seguente: botan (grossolana), una mejiro (fine) oppure una tenjou (fine). Solitamente quando la fanghiglia che si forma durante il processo di affilatura diventa più scura indica il momento di passare alla nagura successiva. Solo passando il filo del rasoio sull’unghia del pollice ci permette di capire l’aggressività della lama. Il potere abrasivo in presenza di fanghiglia aumenta perché i cristalli vengono rilasciati sulla superficie della pietra e quindi presenti in forma più efficace.
Tra le pietre giapponesi per la finitura  honyama vi sono le maruka che possono essere gialle, rossastre, blu e bianche. Un tempo le gialle erano considerate le migliori ma dopo attente analisi ci si e’ accorti che l’abrasivo presente in tutte le pietre e’ lo stesso e che, in realtà, il tipo di levigatura era simile a quello delle altre pietre. Altre pietre molto buone per la finitura sono le ozaki di montagna, sono di colore grigio scuro. Si raccomanda di lappare accuratamente tute le pietre giapponesi per l’affilatura e, nel caso di quelle per finitura sopra citate, di rimuovere tutte le intrusioni color porpora e/o color pelle. Queste intrusioni, molto dure, rischiano di scheggiare il filo del rasoio.
Dopo l’uso delle nagura si passa all’uso delle pietre honyama. Le pietre honyama sono lente in genere e quindi si usa creare una fanghiglia su di esse con una nagura. In giapponese, in questo caso, dato che si usano due pietre, è possibile che l’intero procedimento venga esplicitato affermando: “Si affila il rasoio usando una tomonagura” (ovvero una honyama, più la nagura).
Arrivati a questo punto dell’affilatura, si sta usando la honyama per affilare, la nagura è solo un coadiuvante.Il procedimento quindi dovrebbe essere chiamato tomoto (共 砥). Teoricamente che scaturisce da questa operazione risulta si ancora frastagliato, ma pronto per radere. In realtà si può fare di meglio. Il filo cosi come viene lasciato dalla honyama viene chiamato mudaha (ムダ 刃). La nagura, come abbiamo visto, può servire da sola per abradere parecchio acciaio dal filo nei casi in cui vi sia un filo particolarmente difficoltoso da impostare, oppure per formare della fanghiglia su pietre più fini.

SI consiglia, in questo caso, di strofinare la nagura in maniera uniforme in modo da non dover poi lappare la pietra su cui si vuole attuare lo slurry ( fanghiglia), una volta finita l’ operazione. Si faccia attenzione a non strofinare troppo energicamente le pietre nagura l’una sull’altra, per evitare che dalla prima si distacchino frammenti troppo grossi.Una quantità copiosa di abrasivi e fanghiglia inoltre può essere controproducente. Può far si infatti che il rasoio risulti sollevato, quindi che il filo non tocchi bene sulla pietra. Si rischia, in questo modo, di ottenere un filo irregolare.
Bibliografia: Sekishi no shoyû tôken (“La spade della città di Seki”), Città di Seki, provincia di Gifu.
Kousuke Iwasaki
(Translated by Jim Rion/Andrea Brattelli)