お正月 O-Shōgatsu | Il capodanno giapponese dalle pulizie ai 108 rintocchi
31 dicembre 2015
Anche quest’anno giunge al termine e mentre noi non faremo che iniziare i festeggiamenti tra poco, in Giappone sono entrati nel Nuovo Anno della Scimmia già da un pezzo! Che cosa fanno però in concreto i nostri amici giapponesi per celebrare il passaggio al Nuovo Anno?
Si potrebbe dire che il Capodanno in Giappone sia un po’ più elaborato rispetto al nostro in quanto vi è per così dire un prima, un durante e un dopo. I festeggiamenti dello Shōgatsu (正月)* durano infatti dal 31 dicembre al 3 gennaio e i primi tre giorni dell’anno sono noti come Shougatsu Sanganichi (正月三が日), periodo in cui nessuno lavora eccezion fatta per gli addetti ai servizi primari, quali ad esempio i trasporti. La preparazione all’evento annuale riveste particolare importanza nella cultura nipponica – e non solo – in quanto si ritiene che per entrare correttamente nel nuovo anno sia necessario eliminare tutte le “scorie” dell’anno uscente e tale credenza prende forma nell’usanza di pulire accuratamente le proprie case e di appendere alle entrate di abitazioni ed edifici i Kadomatsu (門松), tipiche decorazioni fatte di pino ma spesso anche di bambù e altro, e gli Shimekazari (しめ飾り), decorazioni composte da strisce di carta e fili di paglia o riso. Le prime variano da regione a regione e sono volte a dare il benvenuto agli ospiti (nelle città) e agli spiriti benevoli o kami del raccolto (nelle periferie); le seconde servono invece ad allontanare gli spiriti maligni e ad attirare i kami (le divinità benevole) in modo da benedire e proteggere le abitazioni. Tutti questi preparativi vanno effettuati entro l’ultimo giorno dell’anno. Una volta giunto l’Ōmisoka (大晦日), appunto l’ultimo giorno dell’anno, si passa alla tavola. L’ultima sera dell’anno è infatti tradizionalmente dedicata ai Toshikoshisoba (年越しそば): i soba sono degli spaghetti di grano saraceno che, per la loro lunghezza e per la leggerezza del piatto, rappresentano il pasto ideale come augurio di lunga vita, fortuna e ricchezza. A questo punto, il momento clou arriva con la prima visita ai templi (Buddhisti) o ai santuari (Shintoisti), nota come Hatsumōde (初詣). Si può scegliere se recarvisi per la mezzanotte del 31 dicembre oppure nel corso del 1 gennaio, ma la maggior parte dei giapponesi è solita scegliere la prima opzione e dunque attendere lì la mezzanotte. Allo scoccare di quest’ultima infatti accade qualcosa di molto particolare: coloro che si trovano nei templi buddhisti assistono alla cosiddetta cerimonia dei 108 rintocchi, in giapponese Joya no Kane (除夜の鐘). Tali rintocchi di campana si devono alla tradizione buddhista, secondo cui 108 sono le passioni umane – intese come peccati – e che con altrettanti rintocchi di campana ognuno di essi può essere cancellato e la persona purificata, permettendole così di iniziare bene il nuovo anno. Il 108esimo rintocco viene suonato esattamente a mezzanotte in modo tale che possa essere anche il primo rintocco del nuovo anno. Dopodiché, tutti i presenti hanno la possibilità di mettersi in fila per agitare a turno il Tamakushi (玉櫛), la cosiddetta “corda sonante”, ed esprimere così i propri desideri e pregare. In basso, un monaco immortalato nell’atto di suonare un rintocco durante la cerimonia di purificazione dello scorso Capodanno presso il tempio Kōdai di Kyōto.
Una volta entrati nel nuovo anno, i riflettori vengono puntati sulle “prime volte”, ossia tutte le azioni che si compiono per la prima volta nell’anno nuovo e che, in quanto tali, assumono particolare importanza. A parte l’Hatsumōde e il primo rintocco di mezzanotte (e se vogliamo anche i fuochi d’artificio), l’Hatsuhinode (初日の出), cioè la prima aurora dell’anno, è decisamente l’altra primissima azione considerata importante: al fine di assistere alla prima alba molte persone si recano in montagna oppure presso i punti più panoramici disponibili in città. Altri primi eventi ritenuti significativi sono ad esempio il primo giorno di lavoro del nuovo anno oppure le prime vendite dell’anno. Durante il primo giorno dell’anno, poi, è possibile assaporare una vasta quantità di pietanze tipiche, una soltanto fra tutte: i mochi (餅), dolcetti preparati dal riso glutinoso, che rappresentano un augurio di ricchezza. I riti del Capodanno terminano infine con l’Ippan sanga (一般参賀) la visita al Palazzo Imperiale del giorno 2 gennaio, dove Imperatore e famiglia imperiale attendono i visitatori per il tradizionale Saluto di Inizio Anno.
Insomma, il capodanno giapponese riserva indubbiamente un sacco di sorprese.
Lo consigliamo sicuramente: da provare almeno una volta nella vita!
Buon Anno a tutti quanti!
皆さん、明けましておめでとうございます!
* Shōgatsu (正月), letteralmente il “mese giusto”, originariamente era riferito soltanto al primo mese dell’anno ma successivamente, per convenzione, si decise di indicarlo al primo giorno dell’anno.