Intervista a Niki Francesco Takehiko

Intervista con Niki Francesco Takehiko, autore della mostra “Social Network diary”, in esposizione fino al 10 Luglio in vicolo Ciovasso, 1 – Milano.

Da dove viene l’idea della sua mostra, Social network diary?

Ci ho pensato a lungo e penso che l’idea iniziale venga dai Timeline dei social network, dove sono completamente assenti i confini temporali e tematici: una mancanza di categorizzazione che permette una percezione immediata e non gerarchizzata. Questo principio si trasmette anche all’esterno della pagina: se un tempo i rapporti nella comunicazione erano piramidali, con un’emittente e uno o più destinatari, oggi chiunque può essere la fonte delle informazioni, rilanciare i contenuti e commentarli.

Questo comporta un cambio di percezione del tempo?

Il presente è l’unico momento tangibile. Fotografie passate possono inserirsi nel presente di qualcuno nel momento in cui le tagga, anche ad anni di distanza dalla pubblicazione del post. Questo contribuisce all’annullamento dei confini temporali e, di conseguenza, riconduce tutto nell’ambito attuale, a un pubblico che risponde nell’immediato.
Da questo punto di vista, i social network si contrappongono ai mass media precedenti all’epoca di Internet. Chi lavora come me nell’ambito delle riviste ha bene in mente il sistema delle scadenze e come questo proietti tutto nel futuro: gli articoli su cui stiamo lavorando ora verranno pubblicati fra una settimana, un mese, quindi sono confezionati per un pubblico ancora immateriale.

Dove si colloca la fotografia fra passato e presente?

La fotografia coglie un momento unico, valido per la prospettiva della singola persona; questo la rende un’opera strettamente soggettiva. Ricordo un episodio avvenuto qualche anno fa, quando ho trovato per caso un cavalletto abbandonato in Piazza Duomo a Milano e l’ho utilizzato la sera stessa per scattare alcune fotografie della Madonnina con la luna piena. In qualsiasi altro momento, quegli scatti non sarebbero esistiti, perchè sono nati da circostanze irripetibili o quasi.
Riguardare vecchie fotografie è dunque un modo per rivivere quei momenti unici nel presente, così non svaniscono nel passato ma restano attuali.

Che rapporto hanno le immagini esposte fra di loro?

In questa mostra ho cercato di abbandonare qualsiasi progettazione: la scelta delle fotografie da esporre è avvenuta per analogia, senza criteri cronologici o razionali, ma piuttosto è stata guidata dalla presenza di una certa poesia trasmessa da esse. Sono presenti immagini pubblicate, non pubblicate, fotografie che sono tutt’ora vive per me e altre che rappresentano un momento importante del passato.
Mentre ne stampavo una, ricordavo improvvisamente un altro soggetto importante, immortalato anni prima, e stampavo anche l’altra fotografia, fino a raggiungere la quota di 108 opere esposte. Un numero simbolico per la filosofia orientale che rappresenta il numero degli Attaccamenti.

Quali sono le immagini che ricevono più like?

Le fotografie di donne e quelle di angeli.

Mentre il suo soggetto preferito?

Gran parte dei soggetti non sono scelti razionalmente, ma mi attirano perchè possiedono una forma di energia, o mi colpiscono per la luce. Altri scatti sono ricordi di momenti che mi hanno cambiato la vita.
Una delle poche eccezioni sono le rappresentazioni di angeli, che ricerco intenzionalmente: fotografarli rappresenta una mia forma di preghiera.

 

Silvia Pagano