DNA Manga – Guida al Milano Manga Festival

DNA Manga – Guida al Milano Manga Festival
Prima parte

Nella prima sezione della mostra “200 anni di storia di arte manga” è una vera sorpresa per il visitatore apprendere che la cultura pop del Giappone odierno – che ha invaso le nostre emittenti televisive sotto forma di cartoni animati, soprattutto dalla metà degli anni ’70 fino all’apogeo degli anni ’80 – ha origine da schizzi di artisti di alto valore tra i quali il più noto è Katsushika Hokusai (葛飾北斎; Edo, 23 settembre 1760 – Edo, 10 maggio 1849). Dragon Ball ha quindi nobili origini, con solide radici nella cultura giapponese di inizio Ottocento.
Si può ben dire che gli artisti presenti nella prima sezione della mostra hanno lasciato una traccia indelebile nel fumetto giapponese odierno. Le fresche immagini in sequenza dei danzatori o dei lottatori di sumo ricordano dei fotogrammi e anticipano il modo in cui i personaggi manga sono raffigurati ancora oggi; si possono paragonare a veri e propri filmati su carta. Oltre che dal celebre Hokusai, la curiosità del visitatore è spesso attratta dalle opere di Utagawa Kuniyoshi 歌川 国芳 ( 歌川 国芳) (1 gennaio 1798 – Edo, 14 aprile 1861), noto come l’Arcimboldo giapponese per la sua capacità di comporre figure più grandi assemblando uomini minuscoli uniti in varie pose in una sorta di collage, basti pensare a “Hito katamatte hito ni naru”. Pittore e disegnatore, Utagawa Kuniyoshi si distingue nello stile ukiyo-e per il ricco uso di colori vivaci e per i temi estremamente popolari, attinti da storie e leggende del passato e, come molti altri autori del tempo, illustrò libri di genere kokkeibon e hanashibon. Nelle sue stampe compaiono soprattutto eroi, guerrieri, fantasmi e personaggi fantastici dotati di poteri sovrannaturali. La sua sterminata produzione va a toccare temi storici ma anche fantasiosi, popolari, divulgativi, satirici e grotteschi.
Tra il 1841 e il 1843 in seguito a delle riforme politiche approvate per far fronte a una severa crisi economica che aveva colpito il Giappone, vennero messe al bando le illustrazioni che ponevano in risalto l’opulenza e le abitudini delle classi più abbienti e venne inoltre vietato ritrarre gli artisti del teatro kabuki. Per eludere la censura, Utagawa Kuniyoshi cominciò a produrre opere con personaggi antropomorfi, in cui, al posto del volto degli attori e delle cortigiane, comparvero i volti dei suoi beneamati gatti. Ne aveva almeno dodici, ma curiosamente non li ritrasse mai come animali. Nascono così i primi personaggi antropomorfi che tuttora popolano numerose serie di manga, soprattutto quelli destinati all’infanzia. Da qui nasce anche il più grosso fraintendimento sui manga: rappresentazioni intese per un pubblico adulto sembrano destinate a un pubblico infantile.

Paola Raverdino
Guida turistica
e-mail: paola@raverdino.it


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