Hokusai Manga: “schizzi casuali” per aspiranti pittori
Uno dei nomi simbolo dell’arte ukiyo-e, Katsushika Hokusai (1760 – 1849), è celebre al pubblico internazionale per la stampa intitolata Kanagawa-oki namiura (Sotto l’onda vicino a Kanagawa), più nota come “La grande onda”. Ma questo artista è altresì famoso per aver coniato il termine Manga, traducibile come “schizzi casuali”, con un’accezione che si allontana da quella contemporanea di fumetto giapponese.
Gli Hokusai manga nascono come manuali di pittura indirizzati a soddisfare le velleità artistiche di una cerchia molto ampia di aspiranti pittori e compratori casuali. Raccolti in quindici volumi composti da circa quattromila tavole differenti, essi rappresentano un’enciclopedia eterogenea e panoramica della vita, della storia, delle leggende e della civiltà materiale dell’Estremo Oriente attraverso ritratti, scene corali, immagini religiose e mitologiche, paesaggi, disegni tecnici e da manuale di pittura, alberi, animali e moltissime caricature.
Risulta vano cercare un senso globale dei Manga: essi sono veramente “schizzi casuali” e l’unità che possiedono deriva unicamente dal loro artefice, il quale pone l’enfasi sull’umanità comune mostrata in atteggiamenti insoliti e filtrata attraverso una sua personale, affettuosa e allo stesso tempo distaccata visione dell’Universo.
Nella prefazione a uno dei suoi volumi Hokusai scrive: “Io mi accorgo che i miei animali, i miei insetti, i miei personaggi vogliono fuggire dalle pagine. […] Fortunatamente l’incisore Ko Izumi […] si è assunto il compito di recidere le vene e i nervi degli esseri che ho disegnato e ha potuto togliere ad essi la libertà di fuggire”.
Questo è il dato essenziale del suo stile: ogni elemento nel disegno deve essere vivo.
Grazie ai suoi libri illustrati, lo spirito della pittura dell’Estremo Oriente diviene così per la prima volta accessibile anche agli strati più umili della società giapponese.
Claudio Testori
claudio.testori@alice.it