Thermae Romae – Far East Film Festival di Udine
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Sabato 21 Aprile, ore 20:15
Regia:
TAKEUCHI Hideki
Anno:
2012
Durata:
108′
Stato:
Japan
La cultura giapponese del bagno, dalle semplici vasche di casa ai resort termali di lusso, è la più sviluppata nel mondo, come molti giapponesi saranno felici di dirvi. Per Lucius, un progettista di terme dell’antica Roma nell’epoca di massimo splendore che viaggia nel tempo, le terme giapponesi sono un’infinita fonte di meraviglia e di ispirazione – oltre che di frustrazione. Lucius è il protagonista del fumetto di Yamazaki Mari Thermae Romae (“Le Terme di Roma”), che ha venduto oltre cinque milioni di copie in quattro edizioni tascabili, e del nuovo film di Takeuchi Hideki ad esso ispirato. Ma Lucius, interpretato da Abe Hiroshi (perfetto per la parte), ha ragione di essere sbalordito: arrivato attraverso un tunnel nel tempo in un bagno pubblico giapponese vecchio stile, come una divinità nuda che emerge dalle onde, egli vede un mondo e un popolo completamente diversi dal suo. Pur pensando che gli anziani che fanno il bagno siano “schiavi dalla faccia piatta”, Lucius si stupisce delle meraviglie che la loro cultura ha prodotto, che si tratti di un latte al profumo di frutta (così rinfrescante dopo essere stati a lungo in ammollo!) alle ceste di vimini per gli abiti (così leggere e pratiche!). Poi si risveglia di nuovo nella sua epoca, ma con una bottiglia di latte vuota, a testimonianza che la sua breve visita nel Giappone odierno non è stata un sogno. Licenziato da un lavoro di architettura poco tempo prima perché troppo rigido e conservatore, Lucius inserisce le innovazioni che il Giappone gli ha ispirato in un nuovo impianto termale – e ben presto si ritrova fra le mani un successo. Nel frattempo viene notato dall’anziano imperatore Adriano (Ichimura Masachika), che ne richiede i servigi. Sembrerebbe proprio che Lucius ce l’abbia fatta. Ma siccome è un perfezionista ostinato, entra in contrasto con un futuro imperatore designato che fa il galletto con le donne (Kazuki Kitamura) e si sente in colpa per aver imbrogliato gli “schiavi”. Così, quando l’acqua del tunnel del tempo lo ributta diverse volte nel paese degli schiavi dalle terme meravigliose, Lucius scopre altre idee da sfruttare e comincia a fare amicizia con gli indigeni, compresa una disegnatrice di manga molto carina (Ueto Aya) che adora disegnare le sue forme classiche e scolpite. Lucius, invece, è molto più interessato ai bagni e ai water che lei vende come secondo lavoro. Thermae Romae fa qualche immersione occasionale nelle torbide acque delle guerre e degli intrighi politici dell’antica Roma, ma rimane saggiamente ancorato ai suoi esordi comici, evitando invece di strombazzare con urgenza sciovinista il contrasto tra il Giappone “progredito” e l’ “arretratezza” di Roma. Al contrario, il film evidenzia aspetti della cultura giapponese tradizionale del bagno collettivo che possono essere visti come irrimediabilmente antiquati dalle giovani generazioni nipponiche, abituate ad immergersi in un solitario e antisettico sfarzo, ma che agli occhi del neofita Lucius recuperano il loro originale splendore. Inoltre, invece di ricalcare gli ammuffiti esempi di Hollywood e servirsi di attori inglesi dall’aspetto elegante nei ruoli degli antichi romani, i produttori hanno astutamente utilizzato attori giapponesi con tratti Nihonjinbanare (“non nipponici”), a cominciare da Abe, che trascorre gran parte del film parzialmente o completamente svestito, e sembra sia appena uscito da una delle sezioni del Louvre dedicate alle statue romane, ma con tutti gli arti intatti. Il film ne guadagna in comicità, anche se Abe e colleghi non sono romani da fumetto, mentre invece la loro presenza sottolinea il messaggio “in acqua-siamo-tutti-fratelli” che il film vuole trasmettere. Infine, proprio mentre la storiella di Lucius come “ viaggiatore nel tempo e sott’acqua” inizia a stancare, arrivano nuove complicazioni, tra il serio e lo sciocco, che mantengono viva l’attenzione senza far sconfinare la trama nel melodrammatico. Inoltre, i miracoli della computer graphics, uniti ai set dell’epoca romana dei teatri di posa di Cinecittà, popolati da ben duemila comparse, portano vita e vivacità al mondo di Lucius e dei suoi contemporanei. Cecil B. DeMille, il re dei peplum hollywoodiani affollati di migliaia di comparse, avrebbe sicuramente approvato.
Mark Schilling