Il significato di Wabi
Wabi, insieme al termine yūgen (mistero e profondità), strettamente legato al teatro nō, e a sabi (bellezza solitaria), che trovò un suo pieno sviluppo nella poesia haiku, rappresenta uno dei principi estetici cardine della sensibilità giapponese. Wabi è il sostantivo del verbo wabiru e, originariamente, indica una condizione materiale di privazione, solitudine e frustrazione dei propri desideri. È sinonimo di una vita povera e miserabile, caratterizzata da delusioni e fallimenti. Il monaco Zen Jakuan Sōtaku, autore di un importante testo giapponese il Zencharoku (1828), scriveva: “Se consideri limitante trovarti in condizioni economiche precarie, se ti lamenti dell’insufficienza come se fosse una privazione, se ti rammarichi che le cose hanno avuto un decorso sbagliato, tutto ciò non è wabi. Allora sei un vero indigente.” Il valore di questo testo è l’approccio rivoluzionario verso la povertà, vista come veicolo per raggiungere una libertà spirituale non condizionata dalla bramosia per gli oggetti materiali.
Questa presa di coscienza, per essere autentica, deve essere vissuta con profondità d’animo e non come atteggiamento superficiale. D’altro canto la semplicità wabi, fatta di non pretenziosità e ruvidezza, non deve essere confusa con la povertà e la rozzezza. È importante, quindi, con la propria sensibilità, poter cogliere la grande nobiltà di spirito e la purezza interiore nascosta sotto un aspetto grezzo e modesto. Bisogna saper percepire la bellezza interiore delle persone, e non fermarsi all’esteriorità. Wabi non esibisce l’attenzione che è stata rivolta al più piccolo dettaglio delle cose, né al costo, né allo sfarzo che è stato profuso in ciò che si può vedere. È una bellezza di grande profondità che trova la sua espressione in termini semplici e non pretenziosi, la sua componente principale risiede nell’inespresso, l’elemento interno è superiore all’esterno. L’estetica wabi rifugge l’eccesso e l’arroganza in tutte le sue manifestazioni e ricerca l’umiltà e la reticenza.
Un altro aspetto importante della bellezza wabi è l’amore per l’irregolarità e l’imperfezione. Un grande maestro del tè Murata Shuko (1422-1503) sosteneva: “La luna non è piacevole se non parzialmente oscurata da una nuvola”. Per le persone è molto facile ammirare la luna piena, mentre riuscire ad apprezzare il fascino e il mistero che emana da una luna velata dalle nuvole è per pochi. In natura non esiste nulla di perfetto e il senso della bellezza in Giappone non ha un valore oggettivo ma, per realizzarsi, deve passare attraverso la sensibilità dello spettatore. La perfezione sta nel movimento (es. il passaggio delle nuvole) perché tutto è impermanente.
Il monaco Zen e professore di filosofia delle religioni presso l’Università di Kyoto Shin’ichi Hōseki Hisamatsu (1899-1980) sosteneva che le caratteristiche di wabi fossero le seguenti: l’irregolarità, la semplicità, l’austerità, la naturalezza, il mistero, l’immaterialità e la tranquillità. Il grande poeta di haiku Matsuo Bashō (1644-1694) sosteneva inoltre che: “apprezzare l’insufficiente (wabishiki) è il frutto di essere entrati nella Via”. Il periodo dell’anno che maggiormente si avvicina allo spirito wabi si colloca tra il tardo autunno e l’inizio dell’inverno, quando cadono le foglie e iniziano i primi fiocchi di neve. Questo scenario trasmette un profondo senso di transitorietà e solitudine ma allo stesso tempo stimola la contemplazione e la meditazione.
Il forte richiamo all’introspezione e all’accettazione dell’impermanente è sicuramente influenzato dalla sensibilità buddista. In questa condizione di spirito si cerca di liberarsi dalla schiavitù del desiderio e del possesso, così da riuscire ad apprezzare la semplicità in tutte le sue manifestazioni. Wabi non è quindi da intendere solamente come concetto estetico ma anche come atteggiamento etico e religioso verso la vita. Nel XV secolo, la sensibilità wabi trovò nella cerimonia del tè la sua piena realizzazione come arte pratica della vita quotidiana. Ogni gesto della cerimonia deve trasmettere un sentimento di bellezza wabi così da raggiungere attraverso la frugalità e la semplicità uno spirito di comunione e di profonda armonia tra chi offre una tazza di tè e chi la riceve.
Alberto Moro