Ancora Zen
Immaginate di mettere una grossa roccia accanto a una persona che stia facendo zazen. Poiché la roccia non è viva, non importa per quanto tempo stia lì, non verrà mai in mente nemmeno un pensiero. Diversamente dalla roccia la persona che sta facendo zazen accanto a essa è un essere umano vivente. Anche se stiamo seduti, fermi come la roccia, non possiamo dice che non ci verranno in mente dei pensieri. Al contrario, se così non fosse, dovremmo dire che quella persona non è più viva. Ovvio, però, che la verità dell’esistenza non significa mai diventare inerti come una roccia. Per questa ragione, la cessazione dei pensieri nella mente non è la condizione ideale di una persona che sieda facendo zazen; è assolutamente normale che nascano dei pensieri, eppure se li rincorriamo non stiamo facendo zazen ma stiamo pensando. E allora, quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento?
In breve, mirare a mantenere la postura zazen con tutto il corpo, lasciando andare i pensieri, è l’espressione più appropriata per descrivere quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento. Che cosa vuol dire lasciare andare i pensieri? Be’, quando pensiamo, pensiamo a qualcosa, e ciò significa afferrarsi a quel qualcosa con il pensiero. Durante lo zazen, invece, apriamo la mano del pensiero che sta cercando di afferrare qualcosa, e ci tratteniamo semplicemente dall’aggrapparci. Questo è lasciare andare i pensieri.
Kosho Uchiyama, Opening the Hand of Thought